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Autore: SaruzzaPower    26/12/2015    1 recensioni
Tratto dalla storia:
- E di cosa parla questo film? –
- Sei così curioso Liam, mi piaci! Ultimamente la gente non è interessata a quello che c’è oltre la superficie, si fa scivolare via le cose, le informazioni e le persone come fossero acqua piovana. Fanno domande tanto per fare ma non sono realmente interessati alla risposta, fanno amicizia con la gente ma non provano a scoprire chi hanno davanti, è più un modo per mettersi in mostra, perché vogliono stare al centro dell’attenzione –
- Non io… -
- Forse un po’ sì dai, riesci a tenere testa da solo a milioni di fan – mi guarda furba.
- So che credi che io sia quello bello che sa di essere bello, ma non è così, non mi sento bello, che poi so di piacere è un’altra cosa, solo che non capisco perché, per tutta mia adolescenza non sono piaciuto a nessuno, poi le cose si sono ribaltate e ancora a volte guardo il pubblico acclamarmi e mi chiedo cosa vedono ora che prima non vedevano, io sono sempre io –
tutto Liam's Pov, Liam/Watson
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Ada
Perché anche tu ti meriti una storia da poter leggere senza supervisione di Elisa,
perché ti voglio tanto bene e perché so che ormai ti piace ricevere storie come regalo!
Spero che tu possa sempre guardare oltre quello che c’è in apparenza e come dice la tua mitica mamma:
Se ci credi davvero i tuoi sogni vedrai che si realizzeranno!
(questa ultima parte vale un po’ per tutti XD)

 
___________
 
 

Chiunque può farti felice facendo qualcosa di speciale.
Ma solo qualcuno speciale può farti felice, senza fare nulla.

 
 
 
 
Solo io.
Il silenzio di questa casa enorme dopo cinque anni di corse e confusione.
È strano, soprattutto per me, io che sono quello che ha sempre bisogno di compagnia, di contatto fisico e di fare qualcosa, eppure ho scoperto che un po’ di tempo da solo con la mia mente non è così male come credevo.
Sono steso a pancia in su, braccia e gambe spalancate al centro del mio grande letto, tengo gli occhi chiusi e mi rilasso - Oha! – un lamento mi esce da solo dalla bocca quando sessanta kg di alano mi saltano al galoppo sulla pancia, togliendomi il respiro.
Ok, in realtà non sono solo, c’è Watson con me e ora come ora non potrei chiedere di meglio.
- Ciao mammut! – lui inizia a leccarmi la faccia e io scoppio a ridere come un bambino, lo provo a spingere indietro ma pesa quasi quanto me e appena sveglio non è facile.
Lo guardo in quei suoi occhi pieni di amore per me, quelle labbra pendenti che gli conferiscono un’espressione sempre un po’ severa e imbronciata, che non posso fare a meno di afferrarlo per la testa e lasciargli un bacio sul muso.
Loki resterà sempre nel mio cuore, ogni volta che torno a casa mi si riempie il cuore di gioia, vedere quanto è cresciuto e quanto nonostante io lo abbia “abbandonato” alle cure amorevoli di Ruth, lui sia pronto a corrermi incontro come se non ci fossimo mai separati, ma Watson, lui è diverso, è entrato nella mia vita in un momento particolare, è stato l’inizio di un qualcosa di serio, della mia crescita. Ho comprato questa bella casa, deciso a costruirmi una famiglia mia, ed il primo passo è stato un cane, ma non uno a caso, mi ero innamorato del cucciolo grigio di Zayn, per io però preferivo qualcosa di meno aggressivo, più adatto a me, grande e grosso ma buono, così dopo un po’ di ricerche mi sono imbattuto in un allevamento di alani, sono andato a vederli e sono tornato a casa con lui… lui e Ralph, ma questa è un’altra storia.
La sua zampa che mi sbatte sul petto con forza mi fa tornare alla realtà, l’abbaio successivo mi fa sobbalzare – Cosa c’è cucciolone? Hai fame? – sono le undici di mattina, devo alzarmi e fare qualcosa di questa giornata.
Entro in cucina di corsa, ridendo seguito dal rumore goffo delle zampe di Watson che mi sta inseguendo, finendo per sbattere contro l’anta frontale della cucina, dopo non essersi riuscito a frenare per via del pavimento liscio e lucido.
- Qualcuno qui ha bisogno di un tagliando ai freni è! – rido ancora e guardo fuori dalle vetrate, c’è uno spesso strato di nebbiolina appoggiata sul pelo dell’acqua della piscina, l’erba è lucida e bagnata, ma c’è un timido sole che non vede l’ora di spuntare.
Apro il frigorifero e faccio una smorfia, se mi concentro potrei vedere quasi cosa c’è oltre, la landa desolata delle terre Smaug è quasi allegra al suo confronto.
È una rottura di scatole stare perennemente a dieta, com’è possibile che quando ero un ragazzino potevo mangiare tutto quello che volevo ed ero comunque uno scheletro, mentre ora se guardo gli altri mangiare le guance mi diventano tonde e la pancia spunta come per magia?
È odioso, soprattutto visto che Zayn, Niall e Louis possono mangiare fino a ribaltarsi ma sono schifosamente magri!
Sospiro e dopo aver preparato la ciotola di croccantini per Watson ed essermi riempito una tazza di caffè, prendo un foglio e inizio ad appuntarmi una lista della spesa.
Non bisognerebbe andare a fare la spesa affamati come lo sono io in questo momento, quindi deciso che per non cedere alle calorie già dopo una settimana dalla pausa, prenderò ogni giorno solo lo stretto indispensabile. Sarò un vero uomo di casa, mi piace da matti andare a fare la spesa al SainSbury’s, l’ho sempre amato, mi fa sentire dannatamente normale girare per le corsie del supermercato, spesso indisturbato.
Mangio qualche biscotto direttamente dalla confezione, sbriciolando in giro, sicuro che la mia piccola aspirapolvere scodinzolante, le raccoglierà al meglio.
Doccia veloce, lotta contro i capelli - Lou che mi pettina effettivamente mi manca – e dopo essermi infilato una tuta comoda ed un paio di scarpe da ginnastica, apro l’armadio e scelgo un cappellino salva vita e salva immagine, così i capelli non sono più un problema.
Watson abbaia vicino alla porta, muovendo le zampe come un cavallo e – Sì, sì stiamo uscendo! Stai calmo! – gli infilo a fatica il guinzaglio e usciamo.
Worplesdon è un posto tranquillo, ad una cinquantina di minuti da Londra e soprattutto non ha un vero centro di paese, è pieno di ville qui in giro, non ho mai avuto modo di conoscere i miei vicini, era più Sophia a stare a casa, io pur abitando qui da un anno, non ho avuto modo di godermela a pieno, ma sono intenzionato a rifarmi.
Forse è un po’ freddo per uscire solo in tuta, ma ormai sono a metà del viale che mi porta sulla strada principale, quindi mi chiudo più che posso il cappuccio attorno al collo e mi stringo nelle spalle, tanto stare dietro a Watson è una vera e propria sessione intensiva di palestra, e fra poco non sentirò più il freddo.
Devo puntare i piedi per non finire per terra, tira come un matto, annusando gli odori allegro, sbattendo la coda qua e là.
Non c’è praticamente nessuno, ogni tanto passa qualche auto, qualche altro padrone che fa felice il suo animale domestico, ma nessuno bada a me, sorrido e prendo il cellulare dalla tasca, appena Watson smette ti tirare come un pazzo e si decide ad annusare tranquillo un posto di suo gradimento.
Scrivo qualche messaggio ai ragazzi e do il buongiorno a mia madre e mio padre, in fondo le ho promesso che sarò più presente in questi mesi.
- Forza ragazzone, torniamo a casa che anche io devo mangiare qualcosa – cerco di tirarlo sapendo già di aver intrapreso una battaglia persa sul nascere, infatti non mi bada per nulla, anzi, scodinzola a qualcuno che sta arrivando in lontananza dalla parte opposta della strada.
Sembra una ragazza, anche se è troppo infagottata per esserne certo, indossa un parka beige, un’enorme sciarpa bianca a pois e ha quegli orribili scarponcini pelosi che sembrano ciabatte, quindi sì, è sicuramente una ragazza.
Sbuffo, non è che sia un grosso problema, ma sono molto vicino a casa e non vorrei, nel caso fosse una fan, trovarmi per Natale un plotone di ragazze al cancello.
Cerco di tirare Watson più che posso ma niente, è lui alla fine a tirare me quasi fino in mezzo alla strada.
Finalmente capisco perché sta facendo il pazzo, insieme alla ragazza c’è un cane minuscolo, raso terra, un bassotto a pelo corto tutto trotterellante, lui abbaia e vedo la ragazza guardare in tutte le direzioni poi attraversare – Watson ciao! È un po’ che non ci vediamo io e te! – si inginocchia a terra e prende la testa del mio cane fra le mani, strapazzandolo un po’. Quel suo piccolo cane, che noto essere una cagnolina, nemmeno troppo giovane, dal pelo bianco che le spunta qua e là, intanto si attorciglia tra le zampone di Watson, sfrecciando qua e là allegra.
Continuano a farsi le feste come se io non esistessi, tanto che finisco a muovermi a disagio, spostando il peso da un piede all’altro.
- Dai Watson, è ora di andare, ho fame! – dico cercando di tenere un tono simpatico.
- Oh sì, scusa! Forza Clo, andiamo – cerca di sgrovigliare il suo cane dal mio e – Aspetta – mi avvicino e mi accovaccio anche io, sollevando le zampe di Watson; lei mi guarda appena, ma quando lo fa mi sorride gentile, ha dei grandi occhi scuri accentuati da una linea di eyeliner nera che glieli incornicia, ha le guance arrossate e i capelli rossi e un po’ arruffati, sorrido anche io.
Alla fine riusciamo a liberarli e – Buona giornata ragazzi! – muove la mano sulla testa di Watson l’ultima volta e attraversa la strada nuovamente – Ciao – dico solo.
Uno degli incontri più strani che abbia mai fatto, è bello e brutto allo stesso tempo, mi ha guardato come se fossi una persona qualunque, eppure se conosce Watson come fa a non sapere chi sono io?
Magari lo sa e semplicemente non le interessa.
O forse al mondo esiste ancora qualcuno che non sa chi sono, però mi sembra giovane, tutti i giovani conoscono i One Direction.
- Oh andiamo Liam, era quello che volevi no? Tranquillità, quindi smettila! – mi dico da solo entrando in casa. Mi sento tremendamente stupido.
 
 
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Scendo dall’auto e do gli ultimi tiri alla sigaretta, so che ho detto che devo smettere, però manca ancora qualche giorno all’anno nuovo, posso concedermi le ultime in santa pace.
SainSbury’s Local è l’insegna che padroneggia sul supermercato in cui vengo sempre, è talmente piccolo che hanno metà delle cose che cerco, però è raccolto, la gente si fa i fatti propri e anche se ogni tanto qualcuno mi riconosce, una foto o due posso concederla, sono sempre tutti così gentili e carini.
Entro afferrando un cestino e mi rendo conto di essermi dimenticato la lista della spesa sul tavolo. Mi do dello stupido mentalmente per l’ennesima volta oggi e inizio a buttare dentro un po’ di roba, cerco di mantenere un minimo di contegno ma ho talmente fame che forse prendo più del dovuto, anzi, ho una voglia matta di caramelle e cioccolata, così a passo sicuro mi dirigo verso la corsia dei dolci. Guardo ovunque cercando i Maltesers però non li vedo, cammino avanti e indietro, afferrando un pacchetto di gommose, anzi due e – Oddio scusi! – vado a sbattere contro qualcuno che dallo scontro perde quasi l’equilibrio, allungo prontamente una mano per aiutarla.
- Scusa tu, quando vedo le caramelle divento peggio di una bambina – è la ragazza di oggi, mi sorride ancora dolcemente, proprio come qualche ora fa, non dice nient’altro, continua a ispezionare lo scaffale in cerca di qualcosa e non mi guarda nemmeno più – Ehm, comunque io sono Liam – allungo una mano sotto il suo naso, lei guarda l’aquila tatuata sul dorso, torna sui miei occhi e – Catherine! – sta trattenendo una risata, vorrei chiederle perché ma non sembra avere intenzione di aggiungere altro.
- Niente Maltesers per me oggi, di nuovo buona giornata! – sto per allontanarmi quando – Sai, se ti fermi al distributore in fondo alla strada, li hanno sicuramente –
- G-grazie! –
Ed ha ragione, torno a casa con ben quattro pacchetti di Maltesers in mano e con la curiosità di sapere chi sia quella ragazza, che mi frulla in testa.
Se scrivessi a Sophia, “ma noi la ragazza con il bassotto la conosciamo?” forse mi manderebbe al diavolo, sospiro e dopo essermi preparato un panino e stappato una birra, mi butto sul divano accanto a Watson che dorme appallottolato, occupando praticamente tutto il posto, accendo la tv e mi godo tutte le schifezza che mi sono comprato e sì, anche i miei Maltesers, per oggi al diavolo la linea.
 
 
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Oggi esco a far compere di Natale, non mi sembra ancora vero di poter fare quello che mi pare, agli orari che mi pare e senza Paddy, cioè voglio bene a Paddy come fosse mio padre, sono già cinque giorni che non ci vediamo, ma oggi vado a Londra e quindi mi accompagnerà lui.
Gli mando un messaggio veloce, gli scrivo orario e luogo di incontro e premo invio, chiamo Watson all’ordine, lo guardo correre sgraziatamente fino alla porta, aggancio il guinzaglio al suo collare ed usciamo.
È una bella giornata, dalle mie labbra il respiro esce sotto forma di vapore, è divertente, mi piace guardare la nuvoletta bianca che si allontana verso l’alto e rido da solo, in fondo se mi guardo allo specchio vedo un uomo fatto e finito, ma dentro mi sento ancora il bambino che andava in giro per il cortile cercando piume, insieme alle mie sorelle perché mamma ci aveva raccontato che ogni volta che l’anima dei miei nonni ci veniva a far visita, lasciavano delle piume come segno del loro passaggio.
Vorrei potermi distrarre fantasticando sui miei nonni e sui Natali che passavamo tutti insieme nella nostra minuscola casa a Wolver, ma Watson inizia a tirare come un matto, per fortuna mesi e mesi di allenamento durante il tour servono a non farmi volare via, ma non metto in dubbio che un giorno di questi mi si possa staccare un braccio.
Non mi stupisco di scorgere la bassotta trotterellare nella nostra direzione, stavolta dalla parte giusta del marciapiede.
Scodinzola come un matto e abbaia più le distanze si accorciano ed io muoio dalla curiosità di vedere cosa farà la ragazza ora che si siamo presentati.
- Buongiorno Watson! Sei felice è che Liam sia tornato? Finalmente hai qualcuno che ti può tenere testa durante le passeggiate! – appena ci siamo fermati l’uno davanti all’altra, si è subito inginocchiata e ha strofinato il naso contro quello del mio mammut, con la sua cagnolina che saltella in qua e là, cercando le attenzioni del più grande.
Solo dopo alza gli occhi verso di me e – Ciao – sorride serena ed io come un fesso mi fisso sulla nuvoletta di vapore che esce dalle sue labbra.
- Oh, ciao Catherine! – dico velocemente, ma lei sembra molto più interessata ai cani che a me – Li ho trovati i Maltesers ieri! –
- Ne ero sicura! Beh Clo, forza, ho del lavoro da sbrigare! Saluta questi due ometti. Buona giornata ragazzi – fa scattare il suo guinzaglio per accorciare il filo e mi fa un cenno con la testa. Ometti?
- Veramente andiamo di qua anche noi, vero Wats? – non è vero, sono anche un pessimo bugiardo, ma sono curioso di sapere dove abita.
- Ok – non sembra felice di essere “seguita”, infatti non dice niente e improvvisamente mi sento uno scemo, io non sono uno che importuna la gente, so cosa vuol dire essere stalkerati ovunque, però non sono nemmeno uno stalker, sto facendo del buon vicinato con una vicina che non sa che sono Liam Payne.
Cioè, lo sa chi sono perché ha parlato con Watson del fatto che io sia tornato, quindi sa che ero via. Se sa che ero via, sa sicuramente che io sono Liam Payne.
- Ehi, ehm, ciao! Noi abitiamo qui – bella figura. La saluto con la mano e la vedo entrare in un vialetto a una cinquantina di metri dal mio.
Corro a casa come un cretino, apro la porta lascio libero Watson ed esco in giardino, in pratica la sua casa è quel piccolo cottege bianco dagli scuroni blu che si vede sulla sinistra di casa mia.
È strano perché non è una villa come la mia, o come tutte quelle del vicinato, è bella, nuova ma modesta, ha un grande finestrone sul lato che dà su un salotto, le pareti devono essere circondate da una libreria, perché vedo tanti rettangoli colorati di diverse misure.
Non ho un’ottima visuale, c’è la mia siepe e la sua siepe, e il suo giardino è pieno di alberi, Watson mi guarda muovendo la testa a destra e sinistra studiandomi – Sì, sto spiando la vicina! – quanto sarò esaurito alla fine di questi diciotto mesi, se dopo una settimana son già qui a spiare il vicinato peggio di una pettegola di mezza età?
Per fortuna tornare la Londra mi distrae un po’, è bello passare del tempo con Paddy e riusciamo anche a passare da Zayn, ci beviamo una birra insieme e lui mi fa vedere il video che ha girato per il singolo che uscirà fra un po’, è strano sentire solo la sua voce, vederlo in solitaria, però gli do una spallata amichevole e mi congratulo con lui.
Restiamo bloccati nel traffico di New Bond Street e quando vedo le code di pavone luminose che padroneggiano per tutta la strada, decido di dare un segno di vita alle fan, scatto la foto, scelgo un filtro in bianco e nero e la posto.
- Tu vuoi essere trovato vero? – Paddy mi prende in giro e io faccio spallucce.
- Ora che capiranno dove sono sarà o troppo tardi o in ogni caso siamo in una macchina dai vetri oscurati! – rispondo prontamente.
Il retro del suv è pieno zeppo di buste, ci sono regali per un esercito e ovviamente anche per il mio amico a quattro zampe.
Torno a casa, il frigorifero piange come sempre e mi colpisco la fronte ricordandomi che non ho mantenuto l’impegno di andare a fare la spesa oggi, così chiudo velocemente tutti i regali in una delle stanze che usano i miei quando vengono a trovarmi, prometto a Watson di fare in fretta ed esco.
È quasi ora di chiusura e gli scaffali sono quasi tutti vuoti, afferro del pollo, prendo una busta di patatine dal freezer e – Ma quello non è Liam Payne? –  volevi che qualcuno ti riconoscesse? Ecco fatto!
Mi volto sentendomi chiamato in causa e sorrido. C’è una ragazzina con la mano davanti alla bocca e sua madre che le massaggia la schiena piano, accanto a loro un’altra ragazza che sorride con occhi sognanti e conferma – È davvero Liam! – non urlano, non piangono o niente cose da esaltate, quindi mi avvicino e – Ciao ragazze! Tutto bene? – persino la mamma mi fissa incredula, finché la ragazzina con le mani davanti alla bocca fa un passo avanti e mi si butta fra le braccia. Subito rimango immobile, poi la sento tremare e non posso fare altro che abbracciarla a mia volta – Come ti chiami? – chiedo dolcemente e – Camille – risponde con un filo di voce.
- Ciao Camille! Scommetto che non volevi nemmeno venire a fare la spesa con tua madre! – rido e la donna ride con me.
- Possiamo…. – l’altra ragazza mi mostra il cellulare e perché no, dopotutto non posso fare poi molto per queste ragazze, domani non mi ricorderò più il loro viso e non certo perché sono stronzo o menefreghista, ma perché semplicemente non posso ricordarmi i volti di ogni singola persona che capita sul mio cammino, però per loro questa foto sarà un cimelio prezioso, un bel ricordo e sono felice di poterglielo donare.
Annuisco e mi metto in posa, faccio le foto con tutte e due e anche con la madre, le abbraccio un’ultima volta e le saluto. Io torno a fare l’uomo di casa e loro a respirare, bisbigliando fra di loro.
Non ho chiesto di non postare le foto, di non dire dove mi hanno incontrato, qualcosa mi dice che anche se lo faranno saranno discrete.
Entro in casa, prendo due padelle a caso, ci butto dentro il pollo, qualche verdura, inforno le patate e mi accorgo di stare fissando la casa bianca oltre la vetrata, la luce della finestra è soffusamente, ma non vedo nessuno nella stanza, forse c’è qualcuno di schiena sul divano , ma è troppo lontano, sto per aggirare il bancone e avvicinarmi al vetro per vedere meglio ma il cellulare inizia a squillare – Mamma! – rispondo tornando in me.
- Liam tutto bene? Oggi non mi hai nemmeno scritto buongiorno! – sento dalla sua voce agitata, così – Perdonami, sono uscito con Paddy, siamo stati a Londra, vi ho preso un sacco di bei regali! –
- Tesoro ma non dovevi, a me basta che sarai qui per Natale! – ho la mamma più dolce del mondo, finisce a piangere per ogni sciocchezza, eppure non potrei desiderare nulla di meglio. Non sono cambiati di una virgola da quando sono diventato quello che sono diventato, papà ha continuato a lavorare, mamma a vestire abiti del megastore di marche sconosciute e le mie sorelle continuano la loro vita. È vero, ora hanno delle case più belle, macchine nuove, e si concedono qualcosa in più, sicuramente hanno visto tante parti del mondo in cui io stesso non avrei mai creduto di visitare, ma non mi hanno mai chiesto niente, mai. Sono io che ho fatto tutto perché semplicemente sono la famiglia più fantastica del mondo e si meritano questo, anzi, molto molto di più!
- A Natale mamma e tutte le volte che vorrai! – la rincuoro.
- Non voglio disturbarti tesoro, scusa se ti ho chiamato, solo... sai che mi preoccupo facilmente, tuo padre è qui seduto sul divano che scuote la testa, mi sta compatendo –
- Lascialo stare, hai fatto bene! Sono qui che preparo la cena –
- Che uomo da sposare che sei! – sospiro piano, non voglio che mi senta o si accorga di quello che ha detto. Io volevo essere un uomo da sposare, ma purtroppo…
Il timer del forno inizia a suonare – Mamma le patate sono pronte, ci sentiamo domani mattina. Ti scrivo appena mi sveglio, promesso! –
- Certo caro! La mamma ti ama tanto! –
- Anche io mamma, anche io ti amo tanto! – le sento tirare su con il naso e mio padre rimproverarla, poi la telefonata si interrompe, lascio scivolare il telefono sul bacone e infilo i guanti da cucina.
- La cena è servita! – dico guardando Watson, ma mi accorgo di aver commesso un errore quando me lo vedo arrivare e saltarmi addosso, rischiando di rovesciare il piatto che ho in mano e anche me – La cena di papà è pronta mammut, cosa hai capito – lo prendo in giro e lui abbaia forte.
Mi siedo sullo sgabello e giuro, so che non dovrei farlo, però ha un’espressione così tenera e dolce che non posso evitare, prendo un pezzo di pollo con le mani e glielo allungo, rischiando di vedermi amputare cinque dita, per la voracità.
 
 
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Ogni mattina mi sveglio, mando una foto buffa, mia e di Watson, a mia madre, sperando di non farla piangere come una fontana ma di strappargli una risata, mi vesto più sportivo che posso e uscendo per la passeggiata mi imbatto in lei.
Scambiamo qualche parola sul tempo, sui cani, niente di più. I suoi occhi sono dolci e buoni, non è bella da far male, o meglio è carina e tenera, non riesco a darle una vera età, ma credo sia una mia coetanea. Vorrei farmi un viaggio mentale sul perché viva sola così giovane in una casa sperduta nel Surrey, ma chi sono io per parlare.
Giorno dopo giorno, Clo, la sua bassottina diffidente si è avvicinata sempre di più, prima mi ha annusato, poi mi ha lasciato toccare un orecchio, ora si lascia grattare in estasi la schiena, Catherine invece si accovaccia sempre davanti a Watson e lo coccola, senza quasi accorgersi della mia presenza.
- Sei una persona tranquilla, vero? – so che sto finendo veramente per essere io lo stalker della situazione, ma è più forte di me. Non voglio fare il cascamorto, non cerco una donna, sesso o cose così, sono solo troppi giorni che l’unico essere vivente con cui parlo è un cane che non può rispondermi.
Lo amo, ma è pur sempre un cane che non può rispondermi!
- Mi sono trasferita qui apposta! Il mio lavoro necessita grandi silenzi e tanta pace, la mia mente ha bisogno di tranquillità –
- E che lavoro fai? – stiamo passeggiando lungo il viale, ormai non devo più nemmeno dirglielo, lei mi vede arrivare, sono nella direzione opposta alla sua, eppure ogni volta, io sto andando dove sta andando lei.
- La scrittrice – mi guarda in attesa di una mia reazione. Non so cosa pensi, sembra stupita di non vedermi scosso – Il mio sogno è pubblicare un romanzo ma per adesso scrivo racconti brevi su commissione – ora si che la guardo confuso – in pratica ho una piccola rubrica su un giornale locale, le persone, ragazze per lo più, mi scrivevano in cerca di consigli di cuore e cose così ed io per rispondere spesso mi inventavo delle storielle allegre, magari su qualcosa di impossibile ma che le riempiva di speranza. Molte hanno scritto al redattore iniziando a chiedere altre storie e alla fine la mia rubrica è diventata una specie di raccolta di romanzi a puntate –
- Quindi devi scrivere anche cose che non ti piacciono? – chiedo curioso.
- In realtà quando si parla di scrivere non c’è mai qualcosa che non mi piace, puoi farti piacere tutto se lo guardi dalla giusta prospettiva, quando scrivi musica non è lo stesso? –
- Beh nessuno mi impone di scrivere canzoni che non voglio, i testi mi balenano nella mente e poi la melodia… quella spesso ci lavoriamo in più persone e anche se si discosta dall’idea originale, non è detto che non venga fuori qualcosa di ancora più bello –
- Sì, è così anche per me! Noi siamo arrivate, buona giornata ragazzi! – entra nel vialetto, salutandomi con il solito sorriso, dopo aver accarezzato la testa a Watson. Questa volta però Clo rimane indietro rispetto a lei e mi guarda dal basso – Ciao piccola salsiccia, buona giornata anche a te! – le gratto la parte dietro le orecchie e lei scodinzola felice.
Solo una volta a casa mi rendo di cosa abbiamo parlato: lei sa dannatamente chi sono, lo sapevo!
Ha parlato di musica, di composizioni, lei sa che io sono Liam Payne.
Mi sento stupido ma mentre preparo il pranzo finisco a cercare su internet notizie su di lei, conosco solo il nome, non mi è passato per la mente di guardare sulla sua buchetta delle lettere quando mi sono fermato davanti a casa sua oggi, dovrei chiamare a raccolta qualcuna delle nostre fan, scommetto che nel tempo di un battito di ciglia saprei il suo albero genealogico fino alla preistoria.
Il resto della giornata lo passo avendo pensieri stupidi e confusi, gioco con Watson, faccio un po’ di piegamenti, flessioni, addominali, do qualche pugno al sacco da box, mi faccio una doccia e dopo essermi vestito, apro il frigorifero e controllo la situazione, scrivo la lista per la spesa di oggi e infilo il foglietto in tasca per non dimenticarlo come sempre.
Esco, salgo in macchina e… idea!
Scendo veloce, percorro tutto il viale a piedi e mi dirigo verso casa di Catherine. Catherine Lands, riporta il cartellino sulla buchetta, nessun altro nome, solo lei.
Mi sento nuovamente uno stupido a dondolarmi davanti al suo cancello ma alla fine prendo un respiro e suono.
Sento Clo abbaiare a gran voce, lei ci mette qualche minuto ad aprirmi e quando lo fa sembra stupita di vedermi – Ciao – dico come un babbeo.
- Liam è successo qualcosa? Watson sta bene? – per quale motivo se Watson non stesse bene sarei venuto da lei? A dire il vero, perché sono venuto qui da lei in ogni caso?
Il muso lungo di Clo spunta fra le inferiate del cancello e questa volta sono io ad accovacciarmi per salutarla – Abbai a me? Pensavo fossimo amici ormai! – scherzo, senza rispondere alla sua domanda, mi sento un po’ potente a ripagarla con la sua stessa moneta. Tanto che sono stupido, l’ho già detto.
- È un po’ sorda e anche un po’ cieca, le piace tanto abbaiare quindi appena può fa sentire la sua presenza. Siete amici, lei non da mai confidenza agli estranei – spiega.
- Come la sua padrona – lei stringe gli occhi, mi guarda e sembra trattenere un sorrisetto.
Stiamo in silenzio, lei sulla porta e io davanti al cancello, non mi chiede di entrare, nulla – Scusa se ti ho disturbato, è solo che sto andando da SainSbury’s quindi non so, se ti serve qualcosa posso prendertela io – mi offro.
Per l’ennesima volta sembra stupita, ci pensa un attimo su e poi – Sono proprio due cavolate, ma visto che ti sei offerto – la guardo tornare in casa e Clo andarle dietro. Cerco di sbirciare all’interno, vedo un sacco di luci colorate, uno specchio, allungo la testa peggio di una giraffa ed è così che mi trova, beccandomi in flagrante.
- Sei sicuro che non è un problema? – cammina verso di me a piedi scalzi e mi porge un foglietto con una bella calligrafia tondeggiante e una banconota piegata a metà – Puoi darmeli dopo i soldi – puoi non darmeli per niente, ci saranno cinque cose nella lista, non credo prosciugherà i miei risparmi con cinque misere cose.
- Preferisco non avere debiti – è tremendamente strana eppure mi incuriosisce da matti.
- A più tardi – metto in tasca la banconota che non userò assolutamente e sbircio la lista.
Tea alla vaniglia.
Burro.
Zucchero.
Latte.
Sembrano degli ingredienti per dei biscotti.
Al supermercato c’è più gente del previsto, non ho cappellino, cappuccio, niente ma non importa riempio il cestino e mentre sono nel reparto delle caramelle, in fondo vedo un espositore di Frozen, rido fra me e penso a Elsa, se non fosse che come sembianze Catherine assomiglia di più a Anna, sarebbe una perfetta regina dei ghiacci, guardo le due bambole e sono indeciso su quale prendere – Se sei indeciso prendi Olaf, piace a tutti e vai sul sicuro! – c’è una ragazza accanto a me cerca di sembrare tranquilla, ma ha gli occhi lucidi e – Dici? – faccio finta di non accorgermene ma lei mi si butta fra le braccia.
Me lo aspettavo questa volta, mi piace abbracciare la gente, anche se sono sconosciuti, ma le nostre fan non sono mai delle sconosciute, conoscono parti di noi che gente che dice di conoscermi non sa minimamente.
- Possiamo fare una foto? – dietro di lei appare un’altra ragazza mora, sembra più grande di quella che sto tenendo stretta. Sono solo due, quindi sorrido e rimetto a posto il pupazzo per un attimo, rimandando la scelta a fra poco.
Sorrido sincero mentre, prima una e poi l’altra scattano un selfie, forse più di uno ma non importa – Grazie mille Liam, Made in the A.M è un capolavoro! – mi dicono.
- La vostra preferita? – chiedo. Sì, sono un curiosone.
- What a feeling – dice una.
- A.M – dice l’altra.
- Ottima scelta! – sorrido e le saluto con la mano.
- Ah, scegli Olaf, fidati! – mi giro guardando l’espositore e ok, vada per Olaf, mi viene un po’ da ridere guardando il pupazzo di neve con il naso a carota, penso al video che ha pubblicato Zayn con Dubsmash e ridacchio fra me, mentre mi diletto cassiere usando la cassa fai da te.
Suono il campanello e sento di nuovo Clo abbaiare a gran voce – È solo Liam! – la guardo aprire la porta, ha un grembiule con le papere e gli occhi stanchi, il suo sorriso però è sempre al suo posto, gentile e dolce.
- Biscotti? – ho due buste nelle mani, le sollevo e gliele mostro, sta per fare un passo in avanti per uscire, ma poi ci ripensa e si sporge a premere un pulsante, sento il cancello scattare. Sono quasi commosso, mi farà entrare in casa sua?
Cammino veloce per il vialetto ed entro in casa chiedendo il permesso – Di qua! – mi fa strada oltre il corridoio, sulla destra il salotto dalla grande finestre, le pareti sono tutta una libreria come avevo immaginato, c’è un grande divano ad angolo sotto la finestra e c’è un bellissimo albero pieno di luci colorate.
Noi però andiamo in cucina, un’enorme cucina bordeaux, piena di ante e cassetti, anche lei ha una penisola che ora è piena di ciotole e ciotoline, zuccherini colorati e gocce di cioccolata.
- Grazie mille! Ne ho approfittato per iniziare a preparare le cose, ovviamente dopo avrai la parte che ti spetta – i sacchetti di plastica li ho appoggiati ai miei piedi e, errore, sento qualcuno frugarci dentro e prima che me ne accorga vedo una macchia fulva saettare via con qualcosa di bianco fra i denti.
- Clo! Signorina cosa hai preso dalla sportina di Liam? Ehi… - la vedo andarle dietro i capelli come sempre un po’ arruffati che lega in una crocchia alta mentre cammina.
Torna da me con in mano il pupazzo di Olaf – Scusa, adora frugare nelle borse della spesa, spero non si sia rovinato –
- È per te – sorrido.
- Me? – si rigira il pupazzo fra le mani.
- Fredda come i ghiacci di Frozen. Mi sono imbattuto in un espositore e ti ho pensata! –
- Potevo capire Elsa, almeno è una principessa, mi stai dando del tondo pupazzo di neve? – per un attimo è seria, niente più ombra di sorriso sulle sue labbra e mi sento male, non volevo offenderla, mi sono fidato della fan e… - Liam, stavo scherzando! – ride.
- Oh beh, che ne so che sei capace di scherzare, Catherine – borbotto.
- Smettila di chiamarmi Catherine intanto, sembri mia nonna! – sorride di nuovo.
- Cat? – alzo un sopracciglio.
- Molto meglio! E grazie, adoro Olaf! –
- Chi non lo adora!? – guardo l’orologio e penso a Watson a casa – Io dovrei andare –
- Puoi restare non mi dai fastidio –
- C’è Wats a casa da solo… - spiego.
- Beh allora più tardi se non ti disturbo, vengo a portarti i biscotti –
- Assolutamente, vi aspettiamo! – ovviamente non mi accompagna alla porta, prendo il mio sacchetto ed mi accompagno da solo.
Watson appena entro mi salta addosso e devo appoggiare la schiena alla porta per non cadere, è alto quasi quanto me e mi spezza il fiato, mentre spinge quelle sue grandi zampe sul mio petto.
- Ok, capito, andiamo in cortile avanti, giochiamo un po’! Hai ragione oggi ti ho trascurato – corro fuori e lui mi segue, ci inseguiamo per tutto il prato, lui salta poi si acquatta in posizione di attacco, io fingo di andargli addosso e lui salta via, correndo come un matto in cerchio e abbaiando. Rido come un matto, tanto che devo tenermi lo stomaco.
Estraggo il cellulare dalla tasca e imposto la fotocamera nella modalità video e – Watson! Watson cosa fai? – continuo a ridere, e gli cammino contro, voglio filmarlo perché è troppo simpatico, ma non sembra avere voglia di ripetere il teatrino appena intavolato – Watson! Watson cosa fai? Cosa fai? Forza! – balza in dietro e si acquatta, io rido ma lui non inizia a correre e – Ciao! – gli dico mentre piega la testa di lato – Dai Watson collabora, facciamo un bel video per le nostre fan! – niente, si ferma a guardarmi come una bella statuina – Vabbè si accontenteranno di questo – carico il video velocemente, la didascalia sotto è la pura essenza della verità, mi mancano i ragazzi, la frenesia a volte, ma guardo la mia bella casa illuminata, mi giro e guardo il salotto di Cat e penso ai biscotti che mangerò fra poco e capisco che non ho bisogno di molto più di questo, il mio amico a quattro zampe e la pace. Non mi sento solo o triste, mi sento bene e voglio che tutto il mondo lo sappia.
Scrivo anche un tweet in cui mi lamento di come il mio cane smetta di fare le cose simpatiche appena voglio riprenderlo, ma lo faccio solo perché so di avere comunque dei doveri verso tutta la gente che ci segue, abbiamo promesso loro di non sparire, di tornare e un piccolo tweet è solo una sciocchezza che però scalderà il cuore di molti.
Alla fine finisco a terra, Watson sopra che mi lecca la faccia, sento la schiena bagnata e cerco di divincolarmi ma non da qui non c’è niente che posso fare. Rientro in casa ridotto peggio che mai, mi tolgo le scarpe per non sporcare ma non penso a Watson che con le zampe infangate mi precede e lascia impronte ovunque – Fantastico amico! Veramente fantastico! – borbotto pensando a quanto sia stato pessimo scegliere pavimento bianco, divano bianco, tutto bianco.
- Vieni con me – lo afferro dal collare e lo porto in bagno, mi spoglio veloce e lo faccio entrare nella doccia, non sembra felice ma – Eh no, ora stai buono e ti fai pulire quelle zampe – afferro il telefono della doccia e dopo aver controllato la temperatura lo punto verso le sue zampe, appena lo faccio le alza muovendo la testa qua e là, sbattendo le grandi labbra penzolanti – Non fare quella faccia, non ti sto uccidendo –
È dura, durissima, asciugarlo forse è peggio, il bagno è un casino e la casa anche, mi lego un asciugamano in vita, prendo uno straccio e cerco di pulire meglio che posso poi è il mio turno, apro il getto dell’acqua bollente e mi rilasso.
Con i capelli ancora umidi torno in cucina e Watson è collassato sul divano, io metto delle verdure a bollire e metto nel forno il sufflé di carne, scorro le bottiglie di vino che ho nel frigorifero e ne stappo una, abbasso le luci e accendo la televisione.
Mi sono appena seduto sul divano, le gambe incrociate sul tavolino convinto di godermi un film di Natale, quando il campanello suona. Watson apre un occhio ma non si muove.
Solo quando apro la porta mi ricordo di Cat e dei biscotti – Ehi! – mi sposto per farla entrare e le indico la strada fino alla cucina, Clo che ci sfreccia in mezzo ai piedi libera.
- Stavi per cenare? –
- Ehm, sì – ammetto.
- Allora noi togliamo subito il disturbo! – e – No, perché! Vuoi restare per cena? Hai portato il dolce è il minimo che possa fare per ringraziarti! –
Guarda oltre la vetrata, le luci a casa sua sono tutte spente, Clo è saltata sul divano e si è accoccolata fra le zampe di Watson – Se accetto poi perdo il mio appellativo di principessa dei ghiacci? – scherza.
- No tranquilla, poi trattarmi male tutta la sera per mantenerlo! –
- Io non ti tratto male – ha ragione, non lo ha mai fatto – Non mi guardare con quella faccia Liam Payne, so benissimo che sei il cantante dei One Direction, so tante cose di te, io e Sophia ci trovavamo spesso quando Ralph e Watson erano piccoli, solo che so anche che hai comprato questa casa perché volevi pace e tranquillità e credimi, io sono la prima a sapere quanto queste due cose siano preziose. Conosco tante cose di te e di voi ragazzi anche perché le mie lettrici spesso mi parlano di voi, a volte mi è capitato di scrivere per qualcuna di loro delle storielle, ma chi sono io per svelare al mondo la tua posizione? Siamo vicini di casa, fino a prova contraria non ti conosco davvero, quindi perché devo comportarmi da pazza? Sai ho quasi trent’anni, vivo sola e la cosa mi piace anche parecchio, io e Clo siamo una squadra perfetta, io creo e lei mi da tanto di quell’amore che alcune persone che conosco non potranno darmi mai in tutta la loro vita –
Rimango a bocca aperta – Io… -
- Ho visto da come mi guardavi mattina dopo mattina che ti sembrava strano che io fossi un po’ distaccata. Non sono una regina dei ghiacci, so solo rispettare gli spazi della gente –
- Erano giorni che mi chiedevo se sapessi chi fossi! –
- Se Liam Payne diventa il tuo nuovo vicino di casa, beh, non è una cosa che passa inosservata! – ride.
Ceniamo seduti sul divano, lei brontola perché odia il Natale e io la costringo comunque a guardare uno di quegli “stupidi film” come li chiama lei.
- Cosa farai per Natale? – mi alzo e prendo il cestino di biscotti che ha portato e torno a sedermi accanto a lei, posizionandolo in mezzo e sollevando il tovagliolo che li copre. Hanno un aspetto bellissimo, ne afferro uno e lo metto tutto in bocca. Lei mi guarda in attesa, ma io non dico nulla.
- Quindi? – incrocia le braccia al petto. Ha detto di avere quasi trent’anni ma non sembra affatto così. Sembra mia coetanea, anzi, sembra quasi più giovane di me, ha la pelle chiara e gli occhi grandi, fa la dura ma ha un viso dolce.
- Cosa fai per Natale? – ripeto come se non l’avessi sentita.
- Niente! Sto a casa, scrivo, leggo, mangio come stasera sul divano, cose così! –
- Ma è Natale! – dico incredulo.
- È un giorno come tanti! Quindi? – indica con gli occhi il secondo biscotto che prendo e mangio avidamente – Sì, passabili! – vinco così una pacca sul braccio e una smorfia – Sono buonissimi! – Ne afferra uno soddisfatta e lo morde piano.
- Grazie per la cena –
- È ora che faccia anche il vicino di casa per bene! Poi fra scrittori è il minimo – annuisce soddisfatta, è bello che mi consideri al suo pari.
Restiamo in silenzio a guardare la fine del film, ogni tanto la spio con la coda dell’occhio e la vedo tentennare, cerca di tenere gli occhi aperti ma alla fine il sonno ha la meglio.
Il film finisce e quasi mi dispiace svegliarla, guardo i cani stiracchiarsi e dopo essermi infilato il giubbotto, apro la porta finestra e li faccio uscire.
Li guardo correre insieme per il giardino, fanno ridere, mi accendo una sigaretta e mi godo la scena.
- Forse sei troppo giovane e non avrai mai visto il film della Disney Quattro bassotti per un danese, ma questa scena me lo ricorda tantissimo – Cat mi compare accanto avvolta nella coperta fino al naso.
- No questo mi manca! E comunque smettila, non sembra che tu abbia quasi trent’anni –
- Ventisette, ventotto fra qualche giorno –
- Anche Danielle, la mia prima ragazza famosa ha la tua età, ma tu sembri più piccola di me –
Lei sembra soddisfatta – Grazie – gli occhi puntati ai due, Watson che mammina raso terra imitando Clo.
- E di cosa parla questo film? –
- Sei così curioso Liam, mi piaci! Ultimamente la gente non è interessata a quello che c’è oltre la superficie, si fa scivolare via le cose, le informazioni e le persone come fossero acqua piovana. Fanno domande tanto per fare ma non sono realmente interessati alla risposta, fanno amicizia con la gente ma non provano a scoprire chi hanno davanti, è più un modo per mettersi in mostra, perché vogliono stare al centro dell’attenzione –
- Non io… -
- Forse un po’ sì dai, riesci a tenere testa da solo a milioni di fan – mi guarda furba.
- So che credi che io sia quello bello che sa di essere bello, ma non è così, non mi sento bello, che poi so di piacere è un’altra cosa, solo che non capisco perché, per tutta mia adolescenza non sono piaciuto a nessuno, poi le cose si sono ribaltate e ancora a volte guardo il pubblico acclamarmi e mi chiedo cosa vedono ora che prima non vedevano, io sono sempre io –
- È come ti ho detto prima, la gente è raro che si avvicini a qualcuno perché vuole sapere chi è veramente, si è amici di facciata, ma poi finisce tutto lì. Quando sei diventato famoso hai smosso la curiosità di chi guarda oltre, hanno visto il vero te e hanno semplicemente dato modo a chi ha i paraocchi di vederti con i propri di occhi, quando uno è particolarmente amabile, si finisce per amarlo di conseguenza. In te dici che non è cambiato nulla ma non è proprio così, un conto è essere il ragazzo timido che se ne sta chiuso in casa, un conto è essere il ragazzo timido con milioni di occhi puntati addosso, al mondo c’è molta più gente che ci somiglia di quanta pensiamo e le anime affini trovano il modo di trovarsi e riconoscersi – mi guarda e alza il collo per far spuntare tutto il viso fuori dalla coperta. Mi regala uno dei suoi sorrisi belli, come il primo che mi ha fatto. Ora capisco che lei forse è una di quelle persone silenziose che mi ha riconosciuto decidendo di rispettarmi, per questo al nostro primo incontro ha abbassato subito gli occhi, non lo ha fatto perché non le interessavo, le interessavo abbastanza da rispettare la privacy che sapeva io desidevo.
- Comunque il film parla di una coppia che ha una bassotta, è la principessa della casa e quando rimane incinta il marito la porta dal veterinario per partorire, il veterinario però una volta nati i cuccioli, spiega che c’è un cucciolo di danese che è stato allontanato dalla madre e chiede all’uomo se, visto il colore fulvo del cucciolo, può portarlo a casa almeno per l’allattamento. Ovviamente l’uomo è titubante ma alla fine accetta, porta a casa anche questo cucciolo che a parte le misure assomiglia agli altri e visto l’entusiasmo della moglie non si prende la briga di spiegarle la verità.
Ovviamente la verità fa presto a venire a galla, purtroppo però l’alano cresciuto fra i bassotti crede di essere uno di loro, e cercando di imitarli combina i guai più impensabili – la ascolto rapito, ha una voce melodiosa e si sente che ce l’ha nel sangue.
- Watson fa pasticci senza pensare di essere un bassotto – rido.
- Devi vederlo, molto meglio dei tuoi stupidi film di Natale! -
- Lo farò! –
Torniamo in casa e lei si prepara a tornare alla sua – Grazie mille di tutto Liam, è bello scoprire che sei esattamente come mi hanno raccontato. Forse un po’ meglio! – si sporge a baciarmi una guancia, alzandosi in punta di piedi e ridiamo guardando Clo e Watson sfregarsi naso contro naso.
- Loro si baciano già, ma sono ormai amici di vecchia data! – lei arrossisce visibilmente e si allontana da me. Non volevo certo metterla in imbarazzo – È bello scoprire che non sei veramente la regina dei ghiacci e che in realtà hai il cuore tenero di Olaf! – la accompagno alla porta e torno in salotto ad aspettare di vedere le luci accendersi in casa sua, la vedo sparire per un po’ e poi tornare in tuta, prendere il computer dalla scrivania accanto all’albero di Natale e sedersi di spalle sul divano.
Non la spio oltre, dopotutto è un’amante della pace e della tranquillità.
 
 
°°°°°
 
 
La mattina del 23 Dicembre mi sveglia il suono insistente del telefono – Mamma ciao! – dico con voce assonnata.
- Stavo pensando, ma Zayn è a casa per Natale? Non potresti dirgli di passare per farci un saluto dopo pranzo? –
 - Mamma non mi hai veramente svegliato alle otto di mattina per chiedermi una cosa del genere? – protesto.
- Non vorrai mica diventare uno di quei fannulloni che stanno a letto tutto il giorno, spero! – ride.
- Zayn è a Londra, potresti chiamarlo benissimo tu per invitarlo, ma dopo gli scrivo, contenta? –
- Stavo pensando anche… - alzo gli occhi al cielo preoccupato – potresti venire qui da domani, Loki sarebbe felice e anche io e tuo padre – sento già la tonalità della voce cambiare, sta per piangere.
- Certo mamma che posso venire da domani! – cerco di sventare l’allarme lacrime in vano – Oh, non sai quanto sono felice, quanto ho desiderato poterti invitare un giorno per l’altro, vederti ogni volta che volevo. Mi manchi così tanto, tesoro! – sorrido.
- Mi manchi anche tu mamma, ma domani arriva presto – la rassicuro. Chiudo la telefonata e chiudo gli occhi, per poco, troppo poco perché il nasone di Watson mi sbatte sulla spalla e la sua enorme lingua mi lava la faccia.
- No, ok no, non diventerò uno di quei fannulloni che stanno tutto il giorno a letto. Per carità! – mi alzo, stirandomi e vado in cucina, fuori piove, a dirotto aggiungerei – Wats mi sa che per oggi dovremo saltare il nostro appuntamento con Cat e Clo – non so perché ma mentre lo dico mi sento dispiaciuto.
È stata una bella serata quella di ieri, niente carica sessuale, lei e le sue belle parole, non capisco perché non ama il Natale, ha un animo così puro che dovrebbe essere una di quelle che conta i giorni sul calendario per passare del tempo con le persone che ama.
Spio come sempre dalla vetrata per vedere cosa sta facendo, è in piedi, Clo fra le braccia, la sta baciando tutta e mi sembra una delle scene più dolci che abbia visto ultimamente. Mi nota e alza la mano per salutarmi, ricambio sentendomi un po’ in colpa per essere stato beccato, ma ora sa chi sono, più o meno, questo mi toglie la veste di stalker.
Mangio un po’ dei biscotti che mi ha portato, faccio zapping alla tv, preparo la valigia per domani, scrivo a Zayn senza ricevere risposta e inizio ad annoiarmi.
Il Liam iperattivo che è in me ha iniziato ad avere la meglio.
Per fortuna il campanello suona e mi trovo davanti Cat con una grande borsa in spalla dalla quale esce il muso di Clo.
- Ciao voi due! – lei rimane sulla porta e mi guarda – Volevo ringraziarti per le caramelle che hai comprato per me ieri, le ho viste solo ora sistemando le cose nella dispensa e – mi porge la banconota che mi aveva dato lei stessa il giorno prima ma che io non ho usato – Non voglio che paghi tu per me. Questi sono tuoi – sembra offesa.
- Pensavo fosse un gesto carino – faccio spallucce.
- Lo è, e io ti ringrazio, accetto le caramelle ma prendi i tuoi soldi – me li porge ma io non le do ascolto, mi abbasso verso Clo e gli accarezzo il muso – La mamma oggi ti salva dalla pioggia mettendoti in borsa? – mi giro verso il mio cucciolo e – Che borsa ci vorrebbe per portare in giro te? – rido e lei sospira – Prendili! – ordina.
- Dieci sterline Cat? Vogliamo discutere per 10 sterline? Non le voglio e non perché sono ricco, ma perché è stato un piacere fare qualcosa per te, guarda oltre, so che lo sai fare, guardalo come un gesto di gentilezza – alza gli occhi al cielo e fa un passo avanti, entrando.
Annuisco felice e la guardo tirare fuori Clo dalla borsa, per poi guardarla correre verso Watson.
- Parti? – la vedo sbirciare dietro di me. Ha notato la valigia nell’ingresso.
- Domani mattina io e il finto bassotto andiamo da mia madre – spiego – Tu sei veramente sicura di voler passare il Natale da sola? –
Lei annuisce – Se non hai nessuno, puoi, cioè puoi venire con me se vuoi, so che non conosci nessuno ma siamo brave persone –
- Oh immagino – sorride – non pensare che non abbia nessuno, in realtà la mia famiglia è particolare, se puoi capire cosa intendo, e le persone che reputo veramente degne di essere chiamate famiglia, sono troppo lontane da me. Ma non preoccuparti, io e il vero bassotto, staremo alla grande –
- Non ti seguo – famiglia particolare, famiglia che reputa degna, mi sono perso.
- Hai presente quando mi hai detto che tu scrivi i tuoi testi ma poi le melodie e così via, le rivedi con altre persone. Anche per me e la scrittura è così, ci sono persone della mia vita che sono lontane materialmente ma tanto vicine al mio cuore, loro sono la mia vera famiglia, quelle poche persone che mi sono affini, che guardano oltre e vedono chi sono davvero, purtroppo non posso averle con me, quindi va bene anche così – mi sembra una cosa tanto triste, Natale da sola. Lei però non sembra dispiaciuta, anzi, quindi perché dovrei esserlo io.
- Capisco – dico solo – Ma sei tutta bagnata, vuoi qualcosa di caldo, ho dei biscotti buonissimi che mi ha portato un’amica – la vedo illuminarsi quando uso l’appellativo amica.
- Grazie accetto volentieri –
In pratica pranziamo con tea e biscotti, con Watson e Clo che condividono la stessa ciotola – Oh, aspetta, oltre ai soldi vi avevo portato anche un’altra cosa – salta giù dallo sgabello e va vicino alla borsa dalla quale ha tirato fuori Clo quando sono arrivate e ne estrae un pallone da calcio di cuoio bianco – Oggi pioveva, è un po’ rovinato ma lei non lo usa più e so che voi uomini lo userete volentieri in una giornata come questa, costretti in casa –
Lancia la palla e Watson impazzisce all’istante – Grazie per il pranzo alternativo, questa tua amica è veramente brava con i dolci – scherza.
- La prossima volta le chiederò di farmi una torta – mi gratto la testa e mi mordo il labbro, perché mi fissa con i suoi grandi occhi scuri e improvvisamente mi sento in soggezione.
- Buon viaggio per domani allora e passate un buon Natale ragazzi! – si abbassa e abbraccia Watson fortissimo, gli bacia il muso poi agguanta Clo, la infila nella borsa ed esce.
Mi sento di nuovo tranquillo, sistemo la cucina canticchiando fino a quando non vedo Watson spuntarmi davanti con i pallone in bocca – Vuoi giocare è? Forza! –
Ci spostiamo nella zona più ampia dove c’è solo il tavolo da pranzo che non usa mai nessuno, faccio cadere la palla per terra, palleggio un po’ e gliela tiro, lui muove le zampone e me la ripassa nemmeno fosse stato addestrato a farlo, è troppo divertente.
Per l’ennesima volta voglio immortalare la scena, tiro fuori il cellulare dalla tasca e premo registra. Lui ovviamente non me la lancia indietro come ha fatto fino ad ora, no, lui la prende in bocca e non posso far altro che ridere – No, non mangiarla, gioca a calcio, avanti! – lui la lascia e io gliela rubo ma rotola lontano – Ooooh – la recupero, gliela rilancio e questa volta ottengo quello che voglio, me la passa – Ottimo lavoro! Prova ancora – gliela rilancio ma lui la ferma con la zampa e la blocca, solo che gli scivola e quasi si ribalta. Mi siedo per terra ridendo come un matto e lo afferro per le orecchie e lo abbraccio – Ti voglio bene mammut! –
Andiamo a letto presto, dopo aver cenato, sbircio qualche volta verso casa di Cat, lei non mi vede, ma io sì, credo passi tutto il pomeriggio a scrivere, vedo il riflesso della schermo nel vetro della finestra e non posso fare a meno di sorridere.
 
 
 
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Mi sveglio con un messaggio di Zayn, dice che non sa se riuscirà a venire, ma che devo dare un bacio a mia madre e ringraziarla.
Avrei voluto vederlo, ma ormai mi devo abituare che non si può e la cosa mi rattrista, capisco di cosa parlava Cat ieri, quando parlava di quelle amiche che considera come la sua famiglia ma sono troppo lontane. Anche Zayn per me è parte della famiglia, un pezzo di cuore, eppure sono più le volte che siamo lontani anche se vorrei l’esatto contrario.
Carico le valige in macchina, sistemo il telo per evitare che Watson mi distrugga i sedili e prendo tutti i giochi che trovo in giro, compresa la palla di cuoio, sarà un incubo stare due ore e mezza in macchina con lui, ricordo ancora il viaggio di ritorno da Birmingham.
Dopo un ora di viaggio sono esausto, così appena vedo un SainSbury’s poco fuori Londra, decido di fermarmi, è grande, molto più di quello di Worplesdon, entro e mi dirigo subito al reparto di elettronica e dopo aver chiesto informazioni ad un commesso trovo quello che cercavo, lo infilo nel cestino e decido che è veramente brutto arrivare a casa di mia madre a mani vuote, cioè i milioni di pacchetti che ho nel baule non sono proprio arrivare a mani vuote però decido lo stesso di prendere una piccola torta a forma di regalo di Natale, prendendola direttamente dal banco servito e chiedendo di farmela impacchettare.
Mentre aspetto mi trovo accanto a un carrello, c’è una bimba seduta che mi fissa e sua mamma mi sorride – Ti ha riconosciuto perché sua sorella maggiore va pazza per voi! – spiega la mamma. Non faccio in tempo a realizzare, sto ancora guardando la bimba dolcemente che la vedo estrarre il cellulare e farmi una foto – Spero non ti dispiaccia, anche se forse è meglio che Hanna non scopra che la sua sorellina ha incontrato Liam Payne e lei no -
- Posso farle una dedica – il viso della donna si illumina e dopo aver chiesto carta e penna alla commessa che mi porge la torta, scrivo un breve messaggio: A Hanna. Mi dispiace non averti incontrato “Buona Natale” tanto amore Liam.
Faccio la foto anche con la mamma, sperando che questa povera ragazzina non decida di togliersi la vita il giorno di Natale perché non ha voluto fare la spesa con sua madre, prendo la mia torta e torno alla macchina.
Oggi è il compleanno di Louis e credo stia tornando da Chicago, non lo sento da troppi giorni, appena arrivo devo ricordarmi di scrivergli.
Peccato che una volta arrivato a casa dei miei sembra la fiera dei folli, mia mamma mi sta appesa al collo per dieci minuti, piangendo come una matta, niente di quello che provo a fare per consolarla conta, tantomeno quando le dico che Zayn ringrazia ma probabilmente non ci sarà.
Mio padre è tutto felice, parliamo di sport, di come va il lavoro e di quello che penso di fare nei prossimi mesi, stiamo seduti sul divano bevendo del brandy e mi sembra veramente tutto perfetto.
Quando arrivano le mie sorelle e i loro ragazzi, quando vedo Loki entrare dalla porta tutto diventa ancora più magico. Tutti a coccolarmi e a farmi festa che non so come, si fa notte fonda.
Ho fatto gli auguri a Louis in privato e gli auguri di buona vigilia su twitter, ma quando mi infilo nel letto, Watson che si posiziona in fondo ai miei piedi, leggo troppi messaggi dispiaciuti delle fan, che chiedono perché mi sia dimenticato di fare gli auguri a Lou.
Neanche a farlo apposta lui mi risponde, dice di essere in giro con Oli a fare danni, quando mai!
E dal momento che Niall, il re dei compleanni glieli ha fatti su twitter, io cerco una foto che mi piace particolarmente di noi due in Messico e la posto su IG: Buon compleanno ragazzo mi manchi fratello spero che tu ovunque sia stia passando una buona giornata pazzo!!
Poi mi addormento.
 
 
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Il Natale prosegue con la stessa euforia della vigilia, mangio fino a scoppiare, abbraccio mia mamma tanto da farla stancare e sono felice di vedere come Watson e Loki interagiscano felici.
Un pensiero però va a Cat, la penso sola a casa, è pur sempre Natale, mi sento uno stupido a non averle chiesto nemmeno il numero di telefono, avrei potuto farle gli auguri.
- A cosa pensi? – Ruth mi si avvicina e mi bacia la fronte.
- Alla mia vicina di casa – dico vago.
- Nuova fiamma? – indaga, le vedo brillare gli occhi.
- È una scrittrice, simpatica, carina e un po’ stravagante, sta passando il Natale sola –
- Non può, nessuno dovrebbe passare il Natale da solo! – sembra sconvolta.
- È quello che le ho detto anche io… -
- E tu vorresti andare a farle compagnia? – alza e abbassa le sopracciglia.
- Forse, ma non voglio privare mamma del suo tempo. Ha desiderato tanto averci tutti insieme qui senza orari e costrizioni –
- Ha tutto il tempo che vuole ora per stare con te, non si arrabbierà vedrai – sospiro e torniamo in salotto, apriamo i regali e io continuo a guardare l’orologio, giochiamo e scherziamo, portiamo fuori i cani e facciamo gli auguri a tutti i vicini. Il bello di Wolver è questo, per la maggior parte di queste persone io sono solo Liam. Solo io.
Anche per Cat sono solo io, così appena torniamo in casa decido – Mamma ti devo dire una cosa, ma non ti dispiacere –
- Che succede? – chiede allarmata.
- Dovrei tornare a casa stasera, sai c’è un’amica che è sola ed è il giorno di Natale e… -
Lei ridacchia e si allunga a catturarmi le guance per poi stamparmi un bacio rumoroso vicino alla bocca – Ruth mi ha detto tutto, ho un figlio con un cuore enorme. Vai pure, tesoro. Avremo tanto tempo ora per stare insieme! –
La abbraccio forte e dopo aver salutato tutti, carico il mammut in macchina e partiamo.
Arrivo a Worplesdon che è buio pesto, piove anche un po’ prima di aver parcheggiato afferro una berretta nuova che mi ha regalato mia sorella e il sacchetto di SainSbury’s, aggancio il guinzaglio di Watson e mi dirigo verso casa di Cat.
Mi viene ad aprire con il viso assonnato, ha un buffo maglioncino bianco e bordeaux con delle renne, è adorabile, non ha trucco e i capelli sono sempre arruffati eppure mi sembra incantevole, mi scalda il cuore appena mi sorride – Buon Natale mio piccolo Grinch! – lei si stira e mi lascia passare – Cosa ci fai qui, non eri dalla tua famiglia? –
- Non volevo che passassi il Natale da sola! – faccio spallucce e mi dirigo il salotto senza chiedere permesso, Watson che mi segue e Clo che abbaia felice girandoci attorno.
- Non dovevi ti avevo detto che… – le mostro la sportina e – Chiudi gli occhi! – ordino. Non lo fa subito, non sembra convinta, ma poi mi ascolta – ora puoi aprirli – si illumina quando si trova davanti il dvd di Quattro bassotti per un danese – Da da da dannnn! – allargo le braccia e lei scoppia a ridere – Come lo hai trovato? – ha gli occhi luminosi.
- Ehi stai parlando con Liam Payne, ragazza! – lei lo afferra e si sposta verso la televisione, si piega ad accendere il lettore dvd, lasciandomi giusto il tempo per tirare fuori la sorpresa numero due.
Tossicchio per attirare la sua attenzione, lei si tira su e guarda la mia mano alzata sopra le nostre teste, dove tengo un rametto di vischio che ho rubato nel giardino dei miei - Liam ma… - non la faccio ribattere mi sporgo in avanti e catturo le sue labbra, lei resta ferma ed io anche, mi godo il calore di questo tocco, finché lei non reagisce e si aggrappa alla mia maglia, avvicinandosi un po’, senza però fare altro.
Mi stacco piano, la guardo e sorrido. Ha le guance rosse, si morde un labbro e fa un passo indietro – Io non… -
- Non pensare male, è un augurio… un ringraziamento perché.. perché tu sai guardare oltre Cat e ti meriti di passare un Natale con qualcuno a cui interessi veramente chi sei tu – mi sento uno stupido a dirlo, non la conosco affatto, ma è stato bello baciarla, così, come se fossimo due scolaretti delle elementari.
- Liam sotto il vischio ci si bacia a Capodanno! – mi ammonisce ed io sbuffo – Ma sei veramente impossibile tu! –
- Sì, lo so! – ride e si alza ancora sulla punta di piedi, stavolta mi abbraccia forte e io lascio cadere il vischio per avvolgerla a mia volta – Grazie di saper guardare oltre anche tu! – me lo dice sulle labbra e questa volta ci baciamo davvero, piano, con delicatezza infinita, abbiamo entrambi le labbra carnose e soffici ed è un piacere farlo, quasi mi dispiace staccarmi, se non fosse perché entrambi sentiamo i nostri due amici a quattro zampe fissarci curiosi.
Scoppiamo a ridere e ci buttiamo sul divano, Cat afferra il telecomando e mi passa la coperta, io la apro e avvolgo entrambi, facendola sistemare fra le mie braccia.
- Buona Natale Cat! –
- Buon Natale Liam! –
Il resto è silenzio, mentre la vecchia sigla della Disney riempie la stanza.
Solo io, sì, solo io, lei e due dolci cani a farci compagnia.
Uno dei più bei Natali di sempre.


[nda]
 
Buon pomeriggio a tutti, e sì dai Buon Natale in ritardo, questa doveva essere la os di Natale però ieri proprio non sono riuscita a finirla! 
Spero vada bene lo stesso, per una volta volevo scrivere qualcosa di romantico, dolce e fluffly, perché la coppia Liam-Watson mi ispira tante cose dolci, io so cosa vuol dire amare un cane, quindi questa storia è un po' anche per quella vecchietta della mia bassotta, Clo!
E' tutta pov Liam perché.. beh perché lui mi ispira sempre e tanto, è il mio regalo di Natale ogni giorno di ogni mese di ogni anno da quando è entrato nella mia vita, non smetterò mai abbastanza di dirgli grazie. 
Spero che anche se c'è solo dolcezze vi piaccia, l'ho scritta pensando a una nana che ancora per un po' è meglio che certe cose non le legga, ma che si merita una storia tutta per lei, senza bisogno di censure da parte della sua mamma! Elisa per un volta vi potrete godere la storia insieme. Da Grinch a Grinch, Buon Natale!
Spero che tutti abbiate passato delle belle feste, io per la prima volta dopo anni l'ho fatto, un po' anche grazie a questa os!
Un bacio grande!
Buone feste
SARA

 
   
 
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