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Autore: Dark_Princess_    24/12/2015    1 recensioni
Il passato non si dimentica. É un fardello che ci si porta continuamente appresso. Ti guarda, ti colpisce quando meno te lo aspetti, ti secca la gola. A volte ti condiziona a tal punto da toglierti il respiro. I nostri beneamini di Criminal Minds lo sanno bene. Qui troverete le loro storie.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aaron Hotchner, Derek Morgan, Emily Prentiss, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ero seduto sulla panchina, lontano dal campo da football alcuni metri. In certi momenti alzavo gli occhi, disturbato dalle urla di dolore e dai lamenti che quei ragazzi pompati di steroidi tiravano. Andavo sempre lì a leggere perché era un posto abbastanza isolato e perché cercavo di capire che cosa ci trovassero quei ragazzi in quel gioco. Ero incuriosito, non avevo e non ho mai sviluppato un amore particolare per gli sport. Il mio interesse andava tutto ai libri. Quel giorno ero preso da un libro di fisica (un dei primi della mia vita, ricordo tuttora l’eccitazione per la nuova passione). I ragazzi presto se ne andarono negli spogliatoi, finalmente avrei potuto leggere in pace. Una ragazza, tuttavia, distolse la mia attenzione dal libro: minuta, mora, tanto carina quanto oca (la classica cheerleader, credo). Questa ragazza mi disse che la sua amica mi voleva parlare vicino agli spalti del campo. Non so perché la seguii, non ero interessato, disperato, le ragazze come lei non avevano mai attirato troppo la mia attenzione. Come ho detto prima probabilmente era solo curiosità. Fatto sta che arrivammo sotto gli spalti. Vidi la ragazza, ma non fu lei ad attirare la mia attenzione. Quello che mi colpì fu la squadra di football alle sue spalle.
“É arrivato, finalmente.” “Dov’eri finito sfigato, ti stavamo aspettando” “Ma guardate la sua faccia, è proprio brutto!”
“Io-io non capisco” Era l’unica cosa che mi uscì dalla bocca, ma capivo perfettamente. Mi girai per andarmene, ma una mano grande quanto una bistecca mi afferrò il braccio.
“Dove pensi di andare? Sei venuto fin qua, non vorrai essere scortese ed andartene prima di aver parlato con la ragazza”
“Lasciami andare, possiamo trovare una soluzione”
Rise “Avete sentito ragazzi, vuole –trovare una soluzione-!” tutti risero, tranne me. Perfino le due ragazze, che fino a quel momento si erano limitate a guardare, si unirono alle risa della compagnia. “Ma, se proprio vuoi trovarla, questa soluzione… Chad, Richard, a voi l’onore di tenerlo fermo” Altri due ragazzi, alti e larghi come armadi si piazzarono di fronte a me a mi sbatterono a terra.
Il problema di avere una memoria idetica è che ricordo tutto. Non ho il lusso della rimozione e, credetemi, il fatto di relegare un pensiero sgradevole nell’inconscio sarebbe veramente un dono gradito. Mi bloccarono, ripeto, e iniziarono a spogliarmi, non si limitavano però solo a questo, mi sputavano addosso e si prendevano gioco di me.
“Guarda come piange!” “Ve l’avevo detto che era una femminuccia” “Ora scopriremo davvero se è una femmina!” Tutti ridevano, tutti. Ridevano, ma di cosa? Io non lo so. Ho un quoziente intellettivo di 185, eppure non l’ho ancora capito. Mentre si prendevano gioco di me, dicevo, mi spogliavano. Quando ebbero finito mi legarono ad un palo. Restai lì, davanti ai loro occhi diabolici. Rimasi lì finchè non si stufarono di guardarmi. Rimasi lì, legato, anche dopo. Ci misi un po’ per slegarmi. Ci misi un po’ per tornare a casa. Nelle condizioni in cui ero ridotto fu già tanto che qualcuno non mi avesse visto e denunciato. Mi avevano rubato i vestiti. Correvo e piangevo, correvo e piangevo e non mi fermavo, non potevo fermarmi, quella notte la ricorderò per sempre. Sembra una cosa stupida da dire, visto che non dimenticherò mai niente, ma quella notte è diversa. Ricorderò quegli sguardi anche sul punto di morte. Li vedo quando chiudo gli occhi. E allora li riapro e sto meglio per un attimo, mi dico che non è niente, fino a che non mi torna in mente che quelle cosa sono accadute davvero. E succede sempre, sempre, sempre. Sono nella mia mente in continuazione, non se ne vanno, loro mi guardano, sgarfano dentro di me e non se ne vanno. Ogni giorno, ogni volta che sbaglio, loro guardano. Mi giudicano. E continuano, sempre. Fateli smettere. Fateli smettere, FATELI SMETTERE!
Mia mamma non si accorse della mia mancanza, ero tornato nel cuore della notte, ma per lei era come se fossi sempre stato in camera a dormire. In mezzo ad uno dei suoi deliri non potevo aspettarmi niente di diverso. È solo che in quel momento avrei voluto qualcosa di diverso, una figura materna un po’ più presente, forse. Un padre. Un amico. Era uno di quei momenti in cui un amico è indispensabile. Visto che, però, non avevo amici, mi misi alla scrivania. Feci i compiti, quella notte, fino alla mattina seguente e anche il giorno dopo. Non feci altro per un bel po’, la mia vita era lo studio e mi ci trovavo bene. Avevo bisogno di allontanarmi da quella vita per un po’, ma non ci riuscii mai veramente.
Come ho già detto, quegli occhi non smettono mai di guardarmi.
-Reid Spencer
   
 
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