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Autore: Ciulla    14/12/2015    3 recensioni
Fanfiction che prende spunto dai personaggi presenti in dragonball super.
Lord Beerus è giovane, un dio della distruzione che ancora non sa controllare bene il suo ki, e Whis cerca di essere un buon insegnante per lui, ma il dio sembra non imparare mai... Possibile che gli stia nascondendo qualcosa?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Bills, Whis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un maestro per sempre'
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In una galassia popolata indifferentemente da creature malvagie e docili e pacifici esseri, non era raro vedere saettare tra le stelle i personaggi più strani; i corpi celesti avevano spesso assistito a scontri interplanetari o ad infantili giochi tra gli asteroidi, e di certo un solitario alieno azzurro che sfrecciava ad una velocità incredibile canticchiando un allegro motivetto non era un elemento di cui stupirsi.
Il suddetto alieno era però uno degli esseri più potenti dell’intera galassia; il pensiero che una tale forza risiedesse in un essere tanto pacifico era il vero motivo del fremito che si avvertiva nell’aria priva di atmosfera, ed ogni infima parte dell’immenso cosmo era consapevole di dover ringraziare ampiamente quell’essere azzurro che permetteva loro di continuare a vivere benché avesse la forza di distruggerli con un banale schiocco di dita. Non ci si potrebbe aspettare di meno, dopotutto, dal maestro di un dio della distruzione.
Beerus sarebbe stato felice di vederlo tornare dal suo pianeta con tre giorni d’anticipo. Il giovane dall’aspetto di un gatto non era mai stato bravo a nascondere la gioia che provava ad ogni visita imprevista del maestro; con la sua obbedienza e con la devozione che nutriva nei suoi confronti benché, formalmente, egli fosse un suo sottoposto, compensava ampiamente la scarsità dei suoi progressi negli allenamenti. Ormai avrebbe già dovuto essere un dio della distruzione completo da tre anni, ma ancora scarseggiava nell’abilità di controllo del ki. Le poche volte che vi riusciva completamente si agitava e ne perdeva il controllo; il rossore scuriva il suo muso viola e la rabbia gli faceva muovere a scatti l’orecchio destro. Whis lo trovava adorabile.
Immerso nei suoi pensieri, fu solo quando mancavano 23 minuti all’arrivo sul pianeta di Beerus che l’alieno cominciò a notare qualcosa che non andava. Un incredibile potere si propagava dalla zona in cui risiedeva il giovane dio; che avesse iniziato una faida con un’altra creatura a lui simile? Whis sapeva che non sarebbe finita bene per nessuno e che sarebbe stato lui a dover mettere tutto a posto, ma non gli importava. Tutto ciò che sperava era che il proprio pupillo non si facesse del male: sognava di vederlo diventare un dio completo, di leggere l’orgoglio nei suoi occhi e di assistere alla gioia che avrebbe provato a tale successo; ma nulla di tutto ciò sarebbe mai potuto accadere se qualcuno gli avesse fatto del male prima che il dio ne avesse la possibilità! Per quanto possibile, il maestro accelerò ancora di più la propria andatura, ansioso e preoccupato. I capelli minacciavano di abbandonarsi sulle sue spalle, compressi dalla forza del vento, ma non se ne preoccupò. La propria vanità non era così importante, dopotutto. Passava in secondo piano se l’incolumità del suo dio era in pericolo.
Pochi minuti dopo, quando fu più vicino alla fonte di quel ki, si rese conto che tale potere, benché incomprensibilmente e straordinariamente forte, era in qualche modo... familiare. Si fermò, incredulo e allibito di fronte a ciò che questo significava.
Ce l’aveva fatta.
Senza di lui, col costante allenamento che persisteva anche quando lui si allontanava, il giovane dio era riuscito a raggiungere quel livello che entrambi agognavano assai. Il petto del maestro si riempì di orgoglio e i suoi occhi si riempirono di lacrime di commozione. Fermò la sua corsa, aspettando che il giovane dio smettesse di allenarsi; non voleva certo privarlo della gioia che avrebbe provato nel comunicargli il proprio successo. Avrebbe finto stupore; almeno questo glielo doveva.


Whis dovette aspettare un paio d’ore, ma finalmente il ki nell’aria si acquietò e lui poté raggiungere in pace il pianeta del suo adorato pupillo.
Non era ancora atterrato che Beerus, avendo percepito la sua presenza, gli corse incontro sorridendo felice. Raramente lo aveva visto così, lui che di solito aveva un broncio persistente; ma era ovvio che l’aver raggiunto il suo obiettivo lo rendesse così allegro. “Maestro Whis!” Urlò contento. ‘Ecco che arriva la bella notizia!’ pensò l’alieno azzurrò, e si preparò a pronunciare una serie di elogi che avrebbero gonfiato di orgoglio persino la terra calpestata dai piedi dell’ormai completo dio della distruzione. “Maestro Whis! Ho sentito l’odore di un nuovo cibo mentre ti avvicinavi! È per me?”
Whis rimase per un attimo spiazzato, ma poi si riscosse. “Sì... Sì, è per voi, lord Beerus. Ma non dovete dirmi niente voi? Non avete nessuna novità?”
Il gatto mosse una zampa svogliato e noncurante. “Il solito.. Non è successo nulla di nuovo. Aspettavo te per proseguire i miei allenamenti.. Ho fatto un pisolino nel frattempo.”
Whis lo fissò a lungo. Quella era di sicuro una bugia. Non solo perché i suoi occhi tradivano un timore che si allontanava dal semplice timore riverenziale di un allievo verso il maestro, ma anche perché era certo di quello che aveva percepito; conosceva in ogni sfaccettatura il ki di Beerus, benché fosse la prima volta che si faceva vivo con una forza così prepotente. Eppure il dio era così calmo, così pacato; la prima volta che lui vi era riuscito non stava più nella pelle ed era corso a raccontarlo a tutti. Possibile che il temperamento del giovane fosse così riservato da sopprimere la sicuramente grande emozione che provava?
Possibile che non provasse alcuna emozione?
Possibile che non fosse la prima volta che la provava?
Questo dubbio lo colpì più fortemente dei precedenti. Beerus avrebbe dovuto essere scosso ed esultante, non pacato e affamato. Ma se era davvero così, perché il dio non lo aveva informato prima dei suoi progressi? Non si fidava di lui? O semplicemente non voleva renderlo partecipe di una gioia così grande?
Turbato, Whis si riscosse e notò il dio che lo fissava preoccupato. Possibile che un ragazzo che solo con lui si mostrava così aperto, gli nutrisse tali riserve? Forse stava solo sopprimendo lo gioia per rivelargliela l’indomani durante l’allenamento. Sì, doveva certamente essere così.
“Questo viene dal pianeta N43, lord Beerus. È il loro piatto forte, io l’ho trovato squisito...”


“Maestro Whis, basta! Non ce la faccio più!”
L’alieno azzurro era incredulo. Avevano passato tutta la mattinata ad allenarsi, e nemmeno una volta il ki di Beerus si era avvicinato al grande potere avvertito il giorno prima. Il dio sembrava un cucciolo di gatto spelacchiato, affamato e abbandonato a terra tra atroci sofferenze; i suoi occhi erano lucidi e i colpi inflittigli durante il combattimento non erano stati minimamente deviati, ma avevano contuso e graffiato il suo corpo snello. Non era arrivato al punto da sanguinare, ma il maestro si era come sempre trattenuto e, inoltre, il corpo di un dio non avrebbe dovuto portare nemmeno il minimo di quei segni.
Sbuffando, Whis atterrò di fianco a Beerus e con un veloce colpo di bastone lo guarì e aggiustò le sue vesti. Poi, scuotendo la sua strana arma, fece uscire una strana pietanza tagliata in piccoli dodecaedri e la servì al suo allievo, che la mangiò senza dire una parola.
Dopo il pasto, Beerus si alzò, pronto per il secondo round, ma Whis lo fece sedere accanto a sé e lo guardò negli occhi intensamente. Aveva capito che il dio non gli avrebbe rivelato nulla di sua spontanea volontà e lui, benché non si fosse mai lamentato del suo soggiorno su quel pianeta, non vi era di certo giunto per farsi prendere in giro.
“So che puoi controllare il tuo ki. Da quanto tempo mi menti, Beerus?”
Tralasciò appositamente il suo titolo, per fargli capire che non stavano parlando da semplice istruttore a dio, ma da maestro a allievo. Il gatto dapprima sgranò gli occhi, poi li strinse in una fessura ostile, infine li abbassò, non prima che Whis potesse cogliervi un lampo di resa accompagnato da un inquietante luccichio.
“Quattro anni” mormorò piano.
Whis sgranò gli occhi. Non solo il suo pupillo gli aveva nascosto la verità per quattro lunghi anni, ma aveva addirittura dimostrato di essere un abile ingannatore e uno studente precoce, a dispetto di quello che aveva sempre immaginato! Beerus aveva dimostrato, in poche parole, di essere veramente perfetto come dio della distruzione. Era stato lui lo stupido che non se ne era mai accorto.
Whis si lasciò cadere sull’erba e scrutò il cielo. “Perché?” chiese piano. Il timore che l’allievo non lo considerasse nemmeno degno di sapere la verità era diventato certezza. Una terribile, dolorosa certezza.
Beerus aggrottò la fronte. “Non lo reputavo importante” borbottò.
Whis rise amaro. “Sai, hai sempre saputo, che è la cosa più importante. L’unica cosa veramente importante. Hai bisogno di un maestro per imparare a controllare il ki e ad usarlo. Poi, puoi continuare da solo ad utilizzarlo e a potenziarlo, senza aver bisogno di nessuno. Te l’ho detto fin dal primo giorno!”
“Appunto!” Sbottò seccato il dio. “Fin dal primo giorno mi hai detto che avrei avuto bisogno di te solo finché non avessi imparato ad utilizzare il mio ki. Se quando l’ho imparato te l’avessi detto, te ne saresti andato quattro anni fa! Io non volevo che tu te ne andassi! Non lo voglio!”
Finalmente, la comprensione. Insieme ad essa, un’ondata di sollievo pervase Whis: il suo allievo non solo lo rispettava e lo considerava all’altezza, ma gli voleva bene e lo voleva accanto a sé. E accanto a lui sarebbe rimasto. Per sempre.
“Siete uno sciocco a non averlo capito prima, lord Beerus. Non ho la possibilità ne il desiderio di allontanarmi da voi, e finché lo vorrete cucinerò per voi e vi servirò al meglio. Sia che voi abbiate qualcosa da imparare, sia che sappiate già tutto.”
A queste parole, per la prima ed ultima volta, Beerus pianse tra le braccia del suo maestro.
   
 
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