L'aria sapeva di sangue. Bilbo non aveva mai sentito prima d'ora l'odore acre e ferroso del sangue, perchè mai ne aveva visto in tale quantità. Bagnava la neve e prendeva possesso di tutto il terreno, sgorgava copioso dai corpi che si ammassavano ai piedi di coloro che ancora erano riusciti a mantenersi in vita. Vedeva le razze del mondo, in battaglia fino ad allora, che si schieravano contro il nemico comune. Il nemico del Signore degli elfi aveva il medesimo aspetto di quello del Lord dei nani. La grazia dell'uno, e la potenza dell'altro, che si abbattevano sui crani e gli arti dei nemici crudeli. Era impossibile non rimanere esterrefatti davanti a quella visione, la guerra. Bilbo non aveva mai assistito alla potenza del desiderio di sopravvivere, quegli sguardi che sfidavano il nemico, e la morte. Troppo impegnati a combattere per provare paura di fallire, di unirsi ai corpi inermi degli uomini, elfi e nani a terra. E lui era lì, come loro, un piccolo hobbit, una specie assai troppo umile da poterla immaginare con in mano una spada, mentre corre addosso al nemico. Gandalf, lui l'aveva spinto fino a lì, lo aveva coinvolto in una missione che avrebbe fatto sorridere di gusto e scetticismo il vecchio Bilbo. Il Bilbo che guardava con ammirazione i propri mobili lucidi, conservati da generazioni, che ammassava cibo per ospiti che non avrebbe mai accolto a casa, che si beava del fumo che usciva profumato dalla pipa. Bilbo strinse più forte la spada, che splendeva ormai da ore di un blu intenso, e si gettò in aiuto di Thorin. “Quel Bilbo è ormai morto” pensava tra sé mentre scivolava svelto tra un nemico e l'altro, lanciando piccoli ma efficaci fendenti “ma qual è il vero Bilbo?” passò nella sua testa mentre si arrampicava per le rocce scoscese, cercando di tenere il passo. Non c'era tempo per una risposta.