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Autore: KyraPottered22years    09/01/2016    4 recensioni
Lo osservò nella tenue luce del crepuscolo. In quello sguardo nero pece, quegli occhi parevano urlare qualcosa. E lei riusciva a capirlo, avrebbe potuto capirlo anche se lui avesse indossato quella maschera. Improvvisamente sentì di vivere in un sogno, in una bugia, mentre lo sguardo di lui le penetrava l'anima, marchiandola dall'interno.
Il sangue scorreva ardente nelle loro vene. Parole non dette, sussurravano nel nulla. Mani desiderose di toccare, con l'aspra consapevolezza di non poterlo fare.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Rey, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Redemption


 1


Sarai capace di non farti realmente tentare dal lato oscuro della forza?
 
Le parole di Luke Skywalker le risuonarono nel cranio, fino a quando quell'interrogativo diventò un fiebile eco. Un macigno nel cuore pareva bloccarle i battiti cardiaci e sentiva le dita delle mani tremare come delle foglie. Fino a poche ore fa aveva risposto con un netto e deciso sì a quella domanda, ma più si avvicinavano alla base del Primo Ordine, più tutte le sue certezze si frantumavano come una fragile lastra di vetro. 
Stringeva la logora stoffa delle sue vecchie vesti, i suoi occhi vagavano d'ovunque, cercando di controllare la pressione che l'ansia esercitava sul suo corpo.
 
La diretta conseguenza dell'ansia è il panico, il panico è frutto della paura, la paura porta al lato oscuro.
 
Doveva stare attenta o avrebbe fallito di sicuro. 
Il maestro, il Generale Leia, Finn, l'intera Resistenza, perfino i droidi contavano su di lei, e se prima questa cosa le recava onore, adesso aveva un'asfissiante paura di sbagliare e di deludere tutti quanti.
 
La paura porta al lato oscuro. E' quello che è successo a Ben Solo.
 
Ingoiò un fiotto di saliva. Anche se c'era abituata, in quel momento stare in silenzio la opprimeva, e di certo non era una sensazione che agevolava all'autocontrollo.
Volse lo sguardo alla sua destra, verso Finn, con l'intenzione di scambiare quattro chiacchiere. Ma quell'iniziativa le morì in gola sul nascere.
Fu così che iniziò a sudare freddo e alcune ciocche dei capelli sciolti si incollarono al collo e alle tempie.
 
Smettila di agitarti.
 
Ripeté quella frase fino a quando le parole persero il loro significato e le sillabe parevano attaccate fra di loro in un significato illogico e privo di senso.
Avrebbe voluto togliere la cintura di sicurezza, alzarsi in piedi e gridare a pieni polmoni di non essere pronta ad affrontare quella missione. 
Avrebbe deluso il maestro, ma meglio prima che dopo, no?
Teorizzare delle probabili uscite di scena la distraeva da ciò che aveva giurato di andare in contro. 
Solo dopo alcuni minuti capì che non poteva scappare dal suo destino. Non poteva scappare e basta. 
Chiuse gli occhi, appoggiò la testa al cuscinetto del sedile e respirò profondamente.
 
La forza è ovunque, ci circonda, ci attraversa. Basta chiudere gli occhi per percepirla.
 
E la sentì veramente.
Era la sensazione più rassicurante che avesse mai provato, anche se quella non era la prima volta che richiamava a sé la forza. 
Essa la cinse in una stretta materna, lambì ogni centimetro della sua pelle e si infiltrò all'interno dei suoi muscoli, rilassandola, donandole una scarica di coraggio e determinazione.
Aprì gli occhi, espirando a labbra dischiuse. Quella prospettiva che pochi secondi prima la riempiva di ansia e paure, adesso non le trasmetteva nulla, anche se, quel macigno al petto era sempre lì, stringendole il cuore in una morsa, certo, essa si era allentata, ma non dissolta.

 «Ho un brutto presentimento riguardo questa faccenda.» Rey voltò lo sguardo verso il suo amico, osservando con attenzione lo sguardo nocciola di lui puntato nel vuoto, percepì la sua preoccupazione, rispecchiandosi nelle sue emozioni.
 «Temi che la missione possa prendere una piega diversa?» Gli domandò quando fu sicura che non avrebbe continuato a parlare.
 «Ho paura per te.» Conffessò a voce bassa, guardandola con uno sguardo carico di inquietudine. Rey osò una mano sulle dita scure e incrociate di Finn, disegnando col pollice dei cerchi immaginari sul dorso della mano. Gli rivolse un piccolo sorriso, e, guardandolo con l'affetto di una sorella, gli disse:
 «Andrà tutto bene, è una promessa.» Quegli occhi così belli e quel sorriso così gentile erano il calmante perfetto, eppure, Finn non le credette. Ritirò le mani, sottraendosi a quel tocco. In quel momento quella dolcezza lo bruciava, lo marchiava dentro. Vedere quel sorriso gli ricordava che molto probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto. Distolse lo sguardo e tornò a fissare altrove, tranne che lei.
 «Non puoi promettere qualcosa che non dipende da te.» Le disse con tono freddo, mentre lei digeriva ancora quel comportamento gelido, chiedendosi dove avesse sbagliato.
Non sapendo cosa dire in risposta, scelse il silenzio come seconda alternativa, terminando quella breve discussione.
La loro amicizia aveva iniziato a peggiorare da quando Rey aveva abbandonato Finn in quel lettino per partire alla ricerca di Luke. Litigavano spesso e per cose futili, questa cosa la faceva star male. 
Un ironico sorriso si dipinse sulle sue labbra, certo che non sono proprio tagliata per essere una Jedi.
Eppure, perché aveva intrapreso il cammino da Padawan di Luke Skywalker? Chi glielo aveva fatto fare?
Abbandonò quegli interrogativi negativi, scosse la testa, dandosi della stupida.
Le sue dita si posarono sui ganci della cintura di sicurezza con l'intenzione di spostarsi di lì, o l'ansia e la frustrazione sarebbero ritornate più forti di prima.
 «Che stai facendo?» L'intervento di un soldato della Resistenza la fece sobbalzare sul sedile. «Stiamo per atterrare e non puoi alzarti.»
 «Va bene.» Sussurrò in risposta, mentre il cuore le balzava in gola ad ogni battito.
La missione era appena iniziata e adesso non c'era più il tempo per avere paura.
 
Il Generale Leia aveva adottato l'effetto sorpresa, convinta che il Primo Ordine non si fosse ancora del tutto ripreso dall'enorme perdita di soldati e armi nella StarKiller, ma, come Finn sapeva, il Primo Ordine era potente.
Avevano captato il segnale di una nave non registrata non appena aveva oltrepassato l'atmosfera del pianeta, così il Generale Hux aveva ordinato di inviare cinquecento stormtrooper nel luogo di atterraggio.
Evidentemente avevano perso l'effetto sorpresa.
I soldati della Resistenza sganciarono le cinture di sicurezza, indossarono i caschi protettivi, si munirono di armi e, dividendosi in due file omogenee, balzarono fuori dalla nave. 
Il colore rosso popolava lo scenario di battaglia: l'aria con i colpi degli blaster e il terreno con il sangue dei feriti. Dagli oblò triangolari, Rey e Finn osservavano in silenzio, aspettando di agire.
 «Siamo pochissimi rispetto a loro.» Commentò Rey a voce bassa, allontanandosi dall'oblò.
 «Che stai facendo?» Domandò Finn, guardandola a occhi sbarrati.
 «Devo andare, lo sai qual è il piano, no?»
 «So qual è il piano, ma non è adesso che devi andare.» Si avvicinò a lei, la prese da un polso, bloccandola sul bordo dell'uscita.
Lo guardò dritto negli occhi.
 «Più aspettiamo il momento in cui devo entrare in azione, più soldati muoiono. Devo andare adesso.» 
 «Non adesso.» Quell'ordine parve più una supplica.
Rimasero un paio di secondi a guardarsi, senza dire niente.
 «Prima hai detto che non posso promettere cose che non dipendono da me, avevi ragione.» Fece una pausa, liberandosi dalla stretta di Finn. «Ma questa che sto per fare è una promessa che manterrò a tutti i costi: Finn, noi due ci rivedremo.» Non ebbe il tempo di risponderle, perché lei gli diede le spalle.
 
Rey saltò giù dalla nave e corse più veloce che poteva dietro un enorme masso, schivando con difficoltà colpi di laser provenienti da diverse armi da fuoco. Quando arrivò a destinazione poggiò la schiena sulla parete di pietra, cercando di recuperare il fiato. Appena in tempo si tuffò a terra scansando un colpo di blaster e finì per rotolare involontariamente da un'altura del terreno, la caduta frenò quando andò a sbattere il piede destro contro un tronco mozzato. Un dolore alla caviglia fece avvampare tutte le sue terminazioni nervose e urlò, portandosi le mani alla caviglia, un sensto senso le confermò che se l'era appena fratturata.
Adesso come avrebbe fatto a salire con la gamba combinata in quel modo?
Fu costretta a scansarsi, perché il corpo di uno stormtrooper scivolò dall'altura e dall'angolazione della caduta sembrò che stesse per finirle addosso. Non appena si scostò, realizzò che il dolore, seppure forte e martellante, era sopportabile, così si fece forza, aiutandosi con le mani e la gamba sana, scalò l'altura. A metà strada le braccia le cedettero, tra alcuni gemiti di frustrazione e l'appiccicume del sudore misto al fango, si alzò in piedi e in una corsa più dolorosa che veloce, si gettò sul ciglio dell'altura, accanto al masso di prima. Rotolò sdraiandosi supina, recuperò il fiato in un minuto, dopo un po' cercò di alzarsi, ma inutilmente: non poteva poggiare il piede, il dolore era troppo forte e quella corsa di poco prima aveva peggiorato la situazione. Decise che quello sarebbe stato il posto dove l'avrebbero trovata (come se avesse avuto scelta, date le circostanze). Si accovacciò al masso, tirò fuori dalla sacca di cuoio la siringa con all'interno il liquido giallastro e senza pensarci più di una volta infilò l'ago nella coscia destra in un colpo secco, sfilandoselo non appena fu sicura che nemmeno una goccia era rimasta nell'ampolla. In meno di pochi secondi la sua testa iniziò a vorticare senza fermarsi e le forze le vennero meno, il sonnifero stava facendo effetto. Ma prima di perdere completamente i sensi, scavò la terra, sotterrando l'ago, in modo tale che nessuno l'avrebbe potuto trovare.
Si distese sulle foglie e chiuse gli occhi. Il dolore alla caviglia, la percezione e il controllo del corpo svanirono pian piano. Sentiva gli stessi battiti cardiaci lenti e pesanti, proprio come il suo respiro.
 
Prima di addormentarsi definitivamente, udì il familiare ronzio di una spada laser.













NDA.

E' dalla sera del 16 dicembre del 2015 che progetto questa storia e adesso eccomi qui a renderla scritta.
Spero che come inizio vada bene, perché ho davvero tante buone idee e colpi di scena in mente.

Spero di poter leggere varie recensioni e diversi pareri,

grazie per aver letto.

Alla prossima:)


 
 
  
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