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Autore: DoumekiChikara    30/12/2015    2 recensioni
Dalla storia:
«Kurt sono passati sei mesi, SEI! Sei mesi in cui non ci vediamo!» [...]
«Smettila di ripeterlo, Blaine, lo so anche io che non ci vediamo da sei mesi» [...] «Sembra non ti importi, però! Sono l’unico che sente la tua mancanza? Mi manchi, Kurt, come l’aria! Io ti manco almeno un po’?»

Questa storia racconta di quella volta in cui fu Kurt a compiere un gesto eclatante per riprendersi l'amore della sua vita, Blaine.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Always on My Mind

 
«Kurt sono passati sei mesi, SEI! Sei mesi in cui non ci vediamo!».
Non voleva litigare, davvero non lo voleva, ma era successo e non sapeva nemmeno il motivo! Un attimo prima stavano chiacchierando amorevolmente riguardo la loro rispettiva giornata, flirtando e dicendosi frasi dolci fino a che… fino a che Blaine non aveva espresso a voce la richiesta che più gli premeva. Un semplice “A che ora hai l’aereo? Non vedo l’ora di abbracciarti!” e l’incantesimo era finito. La bolla era scoppiata e si era trasformata in tempesta. Kurt aveva balbettato qualcosa sul fatto che non avrebbe preso nessun aereo, che nonostante i cinque giorni di pausa prima che la sfilata iniziasse effettivamente, non poteva lasciare Parigi, o qualcosa del genere.
«Smettila di ripeterlo, Blaine, lo so anche io che non ci vediamo da sei mesi» sottolineò infastidito Kurt, e questo fece innervosire ancora di più Blaine, perché non era Kurt quello che doveva essere arrabbiato, non questa volta almeno!
«Sembra non ti importi, però! Sono l’unico che sente la tua mancanza? Mi manchi, Kurt, come l’aria! Io ti manco almeno un po’?» uscì più come una domanda disperata che un’affermazione arrabbiata.
«Certo che sì, B! Certo che mi manchi!»
«Allora dimostramelo!»
«Blaine non fare il bambino bisognoso di attenzioni, ne abbiamo già parlato-» iniziò sbuffando Kurt, ma venne interrotto subito da Blaine che oramai stava quasi perdendo le staffe.
«Non è vero, non ne parliamo mai! Sono sempre e solo io che accetto le tue decisioni, senza dire mai un ‘Ma’ solo per compiacerti e perché ho paura di perderti! Ma sai cosa? Bas ha ragione io-»
«Cosa c’entra Smythe ora!!»
«Sono stufo della tua freddezza, del tuo egoismo, del fatto che alcune volte mi dai per scontato e che mi tratti come se fossi il tuo zerbino! Non lo sono, ok? E mi sento come se fossi l’unico dei due a provare dei sentimenti…» sospirò Blaine e sentì come se un peso gli si togliesse dal petto, per poi rendersi conto che forse stava peggiorando le cose e che forse-
«Cosa stai cercando di dirmi, Anderson? Che sono un involucro vuoto che non prova sentimenti? Solo perché non li esterno, come fai tu, dicendo ogni due per due “Ti amo”? Stai forse dicendo che non ti amo
«Se mi ami torneresti! Sono solo cinque giorni che male possono fare?»
«Perché non puoi venire tu? Tanto non stai registrando ora, no? Se devi scrivere, beh puoi scrivere ovunque!» cercò di ‘ragionare’ o quantomeno trovare una soluzione Kurt.
«Stai scherzando, vero Kurt?» quest’ultimo sobbalzò dall’altra parte della linea, non si sarebbe mai aspettato una tale reazione, né un tono così duro «Sono sempre io quello che vola da te, nel vero senso del termine!» Kurt si sentì punto nel vivo ribatté con un quasi sprezzante «Blaine, si tratta della mia carriera!!».
«Oh, come se la mia non contasse un cazzo, vero?» Kurt si stava indispettendo sempre di più, non sopportava che Blaine alzasse la voce o né tanto meno che imprecasse, almeno non quando litigavano!
«Modera i termini, Anderson!» disse quindi cercando di apparire più duro e forte, nonostante dentro stesse lentamente cadendo a pezzi ogni volta che Blaine infieriva.
Il moro d’altro canto era totalmente fuori di sé «No! Vaffanculo, Kurt! È sempre tutto incentrato su di te… Non sei nemmeno mai venuto a vedermi negli ultimi– dimmi, Kurt quand'è stata l'ultima volta che sei venuto a vedermi?» man mano che parlava la voce che da furiosa sfumava in un sussurro sconfitto.
«L'ultima è stato quando- quando- io - le altre volte avevo da fare ma -» balbettò l’altro cercando di sopprimere quel dolore all’altezza del cuore che si intensificava man mano che il moro si sfogava.
«È questo il punto, Kurt, non capisci? Io ci sono sempre per te… Sono così stupidamente innamorato di te che metto sempre te al primo posto in qualunque circostanza-» la voce di Blaine era un sussurro e Kurt era certo che stesse trattenendo le lacrime, gli occhi gli si inumidirono.
«Blaine non-» Kurt era sconvolto. Come erano giunti a quel livello? Poteva quasi vedere l’espressione ferita assunta da Blaine, quei grandi occhioni ambrati delusi e lucidi, sentì il cuore stringersi in una morsa al sol pensiero di esserne la causa.
«In che posizione sono io per te, eh Kurt? Sono almeno fra la top ten delle priorità?» la rabbia di nuovo presente nella voce, uscita come un ringhio ferito.
Kurt lo immaginò mentre si passava una mano tra i riccioli mori, un gesto che faceva sempre quando si sentiva frustrato «Blaine-» tentò un’ultima volta come se dire il suo nome potesse calmarlo in qualche modo; o forse era soltanto che non sapeva cosa dire, perché se avesse detto qualcosa di più sarebbe sfociato in un pianto e non poteva permettersi di piangere, nemmeno con Blaine, non in quel momento, sarebbe stato come farlo vincere.
Ma vincere cosa, Kurt?
Blaine interpretò male quel silenzio che aveva seguito il suo nome e sbuffò un deluso «Ho capito… Lascia stare, ci vediamo fra un mese… Forse» e riattaccò la telefonata. Si passò per l’ennesima volta, quel pomeriggio, la mano tra i riccioli ormai sparati da ogni parte, sospirando sconfitto. Guardò il cordless nella sua mano destra e in un moto di rabbia lo scaraventò contro il muro, questo sfogo momentaneo fu seguito immediatamente da un pianto. Blaine si accasciò su se stesso premendo le mani sugli occhi e prendendo a singhiozzare. Non gli importava del freddo pavimento sotto di lui, tutto ciò che sentiva era una senso di vuoto e abbandono stringergli il cuore in una morsa soffocante che mozzava il respiro e i singhiozzi incontrollabili non aiutavano la sua continua ricerca di aria. Come aveva potuto essere così sciocco? Credeva davvero che Kurt si sarebbe accontentato di lui? Insomma Kurt meritava molto di più. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo che non sarebbe mai stato abbastanza per Kurt, lui doveva diventare qualcuno, lui era destinato a brillare. Solo che si era illuso, aveva sperato di poter far parte di quella luce o quantomeno di essere uno dei pochi in grado di ammirarla da vicino e- e invece, da ora in poi, si sarebbe dovuto abituare a guardare quella luce crescere e divenire abbagliante da lontano, come tutti gli altri, come se non fosse mai esistito un Kurt&Blaine. Questa consapevolezza lo catapultò ancora più a fondo in un baratro oscuro.
*
Dall’altra parte dell’oceano Kurt stava ancora stringendo il telefono con mano tremante mentre sussurrava con voce fioca sempre e solo un nome, “Blaine”, sperando che la familiare voce calda gli rispondesse al posto del freddo e sprezzante suono della chiamata terminata. Si sentiva cadere a pezzi. Come aveva potuto essere così cieco e egoista? Come-? Le lacrime e i singhiozzi scuotevano il suo petto, si strinse con le braccia il busto, come era solito fare nei momenti di sconforto, cercando un calore che non avrebbe mai potuto ritrovare, perché non era delle sue braccia che aveva bisogno, aveva bisogno di due braccia che forse aveva perso per sempre.
*
Era rimasto fermo in posizione fetale con le lacrime ormai seccate sulla pelle, per quelli che sembravano anni, ma forse erano solo ore, o minuti. Decise di alzarsi, solo quando il suo corpo diventò freddo tanto quanto il pavimento. Si diresse verso il bagno con l’intento di farsi una doccia. Non riusciva a pensare a niente, si sentiva completamente svuotato. Come un autonoma si infilò sotto il getto caldo d’acqua, sperando che il caldo alleviasse il dolore. Ovviamente non accadde, anzi dovette uscire in fretta quando la sua mente prese a tormentarlo di immagini di lui e Kurt avvinghiati in quella stessa doccia. Si asciugò in fretta e si mise dei pantaloni della tuta come pigiama, per poi entrare sotto le coperte del loro letto matrimoniale. Non si accorse di aver ripreso a piangere, cercò conforto – stupidamente – abbracciando il cuscino di Kurt e inspirando. L’odore di Kurt non era così forte come avrebbe voluto, per colpa del tempo passati separati, ma lo era abbastanza da fargli male.
Non poteva sopportare di essere stato messo da parte di nuovo, il suo cuore non avrebbe retto di nuovo, e questa volta sembrava ancora più doloroso, era a tanto così alla realizzazione del suo sogno – era a –
No, basta doveva reagire.
Prese il telefono e compose in fretta un numero.
Il numero della sola persona che avrebbe potuto aiutarlo davvero, senza giudicarlo, senza trattarlo con accondiscendenza ma, anzi, dicendogli le cose in modo schietto e conciso.
Sì, era di questo che aveva bisogno, un sostegno, certo, ma anche di qualcuno che lo invogliasse a non piangersi addosso ma a prendere in mano la situazione.
Fu così che chiamò Sebastian.
Mentre aspettava una risposta, contando il numero di squilli che man mano aumentava, si accorse dell’ora. Eh, beh, forse mezzanotte e un quarto di lunedì non era un buon orario per disturbare qualcuno, ma Blaine non attaccò, aveva troppo bisogno di sentire una voce amica in quel momento. Riguardò l’orologio incapace di credere che fosse stato più di sei ore acciambellato su stesso piangendo in mezzo al pavimento del soggiorno. I sui pensieri vennero interrotti da una voce piuttosto insonnolita e preoccupata: «Blaine ma cosa…?». Appena sentì la voce di Sebastian riprese a singhiozzare «È finita, Bas, questa volta sul serio-» un singhiozzo «-è colpa mia non avrei dovuto urlargli contro… io-».
«Killer, hey, non piangere, prendi un bel respiro e dimmi cosa è successo» sussurrò Sebastian. Blaine poteva sentire dei fruscii e una voce assonata – di Thad, evidentemente - chiedere qualcosa, e Sebastian che rispondeva un sommesso “È Blaine, dopo ti dico torna a dormire, amore”, prima di sentire il tonfo attutito di una porta che si chiudeva.
Blaine eseguì ciò che gli era stato detto e sopprimendo un singhiozzo riprese a parlare «Seb – ci siamo sentiti alla solita ora e io ero felice, perché avrebbe avuto dei giorni di pausa prima della sfilata e avevamo detto – o forse ho frainteso io, ma pensavo che gli mancassi, sai? Almeno un pochino e- e-»
«Blaine, hey, calmati! L’ho sempre detto, o no, che quella (Faccia da Checca) è un idiota?»
«Bas, non insultare Kurt» lo riprese il riccio con tono duro in un gesto istintivo.
«Cosa, B? Dopo quello che ha fatto lo difendi ancora?»
«Certo! Io lo amo così tanto, Seb, così tanto…» pigolò Blaine, asciugandosi le lacrime e tirando su col naso.
«Lo so, Blaine, lo so» sussurrò Bastian.
«Pensavo che- che lui venisse qui, che tornasse a casa e invece dice che- che…»
«Che non può perché deve finire i preparativi?» chiese il castano sicuro che quella fosse la risposta giusta. Tipico di Lady Hummel.
«Sì-» affermò il moro in un mormorio «-io ho controbattuto dicendogli che può lasciar fare ai suoi collaboratori, visto che li ha scelti lui stesso, ma- No, figurati! Ne va della sua carriera, capisci? Mi ha messo da parte… ancora una volta».
«Blaine-»
«Sai, però, cosa ho fatto Seb? Non sono riuscito a trattenermi questa volta, ho sentito tutta la frustrazione, la rabbia, il senso di abbandono prendere il pieno controllo e ho incominciato a dirgli ciò che penso e ora- credo di averlo perso… per sempre» mormorò in preda alle lacrime.
«Blaine mi stai dicendo che gli hai risposto per le rime?» chiese Sebastian quasi speranzoso.
«Sì…?» rispose incerto l’altro.
«Oh mio Dio, Blainers!! Ma è fantastico! Preparati!»
«Bas, che cosa stai dicendo?» chiese confuso Blaine.
«Io e Te andiamo a festeggiare! Congratulazioni hai appena acquisito un paio di palle!» esultò il castano dall’altra parte della cornetta.
«Sebastian! Ma che dici? Sei peggio di Santana quando fai così!» rispose Blaine scoppiando suo malgrado a ridere, una risata sincera, fu seguito a ruota da Sebastian, felice di essere riuscito a far ridere l’altro.
«Scherzi a parte, B., sono fiero di te!» disse orgoglioso, ed era sincero.
«Grazie Bas» sorrise Blaine.
Rimasero un po’ in silenzio prima che Blaine parlò timoroso con voce fioca come per non spezzare qualcosa «…Bas?»
«Dimmi Killer» Sebastian era di nuovo all’erta, il tono del suo amico era di nuovo sporcato dalla impotenza.
«Pensi che possa averlo perso per sempre?» pigolò infatti tirando su con il naso.
«… No, Blaine. Sono convinto che capirà l’errore in fretta e che ti richiamerà e farete del meraviglioso, sconcio e appagante sesso telefonico!» rispose con voce sicura.
Blaine scoppiò di nuovo a ridere sollevato «Che scemo che sei!»
«Mi raccomando poi dimmi tutti i dettagli piccanti!» stette al gioco Sebastian cercando di prolungare la risata di Blaine.
«Certo come no! Notte Bas!» rispose Blaine continuando a ridere.
«Notte Blainers» sorrise l’altro.
«Grazie di cuore Sebastian» disse il moro prima che l’altro potesse riattaccare.
«Sono qui per questo, no? È a questo che servono gli amici!».
Solo quando riattaccarono, solo allora Sebastian si permise di sospirare e, dopo aver appoggiato il telefono al sua fianco sul divano, si prese il viso tra le mani.
«Amore… che è successo?» non si era accorto che suo marito- ancora gli faceva uno strano effetto pensarlo- lo avesse raggiunto e ora lo stesse abbracciando dolcemente. Si rilassò tra le braccia di Thad e gli raccontò brevemente la telefonata. Thad lo abbracciò un po’ più forte e sospirò anche lui.
«Dobbiamo fare qualcosa… per Blaine»
«Era proprio quello che avevo intenzione di fare! Faccia da Checca ha bisogno di qualcuno che gli apra gli occhi evidentemente!» rispose deciso Smythe.
*
«Rispondirispondirispondi-»
“Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di- “
«Dannazione» sputò fra i denti Kurt. Era quasi mezz’ora che tentava di richiamare Blaine, sia sul fisso di casa sia sul cellulare, ma su entrambi era irraggiungibile. Era evidente che lo stesse evitando, raggiunta questa verità il suo cuore si contrasse dolorosamente. Si portò la testa fra le mani e sospirò disperato, deluso da se stesso. Riprese a piangere scuotendo la testa. Lanciò uno sguardo al telefono nelle sue mani. Forse se lo avesse chiamato avrebbe trovato una soluzione? D’altronde lo aveva sempre aiutato. Prese la sua decisione e controllando l’ora, dopo aver fatto un veloce calcolo, compose un numero che conosceva a memoria.
«Pronto?»
«Papà? Come va?» chiese più meccanicamente che per vero interesse, con voce interrotta dai singhiozzi.
«Kurt? Kurt, che è successo? Perché stai piangendo?» disse con voce preoccupata Burt.
«Papà- ho rovinato tutto- di nuovo… Io l’ho deluso così tante volte… come posso avergli fatto questo? Come posso essere diventato così egoista?? Come??» si disperò Kurt. Lo aveva perso, lo avevo perso davvero questa volta, ed era solo colpa sua.
«Kurt, calmati e spiegami cosa è successo con Blaine.» Burt cercò di calmare il figlio, preoccupato.
La realizzazione che Kurt chiamasse il padre solo quando aveva problemi con Blaine colpì il castano così forte da farlo accasciare sul bordo del letto dell'hotel: «Scusa pa', lo so che ti chiamo solo quando litighiamo ultimamente... Io-» i singhiozzi gli bloccarono le parole in gola.
«Calmati Kurt. Non c'è problema, mi fa piacere aiutarti... Kurt ti prego calmati fai un bel respiro» cercò di nuovo di rassicurarlo, doveva essere stata una litigata davvero grande per far piangere così suo figlio.
Kurt cercò di respirare ma i polmoni non volevano allargarsi quanto bastava per prendere un respiro, continuava ad annaspare mentre le lacrime gli rigavano le guance. Strinse gli occhi concentrandosi sulla voce di suo padre e non su due occhi dorati che gli apparivano nell'oscurità, due occhi dorati lucidi di lacrime, rassegnati e accusatori. Quando finalmente dopo quelle che sembravano ore riuscì a regolarizzare il respiro e sentì suo padre incoraggiarlo: «Ecco così da bravo...».
«Ok pa'...» disse con la voce ruvida di pianto. Si passò una mano sulle guance per asciugarsi, gesto inutile visto che le lacrime non avevano smesso di scendere.
«Inizia a dirmi perché sarebbe colpa tua, visto che di solito affermavi che fosse colpa sua» disse Burt con il tono più dolce che avesse nel suo repertorio.
Il cuore di Kurt si strinse dolorosamente e riprese a singhiozzare «Lo so, lo so! Sono proprio uno stronzo -».
«Kurt inizia dall'inizio» lo interruppe Burt sempre più preoccupato.
«Ok allora... era iniziata come una telefonata normale, sai le solite cose, poi lui mi ha chiesto a che ora era il mio aereo e-e io gli ho riposto che -» prese un respiro per controllare inutilmente i singhiozzi «- che non sarei tornato... Non so nemmeno perché?? Ha ragione, ha così tanta ragione!» disse tra le lacrime. L'espressione delusa di Blaine con quei grandi occhi ambra ritornò prepotente nella sua mente. Non lo avrebbe mai più visto sorridere. Quel sorriso meraviglioso, che brillava più del sole. Lo aveva perso. Non avrebbe più avuto la possibilità di farlo ridere. Quella risata contagiosa come quella di un bambino.
«Kurt» la voce di suo padre lo riportò in quella stanza d'Hotel lontano, troppo lontano da casa.
«No, aspetta! Dopo di che si è giustamente arrabbiato, solo che sai come reagisco quando lui alza la voce -» riprese il racconto cercando di non dimenticare niente nonostante fosse doloroso ricordare la conversazione.
«Hai fatto alzare la voce a Blaine?» Burt lo interruppe di nuovo ma questa volta Kurt non si lasciò distrarre e continuò imperterrito «- e quindi mi sono indispettito e ho cominciato a chiudermi e poi lui -» la voce gli morì in gola sopraffatto dal ricordo del tono deluso e risentito di Blaine, mentre gli diceva quanto facesse pena come marito.
«Cosa Kurt? Cosa?» lo incalzò Burt, il cuore che batteva, il respiro leggermente affannato.
«Lui – lui mi ha rinfacciato determinate cose... E poi ha riattaccato... Papà dovevi sentire la sua voce – era così deluso... Crede che non lo amo, Pa'! Come ho potuto trascurarlo di nuovo? Dopo tutto quello che abbiamo passato... Sono un completo disastro! Io- io-» i singhiozzi si fecero ancora più forti, e Kurt non lo credeva possibile! Quante lacrime gli rimanevano ancora?
«Kurt, calmati! Puoi fare due cose a questo punto.» disse risoluto suo padre.
«Cioè?» stavolta fu Kurt a incalzarlo. Se c'era una soluzione al disastro che aveva combinato perché esitava a dirla?!
«Beh, non contemplando la possibilità di lasciare le cose così come stanno. O lo richiami cercando di chiarirvi, ma non è detto che dopo ciò che è successo abbia voglia di parlarti».
«Ci ho già provato è irraggiungibile» disse velocemente Kurt.
«Bene» e poi stette zitto.
Calò il silenzio, Kurt si era alzato dal letto e aveva preso a camminare a grandi passi per la stanza.
«La seconda?» chiese forse troppo ad alta voce, ma se c'era la minima possibilità di farsi perdonare da Blaine doveva saperlo!
«La seconda è sorprenderlo come non hai mai fatto, con un gesto che potrei definire Alla Blaine Anderson» rispose Burt con un sorriso nella voce.
«Oh, credi che riuscirei a farlo? A sorprenderlo e farmi perdonare?» pigolò Kurt, non era molto sicuro della riuscita di questo piano. Lui non era una persona da gesti plateali come Blaine.
«Figliolo, certo che puoi sei Kurt Hummel!» disse Burt.
«E se -» era ancora molto incerto.
«Kurt vai a riprenderti il tuo uomo» il tono perentorio di Burt non accettava repliche. E Kurt annuì, più a se stesso che altro. Ce la poteva fare! Doveva solo prendere un volo per New York e - «Certo! Io- io devo andare papà! Grazie mille» disse a Burt, gli aveva appena salvato la vita!
Burt rise euforico, ce l'avrebbero fatta anche questa volta. «Di niente figliolo! E ricorda che niente e nessuno mette con le spalle al muro un Hummel
«Lo so papà, grazie ancora. Ti voglio bene»
«Anche io Kurt anche io» o perlomeno lo sperava, davvero davvero tanto.
Kurt chiuse la telefonata con il padre velocemente, e altrettanto velocemente digitò un numero.
«Pronto?» una voce assonnata gli rispose, ma lui aveva fretta. Si sarebbe fatto perdonare più tardi.
«Cassie prenotami i primi biglietti per NY! Devo tornare a casa!» disse deciso con un sorriso speranzoso a stirargli le labbra.
«Sissignore».
*
Il fastidioso ronzio della sveglia digitale lo destò con irruenza e l'unico pensiero che Nick Duval, 27 anni felicemente sposato, riuscì a articolare e districare dalla nebbia che iniziava a diradarsi nella sua mente fu "Oh andiamo! Non può essere già ora...". Un pensiero comune e per niente originale, ma fu con questo pensiero che Nick allungò il braccio per spegnere quel "maledetto"- a detta del soggetto- aggeggio creato da Satana in persona, aprendo anche un occhio - facendo uno sforzo immane- per controllare che effettivamente fosse l'ora prestabilita per il suo risveglio.
La prima cosa che vide - in contemporanea il braccio non aveva ancora raggiunto la sveglia- fu un ammasso di capelli biondi (troppo biondi) che gli solleticò il collo e il naso, inconsciamente Nick sorrise poi voltò – finalmente - la testa verso il comò per constatare che “No non è ancora ora è troppo presto per la sua sveglia”.
Il suo cervello ancora addormentato - un tempo era più mattiniero ma dopo Jeff beh la sua routine era cambiata drasticamente - impiegò un tempo moderatamente lungo per capire che “No, non è stata la sveglia a produrre il ronzio” e prima che potesse porgersi la domanda “Ma allora che diamine mi ha svegliato?” il suo sguardo si posò casualmente sul suo cellulare e la cosiddetta lampadina si accese.
Eureka Nick!
Il braccio che stava ancora viaggiando verso la sveglia virò con una manovra da maestro verso il telefono prendendolo e portandolo vicino al viso del moro.
Nick corrugò la fronte rileggendo il messaggio più volte prima di comprenderlo appieno.
Appena ciò accadde si mise a sedere, svegliando bruscamente il povero Jeffie che stava ancora cavalcando arcobaleni in compagnia di unicorni e lepricauni.
«Niiiiiick!!!» protestò girandosi dalla sua parte di letto e cacciando la testa sotto il cuscino.
«Jeff abbiamo un problema!» il moro sembrò non aver capito che il biondo volesse dormire e che non gliene fregava niente di niente poiché (lui) era andato a letto all'una e mezza di notte per finire una maledetta tavola e essere svegliato a un orario in cui il sole non fosse ancora sorto non gli andava proprio a genio!
Stava per ribattere questo e molto altro al moro in questione quando un cellulare gli venne posto davanti agli occhi - aveva aperto gli occhi per confrontarsi con Nick.
Rimase leggermente basito davanti al testo:
"Nick abbiamo un problema con Blaine!
Hummel ne ha combinata una grossa
Mi ha appena chiamato in lacrime vige una manovra drastica!
Wes e David non possono per problemi di lavoro e così Thad
Tu e Jeff?"

Jeff batté le palpebre davanti al messaggio quasi telegrafico di Sebastian - lo sapeva grazie al mittente - cercando di collegare tutte le sinapsi.
«Jeff...?» suo marito lo chiamò nel vano tentativo di destarlo dalla nebbia creatasi nei suoi occhi. Ad un tratto il biondo saltò a sedere esclamando «Non era così che avevo pianificato il nostro giorno libero, ma amen! Andiamo dal nostro Usignolo!».
Nick non poté far altro che annuire e sorridere alla vista del suo amato pieno di energie e così si alzò dal letto preparandosi a affrontare un'altra delle 'catastrofi' solite in casa Hummel-Anderson, data la melodrammaticità insita nei componenti della suddetta casa.
Anche se stavolta c'era qualcosa che preoccupava Nick, una paura che strisciò nei meandri della sua mente, un segnale di allarme, forse era paranoico ma era sicuro che stavolta fosse davvero grave.
Il messaggio di Sebastian senza i soliti nomignoli e fronzoli sarcastici era un segnale d'allarme sufficiente per Duval.
*
«Pronto?» disse Kurt al telefono senza nemmeno guardare l'ID dalla fretta che aveva. Era davanti all'armadio intento a togliere i vestiti, a piegarli e a metterli in valigia. Senza seguire il suo metodo, senza curarsene più di tanto. Non aveva tempo per queste inezie aveva altro per la testa.
La voce che gli rispose era inaspettata e ma il tono quello no, forse un po' più acido e scontroso: «Come osi trattare ancora Blaine in quel modo?»
Kurt sospirò: «Smythe... ascolta io-»
«Non provare nemmeno a giustificarti Faccia da Checca! Non esiste nessuna scusa valida per far piangere una persona come Blaine!» sputò il francese con cattiveria. Fantastico adesso che non aveva tempo doveva avere a che fare con l'amico protettivo.
«Se mi facessi finire le frasi, Mangusta, sapresti che quello che volevo dirti era che non avevo scuse per la cazzata-»
«Cazzata?» Sebastian lo interruppe sorpreso dall'uso inusuale di parolacce da parte di Hummel. Ma Kurt non se ne accorse neanche e continuò: «- Che ho fatto! Non ho scuse per il mio stupido comportamento egoista!»
Smythe si riprese in fretta dallo stupore perché passò all'attacco più agguerrito di prima: «Bene! Spero che tu abbia intenzione di rimediare! Ieri sera mi ha chiamato in lacrime! E stamattina era in uno stato pietoso! Si sta disperando! E la disperazione non è un'emozione che avrei mai pensato che Blaine, il solare e dolce Blaine, potesse provare!»
A quelle parole Kurt si fermò con una maglietta a mezz'aria che aspettava di essere piegata e messa in valigia, e sussurrò: «Davvero?»
«Certo razza di idiota presuntuoso! Lui ti ama! Con tutto se stesso! Con un amore così puro che nemmeno il legame e la chimica che lega me e Thad è paragonabile!» abbaiò l'altro.
«Io- pensi davvero che non lo ami?» pigolò Kurt, che aveva posato la maglietta nel borsone, e che si era seduto sul bordo del letto, sulla soglia della disperazione e a un passo dalla resa.
«No ... purtroppo penso che tu lo ami esattamente allo stesso modo, hai solo una fottuta paura nel dimostrarlo... e in tutti questi anni non ho ancora capito perché!» la voce di Sebastian si era fatta più soffice, per quanto si potesse ammorbidire mentre parlava con Hummel.
«Io - io non lo so... É solo che è difficile!» mormorò Kurt con la voce che annunciava le lacrime.
Stettero in silenzio per un po', ponderando l'uno le parole dell'altro. Poi Sebastian ruppe il silenzio: «Senti non ho chiamato per ascoltare i tuoi piagnistei su quanto possa essere complicato per un essere senza spina dorsale come te amare una persona eccezionale come Blaine!»
«Per cosa allora?» domandò Kurt tirando su col naso, per reprimere le lacrime. Un conto era piangere al telefono con suo padre un conto con Sebastian Denti Da Cavallo Smythe dall'altro lato della cornetta.
«Ti ho chiamato per sapere se avevi intenzione di fare il primo passo, per una fottuta volta!» era tornata la rabbia nella voce di Sebastian e Kurt non lo biasimava solo che lo aveva preso alla sprovvista: «Io-»
«Mi hai capito?? Ora tocca cazzo a te! Muovi il culo e se è vero che lo ami fai qualcosa per riprenderti tuo marito! Non posso più vederlo soffrire in quel modo ... É diventato l'ombra di se stesso... e sono passate solo poche ore... immagina come si ridurrà se fai passare giorni, settimane, mesi!!!»
«Non succederà!» gridò Kurt, non tanto per fermare lo sproloquio di Smythe quanto per fermare le immagini di Blaine sofferente e disperato che avevano preso ad affollare la sua mente.
«Ah no? E chi me lo assicura? Lo sai che ha iniziato a cantare Adele, Adele porca vacca!?»
«Oh...» si passò una mano sugli occhi.
«Già...Allora?! Hai o non hai intenzione di sporcarti quelle manine da fata che ti ritrovi per aggiustare i casini che per colpa tua stanno facendo crollare il matrimonio perfetto e da favola che sognavi quando indossavi i tacchi di tua madre?» lo spronò Sebastian, per avere la risposta che voleva.
«Si, ho intenzione di riprendermi Blaine... a qualsiasi costo! Mi sto preparando per prendere l'aereo, purtroppo ho trovato posto solo su un volo per questo pomeriggio, non prima! Per questo ho bisogno del tuo aiuto Smythe» disse Kurt risoluto, la sua determinazione ritornata.
«Oh mio-! Non posso credere alle mie orecchie... ripeti un po'!» sospirò Sebastian sorpreso.
«Non osare Mangusta! Hai capito benissimo...» lo riprese l'altro acido.
«Se vuoi che ti dia una mano Hummel è meglio se mi supplichi!» rispose con fare supponente.
«Non vuoi vedere sorridere di nuovo Blaine?» tentò Kurt per non affrontare l'umiliazione.
«Non giocare questa carta, Porcellana, non funziona... sei tu che hai specificato che hai bisogno del mio aiuto!»
«Eh va bene bastardo» sputò a denti stretti arrendendosi.
«Uh uh ti ho sentito imprecare due volte nel corso della conversazione domani nevica!» esultò, il sorriso evidente nella sua voce.
«Sebastian Smythe io Kurt Hummel-» iniziò con voce solenne ma fu interrotto dall'altro con tono brusco: «Hummel vedi di farla breve devi solo pregarmi mica fare un annuncio in stile medievale! Metti da parte il tuo lato melodrammatico che dici?»
«Mpf! Sebastian ti prego ho bisogno del tuo aiuto per riprendermi Blaine...» Sbruffò Kurt roteando gli occhi.
«Non è abbastanza...mettici più enfasi! E dai so che puoi fare di meglio!»
«Ti supplico!»
«Perfetto! Ah fantastico! Dio quanto te la rinfaccerò! A vita credici!»
«Ci credo purtroppo!» i suoi occhi rotearono di nuovo.
«Bene Hummelluccio bello! Qual è il piano??» il tono adesso era canzonatorio.
«Il piano... ecco io pensavo di fare un gesto che lo sorprenda... pensavo di tornare a casa, fargli una cenetta romantica a sorpresa e poi implorare il suo perdono...» sussurrò con la consapevolezza che forse era troppo banale... non un gesto come quello suggerito da suo padre.
«Che schifo» fu infatti la risposta schietta che gli arrivò.
«Ehi!» si sentì lo stesso punto nel vivo, nonostante sapesse che fosse davvero banale come idea.
«Dico davvero! I tuoi gesti sono patetici... aspetta va! Attendi in linea...» Seguì il silenzio dopo l'affermazione di Sebastian.
«Che vuoi fare? Ehi Smythe non ti sento!!» provò Kurt, ma fu un'altra voce che gli rispose.
«Amore, sono in macchina... sto andando in ufficio fai in fretta!»
«Thad?» disse sconcertato e sorpreso.
«Kurt?» rispose il messicano altrettanto sorpreso.
«Bene amore ora che avete fatto le presentazioni e vi siete salutati passiamo ai fatti!» si intromise di nuovo Smythe con fare sbrigativo.
«Io non parlo con lui!» rispose Thad risentito.
«Thad ti prego metti da parte la lealtà verso Blaine e cerca di aiutarlo invece» Kurt si stupì di come il tono di Sebastian si ammorbidiva ogni volta che parlasse con Thad.
«Ok Bas, che devo fare?» sospirò sconfitto il terzo arrivato a quella strana conversazione.
«Ideare un piano migliore di quello di Faccia da Checca qui!»
«Ehi io sono ancora in linea!» disse piccato Kurt.
«Che voleva fare? La cenetta a sorpresa?» continuò Thad come se Kurt non fosse in linea.
«Amore Dio quanto ti amo!» scoppiò a ridere Sebastian.
«Smythe ha detto ti amo??» lo derise Kurt ma nessuno dei due gli prestò attenzione continuando a tubare per i fatti loro.
«Anche io amore! Comunque so cosa fare! Giusto giusto oggi ho chiamato Trent e ho scoperto una cosa che puoi usare a tuo vantaggio Kurt... ma devi muoverti in fretta!» disse Thad determinato.
*
Aveva passato tutto il giorno con i Niff. Lo avevano costretto a farsi una doccia – erano passate solo poche ora dalla rottura non era come se fossero passati mesi! - a mangiare e addirittura a uscire – questa era l'ultima cosa che Blaine voleva fare. Voleva, invece, autocommiserarsi ancora un po' stando avvinghiato al cuscino di Kurt e a piangere tutte le sue lacrime, perché sì, non le aveva finite evidentemente la sera prima. Ma no, non gli era stato possibile.
Per carità voleva bene a quei disagiati dei suoi amici, con tutto se stesso, e era grato di quello che stavano facendo. Ma passare il pomeriggio al parco e vedere le coppiette felici, i bambini che correvano e giocavano con i genitori, vedere anche solo le fedi e gli sguardi che si scambiavano Nick e Jeff, sentire il peso del suo stesso anello al dito, beh era come essere pugnalati ripetutamente e sempre con maggior forza.
Come se non bastasse Trent gli aveva anche fissato un'intervista in un programma televisivo – uno famoso a quanto sembrava ma in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri. Ecco dove lo stavano portando le sue guardie del corpo.
Sospirò. Come poteva affrontare tutte quelle presenze e quegli sguardi vogliosi di sapere tutti i dettagli della sua vita quando lui non riusciva nemmeno a sopportare se stesso? Come poteva sorridere e scherzare quando non riusciva nemmeno a fermare le lacrime? Come poteva affrontare il suo futuro senza Kurt? Mentendo ecco come. Mise su il suo sorriso migliore, cercando di convincere prima se stesso di potercela fare.
The show must go on, no?
Le ore passate davanti al trucco e a concordare le domande passarono in uno stato di totale nebbia, era come se non fosse presente, eppure sapeva che la recita stava andando abbastanza bene, doveva solo migliorare per le telecamere.
*
«Allora ho sentito che stai lavorando al tuo terzo album?» la conduttrice si sporse leggermente in avanti, un sorriso sghembo sul viso.
«Già... beh in realtà mi sto prendendo una piccola pausa, sai è appena finito il tour e lo spettacolo è andato bene -» disse Blaine sorridendo e stringendo con le mani i braccioli della poltroncina.
«Giusto perché hai anche appena recitato a Broadway!»
«Sì infatti, e diciamo che ho solo bisogno di passare un po' di tempo per me sai.»
«Certo certo, capisco benissimo. Hai intenzione di passare questo tempo con tuo marito?»
Eccola. Eccola la domanda che non avrebbe dovuto fare. Niente domande su Kurt. Era stato chiaro e invece no! Al business non si comanda.
Sapeva che il suo sorriso si fosse incrinato e per questo cercò di rimediare ridacchiando un po': «Purtroppo Kurt è a Parigi per la sua sfilata e -» e cosa? Cosa avrebbe detto adesso? “E si è dimenticato di me”? “E non gli interesso più come prima”? “E non sa che farsene di un marito che lo tiene ancorato al suolo mentre lui vorrebbe solo prendere il volo”?
«- E è impegnato.»
«Oh che tristezza!» disse lei con un'espressione esageratamente triste: «Ti manca vero?»
«Come l'aria» rispose sincero, un sorriso triste che gli stirò le labbra.
«Aw quanto siete teneri!» batté le mani e si rivolse al pubblico: «Non sono teneri?» il pubblicò intonò un coro di “Aww”.
Dopodiché la conduttrice si rigirò di nuovo verso di lui: «Ho una piccola sorpresa per te!» il sorriso sornione, quasi felino riapparve.
«Oh! Questo sì che è spaventoso!» scherzò Blaine, anche se sotto sotto era davvero sorpreso e spaventato.
«Io sono sicura che ti piacerà!»
Detto questo lo studio si riempì delle prime note di una melodia a Blaine familiare. Beh era impossibile non averla sentita almeno una volta nella vita.
Guardò la conduttrice confuso, lei sorrise ancora di più.
A un tratto una voce riempì l'atmosfera. Fu talmente inaspettato che anche il pubblico si ammutolì.

Maybe I didn't treat you
quite as good as I should Have
Maybe I didn't love you
quite as often as I could Have


Blaine era impietrito. Il cuore gli batteva a mille. Non poteva crederci. Doveva essere uno scherzo. Uno scherzo di pessimo gusto. Ma uno scherzo.
Gli occhi vagavano in tutto lo studio cercando l'origine della voce.

Little things I should have said and done
I just never took the time


Lo sguardo si posò alla fine del pubblico.
Il respiro gli si mozzò in gola. Spalancò le labbra sia per lo stupore sia per cercare di respirare.
Era lì. Era lì.
Stava percorrendo i pochi passi che li separavano.

You are always on my mind
You are always on my mind


Aveva cambiato il tempo verbale. Blaine cercò di ricomporsi. I loro occhi incatenati mentre Kurt si faceva sempre più vicino, microfono alla mano, espressione speranzosa e dispiaciuta.

Maybe I didn't hold you
All those lonely lonely times
And I guess I never told you
I'm so happy that you're mine
If I make you feel second best
Babe, I'm so sorry I was Blind


Blaine si coprì la bocca con le mani, incapace di trattenere le lacrime ancora per molto. Kurt era a pochi passi da lui, doveva solo salire il gradino che separava i divanetti dal pubblico. Blaine cercò di asciugarsi le lacrime per non perdere nemmeno un secondo – diamine la canzone era appena iniziata e lo aveva già ridotto così! - e si accorse che anche Kurt stava piangendo, eppure la sua voce era meravigliosa e ferma come sempre.

You are always on my mind
you are always on my mind


Kurt cancellò quegli ultimi centimetri che li dividevano e Blaine, nonostante non sapesse se le gambe lo avessero retto, si alzò.

Tell me, tell me that your sweet love hasn't died
Give me, give me one more chance
To keep you satisfied, satisfied


La voce di Kurt si incrinò sull'ultima nota. La musica scemò nonostante la canzone non fosse finita. Ma Blaine non se ne accorse neanche, troppo intento a guardare l'uomo davanti a lui. Non era possibile. Kurt era a Parigi.
«Blaine-» sussurrò il castano, non sapeva bene cosa dire, voleva solo che Blaine lo perdonasse. Voleva solo asciugargli le lacrime e prenderlo fra le sua braccia e sentire che Blaine infossava il viso nel suo collo inspirando il suo odore.
Blaine non gli lasciò asciugare le lacrime. Ma si buttò tra le sua braccia e gli assalì le labbra, non che a Kurt dispiacesse questo cambio di rotta.
Sorrise nel bacio e sentì Blaine fare altrettanto.
Lo studio si riempì di applausi, urla, fischi e anche di un tonfo e uno stridio.
Kurt aveva appena fatto cadere il microfono per stringere suo marito ancora più vicino a lui.
Blaine continuava a baciarlo con foga sussurrando tra i baci “Sei davvero tu” o “Sei qui” a cui Kurt rispondeva stringendolo ancora di più e con “Sì” mormorati.
Poi Blaine si staccò e lo guardò. Lo guardò come la prima volta che gli aveva detto 'ti amo', lo guardò come lo guardava da anni, lo guardò come non lo guardava da sei mesi. Dio quanto gli era mancato!
«Kurt» una semplice sillaba eppure conteneva così tanto per loro.
«Come What may... I will love you until the end of time» gli sussurrò Kurt all'orecchio mentre lo abbracciava.
Blaine riprese a piangere sulla sua spalla e ha ficcare le dita nella schiena di Kurt, come aveva fatto quel lontano giorno, quando temeva che Kurt si sarebbe dimenticato di lui una volta preso il diploma. Era cambiato tutto da allora eppure certe cose non cambiavano mai. Kurt riusciva a sbagliare ogni volta eppure ora era diverso.
La conduttrice si intromise rompendo la bolla che si creava sempre intorno alla coppia. Blaine prima di rompere l'abbraccio però gli sussurrò: «Non pensare che basti questo per farti perdonare». Kurt rabbrividì.
*
«Kurt-».
Era l'unica cosa che Blaine gli aveva detto prima di sbatterlo contro la porta di casa loro e iniziare a baciarlo. Il corpo sodo di Blaine che si strusciava contro il suo. Kurt ansimò, le mani che vagavano sul corpo del più piccolo.
«Camera» riuscì a dire tra i baci. Blaine si staccò e scosse la testa: «No prima doccia». Iniziò a strattonare i vestiti di Kurt e a trascinarlo verso il bagno. Kurt rise e lo assecondò, Blaine diventava sempre impaziente.
«Mi stai dicendo che puzzo, Bee?» Blaine roteò gli occhi e sbuffò una risata mentre gli slacciava quei jeans impossibilmente stretti.
Raggiunsero il bagno in boxer, lasciando una scia di vestiti dietro di loro, ridendo e baciandosi come due adolescenti. Kurt strinse Blaine a sé baciandolo e affondando le dita tra i riccioli neri. Gli era mancato.
«Mi sei mancato!» ansimò sulle labbra del moro che rispose approfondendo il bacio. Si staccarono e si guardarono negli occhi. Si sorrisero dolcemente, accarezzandosi e venerando l'uno il corpo dell'altro.
«Mi dispiace Bee» mormorò il castano mentre accarezzava una guancia del moro, il quale chiuse gli occhi e inclinò la testa per accompagnare il tocco.
«Shhh» si piegò in avanti e lo baciò di nuovo, dolcemente e lentamente, e Kurt capì.
È tutto passato.
Sei qui ora, sei tornato da me.
Ti amo.

Entrarono nel box doccia e Kurt, guardando fisso negli occhi ormai neri di suo marito, gli tolse anche l'ultimo indumento. Blaine aveva aperto l'acqua e tiepide gocce iniziarono a bagnare i loro corpi fremiti di eccitazione e aspettativa. Il moro si disfò dei boxer dell'altro ma rimase inginocchiato davanti a lui, lanciandogli un sorriso malizioso.
«Oh Blaine!» ansimò Kurt quando l'altro iniziò a baciare il suo membro per tutta la lunghezza intervallando con piccole lappate, le mani che stringevano e accarezzavano le gambe lunghe e toniche. Kurt gemette una mano che correva a stringere i riccioli del marito, il bacino che cercava di star fermo, mentre Blaine ingoiava e prendeva a succhiare la sua erezione.
«Ah sì! Oddio -» chiuse gli occhi perché se avesse fissato ancora il suo membro entrare e uscire dalle labbra di Blaine sarebbe durato tutto troppo poco.
Una mano di Blaine andò a stringergli una natica, un chiaro invito a muovere i fianchi. Kurt rabbrividì e prese a spingere i fianchi lentamente, al mormorio di piacere di Blaine – che andò dritto al suo pene – aumentò il ritmo.
*
Blaine si svegliò il mattino seguente grazie a dei leggeri baci che venivano lasciati sul suo collo, sulle sua spalle, sulla sua schiena da labbra morbide. Le labbra morbide di suo marito. Sorrise nel cuscino che soffocò anche un leggero mugolio.
Sorrise nel cuscino che soffocò anche un leggero mugolio.
«Buongiorno amore» sussurrò Kurt sulla pelle del moro, che mugolò di piacere ancora rispondendo un sommesso «’Giorno» prima di girarsi di schiena per fronteggiare l’altro. La mano del riccio andò ad accarezzare la guancia del castano sulla quale comparivano i segni della federa, poi vagò sul collo dopo spuntavano dei segni violacei, li sfiorò leggermente, ricalcando i contorni. Ancora vivido il ricordo della sera prima. Avevano fatto l’amore dopo mesi, si erano riscoperti e ritrovati, amati con passione e dolcezza. Guardò Kurt e gli sorrise, sorriso che venne prontamente ricambiato mentre il castano si sporgeva in avanti per strofinare il proprio naso con quello dell’altro.
«Sai, stavo pensando -» iniziò Blaine ma venne interrotto subito «Hai la forza di pensare a quest’ora del mattino e dopo ieri sera? Sei straordinario». Risero entrambi mentre Blaine pizzicava giocosamente il fianco di Kurt: «Zitto! Era di questo che volevo parlare -»
«Della meravigliosa performance che abbiamo fatto? Quale di preciso quella nella doccia in cui mi prendi rude per ricordarmi che sono solo tuo, dopo un pompino da togliere il fiato? O quella successiva in camera dove mi chiedi di prenderti come se non ci fosse un domani, perché ti è mancato sentirmi dentro di te, il modo in cui ti apro -»
«Smettila!» Blaine fermò Kurt ponendogli una mano sulla bocca. Kurt però iniziò a leccarla lascivo «Smettila» disse Blaine tra le risate soffocate, riprese a pizzicarlo sul fianco. Kurt dimenò i fianchi per liberarsi dalla presa di Blaine e iniziò a ridere anche lui, ma non lasciò che le sue braccia si staccassero dalla vita di Blaine, anzi rafforzò la presa.
Quando le risate scemarono e presero a perdersi l’uno negli occhi dell’altro, il moro cercò di continuare il proprio discorso: «Stavo dicendo prima che qualcuno mi interrompesse per ricordarmi avvenimenti che ricordo perfettamente -»
«Volevo solo sapere a cosa ti stessi riferendo di preciso… E poi il modo in cui la tua erezione ha risposto -»
Blaine lasciò un verso di frustrazione «Smettila. E poi anche tu hai l’erezione mattutina, è normale!»
Kurt lo baciò a fior di labbra e iniziò a strusciarsi contro di lui.
«Kurt» i baci si spostarono sul collo e sulla clavicola dove prese a succhiare la pelle già violacea.
«Kurt» riprovò il moro, le mani che spasmodicamente stringevano i fianchi del castano, che mormorava di piacere sulla sue pelle, causando ondate di piacere che percorrevano il corpo sotto di lui.
«Kurt- ah- smettila» parlò tra gli ansimi, che le attenzioni di Kurt non avevano smesso di provocargli «Non ti ho ancora perdonat- oh».
A queste parole Kurt si congelò, il viso scattò in cerca dello sguardo del marito. Aveva gli occhi spalancati e un’espressione di pura paura deformava i tratti delicati del viso. Blaine gli accarezzò una guancia, il viso contrito un’espressione seria e riprese a parlare «Mi devi centottanta baci del buongiorno e centottanta baci della buona notte, più tutti i baci e le coccole dei weekend, per un totale di un anno e passa di coccole che mi devi.»
«Io – cosa?»
Blaine sorrise e fece scontrare dolcemente le punte dei loro nasi: «Mi devi tutti i baci e le coccole che non ci siamo dati durante questi sei mesi. Quando avrai pagato il tuo debito, allora e solo allora, sarai perdonato» spiegò con tono gentile, continuando a accarezzargli le guance e intrecciando le dita con i capelli della sua nuca.
Kurt lo guardò ancora un po’ spaesato, per poi annuire e scoppiare a ridere: «E sia! Iniziamo subito» prese a baciarlo a fior di labbra «uno» mormorò, seguì un altro bacio «due» le labbra stirate in un sorriso che si scontravano con un altro sorriso «tre», risero felici, continuando a baciarsi.
Si strinsero di più e i loro membri ancora eccitati si scontrarono creando una piacevole frizione «Mmm…» mormorò Blaine sulle labbra di Kurt «Sai che non ho specificato dove dovessi baciarmi? Non intendevo solo le labbra» ansimò mentre assecondava il ritmo delle spinte imposto dai fianchi di Kurt.
«Ah no? Vale se ti bacio qui?» la mascella venne raggiunta dalle labbra morbide. Blaine annuì. «Qui?» ora erano nell’incavo tra la mascella e il collo. Il bacino di Blaine si scontrò più velocemente con l’altro e entrambi mugolarono di piacere.
«Sesso telefonico» ansimò Blaine.
«Mmm?» mormorò Kurt sul collo del moro.
«Faremo del sesso telefonico la prossima volt-ah- che sei lontano… Oh sì, lì!» le mani vagarono sulla schiena di Kurt «Seb- ah- dice che è – è molto – mmm- eccitantEh! Così Kurt!» le dita si strinsero sulle spalle di Kurt cercando un appiglio.
«Blaine – mmm- sì!» ansimò Kurt baciandolo sulle labbra con forza e cercando di non pensare alla sottile sensazione di gelosia che si era animata dopo la nomina di Smythe.
«Anche se scommettoh- non tanto eccitante – ah sì – quanto stare tra le tue gambe o averti tra le miIh-eh – di più Kurt! Di più, ti prego»
Il ritmo aumentò sempre di più, e anche i baci divennero sempre più appassionati fintanto che non raggiunsero l’apice insieme.
«Ti amo» disse Kurt baciando dolcemente sulla linea della mascella, prima di muoversi per alzarsi dal letto, ma venne bloccato dalle mani di Blaine che si strinsero attorno alla sua vita riportandolo sopra di lui.
«Dove vai?» chiese un broncio che si formò sul suo viso.
«A prendere un asciugamano per pulirci» disse baciando via il broncio.
«Dopo. Ora coccole» e detto ciò affondò il viso nel collo di Kurt e respirò.
Kurt ridacchiò, Blaine era sempre di poche parole dopo il sesso.
Si distese sul letto portando il moro a stare sopra, Blaine mormorò contento e si accoccolò meglio infossando la testa nell’incavo del collo del castano.
Kurt intrecciò le dita ai riccioli corvini e prese ad accarezzarli distrattamente, mentre chiudeva gli occhi lasciandosi trasportare dal tepore del corpo e dai mormorii contenti di Blaine verso il sonno.
«Inoltre se facciamo sesso telefonico, magari non- magari non vai a cercarti ragazzi alti più di un metro e ottanta con occhi verdi -» era stato poco più che un sussurro ma per Kurt fu come una cannonata. Spalancò gli occhi e ribaltò velocemente le posizioni cercando gli occhi di Blaine, che gli sfuggivano ed erano fissi al soffitto, apparivano così tristi. Con una mano gli afferrò il mento e lo costrinse a guardarlo. Rimasero così. Blaine spaventato e Kurt incapace di formulare dei pensieri coerenti e di spiegarsi da dove tutto ciò fosse uscito.
«Tu hai gli occhi verdi» disse d’un tratto.
Questa uscita dopo essere stata seguita dal silenzio, fece ridere Blaine di cuore spargendo via le sua insicurezze.
«Sono orribilmente nocciola, Kurt! Devo prenotarti una visita oculistica?» continuò a ridere il moro.
«Dico davvero! Ti conosco da una vita e non ho ancora capito di che colore siano di preciso, ma sappi che sono anche verdi. Quando mi vuoi diventano neri e profondi, quando mi guardi solitamente hanno una sfumatura chiara e dorata come l’ambra, quando stai per piangere diventano liquidi e densi come il miele, quando sei felice e spensierato, quando ridi sono verdi… ogni volta che provi un’emozione diversa cambiano…»
Blaine aveva la bocca leggermente dischiusa e le parole erano solo sussurri «E tu sai riconoscere ogni colore e associarla a un’emozione» non era una domanda ma Kurt rispose lo stesso: «Ovvio. Sono tuo marito dopo tutto» si sorrisero.
«Ora di che colore sono?» chiese il moro.
«Dorati e luminosi» si sporse e lo baciò dolcemente.
«Mmm… volevo proprio essere baciato»
«Lo so»
Risero ancora, mentre si abbracciarono più forte cercando di fondersi.
«I tuoi occhi sono più belli… passerei ore solo annegando nei tuoi occhi, sono come- come se racchiudessero il mare… il verde limpido, il blu degli abissi profondi, l’azzurro delle correnti fredde» si baciarono di nuovo.
«Ti amo, occhi cangianti. E sappi che la tua altezza è perfetta. Perché ti incastri perfettamente con il mio corpo»
«Ti amo Kurt! Ti amo tantissimo e sono felice che tu sia qui» lo baciò un’ultima volta prima di stringerlo e di infossare il viso di nuovo nel suo collo.
«Te l’ho detto già una volta, Blaine. Non ti dirò mai addio»
 
 
Note di una Pseudoautrice:
Ciaoooo!!! GRAZIE GRAZIE a tutti coloro che giungono da queste parti e che hanno il coraggio di rimanere e di leggere tutto! GRAZIE, davvero! Ogni volta che vedo quel minuscolo numerino aumentare, mi fate venire voglia di finire e di pubblicare tutte le idiozie che scrivo! *-* (Davvero siete +300 personcine adorabili! E spero che la Befana vi porti un sacco di dolci!). Ma veniamo a parlare di questa 'storia' giunta oggi su efp... Allora premetto che l'idea è giunta a Gennaio 2015... ergo sappiamo tutti più o meno che vuol dire. Già parlo della seconda rottura Klaine (Grazie di niente Rib, non ho ancora capito di cosa vi fate e credo che resterà un mistero!) sì, che ci ha portato il Blainoschifo (a chiunque piacciano insieme mi spiace ma io proprio non li posso né vedere né sentire né leggere i loro nomi insieme sto male fisicamente!) e siccome la visione del mio patato Blaine che soffre e non riesce a suonare mi ha spezzato il cuore, e siccome i Rib ci avevano promesso un Kurt che si sarebbe rimboccato le maniche per riprendersi Blaine, ma è andata come è andata - e francamente sono felice eh per carità - però mi era rimasta questa nota di insoddisfazione, ho deciso di scrivermela da sola. Così nel mio casuale un giorno è arrivata Always on My Mind di ELVIS *-* (https://www.youtube.com/watch?v=u9sRJ-eOHnc se qualcuno non la dovesse conoscere) e al posto di studiare, sono rimasta tre minuti e mezzo a immaginare Kurt che la cantava a Blaine in uno studio televisivo, entrambi emozionati e blablabla. Ho iniziato a  plottare, sempre lasciando lo studio nei meandri della mia mente e scacciando il senso di colpa, ed è venuta fuori ‘sta cosa. Ovviamente era solo nella mia testa, così sfruttando i momenti liberi -beh quando ne avevo voglia actually- la scrivevo e oggi ora adesso l'ho finalmente finita!
Non devo certo specificare che quella specie di scena Smut beh prendetela così lo so che fa schifo, ma sappiate che sono morta d'imbarazzo a scriverla e che credevo che bastasse la mente perversa ma evidentemente mi sbagliavo!
I soliti, ma non per questo meno sentiti, ringraziamenti a Alessandra che senza le sue parole d'incoraggiamento non sarei qui! A Costanza e Claudia che mi mancano un sacco e non vedo l'ora di rivedere! Con ciò mi rendo conto che le note sono più lunghe della storia e non nessuno le stia calcolando... ai pochi rimasti fin qua sotto Auguro un Felice 2016, sperando che sia almeno un pochino più felice e soddisfacente dell'anno che sta per finire, mi raccomando credete in voi stessi! Ciaooo alla prossima! 
p.s. Se il testo appare orribile perdonatemi ma non ho ancora capito come funziona l'html, sono una persona stupida!
  
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