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Autore: Ciulla    31/12/2015    3 recensioni
What if comica/demenziale/nonsense.
Frodo non è mai partito con gli elfi ma ha deciso di rimanere nella Contea. Ora è vecchio, senza amici, e desidera solo la pace eterna. Ma qualcuno gli impedisce di morire...
"Tu... Non... Puoi... TRAPASSARE!"
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frodo, Gandalf
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NDA
Attenzione! Non ho ben chiaro da dove sia uscita questa cosa.
L'ho scritta anni fa e l'ho ritrovata nei meandri della mia pendrive... Non ha alcun tipo di senso, ma ho voluto pubblicarla ugualmente.

 

IL RITORNO DI GANDALF


Era una splendida mattinata nella Contea.
Il sole cominciava a sorgere, e illuminava con i suoi raggi ancora fiochi le case degli hobbit e i visi di quei pochi che già si avventuravano stiracchiandosi nei campi quasi deserti. 
Eppure, in questo clima di pace e serenità, una nuvola di tristezza si era addensata su una galleria pressappoco al centro della contea; la casa in cui viveva il vecchio Frodo Baggins.
L’alba non giungeva mai troppo presto per lui. Il passare degli anni, oltre ad avergli portato via tutti gli amici, lo aveva reso insonne; il povero mezz’uomo trascorreva le sue notti sveglio, a scrivere le sue memorie e ad aspettare i primi raggi di sole, che erano l’unica cosa che riusciva a dargli un po’ di felicità e a ricordargli che il mondo non era così infido come il suo dolore sembrava suggerire, ma era, in fondo, un bel posto.
Quella mattina la sua ora di pace quotidiana era stata ahimé turbata dall’arrivo di una missiva da Gran Burrone, luogo in cui l’ultimo amico che gli rimaneva, Gandalf il Bianco, stava trascorrendo una meritata vacanza.
Aprendola, si aspettava di trovare un saluto del mago, non di certo una lettera del re elfico che lo informava della triste morte dello stregone in seguito a un’imboscata di orchi fascisti.
E per questo, solo con la sua tristezza, lo hobbit se ne stava seduto sulla sua sedia a dondolo, desiderando che la morte, dopo aver rubato anche colui che tra i suoi amici credeva immortale, lo venisse a prendere. 
Finalmente gli sembrò che il suo desiderio venisse esaudito. Una luce comparve in lontananza, ed egli si alzò a fatica, appoggiandosi al suo bastone, per vedere se era davvero la creatura luminosa che secondo le leggende l’avrebbe accompagnato al luogo del suo eterno riposo.
La luce si avvicinava sempre di più, e quando si fermò davanti a casa di Frodo lo Hobbit fu sollevato, e si diresse verso di essa a braccia aperte, esclamando: “Eccomi! Portami via.”
Ma dalla luce si levò un ammonimento.
“Non essere così impaziente di morire, Frodo Baggins!”
Lo Hobbit riconobbe nella voce il possente tono del mago Gandalf. “Cosa ci fai qui, davanti alla mia casa, amico?” Gli chiese. “Sono dunque già morto? E’ stato rapido e indolore.”
“No, sciocco!” Urlò la voce. “Non è ancora giunta la tua ora! TU... NON... PUOI... TRAPASSAAAREEEE!”
“Ok, d’accordo, calmati!” Borbottò il vecchio hobbit. “Ma allora come mai odo la tua voce? Mi stai forse parlando dall’aldilà?”
“Oh no, piccolo hobbit. Devo forse ricordarti cosa è accaduto l’ultima volta che mi hai creduto morto?”
Frodo scosse la testa. “No, me lo ricordo bene. Siete ritornato quale Gandalf il Bianco. Ordunque devo supporre che cambi colore ogni volta che sei in punto di morte?”
“E’ esatto, Frodo...” E pian piano la luce intorno al mago si affievolì, rivelando la figura che conteneva. 
“Vero che mi dona il fucsia? Fa risaltare le mie forme!”
   
 
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