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Autore: LittleDreamer90    31/12/2015    4 recensioni
Durante le vacanze di Natale, la giovane Kagome è determinata a tirar fuori il coraggio e dichiararsi finalmente al ragazzo che le piace.
Quando viene invitata a trascorrere le feste in montagna proprio dal giovane di cui si è invagita, la strada della sua coraggiosa missione sembra essere tutta in discesa.
Si sa però che non tutto va come vorremmo o come avremmo immaginato...
Tuttavia non tutto il male viene per nuocere.
E se a sogni e delusioni uniamo anche un affascinante maestro di sci che, tra un punzecchiamento e l'altro, farà battere il cuore alla nostra Kagome... forse il nuovo anno inizierà portando con sè gradite sorprese.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ayame, Inuyasha, Kagome, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tokyo, notte di Capodanno.


Kagome raggiunse l’ampia finestra del proprio soggiorno, strascicando i piedi mentre finiva di abbottonarsi la maglia del pigiama pesante.

Sospirò, triste, lanciando una veloce occhiata al paesaggio. Aveva iniziato a nevicare.

Senza neanche pensarci, agguantò la bottiglia di spumante che aveva preparato e la stappò, versandosene un bicchiere.
Erano solo le 23, ma cosa importava? Era sola, senza nessuno, per colpa sua. Niente era andato per il verso giusto, quelle feste di Natale erano state un vero fallimento.

Sperò che almeno gli amici si stessero divertendo, là in montagna.

Era stato sciocco da parte sua, andarsene, tornare a casa, invece di restare con loro e divertirsi, fregandosene di tutto.

No, non ce l’avrebbe mai fatta, a fare finta di niente, a comportarsi come se niente fosse accaduto.

Si portò il flûte di spumante alle labbra e bevve un sorso, sentendo il liquido frizzante scenderle giù per la gola.

Bevve ancora, dandosi mentalmente della sciocca. Aveva sempre disprezzato le persone che affogavano i dispiaceri nell’alcool e invece… “Guarda come ti sei ridotta, stupida ragazzina!” si rimproverò con amara ironia.

Ragazzina.
Non poté fare a meno di pensare a lui e sorrise senza accorgersene.

Poggiati il bicchiere e la bottiglia sul basso tavolinetto davanti al divano, si diresse in cucina, aprendo il frigo.

Preda della noia e della tristezza, si era gettata a capofitto nel preparare dolci, sia tradizionali giapponesi che internazionali.
Quella sera era stato il turno del creme caramel.
Ne aveva preparato una scodella intera, tanto non aveva nessuno, al momento, con cui mangiarlo.
Beh, poco male, se lo sarebbe spazzolato tutto da sola, giusto per non bere a stomaco vuoto!

Lo cosparse di caramello, agguantando un cucchiaio. Poi, tornò in soggiorno, portando con sé l’intero recipiente.
Buttandosi sul divano, ne prese una generosa cucchiaiata, emettendo un mugolio soddisfatto.
Stava leccando ad occhi chiusi il cucchiaio dai residui di caramello, quando il campanello suonò.

Spaesata, Kagome gettò uno sguardo all’orologio.

Le 23 e 15. Della notte di Capodanno.

Chi cavolo poteva essere, a quell’ora? Bah, aveva evitato apposta di comunicare alla mamma e al nonno di essere rientrata a Tokyo prima del previsto, proprio per non essere disturbata.

Il campanello suonò di nuovo.

Controvoglia, la ragazza si alzò, per andare a guardare nello spioncino e, quando lo fece, rimase di stucco.




8 giorni prima, Furano, Hokkaido, 24 Dicembre.


Sango frenò in modo aggraziato, fermandosi alla fine della discreta discesa.

Qualche secondo dopo venne raggiunta da Ayame, come lei provetta sciatrice.

La demone lupo si tolse gli occhiali da sci, osservando dietro di sé e sorridendo nel constatare di avere, almeno per una volta, battuto in velocità il fidanzato: - Visto, amore? Sono arrivata prima di te! – esultò, sorridendo.

Koga la guardò, con la sua solita espressione da schiaffi: - Solo perché io ho imparato da poco a sciare! Vedrai, quando riuscirò a padroneggiare bene questi cosi, come sfreccerò! – le rispose.

- Spaccone! – gli fece la rossa, con una linguaccia.

Il compagno aprì la bocca per ribattere, quando una palla di neve lo colpì in pieno viso.

- Oops! Scusa, Koga! Non era indirizzata a te, ma alla mia adorata Sango! – si scusò Miroku.

- Tsk! Migliora la mira, dannato! – brontolò l’amico, dopo aver sputato qualche cristallo ghiacciato che gli era finito in bocca.

Dal canto proprio, Sango rivolse a Miroku un’occhiata di sfida e scherno, mettendosi le mani sui fianchi: - Ah, è così? Cancella tutti i tuoi progetti per la notte di Natale, allora, tesoro! – lo punzecchiò.

Non fece in tempo ad aggiungere altro perché il gruppetto, ad esclusione di Miroku e Koga, scansatosi prontamente, venne travolto da una scheggia impazzita vestita totalmente di rosa: - Pista!! Fate largooo! Non riesco a fermarmiii! Aiuto! – urlò Kagome, schiantandosi sugli amici e abbattendoli come birilli.

- Ohi! Che botta! – si lamentò Ayame, ancora col sedere nella neve, mentre il fidanzato le porgeva una mano per aiutarla a rialzarsi.

- Auch! Kagome! Sei un disastro! Se non sai sciare, mi spieghi perché ci hai proposto questa vacanza sulla neve? – le chiese Sango.

L’amica arrossì, lasciando che la ragazza la aiutasse a riacquistare la posizione eretta: - Ecco, i-io… - balbettò. Sango lo sapeva bene, il perché! Che razza di domande faceva?

Kagome Higurashi, 25 anni, studentessa. Imbranata cronica e timida impenitente. Con una cotta mostruosa per un collega di università, Shiro, la cui famiglia possedeva appunto l’albergo che si stagliava maestoso lì accanto.

Quando il ragazzo le aveva proposto di andarlo a trovare durante la breve pausa invernale, Kagome aveva deciso che quella sarebbe stata l’occasione giusta per dichiararsi a lui. Se l’aveva invitata, voleva dire che un po’ lei gli interessava, giusto?

La solita tendenza libertina ed amante delle curve di Miroku salvò la giovane dall’imbarazzo.

- Miroku! Che stai facendo? Siamo in pubblico, razza di pervertito! – gridò Sango, sentendo il ragazzo accarezzarle le rotondità del fondoschiena.

Il fidanzato incassò con nonchalance il consueto schiaffone, rispondendole con un sorriso angelico: - Ma Sanguccia! Non avevo cattive intenzioni, questa volta! Ti ho solo pulito dalla neve che ti era rimasta sui pantaloni -.

La fidanzata lo guardò scettica, evitando però di commentare.
Nel frattempo Kagome sospirò, irrigidendosi non appena sentì la solita voce chiamarla per cognome: - Higurashi, stai bene? – le chiese Hojo, arrivato da loro a bordo del suo snowboard.

La ragazza sfoderò la solita espressione di circostanza, annuendo e ringraziandolo con un sorriso tirato.
Quanto era fastidioso! Insomma, era proprio duro di comprendonio. Cosa doveva fare, per fargli capire che lui non le interessava?!? Niente! Non c’era verso.

- Se non te la senti di sciare, posso rimanere qui a farti compagnia, Higurashi – continuò imperterrito Hojo.

La ragazza inorridì internamente: - NO! – le uscì d’impeto – Emh… no, no, ti ringrazio, Hojo. Non preoccuparti per me, vai pure a divertirti. Io… ah, sì, vi aspetto al bar accanto al noleggio sci, eh? – gli rispose.

Sango la guardò dubbiosa: - Sicura di cavartela, Kagome-chan? – le domandò – Se vuoi, posso tentare di insegnarti almeno come frenare, così, pian piano, puoi comunque seguirci – le propose.

A seguito dell’ennesima rassicurazione e rifiuto di continuare a sciare dell’amica, Sango cedette, dirigendosi con Ayame e gli altri verso gli impianti di risalita.

Kagome aspettò che gli amici sparissero dalla sua visuale, salutandoli con la mano guantata per poi girare faticosamente su se stessa.

Dannazione! Si era dimenticata di chiedere a qualcuno dei suoi amici di aiutarla a togliersi quei maledetti cosi dai piedi, prima di farli tornare sulla pista da sci!

Con non poca difficoltà riuscì faticosamente a raggiungere la piccola zona ristoro accanto al noleggio, senza cadere, spinta dall’allettante prospettiva di bersi una bella cioccolata calda.

Purtroppo, però, per poter entrare, avrebbe dovuto togliersi gli sci.

“Porca miseria, e adesso?” pensò, frustrata.
Tentò di chinarsi, ma finì per perdere il suo già precario equilibrio, ruzzolando malamente nella neve e rischiando di picchiare la testa contro un gradino.

Era un vero disastro, accidenti! Stupidi sci e stupida neve!

Facendo leva con le racchette da sci, riuscì miracolosamente ad alzarsi da sola.

Il problema principale però rimaneva.

Imbarazzata, si fece coraggio e si risolse a chiedere un favore alla prima persona che le fosse passata accanto.

In quel preciso istante un giovane uscì dal piccolo negozio di noleggio sci, un caffè mezzo bevuto in una mano e gli sci in spalla, salutando la ragazza che dirigeva l’esercizio: - Grazie del caffè, Keiko. A dopo -.

InuYasha finì il caffè caldo in tre rapide sorsate, per poi gettare il contenitore di carta nel cestino dei rifiuti.

Le sue sensibili orecchie canine captarono una flebile voce: - Emh… mi scusi? Potrebbe gentilmente darmi una mano? -.

Voltandosi, si trovò davanti una ragazza conciata come un confetto, che sembrava sul punto di perdere l’equilibrio da un momento all’altro.

Il mezzodemone alzò un sopracciglio, scettico: - Più che una mano, ti servirebbe un miracolo, confettino! Non hai mai sciato in vita tua, vero? -.

Kagome lo fissò, sconcertata. Come l’aveva chiamata?!? Confettino?!?

Arrossì, riuscendo però a replicare: - Quello lo so anche io! Volevo solo chiederle se poteva aiutarmi a togliere questi affari -.

Il giovane sbuffò: - Gli “affari” si chiamano sci, ragazzina! Ah, dannati principianti incoscienti – borbottò, appoggiando però i propri sci contro la parete, raggiungendola in un paio di rapide falcate per poi chinarsi ai suoi piedi – Tenta di stare in equilibrio ancora qualche secondo, eh? – le disse.

Le ultime parole famose: Kagome si sbilanciò in avanti, riuscendo fortunatamente ad appoggiare i palmi delle mani sulle ampie spalle del giovane.

Lo sentì sussultare e poi sbuffare, agguantandola per i fianchi e rimettendola dritta.
Nel giro di pochi istanti fu libera dalla costrizione degli sci.

Imbarazzata per essersi appoggiata a quell’aitante sconosciuto, la ragazza scattò indietro balbettando un ringraziamento, rischiando però di scivolare ancora, questa volta di schiena.

InuYasha però la agguantò prontamente per un gomito: - Ehi, miss equilibrio. Ti do un consiglio: lascia perdere, o finirai per ammazzarti o finire in qualche crepaccio – la schernì, tornando velocemente sui suoi passi e facendo per andarsene dopo essersi rimesso in spalla i suoi sci.

Kagome rimase sgomenta. Come?!? Che razza di… cafone! E poi… l’aveva chiamata ragazzina?! Aveva 25 anni, era una donna, lei, non una ragazzina!

- Ah, e ti consiglio di toglierti anche quella tuta. O almeno di non prendere cappello, sciarpa e guanti dello stesso colore, la prossima volta. Sembri un maxi confetto rosa, così conciata – la schernì, prima di calcarsi bene una cuffia sulle orecchie ed allontanarsi con un – Ciao, ragazzina, non farti male -.



Una mezz’ora più tardi, Kagome rientrò in albergo, ancora imbufalita.

Per colpa di quel tizio cafone e arrogante non era riuscita a godersi la sua cioccolata come avrebbe voluto. Aveva così deciso di ritornare in camera e magari farsi una doccia bollente o, meglio ancora, concedersi un bel bagno caldo nella piccola spa di cui la struttura alberghiera era dotata.

Alla reception incontrò il volto sorridente di Shiro, il ragazzo di cui era invaghita, e ciò bastò per rallegrarle la giornata, proprio come fa un raggio di sole improvviso che riesce ad oltrepassare la coltre di nubi di una giornata uggiosa.

I due ragazzi conversarono amabilmente per alcuni minuti con frasi di circostanza, sul tempo, la neve, se la ragazza ed i suoi amici si trovassero bene lì, eccetera. Kagome si era limitata a balbettare qualcosa ed arrossire.

L’arrivo del proprietario dell’albergo, nonché padre del ragazzo, pose fine al momento.

Salutando educatamente i due, la ragazza si era affrettata a ritirarsi nella sua camera singola.
Non era stata una grande idea partire in compagnia di due coppie di fidanzati e… mai e poi mai avrebbe diviso la stanza con Hojo! Avrebbe dormito volentieri sul balcone, al freddo, piuttosto! 


Il resto della giornata passò in fretta, il buon umore degli amici fu un balsamo per il suo nervosismo e, quella sera, Kagome andò a dormire, felice ed elettrizzata.

Il giorno successivo sarebbe stato infatti Natale, festività occidentale che i giapponesi avevano trasformato nel giorno in cui dichiararsi alla persona amata.

La sera del 25 inoltre, l’albergo aveva organizzato una specie di banchetto per festeggiare, servendo cena a buffet, non prima di un bell’aperitivo. E, per l’occasione, Kagome aveva portato con sé un vestito davvero carino, per far colpo sul bel collega di studi.

Sì, l’indomani sarebbe stato il giorno in cui avrebbe confessato a Shiro i propri sentimenti!



25 dicembre, ore 10.


- Che cosa?! Ma perché? Ok, ho accettato di riprovare a sciare, ma non vedo perché ingaggiare un maestro di sci! Avrebbe potuto insegnarmi Sango! – piagnucolò Kagome la mattina del giorno dopo.

- È stata un’idea di Hojo, a dire il vero. Per evitare che tu ti facessi male! – precisò Koga – Inoltre non sarebbe male nemmeno per me, correggere eventuali errori nel mio modo di sciare – considerò il demone.

- Dai, Kagome! – esordì Ayame dandole una forte pacca sulla spalla che la fece quasi ribaltare - Pensa se poi il maestro di sci fosse giovane e carino! Potrebbe scattare la scintilla! – affermò gioviale.

L’amica la guardò torva e la rossa sospirò: - uff! lo so… c’è Shiro. Però ti dirò, Kagome, che quel tipo mi pare… sciapo. Un po’ come Hojo, ecco! E si comporta da… amicone e basta! – ammise con sincerità.

- Aya! – sibilò tra i denti Sango, disapprovando la franchezza dell’amica. Era d’accordo con lei, in realtà, ma sapendo quanto Kagome avrebbe potuto restarci male, si era ben guardata dal dirglielo.

Kagome si intristì, abbassando il viso e dando loro le spalle, risentita.

- Higurashi! Ragazzi! Eccoci! – gridò Akitoki da lontano, facendo sì che alcuni sciatori presenti si voltassero a fissare interrogativamente il gruppetto di amici.

- Si può sapere chi ha avuto la brillante idea di invitare anche il damerino? Che vergogna, accidenti! – brontolò Koga, imbarazzato.

- Emh… in realtà nessuno! Deve averci sentito mentre organizzavamo e, visto che Rin non è potuta venire, si è auto invitato per colmare il posto vacante, credo – gli rispose Miroku.

- Ah! Che sfiga! Quello ancora crede di poter conquistare Kagome. Povera ameba illusa! – sentenziò il demone lupo.

All’improvviso Ayame lo baciò sulla guancia.

- Ehi! Ti è dato di volta il cervello, donna? Che ti salta in testa! -.

La fidanzata gli sorrise: - Nulla! Ero solo fiera di te, orgogliosa della tua arguzia in fatti di cuore e… che tu sappia cosa sia un’ameba! – ironizzò la giovane, beccandosi un’occhiata offesa dal compagno.

Intanto Hojo era arrivato da loro, insieme al maestro di sci.

Kagome, ancora di cattivo umore, rimase girata ad osservare distrattamente il paesaggio, almeno finché non sentì qualcuno dire: - Oddio, no! Il confettino no! È una battaglia persa in partenza! -.

A quelle parole si girò di scatto, incredula: - T-tu? E smettila di chiamarmi così! Non sono un confetto! Kagome! Il mio nome è Ka.go.me, razza di antipatico! – sibilò la ragazza.

Akitoki la fissò stranito, non avvezzo a vedere quella leggiadra e fine ragazza che era Higurashi preda di un simile attacco d’ira. – Vi conoscete, per caso? – domandò.

InuYasha sbuffò, ironico: - Nah! L’ho solo aiutata ieri a non sfracellarsi al suolo -.
Tornò però subito serio e professionale: - Sono InuYasha Taisho, e per oggi sarò il vostro maestro di sci – si presentò – A parte lei, voi come siete messi? Sapete già sciare o siete al livello della ragazzina qui? – domandò, per poi correggersi subito, di fronte all’occhiata di fuoco della “ragazzina” in questione – Di Kagome. Volevo dire Kagome. Contenta?!? –.

- Emh… molto piacere, InuYasha. Io sono Sango. E loro sono Ayame, Koga, Miroku ed Hojo, ovviamente. Riguardo al nostro livello di abilità sugli sci, direi che ce la caviamo discretamente, a parer mio, ma lasceremo giudicare a te – gli sorrise Sango.

InuYasha annuì: - Bene, allora! A due a due, fatemi vedere cosa sapete fare! Salite in cima alla discesa con l’impianto di risalita e poi tornate qui – disse loro.

- Tsk! E tu che fai, rimani qui impalato come un merluzzo a non fare niente? Ma fammi il piacere. Come farai a osservarli bene, se stai così lontano? Siamo sicuri che ce l’hai davvero, la licenza di maestro di sci? – lo stuzzicò Kagome, sotto lo sguardo sbalordito degli amici.

Non era proprio da lei essere da subito così ostile.

Il mezzodemone le rivolse un’occhiataccia: - Non ti fidi, ragazzina? Bene, allora! Sta a vedere! – la spiazzò InuYasha, sistemandosi gli sci e sfrecciando verso l’impianto di risalita a seggiolini.

Kagome smucciò, scettica, ma nel giro di un quarto d’ora dovette ricredersi: era bravissimo! Sciava in modo fluido, con stile sicuro e tecnica impeccabile.
Nel giro di poco, aveva corretto le piccole imperfezioni di Sango e dato validissime indicazioni a tutti gli altri.
Aveva però lasciato Kagome per ultima, sapendo che con lei bisognava partire dalle basi.

- Allora, Kagome. Pronta per iniziare? Vieni con me – le disse, iniziando ad avviarsi verso un angolo tranquillo della pista.

Non fece però molta strada, visto che la ragazza era caduta immediatamente, solo tentando di girarsi nella sua direzione!

Divertito, la osservò sbuffare ed imbronciarsi sempre di più dopo alcuni vani tentativi di rimettersi in piedi da sola.

Sospirando, la raggiunse: - Attaccati qui – le disse, porgendole il manico di uno dei suoi bastoni per aiutarla a far leva e tirarsi su.

Kagome lo fissò truce, credendo che la stesse prendendo in giro per l’ennesima volta, ma dovette ricredersi nel constatare che lui era perfettamente serio.
- Emh… i-io… o-ok – gli rispose, afferrando di riflesso l’estremità che le veniva porta.

In men che non si dica e come se pesasse quanto una piuma, il giovane l’aveva tirata in piedi con un semplice movimento del braccio.

Una volta sistemata, rigorosamente da fermi, la postura della giovane, riuscì a farla spostare dal punto trafficato della pista, sciando all’indietro per poter osservare bene i movimenti goffi di lei.

- Schiena dritta, Kagome. Non piegarti troppo in avanti su te stessa; pensa a quando cammini, non ti ingobbisci come un Oni traballante, no? Resta dritta e non pensarci troppo, sii naturale -. 

Le spiegò i movimenti basilari, in primis il metodo base per frenare: - Devi spostare il peso un po’ in avanti e inclinare i piedi, fino a formare una sorta di triangolo davanti a te con gli sci… senza farli incrociare, ovviamente! – la sgridò – Bene, facciamo una piccola prova – ordinò perentorio, conducendola verso un piccolissimo pendio.
- Dai, forza. Prova da sola – la incitò, allontanandosi di un paio di metri.

La giovane però lo fissò, timorosa e il mezzodemone alzò gli occhi al cielo: - Dai, ragazzina paurosa! È solo la discesa per far fare pratica ai marmocchi! Non dirmi che hai paura, eh? – la punzecchiò.

Kagome arrossì, ma si decise a buttarsi. Purtroppo, non appena tentò di frenare, le si incrociarono gli sci e ruzzolò.

- Oh cielo! Imbranata! – sussurrò il giovane.

Lei dovette averlo sentito, perché, ancora seduta nella neve, aprì la bocca per ribattere.

Il maestro di sci però la precedette, tornando serio: - Ok, va bene. Tirati su da sola come ti ho insegnato -.

Pecca del cattivo equilibrio a parte, InuYasha dovette ammettere che la ragazza imparava in fretta, superata l’iniziale diffidenza.

Col secondo tentativo riuscì ad arrivare in fondo alla discesina. Tuttavia Kagome non frenò a sufficienza, finendo per schiantarsi contro InuYasha che però la sostenne senza sforzo, frenandola contro il suo petto.

Con un leggero imbarazzo, proprio come il giorno precedente, la ragazza si scansò da lui, arrossendo, ammettendo con se stessa che il giovane aveva davvero un fisico solido.

Prendendola per le spalle, il mezzodemone la rimise diritta, commentando con un – Non male. Riprova e, questa volta, inizia a frenare un po’ prima -.

La giovane arrossì appena, vedendolo stirare le labbra in una parvenza di sorriso di incoraggiamento.

Dopo un altro paio di prove, il maestro si ritenne soddisfatto dei progressi dell'allieva.
- Bene! Adesso proviamo a farci una sciata come si deve, ti va? – le propose, ammiccando con la testa verso l’impianto di risalita.

La ragazza però lo guardò intimorita.

- Coraggio, ci sono io, con te. Sono qui per insegnarti, no? -.

- Sì, però… a me fan paura anche le altezze, e quei seggiolini non mi sembrano poi molto sicuri – cincischiò lei.

- Poppante fifona! Non avrai paura, ragazzina? – la provocò il mezzodemone, ottenendo il risultato sperato.

Kagome infatti si adombrò e decise di dimostrargli che sbagliava!
L’impeto di coraggio iniziale però scemò non appena furono in cima alla pista.

“Oh mamma! Aiuto!” pensò la giovane.

- Bene, Kagome. La cosa importante qual è? – le chiese ancora lui.

- Frenare. Frenare per tempo. E non andare giù a razzo. Scendere piano. Con calma – gli rispose, facendo per voltarsi verso di lui.

Quel movimento, però, la fece sbilanciare all’indietro e rischiò di cadere.

Il mezzodemone la agguantò prontamente: - devi fare qualcosa per questo tuo non-equilibrio. Sicura di non soffrire di labirintite? – la punzecchiò per l’ennesima volta, ottenendo in cambio una linguaccia.

Alla fine, anche grazie alla pazienza del maestro di sci, la ragazza riuscì a completare incolume la discesa e, soprattutto a non investire nessun altro sciatore.

A quanto sembrava, il suo problema era quello di riuscire a stare in equilibrio specialmente da ferma e le palle di neve che ogni tanto Ayame le lanciava per dispetto, non erano certo di aiuto.

La mattinata trascorse tutto sommato piacevolmente, tra gare di velocità tra Sango, Koga ed InuYasha e gli scherzi di Miroku al pover Hojo.

Erano ormai quasi le undici e mezza, quando l’aitante maestro di sci si congedò dal gruppo di ragazzi: - È stato un piacere, tutto sommato – scherzò InuYasha – I miei complimenti, miss confetto, te le sei cavata! Pensare che ero già pronto ad andarti a prendere uno slittino, all’inizio! -.

- Oh per tutti i Kami! La vuoi piantare di chiamarmi così?! – sbottò la ragazza, ma uno dei soliti inopportuni interventi di Hojo raggelò l’atmosfera giocosa:

- Uno slittino, eh? Caspita, non è una cattiva idea! Sarebbe sicuramente meno pericoloso e si eviterebbero possibili strappi muscolari, botte e cadute! Non sei d’accordo, Higurashi? – sentenziò guadagnandosi l’occhiata scettica e basita dei presenti.

- Oh Kami, vi prego, sopprimetelo! – borbottò Koga, senza farsi sentire, portandosi una mano a coprirsi il viso.

InuYasha si trattenne a stento dal ridacchiare al commento del demone lupo: - Bene, vi lascio tornare in albergo per il pranzo. Buona permanenza – li salutò.



Quaranta minuti dopo, il mezzodemone entrò nella hall dell’albergo, dirigendosi spedito alla reception e oltrepassandola senza indugio.

Nella piccola stanza che fungeva da ritrovo e guardaroba del personale dell’hotel, incontrò l’anziana Kaede, storica cuoca della struttura che, a causa dell’età avanzata, fungeva ora da supervisore nelle cucine.

- Ehilà, giovanotto! Già finito di lavorare, oggi? - gli domandò, vedendolo senza tuta da sci, fresco di doccia e con un normalissimo maglione di lana, pantaloni felpati e scarponi da neve.

Effettivamente per il pomeriggio nessuno lo aveva richiesto come insegnante; probabilmente anche in vista dell’evento di quella sera, i turisti avevano optato per rilassarsi nella spa o visitare il centro abitato poco lontano, facendo shopping.

Così il giovane si era recato nel piccolo chalet isolato in cui abitava, a metà strada tra l’albergo e il paese, per cambiarsi. Avendo però la dispensa quasi vuota, si era visto costretto a tornare all’albergo, per scroccare qualcosa per pranzo e ritirare il proprio compenso della settimana, così da potersi recare il giorno successivo a fare la spesa.

Il mezzodemone fece un’alzata di spalle, agguantando il pranzo e sedendosi in un angolo.

Restò con l’anziana una buona ora, aiutandola a fare l’inventario della dispensa, appuntando su un foglio ciò che sarebbe servito. Non sarebbe stato propriamente il suo compito, quello, tuttavia, visto che il resto del personale era impegnato in sala da pranzo, non gli pesò aiutare la donna che per lui era come una nonna.

Kaede aveva sempre fatto tanto per lui, fin da bambino, aiutandolo nei momenti difficili come la morte dei genitori e ciò che accadde con… scrollò la testa, rifiutandosi di ripensare a quei fatti tanto dolorosi.

Terminato il compito, stava per proporre a Kaede di bersi una bella tazza di tè bollente quando una voce nota proveniente dalla reception attirò la sua attenzione: - C’è nessuno? Scusate? Avrei bisogno di un’informazione -.

Il giovane lasciò che fosse Kaede ad andare a vedere cosa volesse, non trattenendosi però dal dare almeno un’occhiata senza farsi vedere, rimanendo con tanto d’occhi.

“Però! La tutona da confetto non le rende affatto giustizia!” fu il suo pensiero semicoerente, nell’ammirare Kagome vestita di un semplice dolcevita di lana rosso, jeans stretti che facevano risaltare le sue forme sinuose e scarpe da ginnastica. A darle un’aria sbarazzina contribuiva anche l’aver raccolto i vaporosi capelli corvini in una morbida coda. Carina. Era davvero carina, molto.

- Dimmi pure, cara! – le sorrise Kaede.

- Salve. Ecco, i miei amici vorrebbero fare un salto in paese per fare un giro per negozi. C’è la possibilità di affittare un’auto, per caso? – le chiese.

- Certo, cara! Anzi, dato che non siete di certo gli unici ad avere tale esigenza, l’albergo è solito preparare alcuni pullmini per i clienti. La partenza dovrebbe essere tra circa… umh… mezz’ora, alle 14, con rientro alle 18. Quanti posti vi servono, cara? Sei? -.

Kagome annuì, sobbalzando nel notare InuYasha fermo in un angolo.
Realizzando di essere stato scoperto a fissarla, lui distolse velocemente lo sguardo.

- Kagome! Ciao! – la salutò Shiro, arrivando in quel momento.

Il sorriso sulle labbra della ragazza si congelò non appena, voltandosi, notò il giovane mano nella mano con una ragazza. Chi era, quella lì?

- Tutto bene? Ho sentito che anche voi verrete a fare un giro per negozi. Bene! Ci pensiamo io e Keiko ad organizzare i pullmini, vero, tesoro? – aggiunse il ragazzo, voltandosi appena verso la sua accompagnatrice.

Quel nomignolo fece perdere un battito al cuore della povera Kagome.

Tesoro? Chi era, quella? E perché stavano così vicini, come se…

Notando lo sguardo attonito della corvina, la ragazza le sorrise, presentandosi: - Così tu saresti Kagome, la sua compagna di università. Piacere di conoscerti, io sono Keiko, la sua fidanzata -.

Fidanzata.

Quella parola fu come una pugnalata al cuore.

Fidanzata.
Lui aveva una fidanzata.

Come… no, non poteva essere vero! Era un incubo, solo un maledetto incubo. Lui non ne aveva mai parlato e… allora… gli sguardi gentili, le premure.. si era immaginata tutto? Se lui era fidanzato, allora lei, per lui non…

Non sapendo nemmeno come, riuscì a ricambiare la stretta di mano della ragazza, fissando però Shiro, ad occhi sgranati, come in cerca di spiegazioni.

Fu Keiko a parlare: - Sai, quando mi ha confidato di essersi fatto un’amica, all’università, ammetto di essere stata molto gelosa. Avevo paura che mi tradisse. Però poi mi ha assicurato che la vostra era solo una forte amicizia e nient’altro. Gli è andata bene, eh? Perché, visto che stiamo insieme da anni, se avessi scoperto che mi tradiva… non l’avrebbe passata liscia! – scherzò la giovane – ora, però, dopo averti conosciuta, sono davvero tranquilla. Ha un cuore d’oro, il mio amore, vero? È stato davvero molto carino nel suggerirvi come meta delle vacanze il suo albergo, visto che aveva intuito che foste incerti su dove andare – concluse, provocando in Kagome il colpo di grazia finale.

Stupida. Era stata una vera stupida. Si era immaginata tutto.

Sentì a malapena la voce di InuYasha brontolare: - Cosa?!? Ehi, Keiko! Guarda che non puoi prenderti il pomeriggio libero come ti pare! E il banco del noleggio sci? -.

Ecco dove aveva già visto quella Keiko. Era la tizia del noleggio!

- Oh beh, effettivamente.. stavo appunto per chiederti di sostituirmi, Inu! Non hai appuntamenti per oggi, dopo tutto, no? Ti preeegoo! – gli rispose quella.

- Che?!? Col cavolo! Te lo sogni! Feh! – fu la replica del mezzodemone.

Mentre i tre continuavano a parlare tra loro sotto lo sguardo amorevole di Kaede, Kagome si allontanò senza farsi vedere, con l’intenzione di rintanarsi in camera.

Prima, però, passò dalla sala ristoro in cui gli amici la attendevano, per informarli sui pullmini e avvisandoli di non sentirsi in forma, motivo per cui sarebbe rimasta in albergo.

Alla notizia, Hojo, tentò in tutti i modi di restare a farle compagnia, ma Sango, intuendo che fosse successo qualcosa, lo fece desistere, facendosi ovviamente promettere dall’amica che, al loro ritorno, Kagome si sarebbe confidata con lei.



Erano circa le 15 e 30.

Kagome, stesa supina sul letto, guardava il soffitto.

Si sentiva come svuotata e non aveva avuto nemmeno la forza di piangere.
Era amareggiata, tanto. E continuava a darsi mentalmente dell’idiota visionaria.

Sbuffò, stanca, e decise di farsi un giro nell’albergo, confidando che non avrebbe potuto incontrare né Shiro né, tanto meno, la sua fidanzata.

Girovagando, finì per imbattersi in Kaede.

Vedendola giù, la donna si offrì di farle compagnia, chiacchierando un po’, proponendole il rimedio perfetto per ogni tristezza: la sua famosa cioccolata calda con panna!

Rinfrancata dalla bevanda e dalla cortese ma non invadente presenza della donna, la ragazza si perse ad osservare il paesaggio innevato fuori dall’ampia vetrata, sobbalzando quando una figura ben nota entrò nella sua visuale, brandendo una pala da neve.

Vedendolo, Kaede si affrettò ad avvicinarsi alla finestra, evitando di aprirla e limitandosi a bussare contro il vetro per attirare l’attenzione del ragazzo, certa che l’avrebbe udita ugualmente: - InuYasha! Potresti liberare dalla neve anche il passaggio della porta posteriore delle cucine, per favore? E spalare anche davanti alla porta della ghiacciaia. -.

Al cenno di assenso di lui, la donna li sorrise, ringraziandolo: - Sei un tesoro, caro ragazzo! Io intanto ti preparo il solito infuso caldo, per quando tornerai dentro, eh?-.

Dopo di che tornò da Kagome, sospirando intenerita: - Povero ragazzo, quante cose brutte, ha dovuto passare. Se solo si sforzasse di essere un po’ meno burbero e la smettesse di voler stare sempre da solo – sussurrò tra sé, ottenendo però lo sguardo incuriosito della giovane.

Passò un'altra mezz’ora.

L’animo di Kagome si era un po’ rasserenato dalla delusione, anche se, ora, iniziava a paventare il momento in cui avrebbe dovuto dare alle amiche le dovute spiegazioni del motivo del suo stato d’animo.

Si riscosse, avvertendo Kaede sbuffare.

Notando come l’anziana donna stesse tentando con fatica di aggiungere un ciocco di legno al camino, corse ad aiutarla. Maldestra come sempre, però, finì per conficcarsi una scheggia in un dito.

In quel preciso istante, InuYasha entrò nella sala, scuotendo le orecchie intirizzite ed avvicinandosi al fuoco, mentre Kaede si apprestava a portargli una bevanda calda.

- Ehi, che hai combinato, ragazzina? – chiese a Kagome.

- N-niente. Una scheggia di legno – brontolò lei, nascondendo la mano.

Il ragazzo sbuffò  dirigendosi nell’altra stanza e tornando poco dopo brandendo un piccolo ago da cucito e un flaconcino di disinfettante: - Fa vedere, avanti. Siediti qui – le disse, ammiccando verso il tavolo della sala precedentemente occupato dalla giovane.

Pazientemente le tolse la scheggia disinfettandole poi il dito.

Kagome, dal canto proprio, si limitò ad osservarlo in silenzio, intimidita. Era davvero un bel ragazzo e il suo essere mezzodemone lo rendeva affascinante: non aveva mai visto delle iridi di quel colore, ambrate, calde e poi, quelle orecchiette erano così dolci!

- Ecco qui, InuYasha, una bella tazza di tè caldo – esordì Kaede, tornando da loro – Tutto bene, cara? – domandò alla ragazza – Scusatemi, ma vi lascio soli un momento. Devo andare a controllare come procedono le cose per la cena di stasera. Deve essere tutto perfetto! Verrai anche tu, vero, ragazzo mio? Non ti azzardare a fare l’eremita o ti vengo a prendere! – lo minacciò.

Il giovane alzò gli occhi al cielo e Kagome sorrise, mesta.

Già, la festa di quella sera… tanta fatica per cercare il vestito perfetto e poi…
Nulla, solo sogni infranti ed una cocente delusione.

Il cellulare che la ragazza teneva in tasca trillò e lei si affrettò a rispondere, allontanandosi un momento: “Ehi, Kagome! Tutto bene? Senti, noi stiamo già tornando, i ragazzi erano stufi e non c’era nulla di interessante, in quei negozi!” le disse Sango “E poi, senza la nostra pazza amica ci stavamo annoiando!” continuò, facendo sorridere la ragazza.

Le sue amiche erano le migliori!

- Oh, beh, ovvio! Senza di me siete perse! – ironizzò la giovane – Quindi? Vi aspetto nella hall? -.

“Sì, e che ne diresti di concederci un buon bagno termale, prima di farci belle per stasera?” le propose “Ehi, Miroku! Piantala di fare quella faccia da porco maniaco! Se provi a sbirciare, te la vedrai con me, amore mio!” la sentì sibilare.

“L’alta opinione che hai di me mi ferisce, Sanguccia! Non avevo certo intenzioni voyeuristiche…” sentì dire in sottofondo dalla voce dell’amico. 

Kagome ridacchiò. Miroku era sempre il solito!

- Ok ragazzi, allora a tra poco! – concluse la ragazza, riagganciando e lasciando la coppia ai consueti battibecchi.

Ritornando nella sala, si fermò un istante a contemplare la figura di InuYasha, rimasto solo nella stanza.

Stranamente impacciata, gli si avvicinò, notandone l’espressione assorta, quasi triste.

- Emh… io… io vado nella hall. A quanto pare, i miei amici stanno già tornando e… beh, allora… a stasera, InuYasha. Se ci sarai, ovviamente – riuscì a dire.

Il mezzodemone si irrigidì per un momento, a causa della sorpresa di quel “a stasera”. Si riprese però quasi immediatamente, sfoderando un ironico ghigno: - Ah, allora ci andrai? Non mi sembravi molto in vena di festeggiare, fino a poco fa. Te ne stavi tutta mogia a rimpinzarti di cioccolata -.

La ragazza si inalberò: - Scusa tanto, eh, se ho scoperto proprio oggi che il ragazzo a cui credevo di piacere, in realtà è fidanzato e mi ha sempre considerata solo un’amica! – sbottò, arrossendo subito dopo nel realizzare di aver appena  spiattellato i fatti propri a quel… quel… antipatico, borioso, saccente, bellissimo, affascinante…

“Un momento! Bellissimo? Affascinante? Che cavolo vado a pensare, accidenti!” si sgridò, stupita dalle sue stesse riflessioni.

- Feh! Ovvio che nessuno ti trovi interessante, se te ne vai in giro conciata come un confetto! – la punzecchiò di nuovo lui.

Era strano. Gli veniva naturale stuzzicarla in quel modo. Era… divertente, vederla inalberarsi e offendersi per quelle stupidaggini!

- Argh! Sei… sei… odioso! Basta, me ne vado! – sibilò Kagome, dandogli le spalle.

Era ormai giunta oltre la porta della saletta, quando la voce di InuYasha la raggiunse, lasciandola stranita: - A stasera, Kagome -.




Salve a tutti e buon Capodanno ^^
E.. niente. Tutto questo in origine avrebbe dovuto essere una shot, incentrata sul Natale (seh, aspetta e spera -.- quello dell'anno prossimo, a questo punto) ma per Natale non ho fatto in tempo... ^^' Inoltre, niente da fare, son prolissa ^^ quello che doveva essere il punto centrale dell'ipotetica shot è ahimè ancora lontano T_T 
Ergo, dato che ne stava uscendo una storia infinita, finirà per essere una mini long di 2, massimo 3 capitoli ^^'
Il resto è work in progress e, di questo passo, mi sa che farà in tempo ad arrivare la befana -.-  *sigh*
E.. beh, continua XD 
Alla prossima.

Ne approfitto per farvi gli auguri di Buon Anno ^^
   
 
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