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Autore: annamatte    30/12/2015    2 recensioni
La storia si svolge mesi dopo l'ultima stagione del telefilm. Buffy ha deciso di trascorrere il Natale a Los Angeles. Le cose non andranno come aveva previsto.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Buffy Anne Summers, Dawn Summers, William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Era il primo Natale che Buffy poteva festeggiare senza brutti pensieri o preoccupazioni.
 Non c'era più l'ansia che qualche Big Bad sarebbe arrivato e avrebbe rovinato i festeggiamenti o minacciato di aprire la Bocca dell'Inferno, né imminenti Apocalissi da scongiurare.

Buffy per la prima volta era libera da ogni dovere, perché nel mondo ora vi erano centinaia di Cacciatrici pronte all'azione, in caso di necessità.
Non era più La Cacciatrice, sola ad affrontare tutto il male del mondo. Tutto quel peso non gravava più sulle sue spalle come in passato.

Eppure Buffy si sentiva più sola che mai. Perché ora che poteva rilassarsi e divertirsi un po', lei non aveva nessuno con cui passare il Natale.
Dawn avrebbe trascorso le vacanze a Roma, a casa dei suoi nuovi amici, che aveva conosciuto alla Scuola Superiore che frequentava.
Xander, da quando Anya era morta, era piuttosto schivo e preferiva stare lontano da Buffy e Willow. Perché loro gli ricordavano i bei momenti e anche quelli meno piacevoli di Sunnydale e, ora come ora, egli non poteva permettersi di tornare là con la memoria. Troppi rimpianti, troppo dolore. Buffy lo capiva bene. Così egli aveva deciso di viaggiare e vedere nuovi posti e, nel frattempo, dava una mano a Giles, cercando nuove Cacciatrici da reclutare per l'addestramento nella Nuova Sede del Consiglio degli Osservatori.

E parlando di Osservatori, Giles era davvero impegnato con il Consiglio e le nuove Cacciatrici, ora che egli era il Capo del Consiglio e tutto era nelle sue mani. Quindi Buffy non poteva andarlo a trovare in Inghilterra, a meno che non voleva essere coinvolta anche durante le Feste... un serio no a quello.
E Willow era con Kennedy a Parigi. Dopo un ennesimo litigio e conseguente riappacificamento  con la sua fidanzata, infatti ella aveva deciso che avrebbero trascorso una settimana nella romantica città. Forse così si sarebbero riavvicinate, visto che ultimamente le cose fra di loro non andavano così bene.

Poi c'era Angel...e Buffy sapeva che lui era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere. Non poteva farci niente. Dall'ultima volta che lo aveva visto a Sunnydale, le cose erano molto cambiate per lei. Lei era molto cambiata.
 A volte ripensava al discorso della "pasta da biscotto" che gli aveva fatto e si chiedeva perché quella volta si era sbilanciata a dire quella cosa stupida. E la risposta che si dava era che aveva avuto paura. Paura dei suoi veri sentimenti. E del giudizio di Angel a tal proposito. Angel, il vampiro che le aveva spezzato il cuore più volte e aveva condizionato molte scelte della sua vita, volontariamente o no. Il vampiro che pensava di avere amato con tutta sé stessa, quando in realtà ella non aveva ancora capito cosa fosse il vero amore, finché non era troppo tardi.
Angel, che le aveva dato l'Amuleto...
Buffy sapeva che lui non era da incolpare, ma per ora non si sentiva di rivederlo e i suoi sentimenti per lui non erano quelli di una volta.

Però Los Angeles non era una cattiva idea. Suo padre aveva cercato di riallacciare i ponti con Buffy e Dawn e, mentre sua sorella non voleva nemmeno rispondere alle sue telefonate e diceva che egli per lei non esisteva più, Buffy voleva guardarlo dritto negli occhi e sentire le sue ragioni per un'ultima volta, ma soprattutto spiegargli che inferno avevano passato lei e Dawn dal momento che egli aveva voltato le spalle a loro senza neanche un ripensamento, lasciandole da sole ad affrontare la malattia della madre, non presentandosi nemmeno al suo funerale e lasciandole in una situazione economica precaria.
Se ella aveva potuto ricominciare gli studi era solo grazie a Giles.

 Egli, ora che il Nuovo Consiglio era stato fondato, aveva istituito un fondo per pagare uno stipendio alle Cacciatrici addestrate che avevano accettato un ruolo attivo nelle missioni e nei pattugliamenti. E Buffy, in qualità sia di Cacciatrice che di allenatrice delle nuove reclute, veniva pagata profumatamente. E ancora, riusciva a trovare tempo per sé stessa e per studiare.

Quindi questa sarebbe stata l'occasione perfetta per andarlo a trovare e avere con lui un'ultima discussione, prima di stabilire se chiudergli la porta in faccia una volta per tutte. Questo è il motivo per il quale Buffy andò al computer e prenotò il volo aereo per Los Angeles.

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Buffy era seduta e stava guardando fuori dal finestrino dell'aereo, con la mente sommersa dai pensieri.
 Era in volo da quasi 12 ore e anche se era stanca, non era ancora riuscita a chiudere occhio.
Non era una novità che non riuscisse a dormire e, quando lo faceva, il suo sonno era disturbato dagli incubi. Più volte si era ritrovata zuppa di sudore, a gridare nel cuore della notte.
Le prime volte Dawn correva preoccupata nella stanza e chiedeva a Buffy cosa fosse successo. Ma lei non riusciva a dire niente e semplicemente si asciugava le lacrime con il dorso della mano e, dopo essersi di nuovo sdraiata e girata su un fianco, dando le spalle alla porta, chiedeva alla sorella minore di tornare in camera sua, a dormire.
 
Ma, dopo alcuni giorni di questi episodi, Dawn semplicemente la ignorava e senza dire una parola si coricava nel letto di Buffy e abbracciava quest'ultima , accarezzandole dolcemente i capelli e tranquillizandola finché  la  bionda non si riaddormentava.

 Buffy non voleva essere un peso per la sorella e così iniziò a pattugliare più frequentemente e fino a tardi, anche se le notti come Cacciatrice a Roma non erano ai livelli di Sunnydale.
 Spesso infatti si trovava solo a vagare per la città, senza una meta precisa. Per fortuna durante il giorno la Cacciatrice poteva tenere la mente occupata con l'allenamento delle nuove Cacciatrici, nella sede che Giles aveva aperto appositamente per lei.

Una hostess passò chiedendole se aveva bisogno di qualcosa, distogliendola dalle sue riflessioni.
 Buffy, dopo aver educatamente rifiutato, guardò l'orologio e si voltó di nuovo verso il finestrino.
Fra un ora l'aereo sarebbe atterrato.
Questa era la prima volta dopo mesi che lei ritornava in California.
Subito le balenò nella mente l'immagine di un paio di meravigliosi occhi blu e un sorriso malizioso e affascinante.
"No Buffy. Non andare lì con la testa!"  pensò, "Goditi piuttosto la vista e pensa al gelato che mangerai, una volta atterrata. E poi dovrò chiamare Dawn. Lei vorrà sapere che sono arrivata. Ultimamente ho la sensazione che sia lei a volermi fare da sorella maggiore! Continua a dire che ho un aspetto sciupato e che mangio poco per i suoi gusti, ma non è colpa mia se fra una cosa e l'altra mi dimentico a volte di pranzare! Già, ho tanti impegni, è  solo quello il motivo..."

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Buffy stava passeggiando con il cellulare tenuto fra l'orecchio e la spalla, mentre stava frugando con le mani nella borsetta, alla ricerca dell'ultima lettera di Hank, con sopra scritto l'indirizzo della sua nuova abitazione.
"Lo so come la pensi Dawn. E non ho detto che lo perdono. Ho semplicemente pensato di dargli la possibilità di spiegarsi e-" lei fu subito interrotta "Buffy! Lui non merita nessuna possibilità! Lui ha perso ogni possibilità nel momento in cui la mamma si è ammalata e lui non si è degnato nemmeno una volta di sapere come ce la stavamo cavando! E quando mamma è morta non è nemmeno venuto all'ospedale! Per non parlare dei debiti e delle bollette da cui eravamo sommerse! Nostro padre, se si può anche chiamare così, è uno stronzo!"
"Dawn!"
 "Beh, è la verità! E io non riesco ancora a capire cosa ti è saltato per la testa! Te l'avevo detto che a forza di saltare i pasti, prima o poi avresti iniziato a dare i numeri!"
A questo Buffy roteó gli occhi e disse "La vuoi smettere di farmi la predica! Sto mangiando, Dawn! Ho appena finito un gelato."
 "E quello me lo chiami cibo!"
Buffy prese la lettera e chiuse la borsa, continuando la conversazione.
 "Questo comunque non era il punto del discorso. E non sto dando i numeri. Ho solo deciso di andare lì e sentire cosa ha da dire. In fondo è nostro padre, un pessimo padre - sono d'accordo - ma pur sempre l'unico parente stretto che ci è rimasto. E non è divertente trascorrere il Natale da sola, in ogni caso!"

Buffy sentì un sospiro provenire dal telefono e poi Dawn disse: "Lo sapevo che non dovevo accettare l'invito dei miei amici. Non mi avevi detto di essere sola, Buffy! Altrimenti sarei rimasta con te!"
"No, Dawnie. Non è giusto. Tu hai degli amici e ti stai rifacendo una vita lì a Roma. Divertiti e non pensare a me. Te l'ho detto: io sono la sorella maggiore e io devo preoccuparmi per te, non il contrario. Me la caverò benissimo!"
"Ehi! Nemmeno io sono più una ragazzina!". Fece una pausa, poi parlò di nuovo. "Allora...sei proprio sicura? Sei ancora in tempo per tornare e festeggiare con me e i miei amici il Nuovo Anno. A loro non dispiacerebbe conoscerti. E poi il biglietto aereo te lo ha pagato Giles con i soldi del Consiglio."
 Buffy sorrise. "Grazie Dawnie, ma ormai sono qui e sarei stupida a tornare indietro. E anche se volessi, non credo ci siano voli liberi oggi che è la Vigilia di Natale."

Le due sorelle si salutarono e poi Buffy rimise il telefono in borsa e si guardò intorno, alla ricerca di un taxi. Trovatone uno, salì a bordo e diede all'autista l'indirizzo sulla busta.
Erano le tre del pomeriggio e c'era molto traffico. Via via che il taxi proseguiva per le strade di Los Angeles l'agitazione in Buffy cresceva. I dubbi iniziarono a farsi strada nella sua testa e lei si chiese se avrebbe fatto meglio a dare ascolto a Dawn.
Quando si ritrovò davanti al portone del palazzo che corrispondeva all'indirizzo dato, le sue mani sudavano ed ella tremava leggermente. La bionda fece un profondo respiro e premette il tasto del citofono.
"Ecco. Ci siamo."

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Buffy aveva suonato il citofono ed era stata in attesa di sentire la voce di suo padre o lo scatto del portone che si apriva, ma non accadde niente. Allora provò a premere il tasto una seconda volta. Niente. Riprovò di nuovo, questa volta premendo il tasto più a lungo. Poi controlló l'orologio - erano quasi le quattro del pomeriggio. Era rimasta imbottigliata nel traffico più a lungo di quanto pensasse.
Forse Hank l'aveva aspettata e, vedendo che lei non arrivava, aveva pensato che il volo avesse un ritardo ed era uscito a fare delle commissioni.
Beh, avrebbe aspettato seduta sugli scalini esterni del palazzo.

Dopo un'ora di attesa, Buffy aprì la borsetta e controlló il cellulare. Nemmeno una chiamata. Allora cercò nella rubrica il numero che si era segnata prima di partire per l'aeroporto e diede la conferma alla chiamata. Le rispose la segreteria telefonica.
 "Dannazione papà! Dove sei finito..."con uno sbuffo lei rimise il cellulare in borsa, si rifece la coda di cavallo e attese.

Erano le 17:30 e il sole era tramontato da poco. Buffy ormai era in piedi e passeggiava nervosamente avanti e indietro sul marciapiede. Riprovò a chiamare Hank con il suo cellulare e finalmente il numero suonò libero.
"Pronto?"
"Sono Buffy. Papà, dove diavolo sei finito? Sono quasi due ore che sono davanti alla porta di casa tua e, a meno che l'indirizzo sulla tua lettera è sbagliato ed esiste un altro Summers che abita qui, tu non ci sei!" Silenzio. Buffy aggrottò la fronte.
 "Pronto? Papà?"
"Così sei venuta...", lui rispose dopo un attimo.
 "Come sarebbe a dire che sono venuta? Si, sono qua fuori."
"A Los Angeles.", replicò Hank con una strana voce.
 Buffy cominciò a perdere la pazienza. "No, nel Paese delle Meraviglie! Accidenti, mi è appena passato davanti Bianconiglio! Credo che lui sia più puntuale di te! Mi vuoi dire dove diavolo sei?"
"Ascolta tesoro, io ti avevo telefonato due settimane fa e tu eri rimasta sul vago quand-" Buffy lo interruppe, alzando leggermente la voce per poi riabbassarla quando due passanti si girarono a guardarla. "Sul vago? Io ti ho detto che non avevo di meglio da fare e ci avrei pensato su, al che mi hai risposto che mi avresti aspettato in ogni caso, visto che eri solo e non dovevi andare da nessuna parte! Sono le tue testuali parole! In più ti ho mandato un messaggio pochi giorni fa!"
"Lo so Buffy, ma-"
 "Dove sei, Hank?!" Buffy frustrata si passò una mano sui capelli, liberando qualche ciocca dalla coda.
"Sono in Brasile, a Rio de Janeiro. C'era questo viaggio last minute e conveniva davvero. Io pensavo che tu avresti ignorato il mio invito come al solito, dato che tu e Dawn non rispondete praticamente mai alle mie chiamate...e poi c'era Karen, la mia segretaria. Lei altrimen- " Hank fu interrotto di nuovo da Buffy.
Ella stringeva la mascella e non si curava più di tenere basso il tono della voce.
"Mi stai dicendo che io ho fatto un volo di tredici ore per venire a trovarti, mentre tu invece sei a spassartela in una spiaggia del Brasile con una delle tue ultime sciaquette da quattro soldi?!" A Buffy iniziarono a bruciare gli occhi, mentre continuava a sfogarsi. "Dio, che stupida sono stata a sperare anche solo per un momento che fossi dispiaciuto e pronto a cambiare! Dawn aveva ragione, dovevo ascoltarla. Ma no! Buffy è la solita stupida ingenua! Perché non dare a mio padre una seconda possibilità? Magari egli è cambiato. Magari non sono la solita illusa. Maledizione!"
"Aspetta, Buff-" Buffy schiacciò con furia ripetutamente il tasto di fine chiamata del telefono e cercò di calmare il respiro, mentre sbatteva le ciglia per cacciare via le lacrime.Poi si guardò intorno.
 I lampioni si erano accesi da poco e illuminavano la strada e il marciapiede. La Cacciatrice si sistemò i capelli con mani tremanti e si allontanò dal palazzo, camminando verso una meta che non conosceva nemmeno lei.
"Questo Natale fa schifo!", disse fra sé e sé.

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Erano le undici di sera e Buffy stava ancora girando per le strade di Los Angeles.
Le illuminazioni di Natale era dappertutto e davano alla città un'atmosfera quasi magica. Ma La Cacciatrice ci faceva a malapena caso.

Era parecchio freddo per essere una delle notti invernali della California e lei si strinse nella giacca e si sistemò la sciarpa all'altezza del mento.
 Fortunatamente non aveva dovuto trascinarsi dietro valigie, perché quando decise di andare a trovare suo padre, non sapeva ancora come sarebbe andato l'incontro e quanto si sarebbe fermata. Così aveva optato per fare shopping una volta arrivata in città, avendo tutto il pomeriggio a disposizione. Evviva l'ottimismo.

Guardò le finestre illuminate delle case e immaginò là dentro famiglie felici o coppie di innamorati, pronte a scartare i regali e scambiarsi gli auguri con tatto affetto e gioia.
Poi si immaginò con Lui. Spike. Quanto faceva male anche solo pensare il suo nome.

Dopo la fuga da Sunnydale, Buffy e Willow avevano parlato molto di tutta l'esperienza e il futuro che le attendeva, ma mai una volta la Cacciatrice aveva menzionato il nome del suo vampiro. Era troppo doloroso parlarne con gli altri, anche se egli era sempre nei suoi pensieri.
Quante notti aveva passato sveglia, a chiedersi cosa avrebbe potuto fare di diverso per salvarlo.
Era arrivata anche a pensare a quanto sarebbe stato meglio se Angel avesse indissato l'amuleto al posto suo e sapeva che era meschino da parte sua. Ma Spike le mancava troppo.

Il dolore era straziante e il senso di colpa la dilaniava. Perché egli non le aveva creduto. Buffy aveva aspettato troppo per dirgli che lo amava. "Ti amo " "Non è vero, ma grazie per averlo detto".
A quest'ultimo pensiero, Buffy chiuse un attimo gli occhi e deglutì. Quando li riaprì guardò di nuovo verso una casa.
 Da un lato della porta d'ingresso, in un grosso vaso, era posizionato un albero di Natale, decorato con illuminazioni lampeggianti e palline colorate; mentre alla porta d'ingresso era appesa una ghirlanda.
E il pensiero andò di nuovo a lei e Spike, occupati a decorare un albero di Natale insieme, pronti a passare il loro primo Natale come una coppia. Immaginò sé stessa a ridere e cercare di attaccare una pallina all'albero, mentre Spike la abbracciava da dietro e le solleticava il collo con le sue labbra, cercando di distrarla con baci e carezze dal compito.
La vista le si appannó e lacrime calde le scesero sulle guance.

Cercò il cellulare e compose un numero. Aveva bisogno di parlare con qulacuno. Avrebbe chiamato Willow. Ma il suo telefono era scarico e si spense prima di effettuare la chiamata.
"Dannazione! Oggi è proprio il mio giorno fortunato!" imprecò fra sé Buffy.
Le lacrime continuavano a scorrere copiosamente sul suo viso e lei sentì come se dentro di lei si fosse rotta una diga, come se il dolore e tutti i sentimenti che aveva racchiuso nel profondo della sua anima si fossero improvvisamente liberati e ora si facessero strada, combattendo a calci e pugni per uscire.
Buffy barcolló e con un forte singhiozzo si accasciò per terra, sulle ginocchia, mentre con le braccia si stringeva la vita. E poi iniziò a piangere sul serio. Versò tutte quelle lacrime che aveva trattenuto a fatica per mesi, versò tutto la sua disperazione e sofferenza.
Poi rivolse il suo viso al cielo e con voce strozzata dal pianto disse: "Perché non posso mai essere felice?Sono sempre a combattere le vostre battaglie e non mi sono mai tirata indietro una volta. In cambio io chiedevo solo un Natale diverso. Un Natale in cui anch'io potessi essere come quelle famiglie là dentro! Vi prego! Prima era la Chosen One, La Cacciatrice. Ora ci sono tante altre come me e non è cambiato nulla. Non voglio anche quest'anno essere sola contro il resto del mondo! Non voglio più essere sola! Vi prego...". La voce si spezzò dal pianto ed ella continuò a sfogarsi, finché non le doleva la gola e non era rimasta più una lacrima da versare.

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Buffy si tirò su e si strofinó la manica della giacca sul viso, per asciugare le lacrime. Aveva appena finito di sistemarsi la borsa, quando sentì l'urlo di una donna provenire da non molto lontano rispetto a dove si trovava lei.
La Cacciatrice iniziò subito a correre per raggiungere velocemente il vicolo da dove giungeva il grido.
Là c'era una donna dai capelli castani, tenuta per le braccia contro il muro di un edificio da un vampiro. Altri due vampiri erano in piedi poco più indietro e ridevano del terrore della brunetta.
Buffy infilò le mani nelle tasche e con una strinse il paletto, che prontamente teneva lì. Poi si fece avanti e disse: "Non sapevo che stavate dando una festa privata! Sono invitata anch'io?"
I vampiri si girarono verso di lei simultaneamente e il più grosso fra loro mollò la presa sulla donna e ringhiò "Cacciatrice!" Buffy avanzò con un piccolo ghigno dicendo "Preferivi che fossi Babbo Natale? Penso che tu sia un po' cresciuto per credere alle favole!"
Dopodiché con un ringhio i vampiri si avventarono contro di lei. Buffy tirò fuori il paletto dalla tasca e velocemente lo scagliò contro il petto del vampiro di fronte a lei, che andò in polvere. Poi si abbassò schivando il pugno del vampiro alla sua sinistra e girò su sé stessa calciando con un piede le gambe di questo e lo fece finire per terra.
La Cacciatrice fece appena in tempo ad alzarsi che il vampiro più grosso le fu addosso e con una mano le strinse la gola. Buffy allora prese il braccio che la soffocava con entrambe le mani e facendosi forza con esse tirò su le gambe e lo calciò con forza nello stomaco. Il vampiro allora mollò la presa e Buffy prontamente lo prese a pugni e con un calcio lo fece volare contro il muro dell'edificio.
Poi ella prese il paletto nell'altra tasca e affrontò l'altro vampiro, che nel frattempo si era rialzato e si stava scagliando addosso a lei. La Cacciatrice  fece per affondare il paletto nel suo petto ma e esso lo schivò e diede un colpo alla sua mano, facendolo volare qualche metro più in là.
 Allora iniziarono a combattere a mani nude e la Cacciatrice, dopo aver assestato al vampiro qualche pugno e aver evitato o bloccato i suoi, lo scartò di lato, fece una capriola e raggiunse il paletto per terra. Poi lei si girò e, quando il vampiro le saltò addosso con un salto, gli conficcò il paletto nel petto e si alzò in piedi, mentre il vampiro scoppiava in polvere.

Il vampiro grosso si era ripreso e corse verso di lei urlando: "Questa me la pagherai, Cacciatrice!"
"Ma quanto è banale questo? Non avete mai una frase originale?" E con questo Buffy lo affrontò con un calcio rotante e lo rimandò a sbattere contro il muro. Con questo ultimo atto, Buffy ruppe il tacco del suo stivale e esclamò con un broncio: "Uffa! Questi stivali erano nuovi e non li avevo nemmeno acquistati ai saldi! Ora TU me la pagherai!" e con una mossa precisa lanciò il paletto contro il vampiro, centrandolo perfettamente nel cuore.
Poi si strappò entrambi i tacchi, per poter camminare più agevolmente e si scrollò di dosso la polvere dei vampiri picchettati, dicendo accigliata: "E con questo abbiamo concluso la giornata alla grande!"
La Cacciatrice si rivolse alla brunetta, che era ancora rannicchiata in un angolo e le chiese: "Tutto bene? Sei ferita?".
 La donna scosse la testa e Buffy le disse "Ora vai subito a casa e non uscire per nessuna ragione finché non è giorno. È Natale e c'è poca gente a quest'ora per le strade, quindi è pericoloso girare da soli."
La donna ringraziò Buffy di cuore e si allontanò in fretta dal vicolo.

Buffy controlló l'ora - era mezzanotte da pochi minuti. "Buon Natale Buffy..." sussurrò tra sé e fece per incamminarsi a sua volta quando avvertì qualcosa che la fece fermare. Un formicolio nel collo. Uno che non sentiva da tanto tempo, da troppo tempo. E uno che sarebbe stata in grado di distinguere sempre e ovunque.
Il suo cuore iniziò a battere veloce nel petto e provò una forte stretta nello stomaco. Con il respiro tremante Buffy cominciò a guardarsi attorno pensando nel suo stato confusionale una sola cosa: "Non è possibile".
E poi accadde. Lei lo vide.
 Da un angolo buio del vicolo spuntarono un paio di stivali e un cappotto di pelle neri, indossati da una figura dai capelli ossigenati e gli occhi più blu che avesse mai visto.
"Spike." sussurrò Buffy, la voce tremante e gli occhi sgranati.
"Ciao Buffy." disse a sua volta il vampiro, con riverenza.
 Buffy si fece avanti lentamente e con una mano tremante sfiorò il petto di lui, rivestito dallo spolverino di pelle.
"Sei vero..." disse lei con voce flebile, mentre le lacrime cominciavano a formarsi nei suoi occhi. Spike deglutì e tentò di ricacciare indietro le lacrime, che a sua volta si stavano formando nei suoi occhi. E il prossimo minuto lei era fra le sue braccia, un singhiozzo levatosi dalla gola.
Buffy continuava a stringerlo forte e a singhiozzare, il viso di lei  nascosto nell'incavo del suo collo, le sue mani non volendo rilasciare la presa, per paura che se lo avessero fatto lui non sarebbe più stato lì. E Spike la cingeva a sé e le accarezzava la schiena, continuando a mormorarle suoni dolci e calmanti. "Shhh Buffy! La mia splendida Cacciatrice. Sono qui amore, ti tengo." La voce di lui era colma dall'emozione e le lacrime gli bagnavano le ciglia, mentre continuava a sussurrare. "Un maledetto sogno diventato vero, sei tu. La mia meravigliosa dea dorata, qui fra le mie braccia. Maledizione. Sono stato spolverato e non me ne sono reso conto, perché questo è il paradiso."
Il vampiro la allontanò leggermente e si guardarono dolcemente negli occhi. Buffy fece una via da mezzo fra una risatina e un pianto e Spike le sorrise a sua volta. Poi la bocca di lui si abbassò sulle sue labbra, dischiudendole in un profondo bacio sensuale, e Buffy lo ricambiò con tutto l'amore e la disperazione che aveva nel cuore. Buffy gli gettò le braccia al collo e si premette contro di lui, godendosi la sensazione della sua lingua che si intrecciava con la propria e assaporandolo con passione, mentre le mani di lui le strinsero i fianchi in modo possessivo, per farla avvicinare ancora di più, poi scesero lungo la schiena e più in basso. Un brivido lo scosse, mentre lei lo baciava con tale passione e staccandosi un attimo per lasciarla respirare, Spike mormorò con voce roca :"Dio, quanto mi sei mancata!". Poi riniziarono a baciarsi.
Spike affondava la lingua nella bocca di Buffy, esplorandola quasi con disperazione e godendo della magnifica sensazione del corpo di lei tra le sue braccia. Era come un sogno diventato realtà ed entrambi non riuscivano a staccarsi l'uno dall'altro, non riuscivano a smettere di baciarsi, per paura che se uno di loro avesse interrotto quel contatto anche solo per un attimo, sarebbero tornati alla dura realtà e il loro amato sarebbe sparito.
Dopo quello che sembravano ore, ma mai comunque abbastanza, Spike separò le sue labbra da quelle di lei e disse dolcemente: "Ti amo Buffy. Dio quanto ti amo!", mentre cominciò a coprirle il viso di baci.
"Ti amo anche io Spike. Ti amo così tanto! Ti prego, credimi." rispose Buffy, mentre faceva scorrere  le mani nei capelli di lui.
Allora Spike si fermò e le sollevò il mento con un dito, in modo che lo guardasse negli occhi, mentre l'altra sua mano era posata sul fianco di lei. "Guardami, Buffy. Ti credo. Ti credevo anche allora, ma non potevo maledettamente dirtelo, altrimenti non ti saresti messa in salvo e io non sarei andato avanti con quello che dovevo fare. Maledizione! Sai cosa mi fanno le tue parole?" E con questo la ribació dolcemente e poi la tirò a sé e poggiò il mento sulla sua testa.
Rimasero per un po' così e poi Buffy, quando fu sicura che la sua voce era abbastanza stabile,  gli chiese: "Come hai fatto, Spike? Voglio dire, io ti ho visto prendere fuoco. E poi Sunnydale è crollata..." Spike le rispose senza muoversi da com'era messo. "È una storia maledettamente  lunga e ho intenzione di raccontartela, ma possiamo andare via da qui prima? Stai tremando dal freddo e non vorrei che ti ammalassi, dolcezza."
E in quel momento entrambi si accorsero di una cosa che nessuno di loro aveva ancora notato, in gran parte per il fatto che erano troppo assorti l'uno nell'altro per anche farlo. Stava nevicando.
"Maledizione!" esclamò Spike ridacchiando. "Sta nevicando a Los Angeles!"
"Già. Sembra che questa sia una notte magica." rispose Buffy sorridendo. Entrambi si guardarono ancora una volta negli occhi e si sorrisero a vicenda prima di separarsi. Buffy gli prese la mano e intrecciarono le dita insieme prima di incamminarsi.
Lei gli disse dolcemente: "Buon Natale, Spike".
Spike le sorrise e rispose: "Buon Natale, amore."
E lei: "Il migliore della mia vita."
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FINE
   
 
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