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Autore: Primula1390    23/12/2015    2 recensioni
Cosa succede quando il cuore di un nano è avvolto dalle ombre della malattia del Drago?
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bilbo Baggins, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente erano dentro la Montagna Solitaria, finalmente Smaug era stato ucciso, i nani si fermarono sulle lunghe scalinate ad osservare tutte quelle ricchezze, a lungo accumulate e poi covate per anni dall’avido Smaug. Gli occhi di Thorin brillavano come le monete d’oro, scintillavano come le bianche gemme elfiche, la malattia del Drago aveva contagiato un nuovo cuore.
“Cercate l’Arkengemma!! Ovunque, cercate in ogni angolo, sotto ogni moneta e gemma!!”, tuonò Thorin autoritario, la voleva, il suo cuore la bramava, era il simbolo indiscusso del suo potere e di tutta la sua razza.
 
La cercarono a lungo, per ogni dove, ma dell’Arkengemma non vi era traccia. In Thorin le ombre si addensavano sempre di più, ogni secondo che passava la brama di potere lo corrompeva, la desiderava e loro lo sapevano, loro l’avevano rubata, la volevano per sé, lo stavano tradendo, complottavano alle sue spalle, tramavano per ucciderlo ed impossessarsi così del potere.
 
 A tutti fu chiaro cosa stesse succedendo nel cuore del loro re, ma tutti  erano troppo intimoriti per avvicinarvisi a parlargli, tutti tranne il piccolo hobbit. Bilbo si avvicinò al nano ancora una volta in contemplazione del suo tesoro, “Adesso la Montagna è tua! Potrai ricostruire il grande regno dei nani, potrai riavere la casa che ti è stata sottratta tempo addietro dal temibile Smaug!”
“Loro l’hanno presa! Me la nascondono, mi vogliono uccidere, vogliono il potere che mi spetta!”, rispose Thorin in un sussurro appena percepibile, non si era neanche accorto della presenza di Bilbo, né tantomeno aveva ascoltato le sue parole.
 
Poi un giorno accadde l’inevitabile, Thorin si scagliò su Fili e Kili, erano suoi nipoti, potevano aspirare al trono sotto la Montagna, erano loro i primi cospiratori, “Voi l’avete trovata! La tenete nascosta, state organizzando una congiura con gli altri per sbarazzarvi di me e prendere il potere! Lo vedo, io vi vedo, tutte le vostre riunioni attorno al fuoco, le parole sommesse che si spengono non appena mi avvicino! Che motivo avreste di nascondervi alle mie orecchie?!? Quale se non una congiura?”, il tono di Thorin era forte, rabbia trasudava da ogni parola, rabbia mista alla follia che si era impadronita della sua mente.
 
“Nessuno sta congiurando contro nessuno!”, rispose Kili, “Siamo tutti preoccupati per te zio!”, incalzò Fili, “Da quando siamo qui, tu sei cambiato, sei diventato avido, le ricchezze hanno corrotto il tuo cuore, sei diventato quello che Smaug era! Un essere senz’anima e midollo!”, concluse gravemente Kili.
 
A quelle parole gli occhi del re si incendiarono, sfilò la spada e senza rifletterci si scagliò sul nipote, la spada penetrò il centro del torace, rivoli di sangue caldo e scuro scivolarono lungo l’elsa fino a bagnare la mano che l’impugnava. Thorin si ravvide, osservò quella mano e lentamente spostò gli occhi verso lo squarcio che aveva aperto nel petto di Kili ma … quella non era la camicia di Kili … alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Bilbo.
 
Il piccolo hobbit stava seguendo tutta la scena nascosto dietro una colonna, quando si era accorto che l’inevitabile stava per accadere, non ci aveva pensato due volte e si era gettato tra Kili e la spada. Thorin sfilò la spada dal torace del piccolo hobbit che si accasciò tra le braccia di Kili, lentamente il nano lo sdraiò per terra e restò lì, con le mani che stringevano la mano destra di Bilbo e la paura nel cuore per una morte scampata a scapito di un’altra vita.
 
Ma Bilbo respirava ancora, lentamente e con fatica, ma c’era vita in lui. Così Fili volò su per le scale alla ricerca di Bofur, tra tutti quei corridoi e cunicoli alla fine lo trovò, con la voce spezzata per la fatica della corsa  e l’urgenza della situazione, gli spiegò cosa fosse successo, Bofur prese al volo il suo zaino e seguì Fili in quella corsa contro il tempo.
 
Nel mentre, la mano destra dello hobbit si stringeva spasmodicamente in quella del nano, “Bilbo sono qui, ascolta la mia voce,  non ti addormentare,” continuava a dirgli Kili, “D-d-dov’è T-t-thorin?”, chiese con la voce spezzata Bilbo.
 
Kili si voltò verso lo zio, i suoi occhi scuri si piantarono in quegli azzurro ghiaccio del re, che lentamente si avvicinò a loro e si inginocchiò al fianco di Bilbo. “Sono qui mastro scassinatore, io …”, le parole gli morirono in gola, voleva chiedergli scusa, voleva urlare al mondo la sua stupidità, voleva prendere quella maledetta spada e trafiggersi il cuore, voleva tante cose, ma,  soprattutto, voleva che il suo hobbit non morisse.
 
Gli prese l’altra mano, gli accarezzò dolcemente il viso e un sorriso si materializzò sul viso teso e sofferente di Bilbo, ma quel momento di quiete durò poco, un colpo di tosse scosse il suo corpo, un fiotto di sangue gli si soffocò in gola, rivoli di sangue si materializzarono ai lati della bocca, sentì le forze venirgli meno e il respiro morirgli in gola.
 
Thorin non ci pensò due volte, girò di peso lo hobbit su un fianco, poggiandogli la schiena contro le ginocchia, “La tua sciarpa Kili!”, disse velocemente, al volo il nipote comprese, si tolse la sciarpa, la appallottolò e la premette con forza sulla ferita sanguinante. Questo provocò un colpo di tosse più violento del primo, seguito da altri ed ognuno accompagnato da fiotti di sangue che si riversarono sul pavimento come un violento acquazzone d’estate.
 
Lentamente la tosse si placò, sostituita da brividi di freddo, così Thorin si tolse il pesante giaccone di pelliccia, la stese per terra di fianco a Bilbo e lentamente lo rigirò nuovamente a pancia in su, a contatto con quel calore i brividi si placarono e mentre Kili continuava a tenere la sciarpa, ormai zuppa, premuta sul torace, il re sotto la Montagna gli teneva la mano a controllare che rimanesse sempre cosciente.
 
Poi arrivarono Fili e Bofur , Bilbo  respirava sempre peggio e lentamente sentiva che le forze lo stavano abbandonando una seconda volta. Bofur gli si avvicinò, estrasse dallo zaino due foglie di Athelas, le conoscevano bene i nani quelle, ma non solo loro un po’ tutte le razze avevano scoperto i benefici di quella pianta oramai.
 
Kili scostò le sue mani e subito Bofur pose sulla ferita le due foglie premendovi, Bilbo ebbe un sussulto, un grido gli si soffocò in gola e la sua mano si strinse più forte attorno a quella di Thorin. Fili, che era rimasto distante, si fece avanti e si avvicinò, toccò la fronte de lo hobbit imperlata di sudore freddo e bruciante per la febbre che violentemente si era imposta ad indebolirlo ancora di più.
 
Bofur riuscì a bloccare l’emorragia, nel frattempo Dwalin e Bifur erano arrivati con una barella arrangiata come gli era stato chiesto di fare dallo stesso nano prima di seguire Fili. Lentamente vi adagiarono Bilbo e lo portarono verso una delle camere che avevano improvvisato. I giorni furono lunghi, la febbre attanagliava lo hobbit in una morsa stringente, la ferita bruciava dolorosamente ogni volta che entrava in contatto con le Foglie di Re e quel dolore rimaneva lì sordo e persistente.
 
Lentamente iniziò a migliorare, Thorin raccolse il coraggio di andarlo a trovare, si sedette all’estremità del suo letto e rimase lì in contemplazione di quel piccolo essere coraggioso che aveva sacrificato la sua vita per salvare quella di un nano che a malapena conosceva. Ma sapeva che lo aveva fatto per lui, uccidere Kili sarebbe stato uno sbaglio irrimediabile, fratture si sarebbero create tra le famiglie di nani.
 
Bilbo era ora completamente sveglio, vide Thorin accanto a sé, lo guardò negli occhi e gli regalò un dolcissimo sorriso, poi con tono spensierato disse:“Ho perso la conta del tempo oramai. Sono contento di rivedere i tuoi occhi brillare di quella stessa luce che vidi  la prima volta che entrasti in casa mia. Occhi fieri, occhi di re. Vedrai sarai saggio e amato da tutti, quando sarai diventato re promettimi di non scordarti di me e vienimi a trovare una volta tanto!”
Il nano rimase sorpreso e scioccato, lo hobbit non era arrabbiato o incupito per quanto accaduto,  si trovò a pensare a quanto particolare fosse quella razza di esseri viventi, erano semplici, coraggiosi quando era necessario esserlo, pazienti con tutti e incredibilmente comprensivi. Sapevano leggere gli altri, capire cosa li turbasse e cosa li rendesse felici. Il piccolo Bilbo aveva capito tutto di lui, ma solo ora, lui stava capendo tutto di quella personcina che continuava a guardarlo interrogativo. Si riscosse dai suoi pensieri, gli si avvicinò, gli cinse con un braccio le spalle e lo baciò, dolcemente ed appassionatamente.
 
Non servivano parole, in quel bacio c’erano tutti i loro sentimenti, nati quando si erano visti per la prima volta e lentamente cresciuti fino a diventare forti per farsi strada da soli nei loro cuori.  Il cuore di Thorin era nuovamente posseduto, stavolta la malattia era più potente, irrazionale e razionale al contempo, una malattia condivisa con lo hobbit che stringeva dolcemente fra le braccia.
   
 
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