Quella mattina Logan Echolls sorrideva.
Il che non era esattamente una notizia da copertina, lo sapeva bene da se. A dirla tutta, la vera notizia sarebbe stato vederlo senza quell' onnipresente ghigno divertito sulla faccia strafottente. Non importava in quali e quanti casini si trovasse, Logan Echolls sorrideva sempre. Poco contava che fosse all'ora di pranzo, seduto davanti ad una pizza calda al tavolo degli 09, intento ad osservare quell'idiota di Dick che vessava il suo fratellino Beaver fino alle lacrime, con accanto il fantasma del suo migliore amico che mangiava silenzioso, o sotto gli obbiettivi di telecamere puntate sulla perfetta famiglia Echolls all'ingresso di un noioso party di qualche effimera attricetta hollywoodiana da quattro soldi. Aah, la perfetta famiglia Echolls. Era davvero il cliché dei cliché che la maggior parte della popolazione americana li considerasse la quinta essenza della bella famigliola unita. Eh si, rifletteva Logan, quale ambiente migliore in cui crescere? Con un padre così affettuoso, tanto generoso da lasciar scegliere a suo figlio la cinta con cui frustarlo a sangue per "imparare la lezione" dopo anche la più insignificante delle birichinate; una madre tanto comprensiva, e così presente, con quel bicchiere di vodka mai troppo lontano da lei; una sorella così premurosa, sempre pronta a portarlo a casa da qualche festa e lasciarlo vomitare sul sedile posteriore della sua auto, e così carina da informare suo padre ogni singola volta. Che dolce, pensava spesso tra se, imitando mentalmente il tono di una delle tante galline cotte di suo padre: La Star e gelose marce della sua relazione da sogno con la modella-attrice Lynne Lester. Davvero da sogno. Uno molto brutto. E come tale, aveva finito per trasformarsi in un incubo e poi in un devastante risveglio. Ma lui cercava di non pensarci, perché quella storia faceva ancora troppo male. Nonostante tutto, quel sorriso che era diventato il marchio di fabbrica degli Echolls aveva nascosto perfettamente la situazione in tutta la sua squallidezza per anni interi. E almeno poteva distrarsi dalla sua valle di lacrime e attacchi di autocommiserazione con l'unico tratto che ormai apprezzava di suo padre: i soldi. Questo finché sua madre non ne aveva avuto abbastanza delle infedeltà compulsive della sua dolce, violenta metà e si era liberata delle sue spoglie mortali volando giù da un ponte, incoraggiata da un'alta dose di alcool e pillole. Lasciando lui solo con il suo incubo. Dopotutto, Logan si era ritrovato spesso a pensare, forse lui, che abusava talmente del suo sorriso, il suo paraurti contro il mondo, non meritava davvero la felicità. Bastava guardare i fatti: la sua vita familiare era a fare compagnia al Titanic tanto era caduta in basso, i suoi amici si contavano sulle dita di una mano e sopratutto aveva perso quella che era stata la sua unica fonte di felicità durante quello che aveva considerato come il periodo migliore ( o meno peggio) della sua vita: la sua Lilly. La sua impavida, radiosa, coraggiosa Lilly. La sua stronza, vendicativa, appassionata Lilly. La cui fiamma si era spenta con un colpo devastante che le aveva spezzato il cranio e la vita. A distanza di un anno il dolore della perdita era lancinante, ancora più bruciante delle cinghiate di suo padre sulla schiena. E così la colpa: se solo fosse stato presente, se solo non fosse stato tanto accecato dalla rabbia per il tradimento da lasciarla sola, forse lei sarebbe lì. Non con lui, probabilmente, no, Logan se ne rendeva conto: erano ai ferri corti da troppo tempo, lui con la sua gelosia, lei con le sue infedeltà; ma per lo meno viva e vegeta. E invece no: Lilly era sei piedi sotto terra, e aveva portato con se il sorriso di suo fratello Duncan, che sembrava aver smesso di vivere e limitarsi a vegetare, il viso vacuo come quello di uno zombie in un film di serie b. Certo, negli ultimi tempi era lievemente migliorato, ma il Duncan attuale non avrebbe potuto allacciare una scarpa a chi era stato prima di quello che Logan considerava come il suo personale Armageddon. Se tutti quei casini non fossero capitati proprio a lui forse avrebbe pensato che una tale concentrazione di sfiga su di un solo essere umano fosse del tutto impossibile. Ma lo era, Logan lo sapeva più che bene. E così lo sapevano gli altri. I suoi compagni di feste, sbronze, bravate di tutti i tipi che costellavano il suo curriculum di diciassettenne figlio di papà. Un papà che lo picchiava a sangue, ma almeno pagava i danni nei suoi periodici slanci di istinto genitoriale. Un paparino che lo metteva perennemente al centro dell' attenzione coi suoi film da milioni di dollari, che lo rendeva il soggetto di chiacchiere e pettegolezzi, della morbosa curiosità dei perfetti estranei che gli sedevano accanto tutti i giorni. Anche se, doveva ammetterlo, lui non faceva niente per mantenere basso il profilo. Era stato simile a Lilly in quella politica: se non li soddisfi, falli incazzare. Con la differenza, a dirla tutta, che il raggio d'azione della sua ex era stato più vasto, per via della mancanza del fattore botte. Una curiosità, insomma, che lui stroncava con un sorriso killer, un sorriso in cui nascondeva tutto il dolore, la perdita, la rabbia, l'odio che provava. Un sorriso abbastanza convincente da allontanare i seccatori. Pericolosamente simile a quello di Aaron Echolls. Che lo volesse o meno, era figlio di suo padre e quel sorriso forse si passava coi geni.
Però. Già, c'era un però. Perché il sorriso che quel giorno esibiva in viso era diverso dal solito. Appena accennato, gli piegava lievemente le labbra tra un boccone di mela e l'altro. Era trattenuto, piuttosto che accentuato. Un sorriso segreto, che stupiva lui prima di chiunque altro. Questo perché, dopo più tempo di quanto potesse o volesse ricordare, Logan Echolls aveva una speranza. Un barlume fioco, ma pur sempre un barlume. Sembrava ancora più esile, quel barlume, piegato com'era sul cofano aperto della sua auto, ignorando stoicamente i clacson e le proteste che il guasto generava dietro di lei. O meglio, tentando: la sua espressione si faceva più irritata ad ogni squillo. E raggiunse l'apice sentendo la voce sarcastica di Dick :" Ahah! Assistiamo a un tentativo di furto di Miss Trash." " Scassinare è un'altra delle tante cose che riesce bene alla Signorina Ficcanaso ", rincarò Beaver, sicuro di trovarsi per una volta sulla stessa lunghezza d'onda del fratello maggiore, verso cui si girò immediatamente, in cerca di appoggio. La ragazza sollevò il viso pallido, stropicciando il panno che teneva tra le mani, giusto in tempo per cogliere l' occhiata per una volta compiaciuta di Dick al fratellino, che non si fece attendere. Ad essere tutt'altro che compiaciuto era Logan. Non andava affatto bene : aveva voglia di prenderli a pugni. " Ragazzi, piantatela." disse, cercando di sembrare disinteressato. Senza molto successo. La bionda gettò il panno e si sollevò di scatto, allargando le braccia con in gesto di stizza: " Appunto, ragazzi!", esordì con voce squillante, grondante di sarcasmo, scagliando uno gelido sguardo azzurro in direzione dei malcapitati fratelli. Logan sorrise mentalmente: ormai avrebbero dovuto sapere che non era saggio provocare Veronica Mars. Non che non fosse divertente; ma quella piccola dinamite tendeva a voler avere sempre l'ultima parola. E ci riusciva anche. Come volevasi dimostrare, infatti :" Piantatela! Il talento sta facendo un' operazione che voi neanche vi sognate.", disse lei con aria di superiorità avvicinandosi a lui senza guardarlo negli occhi e sfilandogli il coltellino dalla mano con un' unica fluida mossa." Dai, ragazzi, osservate: antifurto escluso e tubo del radiatore sistemato. Certo, questo è un po' troppo per i vostri cervelli fusi." continuò, col tono di un insegnante che si rivolge ad un alunno un po' tardo, sempre china sul motore. Si sollevò e girò la chiave. L'auto prese vita con un rombo, il tutto sotto lo sguardo vigile di Logan, genuinamente divertito dall'aria sconfitta e imbarazzata dei due Casablancas, che si dondolavano sulle ginocchia. " E con questo, Miss Trash vi saluta. Grazie del coltello.", concluse, finalmente incontrando il suo sguardo, con un sorriso che al resto del mondo sarebbe sembrato sarcastico, mentre per lui si trattava di un messaggio. Stesso posto, stessa ora, diceva. E modestamente, Logan era un asso nel cogliere i sorrisi allusivi. Si allontanò, già pensando a cosa dire una volta lontani da orecchie indiscrete. Doveva scusarsi per Dick e Beaver, prima di tutto. Erano due idioti, ma quel fatto incontrovertibile non dava loro il diritto di prendersela con lei.
Ignorò deliberatamente il fatto di essersi comportato esattamente allo stesso modo per mesi dopo la morte di Lilly. Il cambiamento di termini del loro rapporto gli faceva ancora girare la testa. Da "Migliori Amici Per Sempre", a "Nemici Per la Vita", per poi passare alla fase "Amicizia Post Mortem", a...be', qualunque cosa fossero in quel momento e comunque ci fossero arrivati. La Cosa, come Veronica l'aveva battezzata, guadagnandosi intrattenibili citazioni a raffica dei Fantastici Quattro da parte di Logan, era circondata da un riserbo paragonabile agli esperimenti alieni di Roswell. Primo, perché entrambi erano consci di quale reazione essa avrebbe scatenato su quel covo di vipere...no, il termine serpenti a sonagli era più calzante, si corresse, che era la Neptune High; secondo, e più importante, avrebbero finito per ferire Duncan, altre sì detto l'ex-amore-della-mia-vita di Veronica e suo attuale migliore amico. E poco sarebbe contato ricordargli che era stato lui a lasciare lei prima ancora dell' Armageddon. Poteva darla bere agli altri, ma non a Logan: DK era ancora cotto della sua Ex. Lo dimostrava il fatto che la sua nuova fiamma, Meg Manning, l'ultima anima buona del liceo di Neptune, fosse la riproduzione in scala della Veronica prima della morte di Lilly. Ed era bionda, per di più. Inoltre, Logan era quasi del tutto convinto che la fuga di DK fosse collegata al file su di lui nel computer di Veronica. Più evidente di così, avrebbe solo potuto mettere uno striscione all'entrata della scuola. Sapeva già di cosa l'avrebbe accusato, una volta di ritorno: quando il gatto non c'è i topi ballano. In un certo senso aveva ragione. Come avrebbe avuto ragione di arrabbiarsi: se Logan fosse stato al suo posto, ne era certo, avrebbe spaccato la faccia dell'altro a pugni.
Ma nonostante tutti i contro della sua scelta, Logan a Veronica non voleva rinunciarci. Non poteva. Perché dopo tanto di quel tempo, quando passava per i corridoi non rivedeva ogni singola scena vissuta con Lilly; non rivedeva sua madre e Aaron seduti davanti all'ufficio del preside che litigavano silenziosamente prima che Lynne Echolls decidesse di abbandonarlo a se stesso; non dava peso ai sussurri che accompagnavano gli sguardi nella sua direzione, come sempre al suo passaggio, neanche avesse avuto un terzo occhio in mezzo alla fronte : vedeva solo la porta del bagno delle ragazze, in cima alla top ten dei loro luoghi preferiti per vedersi “da soli”, e pensava solo a chi lo aspettava al di là di essa. E quando, una volta dentro, si sentì circondare da quelle braccia esili ma forti, non cercò di ricordare la stretta di altre braccia come aveva fatto con ogni ragazza dopo Lilly, ma si concentrò solo sulla sensazione di quelle piccole mani sulla sua schiena, e le sue mani sui fianchi minuti, su un corpo così facile da sollevare sul bancone, che lo abbracciava con ardore; e sul sapore di fragola di quelle labbra morbide sulle sue, che si muovevano con passione. Troppa, decisamente troppa, constatò. Doveva fermarsi, a meno di non voler emulare quegli idraulici così gettonati nei romanzetti rosa e procedere con una sveltina sul lavandino del bagno. Davvero troppo cliché. Non che lei glielo avrebbe mai permesso. E questo, commentava la parte di lui al di sotto della cintura, era davvero un peccato. D'altra parte non voleva ritardare a lezione: poteva anche dimenticare la realtà entro i confini del magico regno che era quel bagno, ma una volta fuori ci sarebbe stato tirato dentro, alla realtà, e voleva evitare che fosse a forza di scudisciate. Perciò, seppur con la morte nel cuore, mormorò contro il suo collo un poco entusiasta: "No, non si può." Veronica lo guardò contrariata: "Cosa? Ho bloccato la porta! Ho appeso il cartello "Fuori Servizio"", disse, col suo solito sorriso furbo. Logan la guardava sorridendo, scuotendo la testa. "No, è sbagliato." Era paradossale che lui stesse dicendo questo proprio a lei, la parte responsabile della loro "coppia"; eppure Veronica lo osservava con un misto di rimprovero e divertimento, nient' affatto propensa a mollare la presa. Davvero troppa la tentazione, si disse amaro. Logan ruppe il contatto visivo. Doveva, se voleva concludere qualcosa. O meglio,evitare di concludere qualcosa. Si guardò intorno: "Un maschio nel bagno delle femmine è proprio..." "...sbagliato, non è vero?", terminò Veronica, le cui labbra tornarono all'attacco con determinazione. Curiosamente in vano "Già.", rispose staccandosi. A proposito di sbagliato: "Mi dispiace per Dick e quei ragazzi.", disse con un sospiro, finalmente serio. Come sempre lei era di ghiaccio sull'argomento." Dick e quei ragazzi non mi danno fastidio.", liquidò la questione, categorica. Logan ridacchiò. Ma anche lei divenne seria,dietro il sorriso. "E inoltre, dobbiamo mantenere le apparenze, perché Duncan tornerà a casa un giorno, e non voglio che scopra questa Cosa", disse indicando loro due in mancanza di una definizione migliore," da qualcun' altro." La pensavano allo stesso modo su quel punto. Per questo motivo doveva sopprimere la voglia di prenderla per un braccio, trascinarla in mezzo al corridoio e baciarla davanti a tutta la scuola, si disse Logan. Lei era la prima cosa bella dopo mesi, e Logan si rifiutava di rovinare tutto appena all'inizio. Era cosciente di stare sfidando il suo fato, ma avrebbe tentato con tutte le sue forze, con tutta la sua determinazione. E poi, era lui che aveva appena baciato, non Duncan. Forte di quella convinzione, Logan annui e guardò l'orologio. Sospirò. Una punizione non gliela toglieva nessuno. Oh, gioia!" Sono in ritardo per la lezione di fisica.", annunciò, baciandola sulla guancia," E se ricordo bene il viaggio nel tempo non è ancora possibile.", scherzò, alleggerendo l'atmosfera improvvisamente troppo seria per i suoi gusti. Si diresse saltellando verso la sua roba, che aveva abbandonato in un angolo. Lei lo seguì a ruota, saltando giù. " Prova la banale corruzione.", disse, sfilando un foglietto dalla tasca dei jeans. Un'altra veronicheria, senza dubbio. "Un foglio di scuse per ritardo prestampato." Premette le labbra in un sorrisetto orgoglioso. " Non rintracciabile." Socchiuse la porta, guardando fuori, sotto lo sguardo grato di Logan. "Si può." Appoggiò la schiena allo stipite della porta. Provocante. "Buona fortuna per fisica. E ricorda:", continuò, attirandolo a se per un bacio, " forza uguale massa per accelerazione." Un altro bacio." la particella di luce possiede la proprietà dell'onda." E un altro. Chissà perché, cominciava a pensare che una lezione di fisica tenuta da lei sarebbe stata più efficace di dieci del suo professore. O dieci volte meno, dipendeva da quanto sarebbe rimasto lucido." Imparo più stando con te." Tentare non nuoce. Lei sorrise. E lui si incantò a guardarla. Niente di nuovo sotto il sole, quindi. Lo attirò a se per un ultimo bacio...che evitò " Ho delle cose da fare." Logan rise e uscì. Sempre sorridendo, si diresse verso l'aula di fisica, senza alcun timore. Era il caso di dirlo: Veronica gli aveva salvato la vita un'altra volta. La vita forse no, si corresse, ma di certo il culo. Per una volta ancora si concesse di sperare. Era una speranza ben crudele la sua: in fondo sapeva, anche se non gli piaceva ammetterlo, che per quella speranza sarebbe stato disposto a ferire anche il suo migliore amico. Ma per quanto spietato o patetico ciò potesse sembrare, non si sarebbe tirato indietro. La Cosa, qualunque fosse, era il motivo per cui pensava a domani, invece che a ieri. E all' oggi. Forse oggi sarebbe stata una bella giornata, si disse, camminando verso l'aula di fisica a passo lento, quasi trionfante.
Eh, si. Quella mattina Logan Echolls sorrideva. E si sentiva felice.
Prima che me ne dimentichi, è tutto di proprietà di Rob Thomas, tranne quello che è mio. Salve a tutti. Ecco la mia prima fanfic su Veronica Mars. L'ho covata per un po', prima in testa poi su carta, non sapendo bene cosa farci. Ma ho pensato che potrei continuare, formando una serie di one-shot sui momenti più ...più. Ciò dipenderà, a dire il vero, dall'indice di gradimento. Recensite e suggeritemi, sono tutta orecchi.
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