Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Ilebar98    06/01/2016    3 recensioni
“Ricordo quando hai tirato i freni troppo presto, ed io iniziai a piangere, e quando il sole sorse, ti stavo guardando. Sei uscito ed hai detto “ti lascio libero”… Ma, alla fine, i mostri erano solo alberi, e quando il sole sorse ancora, eri tu a guardarmi. Eravamo stati fatti per spezzarci… ma ora siamo di nuovo insieme. Il resto del mondo è bianco e nero, ma noi siamo colori sgargianti”
Sono queste le parole che secondo me descrivono pienamente la relazione tra il capriccioso conte Alois Trancy e il suo maggiordomo demone Claude Faustus. Una relazione fatta di paure e indugi, di tradimento... ma nessuno dei due uscirà dalla foresta senza l'altro.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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OUT OF THE WOODS


“Non siamo ancora fuori dalla foresta eh… Claude?”
Alois Trancy osservava divertito la pazza corsa che si stava svolgendo tra i due demoni dall’alto della torre del labirinto che lui stesso aveva creato.
In quel momento, una lotta all’ultimo sangue era in corso tra Sebastian Michaelis, il maggiordomo di Ciel Phantomhive, e il suo maggiordomo, Claude Faustus . Tutto questo, per una sola anima. Ma non era la sua.

***


“Luka…”
Rosso. Ovunque.
Il rosso delle fiamme e quello del sangue si fondevano per diventare un unico lampo cremisi che cercava la sua strada verso il cielo.
In mezzo a quello scenario di desolazione, Jim pensava a una sola cosa: trovare suo fratello.
Non se lo sapeva spiegare: all’improvviso, come in un sogno, il villaggio aveva preso fuoco.
Quel villaggio che lui e Luka avevano tanto odiato, ma che ora, in sua assenza, non gli era mai sembrato più prezioso.
Proseguendo nella sua ricerca, il biondo incontrò di tutto, tranne il dolce viso del fratellino minore. Non poteva buttare tutto all’aria così. Non dopo tutto quello che avevano passato assieme, dopo tutto il dolore, la rabbia che si era accumulata sulle loro spalle ogni volta che qualche ragazzino li aveva scherniti.

Ormai aveva percorso il villaggio in lungo e in largo, ma di Luka, nessuna traccia. Lacrime copiose iniziarono a farsi strada tra i suoi occhi azzurrissimi.
Tuttavia, c’era ancora un posto dove non aveva guardato.
Jim iniziò a correre a perdifiato verso la collinetta che sovrastava il paesino e, quando fu in cima, avvertì un tuffo al cuore.
Vicino a un cespuglio era accasciato con malagrazia un corpo.
“Luka… sei tu… mi hai fatto spaventare! Pensavo che non ti avrei più rivisto!”
Prese il fratellino tra le braccia e lo voltò, affinchè potessero gioire assieme di quel momento che avevano atteso così a lungo e piangere l’uno sulla spalla dell’altro.
Gli occhi erano spalancati, come a voler ammirare per sempre quel cielo, così scuro quella notte.
La bocca semiaperta, dalla quale scendeva ancora un rivolo di saliva mista a sangue.
Jim appoggiò il suo orecchio al petto di Luka. Non c’era battito.
Dietro un albero, un demone piangeva in silenzio osservando la scena, sazio di un’anima che non avrebbe voluto divorare.

***


“Claude! Sbrigati! Non abbiamo mica tutta la giornata!”
Alois Trancy era di cattivo umore, quasi come sempre quella mattina e iniziò a battere i piedi dall’impazienza. Non avrebbe tardato di un solo minuto per il suo giro settimanale a Londra. Questa volta aveva deciso che avrebbe comprato una giacca nuova: era arcistufo di quella robaccia che indossava ormai da quando viveva in quella villa lussuosa, che lo faceva sembrare un infimo borghese.
Claude si affrettò a chiudere il pesante portone della magione, con un’espressione di stizza che non riuscì completamente a celare al suo padroncino, che se ne accorse quando questi lo aiutò a salire in carrozza.
“Cos’è quello sguardo?” domandò furioso il biondo.
“Non è nulla, solo…”
Con un gesto veloce e deciso, Claude spazzò via alcuni granelli di zucchero residui dalla colazione che imbrattavano gli abiti del conte.
“E’ disdicevole per un Lord come voi andarsene in giro così conciato” sorrise beffardo.
Quasi se lo aspettava: il calcio che Alois gli sferrò al basso ventre per poco non lo fece cadere all’indietro.
“Tsk” fu il commento di quest’ultimo nel vedere con quanta sfrontatezza il suo maggiordomo osasse mentirgli.
Claude Faustus ormai era abituato ai capricci del suo padroncino, e di calci ne aveva ricevuti molti da quando avevano stretto il contratto. Aveva familiarizzato con gli umori di Alois Trancy, così rapidi nel cambiare che egli stesso a volte si stupiva. Ma non sarebbero di certo state questi inutili tentativi di spavalderia a fargli rinunciare alla sua cena.
Dopo essersi spolverato con noncuranza il giaccone, Claude salì sul mezzo, preparandosi ad affrontare un breve ma estenuante viaggio.

La ricca bottega di Harrods, di fama ormai internazionale, era uno spettacolo per gli occhi del giovane Lord.
“Claude! Comprami tutto il negozio! Voglio assolutamente quelle scarpe! E quelle tube, e i fiocchi!”
“Signorino, non eravamo forse venuti per una giacca?” chiese esasperato il corvino.
“Oh ma che importa ormai! Guarda quante cose carine! A te di sicuro non sta bene niente di tutto questo, sei troppo brutto…”
Claude sospirò, portandosi le dita alle tempie. Non era passata nemmeno mezz’ora da quand’erano in città, e quel moccioso già lo faceva dannare.
Stava provando a pensare ad una soluzione per farlo stare zitto almeno per un minuto, quando qualcosa di colorato colpì la sua attenzione dalla vetrina dall’altra parte della strada.
Senza aspettare ordini dal suo padroncino, Claude attraversò con prudenza, lasciandolo lì imbambolato a sbavare davanti a un completo da sera che costava un occhio della testa.
Non era di certo come Harrods, ma anche quel negozio si era fatto un buon nome a Londra: lo dimostravano i capi curatissimi, senza imperfezioni e in bella mostra.
Quando Claude poté ammirare da vicino l’oggetto che l’aveva attirato in quel luogo, pensò subito che sarebbe stato perfetto addosso ad Alois; inoltre, voleva fargli un regalo per farsi perdonare per l’impudenza di prima.
Cercò la taglia giusta tra i modelli esposti, e, dopo aver esaminato con attenzione che non fosse difettoso, si avviò verso il bancone per il pagamento, il tutto, in meno di un minuto dalla sua entrata.
Era davvero soddisfatto dell’acquisto, e già pregustava la faccia del conte quando avrebbe potuto indossarlo alla villa.

“Claude! Claude! Dove sei finito?!”
Alois Trancy gridava a squarciagola, ancora davanti alla bottega di Harrods. Come si permetteva quel bastardo di un maggiordomo di abbandonarlo così? Non gli era già bastata la lezione di prima? Evidentemente, per la sua natura doveva sentirsi di gran lunga superiore a lui. Gli avrebbe mostrato che non era così.
Quando vide Claude uscire dal negozio di fronte, il viso si fece d’improvviso una smorfia di rabbia e disgusto.
“E’ così che tu staresti svolgendo il tuo dovere di maggiordomo? E’ così che mi ripaghi per la cena che ti offrirò, abbandonandomi in mezzo alla strada? Quando torneremo alla villa non ci saranno scuse che tengano!”
Il giovane Lord aveva attirato su di se gli sguardi incuriositi dei passanti, sgolandosi come stava facendo.
Adesso Claude aveva veramente superato ogni limite: non solo gli aveva disubbidito, ma era colpa sua se ora la gente lo stava scambiando per uno uscito da un manicomio!
Rosso di rabbia, si apprestò ad attraversare per raggiungerlo e tirargli un destro.
Una carrozza arrivava veloce dalla curva sulla destra.
Tutto successe in una frazione di secondo. Alois in mezzo alla strada. Il cocchiere che frenava troppo tardi. Lo scatto felino di Claude. Uno scricchiolio, la carrozza rovesciata su un lato. Costole spezzate.


Alois Trancy vedeva solo buio di fronte a se. La testa gli girava vorticosamente. Una sensazione soffice e calda avvolgeva il suo corpo. Stava così bene… non come fino a un attimo fa, al freddo per le strade di…
…Londra…
Di colpo ricordò ogni cosa.
Si alzò a sedere, maledicendosi immediatamente per quella mossa che fu per lui come uno spillo infilato nel cranio. Si tastò la testa: era fasciata, ma non sembrava aver riportato ferite sul resto del corpo. D’altronde, ora non gli importava molto: doveva assolutamente sapere se Claude stava bene. Fece per alzarsi, quando una voce conosciuta lo raggiunse dalla porta della sua camera.
“La prego, non faccia sforzi, signorino”
Il maggiordomo era in piedi sullo stipite con aria apprensiva, lo sguardo rivolto verso di lui. Sembrava stesse bene.
“Claude… ma allora… tu…”
Il biondo aveva già gli occhi lucidi. Non era la prima volta che Claude lo vedeva in quello stato, ma ora c’era qualcosa di diverso… quasi quelle lacrime fossero le prime sincere della sua vita, quasi fosse stato… preoccupato per lui.
“Andiamo, si calmi ora. Lo sa che ci vuole ben altro per…”
“SEI UNO STUPIDO!”
Claude si bloccò di colpo di fronte a quello sfogo così naturale. Alois lo guardava come non aveva mai fatto prima.
“Dopo tutto quello che ho dovuto sopportare, dopo che ho perso tutto quello che avevo… cosa ti è saltato in mente?”
Il corvino si fece più vicino al letto, studiando attentamente quella reazione a cui non era preparato.
“Claude.. io.. solo per un attimo…”
Il maggiordomo si sedette sul bordo, in attesa della conclusione della frase.
“Io… per un attimo ho creduto che anche tu saresti scomparso come tutti gli al…!”
Non fece in tempo a finire il suo discorso, che all’improvviso delle braccia possenti lo strinsero forte, e il conte si trovò con la fronte appoggiata al petto di Claude.
Non capiva più nulla: i pensieri vorticavano alla velocità della luce nella sua testa, non riusciva a ragionare con razionalità. Come poteva un demone, una creatura che in vita sua aveva conosciuto solo la disperazione dell’essere umano, arrivare a comprendere le emozioni che in quel momento stavano trovando uno spazio sempre più profondo nel suo cuore?
Dopo un primo attimo di incredulità, Alois si rese conto di una cosa: quello che stava accadendo, era ciò che aveva sempre voluto, e quei dubbi non contavano niente, non valevano la pena di una vita passata nell’oscurità.
Abbandonarsi al tepore di quell’abbraccio fu l’unica via che gli sembrava plausibile per dimenticarsi di tutto e di tutti. Non voleva più soffrire, non voleva più piangere. Lui voleva solo…
Dopo essersi tolto gli occhiali che lo impacciavano, Claude prese con delicatezza il volto del suo padroncino, fino a che le loro labbra non si toccarono in un bacio struggente e amaro, come le lacrime che il demone si accinse a leccare via dal viso di Alois. Quel contatto fece rabbrividire quest’ultimo. Tuttavia, il giovane conte ritrovò una nuova sensazione di piacere quando la lingua del maggiordomo schiuse ancora una volta le sue labbra per appropiarsi della sua, e iniziare quella lenta e lussuriosa danza all’interno della sua bocca.
Alois lo desiderava sempre di più, voleva essere una sola cosa con lui. Non poteva più aspettare.
Ancora avvinghiato a Claude, con una mano iniziò a sbottonarsi frettolosamente i pantaloncini, dove sentiva premere la sua virilità contro la stoffa, mentre con l’altra tirò le tende, che gettarono oscurità in quella camera. Nella foga del gesto, l’attaccapanni appoggiato alla parete cadde.
L’unico testimone dell’accaduto fu una giacca viola nuova di zecca, abbandonata sul pavimento.
Alois Trancy l’avrebbe sempre indossata.

***

“Ricordo quando hai tirato i freni troppo presto, ed io iniziai a piangere, e quando il sole sorse, ti stavo guardando. Sei uscito ed hai detto “ti lascio libero”… Ma, alla fine, i mostri erano solo alberi, e quando il sole sorse ancora, eri tu a guardarmi. Eravamo stati fatti per spezzarci… ma ora siamo di nuovo insieme. Il resto del mondo è bianco e nero, ma noi siamo colori sgargianti”
Il contratto con Hannah era concluso. Claude aveva perso lo scontro, ma non aveva perso il suo padrone. Finalmente, dopo tanto tempo, avrebbe potuto rivedere Luka, e sarebbero rimasti assieme tutti e quattro, come una famiglia.
Per sempre.






Angolo dell’autrice
Stasera torno con una fanfic one shot su Alois e Claude ^^
Intanto... è tipo la mia primissima scena yaoi, non ho descritto molto perchè devo fare pratica, quindi non ho voluto soffermarmi sui dettagli hehehe :3
Devo dirvi che, da quando ho guardato la seconda stagione di kuroshitsuji, non ho maaaaai amato questi personaggi… non ho idea del perché D:
Fatto sta che, qualche giorno fa ho ascoltato il nuovo singolo di Taylor Swift “Out of the Woods” e mi è arrivata un’illuminazione: la canzone descriveva perfettamente il rapporto che c’era tra loro due! Parla di una relazione piena di ansie, di timori, come se non dovessero uscirne mai più…
Pace all’anima di Taylor, mia musa ispiratrice <3  e buonanotte a tutti :* :D
   
 
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