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Autore: eleCorti    10/01/2016    1 recensioni
Poi quello che era successo con Tai non migliorava per niente le cose, anzi le peggiorava. Credeva di esserselo tolto dalla testa, di avere superato quella cotta che aveva avuto per il suo amico dalla folta chioma, ma si sbagliava, evidentemente.
Racconto di come un piccolo gesto possa, in un futuro, cambiare le cose.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Sora/Tai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Perché? Perché Sora? Perché quando c’è stata quella folata di vento, ti sei stretta a Taichi e non a me che sono il tuo ragazzo? Forse perché lui è il tuo migliore amico e ti senti protetta tra le tue braccia, ma non è possibile perché anch’io come lui so proteggerti, forse hai agito senza pensare e riflettere, sì deve essere così.
Questi erano i pensieri del giovane Ishida quando vide la sua ragazza che si stringeva al suo migliore amico, nonché suo rivale; perché lui sapeva che Taichi Yagami era da sempre innamorato di Sora, lo sapevano tutti tranne la diretta interessata.
In quel momento aveva deciso di non pensarci, di non darci troppo peso, perché avevano un nemico, Diaboromon, da affrontare e non potevano distrarsi. Forse doveva chiederglielo dopo, quando tutto sarebbe finito, o meglio non domandarglielo, perché era sicuro che tutto si sarebbe rimesso apposto.
Forse avrebbe fatto meglio a domandarglielo non appena quella battaglia fosse finita, perché in quel momento Sora era assai strana.
Non parlava, teneva la testa bassa, fissando il terreno, non curandosi di scontrarsi con qualcuno che percorreva le strade del centro città, magari anche lui non accorgendosi di avere qualcuno di fronte; ma soprattutto non teneva la sua mano, com'erano soliti fare.
Sì, c’era qualcosa che non andasse, ne era certo, la conosceva troppo bene, voleva, doveva sapere, perché magari c’entrava Taichi e ciò che era successo poco prima.
“Sora tutto apposto?” le domandò fermandosi in mezzo al marciapiede.
Alzò la testa, ridestata dai suoi pensieri; si fermò anche lei, notando un Yamato fermo di fronte a lei che la guardava in attesa di una risposta.
Possibile che fosse così immersa nei suoi pensieri da farlo notare a Yamato? Si chiese.
Ma non poteva farci niente, perché anche lei aveva ripensato più volte a quel gesto che aveva compiuto. E non poteva fare a meno ogni volta di chiedersi il perché di quell’azione.
In un primo momento aveva pensato che fosse istinto, che non aveva pensato quando aveva agito, ma poi giunse alla conclusione che voleva essere protetta da Taichi, perché Yamato non sapeva farlo.
Ma lei sapeva che non era vero, il giovane Ishida l’aveva più volte protetta, ma allora perché? Si chiedeva sempre, ci doveva pur essere una risposta e lei l’avrebbe trovata.
“Sora...” le mise una mano sulla spalla, molto preoccupato.
Lo guardo negli occhi, color oceano, in cui c’era tinta la preoccupazione nei suoi confronti, lui si preoccupava per lei e non doveva farlo, altrimenti avrebbe sofferto e lei non voleva.
“Io... forse abbiamo affrettato le cose” ammise, voltandosi completamente verso di lui.
Abbassò la mano dalla spalla della ramata, quelle parole rimbombarono nella sua mente come un tamburo che non smette mai di suonare, assordante, devastante, che ti fa tappare le orecchie per la troppa stanchezza.
“Quindi è finita?” domandò con un tono amareggiato.
“No, ho solo detto che abbiamo affrettato le cose, forse dovremmo fare un passo indietro” si spiegò meglio.
“Perché?” doveva saperlo a tutti i costi.
“Non chiedermelo, ti prego” rispose, abbassando lo sguardo.
“Ma...” volle ribattere, ma non poté poiché fu interrotto.
“Ho bisogno solo di tempo Yamato” cercò di spiegarsi meglio.
Boccheggiò, poiché non sapeva che parole dire, in che modo pronunciarle, se nel modo giusto o nel modo sbagliato, ma qualcosa in lui si era rotto.
“Io... devo andare” si girò, sparendo tra folla, poiché voleva restare da sola.
Tutto, per il giovane Ishida, si fermò, come se il tempo fosse stato fermato, o meglio come se lui si fosse fermato, mentre tutto ciò che era intorno a lui, scorreva come un fiume, i passanti che attraversavano il marciapiede, coloro che si fermavano davanti alle vetrine dei negozi, le auto che sfrecciavano per la strada, tutto.
****
Quando aveva stretto la sua mano, aveva provato una sensazione di calore, lei si era stretta a lui, aveva cercato la sua protezione non quella di Yamato, il suo ragazzo.
Forse, si disse, aveva agito d’istinto senza pensare, visto la situazione di pericolo e lui era colui che era più vicino a lei.
No, non poteva essere così, perché Sora era tra lui e Yamato, quindi poteva benissimo stringersi al fidanzato, il che era la cosa più giusta, si ripeté, ma allora perché? Ci doveva essere una risposta a quella piccola azione di Sora.
Che forse voleva dirgli qualcosa? Che forse in realtà era innamorato di lui? No, lei era innamorata di Yamato e stavano ormai insieme da un paio di mesi, era stato lui a spingerla tra le sue braccia, rinunciando per sempre a quell’amore impossibile.
Sbuffò il giovane Yagami mentre percorreva il lungo ponte che lo avrebbe condotto a Odaiba; non ci doveva pensare più a quel piccolo fugace momento, che non sarebbe mai più ricapitato.
Ma lui non voleva tornare a casa, dove c’erano i genitori e la sorella, voleva rimanere da solo, in pace, senza nessuno che lo disturbasse.
Notò una rampa di scale che portavano sotto il ponte, dove vi era la riva del mare; decise di scenderle, forse lì avrebbe ritrovato la pace che con tanta fatica aveva raggiunto.
Le scese, seguito dal suo fido Digimon, rimasto lì con lui per trascorrere un poco di tempo assieme, poi il giorno dopo sarebbe tornato a Digiworld; si sedette sulla sabbia, fissando le nere e tranquille acque del mare.
Il rumore delle onde che s’infrangevano contro le strutture del ponte lo tranquillizzava, lo cullavano da quel suo dolore, dolore per aver perso la persona da sempre amata a causa della sua stupidità.
Fissò la sabbia, notando che accanto a lui vi era un sassolino, lo prese e lo osservò, per poi tirarlo nell’acqua, facendogli fare dei piccoli salti, prima di farlo affondare, forse per sempre.
E lui si sentiva come quel sasso, affondato nelle profondità del suo dolore, per sempre come quel piccolo oggetto.
“Taichi è tutto ok?” il suo piccolo amico arancione lo ridestò dai suoi pensieri.
Lo abbracciò, cercando di sorridere, erano così legati che il piccolo dinosauro capiva quando c’era qualcosa che non andasse.
“Sì, tranquillo Agumon” lo rassicurò, mentre lui si buttava tra le sue braccia.
Forse avrebbe fatto bene a non pensare più a quel momento ormai passato e cercare di andare avanti come aveva sempre fatto.
****
Ora che era sola poteva riflettere in santa pace, chiarendo, forse, i suoi dubbi. Perché aveva detto quelle parole a Yamato? Perché lo voleva fare soffrire di più? La verità forse stava venendo a galla. Forse davvero avevano affrettato troppo le cose, erano passati dall’essere amici ad essere qualcosa di più troppo in fretta e questo, almeno per lei, non andava bene.
Poi quello che era successo con Tai non migliorava per niente le cose, anzi le peggiorava. Credeva di esserselo tolto dalla testa, di avere superato quella cotta che aveva avuto per il suo amico dalla folta chioma, ma si sbagliava, evidentemente.
Questa era l’unica spiegazione plausibile a quel suo gesto: che la sua cotta per Taichi non era svanita. E quindi che fare con Yamato? Doveva avvicinarsi ancora una volta a lui, rimettendo le cose com’erano prima oppure allontanarsi per sempre da lui per tentare ancora una volta con il suo migliore amico?
Yamato ricambiava i suoi sentimenti, lo sapeva perché glielo aveva confessato quella lontana sera di Natale, ma Taichi? Taichi no, non era innamorato di lei, ne aveva la certezza, perché tutte le volte che lei tentava di superare la soglia dell’amicizia lui si ritirava.
Sbuffò, certa ormai di essere sull’orlo di un’esplosione mentale, forse avrebbe fatto bene a lasciare le cose così com’erano.
Ormai era quasi alla fine del ponte, quando notò che poco più avanti sulla destra vi erano delle scale, dalle quali stava salendo qualcuno dalla folta chioma, che lei riconobbe, d’altronde come non poteva riconoscerlo?
“Tai!” esclamò, accelerando il passo per raggiungerlo.
Si voltò riconoscendo quella voce, quella della sua amata, stava venendo incontro a lui, era da sola, senza di lui.
“Sora! Che ci fai qua?” le chiese, una volta che si fermò davanti a lui.
“Io... stavo tornando a casa e tu?” riprese fiato.
“Io...” che poteva dirle? Di certo non poteva raccontarle che si era fermato in quella spiaggia per pensare a lei e quello che fosse successo prima, oppure che cercava di dimenticarla per sempre.
“Agumon, come stai?” Sora che si accertava delle condizioni del suo Digimon lo ridestò dai suoi pensieri.
“Bene grazie” rispose il piccolo dinosauro sorridendo.
“Mi fa piacere” ricambiò il sorriso.
Sorrise anche lui, ringraziando mentalmente il suo amico per averlo liberato da quella situazione, ma poi, poi, quel pensiero.
“Perché non lo chiedi al Digimon del tuo ragazzo?” marcò l’ultima parola con disprezzo.
Ma perché doveva agire senza pensare? Perché doveva rendersi così scontroso nei suoi confronti? Perché doveva rovinare la loro amicizia? Non poteva salvare almeno quella?
E ora era certo che Sora si sarebbe arrabbiata, se ne sarebbe andata e non gli avrebbe rivolto più la parola e lui se lo meritava, non poteva negarlo.
“Non è il mio ragazzo” disse, invece, la ramata.
Fu come un fulmine a ciel sereno, aveva sentito male o cosa?
“Come?” domandò, incredulo.
“Che io e Yamato non stiamo più insieme” ripeté, alzando la voce, poiché convinta che l’amico con l’avesse sentita.
“Ah... ma io pensavo che voi due... ecco... che voi due fosse fidanzati, visto che... insomma, vi siete baciati” ricordò quella orrenda scena che aveva avuto la sfortuna di vedere.
“Beh è una storia lunga, ma sappi che non stiamo insieme” non voleva raccontargli che era lui la causa di tutto.
“Ora devo andare” corse via, perché sapeva che l’amico avrebbe chiesto altro e lei non voleva confessargli altre cose che non doveva sapere.
Si girò a guardarla, mentre percorreva l’ultima parte del ponte, per poi sparire all’orizzonte; e così non stavano insieme.
Una piccola, vana, speranza si fece largo in lui, quella di poter finalmente coronare il suo sogno d’amore, ovviamente sapeva benissimo che Yamato non avrebbe mai rinunciato a lei e che forse non aveva alcuna speranza, ma il gioco valeva la candela e lui doveva tentare, specie ora che il destino gli aveva dato un’altra possibilità.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: beh ieri mentre guardavano un video sulla Taiora in cui c’era una scena del secondo film su Diaboromon, precisamente quella in cui Sora abbraccia Tai, beh ho subito pensato a Tri e al fatto che nel primo film Sora e Yamato non stiano insieme e allora mi è venuto questo lampo, ricollegando il fatto a questa piccola scena.
Beh spero vi sia piaciuta e ringrazio chi la leggerà anche senza recensirla. 
   
 
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