Divina
mania.
Il
buio sussurra dolcemente
Soffia
miele nelle orecchie
Stilla
come veleno
Brucia
come fuoco.
Le
maschere di carne sono marcite
Il
fuoco ha incenerito gli abiti sfarzosi
La
cipria candida brulica di vermi.
Il
tuo corpo danza
La
mente scioglie i nodi
Inesorabile,
salpa per lidi lontani.
Più
splendidi più cari
Di
ciò che ti lasciasti alle spalle
Di
ciò che eri, che saresti diventata.
Non
valgono le parole trattenute
Le
parole dette, quelle immaginate
Quelle
che diranno, che avresti detto.
Hai
conosciuto questo mondo,
Lo
hai percorso in lungo e in largo
Ora
spieghi le vele ad altri venti
Ad
altre terre.
Anche
non ce ne fossero
Tu
stessa le farai sorgere dall’immoto.
Saranno
belle, saranno nuove
Avranno
nomi splendenti
Voci
profonde, sincere.
Tu
sarai regina, sarai dea.
Un
mondo tuo, un mondo che ti veda
Che
ti ascolti, che ti ami.
È
umano desiderio
Che
percorre i sentieri del divino.
Non ho la più pallida idea di cosa
sia. La mano ha viaggiato da se. Il titolo è venuto molto dopo, mentre cercavo
di capire che cosa diavolo avevo scritto. L’ho interpretata come la descrizione
degli effetti della mania divina (ovvero la possessione divina a cui si
attribuiva l’atto creativo dei poeti: avete presente il proemio dell’ Iliade “Canta
o diva l’ira funesta…”). Effettivamente il piacere
dello scrivere creativo, dell’immaginare potrebbe essere conseguenza della
nostra sete di dominio, di creazione che ci porta ad un passo dal divino (Senza
cadere nella blasfemia. ).