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Autore: Cinziart_96    22/12/2015    0 recensioni
-Benvenuti signori. Benvenuti.-
La voce attirò su di sé l’attenzione del Signore del Tempo: non riusciva a capirne la provenienza.
-Non affaticatevi. Sono molto lontano da qui e al tempo stesso sono ovunque.- continuò con un tono leggermente divertito.
L’arena intanto si stava trasformando, accompagnata da tremori più o meno consistenti.
-So che volete andarvene. Lo desiderano tutti, qui.- si fermò un momento. –E chi sono io per impedirvelo? Non posso impormi sulla vostra volontà. Non posso e non voglio.- proseguì come se stesse cordialmente chiacchierando di fronte a una tazza di tè fumante. –Dovete capire che la mia è una posizione complicata… non posso scegliere, sono costretto a fare quello che faccio.-
* * *
Per chi non ha voglia di aspettare che passino le ere prima di leggere tutti i capitoli e arrivare alla fine della storia.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Life

Lara si sporse dalla roccia di granito chiaro che la sosteneva. Avvertì il Dottore fare lo stesso alla sua destra. Le appoggiò una mano sulla spalla bagnata in segno di ringraziamento, poi si allontanò, per quanto poteva permetterglielo l’irregolare ripiano su cui si erano arrampicati. Tempo qualche secondo e l’acqua era tornata la piatta superficie nerastra in cui lei si era tuffata un momento prima.
Delle risate malvagie uscirono sulla superficie sotto forma di bollicine verdastre, dall’aspetto disgustoso e malato. Un guizzo viscido indicò alla ragazza la loro provenienza.
Ebbe un brivido, sia per il freddo che per la sensazione di aver avuto quelle squame attorno al corpo.
-Lara?-
La voce del Signore del Tempo la distolse da quei pensieri, facendola voltare verso di lui. Era bagnato tanto quanto lei, stanco e tremante, mentre indicava un’altra roccia chiara poco distante.
Dietro ad essa, una serie di mattonelle piatte galleggianti collegava, con un’irreale linea retta, l’ingresso e l’uscita di quell’incubo. Era la via più semplice quella. La più immediata.
Purtroppo non percorribile.
Il Dottore aveva scoperto, a sue spese, che molte di queste mattonelle erano troppo sottili per sostenere anche solo il peso di uno di loro alla volta. Era caduto in acqua e aveva gridato quando qualcosa aveva deciso di assaggiargli il braccio.
La strada più lunga e articolata era diventata così l’unica loro possibilità per raggiungere l’uscita.
-Lara…-
Lei si riscosse da quei suoi pensieri con un brivido e vide come gli occhi del Dottore scattavano su vari punti della superficie dell’acqua, seguendo il viscido movimento di una di quelle… creature. Si agitava e si arrotolava su se stessa, in preda a chissà quali pensieri poco rassicuranti.
-Non è solo una.- le fece sapere lui, abbassando il braccio verso sinistra.
Lara vide un’altra coda guizzante avvicinarsi e iniziare a muoversi attorno alla roccia velocemente. Nemmeno riusciva a dire quanto fossero state lunghe quelle cose viscide. Quanto grosse o quanto affamate.
Guardò lo spuntone di roccia su cui avrebbe saltato. Sembrava una vetta di ghiaccio lambita da un mare nero come la morte. Profondo come la disperazione stessa. La distanza, perlomeno, non era molta.
-Possiamo…- balbettò lei abbracciandosi la pancia per il freddo. –Possiamo arrivarci con un salto.-
Lara vide il Dottore annuire. –Tocca a me fare da esca.- disse dirigendosi dalla parte opposta.
-No, no… aspetta!- lo interruppe lei afferrandogli una mano. –Non è necessario, la roccia è abbastanza vicina.-
-Non possiamo rischiare.- ribatté lui, fissando in modo strano l’acqua.
Gli occhi della ragazza corsero al braccio destro dell’uomo, proprio dove, qualche tempo prima, era stato morso. Per cercare di rallentare l’emorragia, aveva strappato le maniche del pigiama a righe e le aveva legate attorno al braccio. Strette. Più strette che poteva.
Il sangue però aveva continuato imperterrito a uscire, andando a sporcare tutto il braccio destro, fino alla punta delle dita tremanti. Il macabro effetto era anche accresciuto dai rivoli d’acqua che, sporcandosi di scarlatto, andavano a macchiare i pantaloni bagnati, appiccicosi contro la pelle delle gambe.
-Ma non stiamo correndo nessun rischio.- insistette Lara, togliendosi una ciocca di capelli bagnati dalla faccia. –Non possono raggiungerci se saltiamo.-
Il Signore del Tempo si voltò e lei venne quasi trapassata dal suo sguardo preoccupato e sofferente.
-E se qualcosa va storto? E se non riesci ad aggrapparti e finisci in acqua?-
-Va… va bene allora.- balbettò lei, sconfitta. –Salta prima tu, però.-
-Che cosa stai dicendo, Lara?-
Lei distolse lo sguardo dalla figura del Dottore. Sentiva come fosse difficile per lei disobbedire a un comando. Ma allo stesso tempo non poteva permettergli di cadere in acqua di nuovo. Ora che quei mostri pinnati lo avevano morso, che cosa le assicurava che non lo avrebbero rifatto?
-Ti sto dicendo… - riprese lei fissando il nero. -…che farò io da esca.-
Lara si era concentrata particolarmente sul tono. La frase non era uscita male, alla fine. Decisa ma comunque tremolante sul finale.
Vide il Dottore portarsi una mano al viso e scostarsi i capelli bagnati con una smorfia di dolore. Dal gomito caddero sulla roccia delle gocce di sangue puro, non allungato dall’acqua.
-Stiamo facendo da esca una volta a testa.- stava dicendo lui. –Ci siamo accordati all’inizio. Perché adesso non va più bene?-
Lara corrucciò la fronte, arrotolandosi la camicia da notte tra le dita, nervosa.
-Lara?-
Le mani del Dottore si appoggiarono sulle braccia di lei, pretendendo una risposta.
-Perché… perché ti hanno morso. E poi perché quel taglio continua a sanguinare e… e perché lo so, lo vedo che stai male, anche se lo neghi in ogni tuo gesto. Con ogni tuo sguardo.- ormai quella frase si stava trasformando in un complesso balbettio sulla scia di troppe lacrime. –Perché ogni volta che vado in acqua io, loro, quelle creature… non sono interessate a me. Mai. Vogliono sempre e solo te… ogni volta!- pianse ancora, circondata dal debole abbraccio dell’uomo. –Ma… ma io… io, Dottore… io non posso perderti…-
Lei quasi non notò le lacrime, né il sangue macchiarle con la sua strana consistenza la camicia da notte azzurrina.
-…Lara… quelle creature…- disse lui dolcemente. -…mi stai ascoltando?-
La ragazza annuì, riuscendo, in quelle parole, a trovare un po’ di forza per riprendersi.
-Quelle creature sono attratte da me solo perché sanguino. Non ci sono altre ragioni, hai capito?-
-Allora… lascia andare me, per favore…-
-E se te lo lasciassi fare? Cosa cambierebbe?-
Lara non trovò nemmeno una vocale per rispondere, persa in quegli occhi marroni così belli e sofferenti.
-Non cambierebbe nulla. Al prossimo ostacolo saremmo ancora a questo punto. E poi ancora e ancora, e non è giusto. Non devi mettere la tua vita in pericolo per me.- spiegò lui. –Hai capito, Lara?-
Annuire fu l’unica cosa che lei riuscì a fare, nemmeno consapevole di ciò che le sue orecchie sentivano, persa nella stanchezza, nel dolore, nella paura che dilagava veloce dentro di lei.
-Lara… Lara, promettimelo. Per favore.-
-Te… lo prometto, Dottore.- balbettò lei asciugandosi gli occhi con il dorso umido della mano. –Però promettimi che non mi lascerai… mai da sola.-
Le braccia di lui la circondarono di nuovo, le spalle tremanti.
-Mai. Per nessuno motivo al mondo.-
Sorrise un poco, affondando il viso in quel pigiama logoro e bagnato, molto diverso dal suo completo abituale, impeccabilmente pulito e ordinato. Quanto le mancava quel profumo nemmeno riusciva a immaginarlo.
Lara avvertì l’abbraccio sciogliersi piano e tutto quanto, parve crollarle addosso. Le gambe e le braccia divennero pesantissime, la mente pulsante di preoccupazioni.
Guardò il Signore del Tempo inginocchiato sul bordo della roccia su cui si erano fermati. Fissava l’acqua attentamente, ne scrutava il colore e la consistenza come se cercasse qualcosa sotto la superficie.
Quando Lara lo guardava così assorto non riusciva a non sorridere. Sta guardando l’invisibile, si diceva.
Ma le labbra della ragazza questa volta non si arricciarono in un sorriso. Le gambe la portarono sul bordo della roccia opposta a quella del Dottore, proprio di fronte a uno spuntone dall’aspetto spugnoso. La parte emersa dall’acqua era quasi il doppio dell’altezza stessa di Lara e si piegava verso destra in una sorta di ripiano simile a quello su cui poggiavano i sui piedi adesso.
Doveva, con un salto, raggiungere almeno il bordo di quel ripiano di fortuna, issarsi e aiutare il Dottore a uscire dall’acqua.
Poteva e doveva farcela. Era quello che davvero contava.
-Lara?-
I due si guardarono.
-Sei pronta?-
Lei annuì, cercando di convincere se stessa della verità di quel gesto. Come faceva il suo tono a ostentare tanta calma e sicurezza?
Lara distolse lo sguardo dal Dottore solo dopo che lo ebbe fatto lui. Lo sforzo di quel semplice gesto fu incredibile.
Si sentiva qualcosa nuotare dentro di lei. Una sensazione di pericolo imminente che lottava pervenire a galla. Per rivelarsi ai suoi occhi ancora ciechi.
Rabbrividì e calcolò la distanza che la separava dallo spuntone di roccia. 1 m e mezzo più o meno. E non aveva nemmeno molto spazio per prendere una rincorsa adeguata.
Lara fece comunque qualche passo indietro, gli occhi fissi sulla roccia bianca. Il dottore era un passo da lei. Pronto a tuffarsi.
Non devi mettere la tua vita in pericolo per me.
La ragazza si chiese mentalmente il motivo proprio quando il corpo del Signore del Tempo rompeva la piatta superficie scura dell’acqua con un sonoro tuffo.
I pensieri gelarono all’istante. I muscoli si tesero al massimo e Lara saltò via da quella roccia.
Volò per un istante davvero troppo corto poi le mani afferrarono l’irregolare consistenza ormai familiare. I piedi caddero nell’acqua. Le gambe si bagnarono per gli spruzzi, ma vennero sottratte da quel nera abbastanza velocemente.
Ansante, Lara riuscì a raggiungere il ripiano della roccia.
Un grido la fece voltare di scatto.
Di colpo, tutti i suoni dell’Universo arrivarono alle sue orecchie.
Sentì il suono viscido di quelle creature, la loro risata malvagia, le grida semi-soffocate dall’acqua e dalla fatica di rimanere a galla.
Vide l’acqua muoversi, impazzita, e le bracciate del Dottore per raggiungere lo stesso punto in cui si trovava lei. Tese un braccio, gli sguardi si incrociarono.
Ancora una risata il corpo dell’uomo sparì completamente sott’acqua.
-No!- urlò lei sconvolta. -Dottore!!-
Il liquida scuro e vischioso ribolliva, assunse una tonalità verdognola e altre bolle raggiunsero la superficie.
-Dottore!-
Prima che potesse decidere di tuffarsi, una macchia scura dilagò come olio sull’acqua, rendendo la torbida, pastosa. Raggiunse la roccia e la colorò di scarlatto.
Lara indietreggiò, gli occhi sbarrati dall’orrore e dalla paura. Non poteva essere. Non era vero.
Non doveva essere vero.
L’acqua esplose di oro, fumò. Altre bolle raggiunsero la superficie poi nulla.
Un nulla così vuoto e silenzioso da angosciare.
-Do… DOTTORE!-
Non le rispose nessuno. Nemmeno quelle risate crudeli che le facevano accapponare la pelle.
Se lo sentiva. Non avrebbe mai più ricevuto una risposta da quella voce antica e simpatica.
La mente iniziò a correre. Correva veloce sopra all’incessante tamburellare del cuore della ragazza. Lei ancora non era convinta. Doveva per forza esserci un’altra soluzione, un dettaglio che dava un senso a quel vuoto attorno a lei.
Si strinse nelle braccia, accucciandosi contro la roccia.
I suoi occhi scuri, ancora dilatati dalla paura, percorrevano la superficie dell’acqua, su cui ancora galleggiava mollemente il sangue scuro del Signore del Tempo. Era nero, ancora più nero dell’acqua, e riusciva ad assorbire un il suo sguardo come una spugna.
Si erano appena abbracciati. Non doveva finire così. Lui glielo aveva promesso, non sarebbe rimasta sola.
Mai. Per nessun motivo al mondo, così aveva detto.
Lara distolse lo sguardo dall’acqua. Come poteva pensare di continuare il percorso da sola?
Improvvisamente la realtà le cade addosso, schiacciandole il petto con un macigno. Si sentì male. Si sentì debole, ferita. Impotente.
Pregò che il Dottore venisse a prenderla. Il prima possibile. Voleva trovarselo davanti con un sorriso giocoso sulle labbra. Avrebbe trovato una frase, lì su due piedi, per prenderla in giro. E lei si sarebbe asciugata le lacrime, ridendo, dicendogli che aveva un modo idiota di divertirsi.
Lara sollevò lo sguardo sull’arena ma nascose il volto nelle ginocchia un attimo dopo. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Non riusciva a fermarle.
Dietro alle palpebre chiuse si formavano immagini. Il Dottore era proprio a due passi da lei, in piedi. La guardava. Vedeva le sue spalle scosse dai singhiozzi, dal freddo e dalla paura. I piedi snelli gelati tanto quanto le gambe, che spuntavano dalla logora camicia da notte. Il braccio destro dell’uomo era grondante di sangue. Lo stesso sangue che creava un irreale macchia nera-rossastra attorno alla sua figura alta, appena protesa in avanti. Sul punto di cadere.
Mi dispiace, stava dicendo con le lacrime agli occhi. Mi dispiace tanto… Non volevo lasciarti sola.
Sola.
Sola.
Lara pianse ancora. Era più forte di lei, non poteva fermarsi. Voleva andare via di lì. Tornare a casa.
I singhiozzi cessarono.
Voleva uscire. Aveva un obiettivo.
Si asciugò gli occhi e tentò, nei limiti del possibile, di ricacciare indietro le lacrime. Basta piangere. Lei odiava piangere. Non poteva continuare. Dovevo uscire da quell’orribile posto.
Groowug
La ragazza alzò lo sguardo, ancora un po’ tremolante, sul paesaggio che la circondava. Individuò subito la fonte di quel rombo profondo e oscuro. Alla sua sinistra, proprio sotto l’uscita che quella voce registrata le aveva indicato, andava a formarsi un grosso gorgo. Lara lo paragonò a quello che succedeva quando, da piccola, riempiva il lavandino di acqua e poi la guardava scivolare giù dal tubo. La cosa che più le piaceva era il suono, ma adesso, di fronte a quella situazione assolutamente improbabile, era un po’ complesso farsi piacere la scena.
Lara vide con orrore come l’acqua scura venisse risucchiata velocemente, abbassandone il livello, mentre quelle creature squamose e viscide lottavano contro la corrente. Stavano urlando.
Le grida si sentivano acutissime ogni qualvolta uno di loro usciva con un salto dall’acqua. Il loro urlo graffiante era di puro terrore, la ragazza poteva quasi vedere la loro faccia verde distorta, gli occhietti rossi dilatati.
Le urla aumentarono di intensità, sembravano provenire da ogni parte.
Sempre più forte, sempre più alte e graffianti.
Lara gemette, premendosi le mani sulle orecchie per cercare di isolarsi da tutta quella paura. Quelle grida le entravano nella pelle come aghi e le raggiungevano senza fatica il cuore, già colmo di tristezza, orrore e disperazione.
Si rannicchiò contro la roccia, le gambe strette al petto, le braccia tremanti.
Non voleva vedere. Non voleva sentire più niente.
Venne accontentata qualche secondo dopo. Dallo stesso luogo da cui tutto era cominciato, tutto veniva assorbito e l’enorme arena sprofondò nuovamente in un silenzio umido e malsano.
Lara aspettò ancora qualche secondo prima di osare alzare la testa dalle braccia e guardare.
Pur essendo tutto calmo e tranquillo come quando era entrata con il Dottore, ora la sensazione era completamente diversa. Non poteva contare sull’aiuto di nessuno.
Traballando leggermente, la ragazza si azzardò ad alzarsi in piedi aggrappandosi alla roccia. Si scostò una ciocca di capelli bagnati dal viso e guardò dove fino a prima non aveva avuto il coraggio di guardare. L’acqua attorno a lei era stata risucchiata via quasi completamente. Ne rimaneva giusto qualche pozza fatiscente sul pavimento chiaro, tra le rocce porose che articolavano lo spazio.
Lara distolse lo sguardo dallo strapiombo, alla ricerca dell’uscita per calcolare un percorso alternativo. Ora saltare da una roccia all’altra era assolutamente impossibile.
Il suo petto ebbe un sussulto. La porta metallica era scomparsa.
Qualunque fosse stata la direzione del suo sguardo preoccupato, non incontrava altro che nero. C’erano solo spalti tutt’attorno a lei. Gente che la guardava, assorbiva ogni sua emozione per sentirsi un po’ più viva.
Improvvisamente si sentì vulnerabile e, in qualche modo, nuda sotto il loro sguardo.
Tornò, rabbrividendo, a cercare un’uscita.
L’arena era perfettamente ovale, le pareti lisce da cui solo sporadicamente scaturivano spuntoni rocciosi costellati da insenature. L’unico elemento diverso era proprio il tunnel oscuro in cui era scomparsa tutta l’acqua.
Doveva rischiare e camminarci attraverso, sperando di non incontrare altre di quelle mostruose creature acquatiche.
Va bene, si disse raggiungendo a piccoli passi il bordo della piattaforma che la sorreggeva, va bene. Ora devo solo scendere.
Lara non soffriva le vertigini. Se n’era resa conto quando sua mamma le aveva chiesto di stendere i panni al terzo piano della loro casa. Aveva il vuoto sotto i palmi delle mani era qualcosa che non poteva spiegare. Un brivido di paura e uno di divertimento che continuavano ad annullarsi a vicenda.
Ma ora non era a casa. Non era rilassata. Non doveva stendere i panni bagnati.
Era in un gioco impossibile. Era stanca e sola. Doveva sopravvivere.
Lara prese un respiro molto profondo e guardò giù, oltre il bordo.
La roccia che l’accoglieva diventava più ampia mano a mano che si avvicinava al terreno. Ridiscenderla non doveva essere molto difficile.
Non guardare giù, iniziò a dirsi tra sé e sé mentre si inginocchiava e sporgeva le gambe nel vuoto.
Non guardare giù.
Le dita iniziarono a farsi sudate, i piedi freddi, ma trovare orifizi in cui appoggiarsi era veramente semplice seppur Lara si costringesse a non guardare in basso. Non sia mai che improvvisamente si accorgesse di soffrire le altezze.
Quello era decisamente il momento peggiore per scoprirlo.
Poco meno di dieci minuti e Lara si ritrovò con i piedi ben attaccati al suolo.
Guardò in alto e quelle enormi masse rocciose parvero cercare di schiacciarla con la loro grandezza.
Un grido stridulo le fece accapponare la pelle.
A terra, poco distante dai suoi piedi si contorceva nell’acqua verdastra una di quelle orrende creature. Appena Lara si rese conto che quei movimenti convulsi avevano il solo scopo di raggiungerla, non permise al suo sguardo di soffermarsi oltre.
Iniziò correre via, verso il tunnel nero. Gli occhi rossi della creatura fissi sui suoi movimenti.
Quando raggiunse l’apertura guardò indietro, verso l’arena chiara.
Pensò che non avrebbe dovuto andare via così. Poteva ancora esserci il corpo del Dottore, magari incastrato in qualche roccia. Forse il gorgo non era riuscito a risucchiato via. Avrebbe dovuto… Fare qualcosa. Anche se non sapeva cosa. Come facevano i funerali Signori del Tempo?
L’immagine del Dottore campeggiò un momento tra i pensieri della ragazza. Disse parole inudibili e prima che potesse fare altro scomparve nel nero.
Lara stava percorrendo di corsa il tunnel.
-Oh, eccoti!- disse la voce registrata, accendendo una luce alla fine della galleria. -Iniziavo a preoccuparmi…-


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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.
  
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