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Autore: Asgard458    14/01/2016    0 recensioni
“Quanto vorrei vivere insieme a te”. Cazzate. Ti servivo. Mi hai usato. “Non lasciarmi mai”. Quando non ti ero più utile mi hai buttato. Sono stato un tuo giochetto. Mi hai fatto credere che quello fosse amore, ma in verità, mi hai fatto conoscere la cosa peggiore che esista: te
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sì, li vedo. Okay, grazie mille dell’aiuto. Ciao”
Eccoli lì. Ho camminato un po’, ma finalmente li ho trovati; mano nella mano, a passeggiare sulla strada principale. E pensare che con me doveva fare le strade secondarie, per paura che gli altri pensassero male. E proprio lei diceva: “Ma a me non interessa del pensiero degli altri!”. Stronzate. Che rabbia vederli così. Le sono stato dietro mesi perché pensavo che volesse suicidarsi, ci sono stato sempre per lei, per ogni suo minimo dubbio e insicurezza. Ci siamo detti parole forti: “Mi piaci”; “Ti adoro”; “Ti amo”. Prima che partissi per le vacanze, ti ho dato tutto il mio amore così da non lasciarti sola, e invece… mi torni con un altro. Sei davvero orribile. Saltelli dalla felicità, mano nella mano con lui, e dici ancora che sei tu quella che sta soffrendo di più. Sembra che tu abbia trovato l’amore della tua vita… proprio come con me. Astio. Quella sensazione di poter riuscire a staccare un palo da terra e lanciarglielo addosso mi permeava il corpo. Avrei voluto urlarle a pieni polmoni: “Troia!”, ma non potevo farlo. Dovevo camminare, guardarli, e non dire nulla. Bacetti sulle guance. Neanche a me li hai mai dati. Tutto perché il tuo ex ragazzo ti ha trattata male. Tutto perché non hai fatto altro che usarmi per curarti dal tuo malessere. Tutto perché non hai pensato altro che alla tua felicità. Lo tieni sotto braccio. E pensare che dovevo tenerti io sotto braccio, perché a te non piaceva. Ho conosciuto davvero la stessa persona? Cos’è cambiato così tanto da quando ti ho lasciato partire per quel luogo che ora maledico? Non voglio vederti, non voglio toccarti, non voglio neanche sentirti respirare, ma non riesco a fermare le gambe. Non riesco a voltarmi. Voglio.. DEVO sapere cosa stai facendo con lui. Vorrei urlare. Vorrei rompermi le mani tentando di spaccare il muro. Vorrei strapparti il cuore allo stesso modo in cui tu l’hai strappato a me. Passo dopo passo, mi sprofondo nel vuoto. Passo dopo passo, sento che potrei picchiarti. “Quanto vorrei vivere insieme a te”. Cazzate. Ti servivo. Mi hai usato. “Non lasciarmi mai”. Quando non ti ero più utile mi hai buttato. Sono stato un tuo giochetto. Mi hai fatto credere che quello fosse amore. Mi hai fatto conoscere la cosa peggiore: il sesso. Dalla prima all’ultima volta. Dalla mia prima volta. “Ti auguro di non fare mai sesso, ma solo l’amore”. Come può una persona che dice di amarti buttarti così, senza neanche dirti nulla? Ho dovuto scoprirlo da solo, vedendoti mano nella mano con lui. Odio. Sono stati i sei mesi più magici della mia vita finora, e li hai cancellati così? È bastato un faccino più carino, qualche muscolo in più, qualche neurone in meno e quattro giorni per farti dimenticare tutto quello che ho fatto per te? Nessun rispetto, nessuna verità.
Menzogne. Bugie. Rabbia. Odio.
Ogni tuo movimento è una pugnalata. Ogni tuo capello mosso dal vento è una lama arrugginita sulla pelle. Ogni tuo sguardo verso di lui, è una lacrima che scende. Se mi avessero guardato negli occhi, avrebbero visto la tristezza, la delusione, la morte interiore. Se avessero guardato le mie mani, avrebbero visto pugni chiusi, pronti per rompersi sulla sua faccia; denti digrignati, respiro affannato. Voglia di morire. Voglia di torturare. Voglia di uccidere. Girarono l’angolo. Le lacrime si asciugarono, le unghie perforarono il palmo. La rabbia, l’odio, il dolore interiore potevano e stavano per trasformarsi in dolore fisico. Corsi. Pochi metri. Ancora meno. Ancora meno. Girai l’angolo. Strada deserta. Guardai intorno, nulla. La percorsi lentamente. Continuava ad essere vuota. Il fornaio era vuoto. Il ristorante era pieno di gente. Mi fermai, e là li vidi. Seduti. Il respiro incalzava. La voglia di distruggere il locale era tanta, ma dovetti lasciarla lì, ad osservare. pietrificata, dallo sguardo truce. Le gambe trovarono la forza di camminare e tornare indietro. Lasciai lì la mia adrenalina. Camminai, trascinando i piedi. Lei fu la prima che mi fece piangere di gioia tempo fa, e adesso era la prima che mi aveva fatto piangere di rabbia. Le lacrime corrodevano il viso e l’asfalto: quello era il mio amore per lei, ormai svanito e finito.
Addio, stronza.
   
 
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