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Autore: hysy218    19/01/2016    3 recensioni
"Il buio gli impediva di vedere qualsiasi cosa, ma il tocco di Hoseok su di sé era più chiaro che mai. Le parti del corpo coperte dalle sue braccia e dalle sue gambe erano bollenti, e Jimin si chiese se fosse possibile andare a fuoco con solo un abbraccio. [...]"
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm here aga~in, annyeong!
Ho lasciato in sospeso molti progetti, l'angst e la mia vita
 per poter dedicare giorni e notti intere esclusivamente a questa One Shot.
Mentirei se dicessi che ne sono del tutto soddisfatta - perché non è così - ma credo fermamente che se le avessi dedicato ancora più tempo,
 la mia maniacale ricerca della perfezione l'avrebbe solo rovinata e niente più.

Molte persone mi hanno aiutata e mi piace dare credito a chi perde tempo dietro alla persona irrecuperabile che sono; 
chi da Beta, chi con consigli, chi con sinonimi impossibili alle 3 di notte. Grazie 
❤.
E' un'altra Jihope (o Hopemin...?), perché - se ancora non l'aveste capito - il mio amore per loro è incommensurabile.
Da lettrice quale sono ho sempre sognato - in cuor mio - di scrivere una storia di questo tipo un giorno e, beh, eccola qui.
Nessun alternative universe e nessuna storia improbabile: solo loro. E come io li vedo.
L'essere una one shot non esclude un potenziale after (o pre?).. 
semplicemente perché sono la prima a voler continuare a scrivere.
Buona lettura everyone
~



 

 ~ ~ ~



 

 

Jimin aprì gli occhi; ad accoglierlo trovò solo il buio della camera. Era passato molto tempo da quando si era sdraiato sul letto per cercare di prendere sonno nonostante non ne avesse. Le promozioni erano dietro l'angolo e tutti loro cercavano di andare a dormire molto presto, cosicché potessero svegliarsi altrettanto presto al mattino per provare fino allo sfinimento, fino a quando tutto fosse assolutamente perfetto.
Jimin però, abituato a rimanere sveglio fino a tardi, riusciva raramente ad addormentarsi a quell'ora. Di solito da quando si sdraiava al momento in cui si addormentava passavano minuti, molti, ma pur sempre minuti. Quella sera sembravano fossero passate ore, ma della sonnolenza nemmeno un accenno. Si sporse per guardarsi attorno. Il letto sopra di lui era vuoto, chiaramente Taehyung si era di nuovo addormentato in camera di Jungkook e Namjoon. Non era ancora riuscito a capire, in tanto tempo, dove egli dormisse, calcolando che la camera aveva due soli letti. Scosse la testa per smettere di pensarci, era meglio non sapere.
Si voltò a guardare l'altro letto, singolo, posizionato al lato opposto della camera. Socchiuse gli occhi per cercare di vedere, nel buio fitto, se Hoseok fosse nel suo letto. Quando la vista si fu abituata del tutto all'assenza di luce, riuscì a scorgere la sua sagoma muoversi sotto le coperte.
Nessuno dei suoi due compagni di stanza era lì quando Jimin decise di andare a dormire; Hoseok doveva essere rientrato tardi dopo aver passato di nuovo tutta la sera in sala prove. Continuavano a dire a lui di non esagerare quando l'altro non usciva quasi mai da là dentro. Una smorfia involontaria gli si dipinse sul viso.
Sbuffò e si sdraiò nuovamente. Doveva dormire qualche ora, o domani durante le prove non avrebbe combinato nulla di buono. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare a nulla. Passarono minuti lunghi anni. Iniziò a credere che il freddo fosse aumentato, ma forse era la mancanza di sonno a farglielo credere. Per quanto si coprisse e si stringesse in sé stesso nel tentativo scaldarsi, non riusciva ad impedire al freddo di entrargli nelle ossa e nella mente, negando così l'accesso a pensieri che avrebbero potuto aiutarlo ad addormentarsi. 
Non sapeva più cosa fare. Se fosse stato un altro giorno sarebbe rimasto sotto le coperte -anche senza dormire- ad aspettare che la notte passasse ed arrivasse finalmente il mattino; ma quella notte il dormitorio era più gelido del solito, e non riusciva nemmeno a contemplare l'idea di rimanere fermo, nel letto, a morire di freddo per almeno altre quattro o cinque ore.
Mentre si chiedeva in che modo potesse risolvere il problema, si girò in direzione di Hoseok e un'idea gli balenò in mente. “No Jimin, non puoi farlo.” Cercò con tutto sé stesso di rifiutare l'idea, ma il suo corpo infreddolito decise per lui. Si alzò dal letto e camminò timidamente in direzione di quello di Hoseok. Il maggiore dormiva beatamente, sorridendo e parlando nel sonno ogni tanto. Jimin sorrise; perché trovava che fosse tremendamente tenero?
Si avvicinò al suo volto ed allungò un dito, che gli picchiettò sulla spalla nel tentativo di svegliarlo. Hoseok, però, non mostrò il minimo segno che indicasse un risveglio in tempi brevi.

In quel preciso momento un brivido di freddo gli attraversò il corpo ed esso bastò per farlo smettere di pensare anche solo un altro secondo a cosa fare. Alzò la coperta che copriva Hoseok per vedere in che posizione fosse e potersi sdraiare accanto a lui di conseguenza, senza il pericolo di svegliarlo. Lo spazio era poco, essendo un letto singolo, ma il fatto che fosse piccino ogni tanto giocava a suo favore. Jimin si sdraiò lentamente vicino ad Hoseok, cercando di evitare mosse veloci e improvvise che avrebbero potuto svegliarlo e farlo urlare dallo spavento come faceva sempre e per qualsiasi cosa. Non appena riuscì a sistemarsi in modo abbastanza stabile, Hoseok si girò verso di lui, rischiando di farlo cadere e costringendo Jimin a stringere istintivamente le braccia attorno alla vita del maggiore per cercare di evitare un incontro ravvicinato con il pavimento della camera.
Sospirò quando realizzò che era ancora sul letto e che aveva evitato di fare baccano e di ritrovarsi con un livido sul fondo schiena. Poi si rese conto della posizione in cui era.
Le sue braccia stringevano la vita di Hoseok e quest'ultimo, mentre si girava, aveva messo una delle sue sulla spalla di Jimin, facendo in modo che non potesse più muoversi di un solo centimetro. Mentre pensava ad un modo per liberarsi da quella posizione imbarazzante, Hoseok parlò nel sonno, e, sorridendo al nulla, gli mise un braccio sotto al collo, stringendo la presa di entrambe le braccia fino a quando i loro corpi non furono attaccati l'uno all'altro. Essendo più minuto, Jimin si trovò completamente dentro all'abbraccio, con il viso a pochi centimetri dal collo del maggiore. Deglutì al contatto con esso e per un momento pensò di essere stato troppo rumoroso, perché Hoseok si mosse ancora; ma solo per completare l'opera ed intrecciare anche le loro gambe. “Benissimo. Ora sì che non posso più muovermi, grazie davvero Hyung”, pensò Jimin nella più totale disperazione.

Passarono minuti, la posizione non cambiò. Jimin si sentiva estremamente in imbarazzo. Sapeva di essere completamente rosso in volto perché poteva avvertire il freddo del cuscino contro la sua guancia. La posizione in sé era un problema, ma minore se messo in confronto alle sensazioni che essa stava provocando in lui. Il buio gli impediva di vedere qualsiasi cosa, ma il tocco di Hoseok su di sé era più chiaro che mai. Le parti del corpo coperte dalle sue braccia e dalle sue gambe erano bollenti, e Jimin si chiese se fosse possibile andare a fuoco con solo un abbraccio. Se anche lo fosse stato, sarebbe stato ormai impossibile liberarsi da quella posizione; perché sia la sua mente che il suo corpo si rifiutavano di farlo. Scoprì di amare il tocco di Hoseok sulla sua pelle e la sensazione della vita di quest'ultimo circondata dalle sue braccia. Sentiva il respiro caldo del maggiore sulla fronte e sui capelli; lo stava facendo impazzire. Non aveva nulla a che fare con il contatto fisico che avevano ai concerti o ai fansign. Jimin non avrebbe mai immaginato che, un giorno, un abbraccio di Hoseok sarebbe potuto essere così intimo.
Abbassò il volto paonazzo, vergognandosi di sé stesso per ciò che stava pensando e provando, ma stringendo ancora di più la presa e sprofondando sempre più in quella del maggiore, per godere di quel senso di protezione e sicurezza che non aveva mai provato in vita sua. Tra le braccia di Hoseok aveva trovato molto altro oltre al calore rassicurante che cercava e che lo aveva condotto a quella situazione. La cosa lo spaventava.
I loro corpi erano così diversi, ma sembravano fatti apposta per stare l'uno accanto all'altro. Non aveva mai amato particolarmente la sua corporatura, tutti sapevano dei suoi complessi -anche le loro fan- eppure, in quel momento, il fatto che si adattasse perfettamente al corpo di Hoseok gliela fece apprezzare più di quanto non avesse mai fatto.
Forse domani si sarebbe pentito di questa decisione, ma smise di pensare e chiuse gli occhi ugualmente, lasciandosi cullare da quell'abbraccio.

 

Quando Jimin aprì gli occhi venne immediatamente accecato dalla luce che entrava dalle tapparelle che si erano dimenticati di abbassare. Durante la notte Hoseok si era girato, liberandolo dalla stretta in cui lo teneva quando si era addormentato, ed ora era semplicemente sdraiato sulla schiena.
Le loro gambe erano ancora intrecciate, il braccio sinistro di Jimin era appoggiato sullo stomaco di Hoseok e la sua guancia aderiva perfettamente al suo petto. Per tutta la notte era stato lui ad essere rimasto attaccato all'altro. Chiuse gli occhi per ascoltare il suono regolare e rilassante del cuore di Hoseok, sorridendo al pensiero che fosse uno dei suoni più belli che avesse mai sentito. In quel momento nulla lo stava costringendo a rimanere in quella posizione -avrebbe potuto finalmente liberarsi da quella situazione sconveniente ed imbarazzante- ma non aveva la forza di lasciare la presa. Al contrario si avvicinò ulteriormente, fece leva sul gomito e, lentamente, si alzò dal corpo dell'altro. Ora che era giorno e il sole illuminava la stanza, poteva finalmente osservarlo da una distanza che non avrebbe mai più avuto modo di sperimentare. Hoseok aveva un volto splendido e la luce, che filtrava dalla finestra e si posava sul suo viso illuminandone i tratti marcati e la pelle perfetta, lo rendeva ancora più bello di quanto Jimin avesse mai pensato potesse essere. La fronte sempre ingiustamente nascosta dietro la frangia corvina; le rughe dettate dal sorriso -quel sorriso raggiante capace di rischiarare più del sole stesso- che era ora nascosto dietro alle morbide labbra a forma di cuore; la mascella definita; il naso sottile e leggermente all'insù; gli piaceva ogni cosa di quel viso estremamente familiare che gli sembrava di stare osservando per la prima volta.
Aveva sempre pensato che Hoseok fosse attraente, ma solo ora rimpiangeva tutte le occasioni perse in cui avrebbe potuto guardarlo più da vicino, come stava facendo in quel momento. Non che fosse fiero del fatto che stesse osservando di nascosto, da quella vicinanza e -doveva ammetterlo- in modo vizioso, il volto di uno dei suoi compagni; semplicemente si pentiva di non aver fatto maggiore attenzione prima di allora a quanto davvero egli fosse affascinante. Mentre era completamente assorbito dai lineamenti di Hoseok, quest'ultimo si mosse, dando a Jimin solo qualche secondo di tempo per permettergli di spostarsi dalla strana posizione in cui era, prima di aprire le palpebre.
Hoseok abituò gli occhi alla luce per qualche secondo, poi si voltò e guardò colui che era seduto accanto a sé, fin troppo vicino, con le guance scarlatte e un'espressione colpevole.

“Jiminie? Perché sei qui?” chiese spontaneamente, sbadigliando e guardandolo senza il minimo sospetto.

“H- Hyung. Non riuscivo a dormire e f- faceva freddo” rispose Jimin, usando le sue iniziali motivazioni come scuse per giustificare la situazione in cui erano, saltando volontariamente la parte in cui avevano dormito abbracciati tutta la notte e il fatto che sarebbe voluto rimanere in quella posizione per il resto della giornata.

Hoseok sorrise, “hai fatto bene, puoi venire da me quando vuoi per qualsiasi cosa Jiminie, lo sai. Anche solo perché non riesci a dormire.”

Così dicendo si allungò in direzione del minore per stringergli la vita con le braccia. “Ora torna giù con me, fa freddo fuori dalle coperte” aggiunse, facendogli il solletico per far sì che Jimin lo assecondasse. Arrossì quando Hoseok gli toccò i fianchi.
Per Hoseok il contatto fisico era una cosa assolutamente normale, ma per Jimin non era esattamente così. O almeno non con lui, sicuramente non dopo quella notte. Sapeva che l'altro non si era accorto di nulla, che era solo un problema suo e che ora doveva fare finta di niente e reagire come al solito, ma era più facile a dirsi che a farsi. Proprio mentre cercava di liberarsi dalla presa -non perché non volesse sdraiarsi accanto a lui, ma perché ora era sveglio ed era giorno, e non avrebbe potuto mascherare tutte le sue reazioni per poi far finta che non fossero mai esistite- sentì la voce di Jin dal corridoio. 
Hoseok continuò a fare ciò che stava facendo come nulla fosse e se fosse stato un altro giorno Jimin non avrebbe nemmeno notato che qualcuno stesse per entrare nella camera fino a quando suddetta persona non fosse stata già davanti a loro. La consapevolezza, il senso di colpa e la paura di essere visti -nonostante prima di allora cose simili succedessero ugualmente e anche molto spesso- lo costrinsero ad alzarsi dal letto in tutta fretta per correre dall'altra parte della stanza prima ancora che Jin aprisse la porta. Hoseok lo guardò dubbioso e, prima che Jimin potesse dire nulla, Jin entrò.

“Oh, siete già in piedi? Ero venuto a svegliarvi” disse, per poi guardarsi intorno e chiedere dove fosse Taehyung. “Di nuovo in camera di Jungkook? Che cosa devo fare con lui- KIM TAEHYUNG DORMIRAI MAI NELLA TUA CAMERA?!” urlò, mentre, già nel corridoio, camminava in direzione della camera di Namjoon e del maknae.
Jimin colse l'occasione per uscire velocemente dalla stanza e andare verso il bagno, evitando lo sguardo interrogativo di Hoseok, che rimase fermo a guardarlo fuggire senza comprenderne il motivo.

 

~ ~ ~


 

Jimin pensava che con il passare dei giorni le cose sarebbero migliorate, ma a quanto pare si sbagliava. Più il tempo passava, più la sua ossessione nei confronti di Hoseok aumentava.
Le promozioni erano ormai iniziate, e Jimin si scopriva a fissarlo non più solo in dormitorio o in sala prove, ma anche durante interviste e programmi a cui erano ospiti. Era inutile cercare di non farsi vedere, perché, anche quando lo guardava di nascosto, Hoseok avvertiva in qualche modo il suo sguardo e si girava verso di lui, sorridendo ignaro di tutto senza sapere che comportandosi così peggiorava solo le cose. L'aver finalmente compreso quanto più bello di quanto avesse mai notato in quegli anni fosse Hoseok, fece sì che, da quella notte ad allora, la cosa gli fosse sfuggita leggermente di mano. Cominciava a credere di aver tranquillamente recuperato quattro interi anni in due sole settimane.
Con il contatto fisico Jimin assunse, invece, un altro metodo: fare finta di nulla. O almeno provarci.
In quegli anni Hoseok era sempre stato abituato a toccarlo ogni qual volta ne sentisse la dannata necessità, e purtroppo Jimin l'aveva quasi sempre assecondato. Per questo motivo credeva che se si fosse comportato in modo diverso solo ora, il suo atteggiamento sarebbe risultato sospetto, e avrebbe fatto sì che tutti si accorgessero del cambiamento, Hoseok per primo.
Purtroppo i suoi buoni propositi non stavano avendo molto successo. Quando il maggiore si avvicinava a lui, Jimin si scostava istintivamente; quando lo toccava, abbassava il viso o si voltava per nascondere l'imbarazzo. Non riusciva -e non poteva- evitare di reagire come una ragazzina alla sua prima cotta. Quella notte era stata fin troppo intima e confortante, aveva trovato in Hoseok un rifugio, una sicurezza e una tenerezza che nessuno gli aveva mai mostrato fino ad allora nonostante fosse qualcosa di cui sapeva di avere un disperato bisogno. A volte riusciva a sentire ancora il suo tocco su di sé. Se già solo un abbraccio dettato dall'istinto lo aveva fatto infatuare fino a quel punto, non riusciva nemmeno ad immaginare cosa avrebbe potuto scaturire in lui un gesto consapevole.

In quel periodo ogni giorno era più stressante dell'altro, tra promozioni, interviste e, molte volte, fansign. Quel comeback li stava stancando più di tutti i precedenti. Anche quella sera erano rincasati tardi dopo aver mangiato qualcosa ad un ristorante sulla via del ritorno, per evitare a Jin l'aggiunta della preparazione di una cena per sette alla già tanta stanchezza accumulata in seguito alla lunga giornata. Jimin era esausto. Ad aggiungersi alla stanchezza data dagli impegni lavorativi c'era anche la 'questione Hoseok', un problema tutt'altro che risolto. Trascorrere ogni giorno facendo finta che tutto fosse come prima lo stava sfiancando.
Si trascinò dalla porta fino al divano, urlando agli altri di fare la doccia senza pensare a lui perché sarebbe andato per ultimo, e finendo per addormentarsi lì a causa dei tempi di lavaggio infiniti di Jungkook e Yoongi. Sognò qualcosa di simile a quella notte di un paio di settimane prima -il suo inconscio doveva davvero odiarlo- e poi, il tocco di qualcuno lo svegliò.

“Jimin? Jimin-ie?”, Jimin aprì gli occhi e trovò Hoseok davanti a sé.

“Hoseok hyung?”, si alzò per guardarsi intorno “che ore sono? Quanto ho dormito?”

“Circa un'ora. Gli altri hanno fatto la doccia, manchiamo io e te. Vai a lavarti e fila a letto, qui prenderesti un raffreddore” disse, sorridendo.

“Hyung, saresti potuto andare prima di me. Sono sicuro che sei esausto anche tu..”

“Se fossi andato prima chi ti avrebbe svegliato e avrebbe controllato che non ti addormentassi nella doccia?” disse ridendo. “Su, vai, e sbrigati.”

Jimin annuì ed obbedì al maggiore. Si alzò di scatto calcolando male le distanze e finì per sbattere la testa contro quella di Hoseok, che non si spostò di un solo millimetro. Inizialmente avvertì solo la fitta di dolore provocata dallo scontro, poi guardò davanti a sé e si trovò faccia a faccia con l'incubo peggiore delle ultime due settimane.
Hoseok era troppo vicino e, cosa assurda, non si spostava. Perché non si spostava? I loro nasi si sfiorarono; Hoseok non mosse un muscolo. Continuò invece a guardarlo fisso negli occhi, senza sorridere, senza fare nulla.
Jimin trattenne il respiro e, incapace di sostenere lo sguardo dell'altro, abbassò il suo, finendo per concentrarsi involontariamente sulle labbra piene e morbide -le stesse che, solitamente, era abituato a vedere distese in un sorriso- a solo qualche centimetro di distanza dalle sue. Per un momento sentì il forte desiderio di baciarlo, come per assicurarsi che quelle labbra fossero morbide tanto quanto sembravano essere. Fu facile negare quel desiderio a sé stesso fino a quando suddette labbra non si schiusero, di poco, e Jimin poté sentire il respiro caldo di Hoseok sul suo viso. Neanche tutto il buon senso del mondo gli sarebbe stato utile. Nell'arco di qualche secondo gli si posero davanti due scelte: mettergli le braccia attorno al collo, stringerlo a sé e baciare quelle labbra fino a dimenticare anche come si respirasse; o fuggire.
Jimin voleva seguire l'istinto ed assecondare la tensione sessuale che avvertiva in quel momento, ma sapeva anche di non avere il coraggio e, soprattutto, la fiducia in sé stesso necessarie per farlo. Hoseok si comportava così sempre e con tutti. Lui non era certo un'eccezione. Lo considerava un amico e un fratello minore; non aveva altri desideri nei suoi confronti, e se Jimin avesse seguito il suo egoistico proposito, avrebbe finito solo per rovinare un'amicizia profonda e lunga anni. Senza dire nulla si scostò e si alzò per dirigersi verso il bagno.
Riusciva ad avvertire lo sguardo dell'altro su di sé, ma non si voltò. Tutto questo cominciava ad essere davvero troppo difficile da sopportare. Ogni giorno quei nuovi ed incomprensibili sentimenti aumentavano ed ogni giorno era costretto a soffocarli, a fare finta di niente. Il suo livello di sopportazione era giunto al limite anche senza gli scherzi di Hoseok a peggiorare la pessima situazione in cui si trovava.
Entrato in bagno chiuse la porta dietro di sé e si sedette contro di essa, con il viso tra le mani. Perché la sua vera prima grande infatuazione doveva essere con un ragazzo? Con un membro del gruppo che considerava come una seconda famiglia? Perché doveva essere tanto dolorosa da fargli desiderare che quei sentimenti non fossero mai esistiti?
Innumerevoli domande senza risposta gli affollavano la mente. Aveva un peso nel petto di cui non riusciva a liberarsi. Sospirò e si alzò dal pavimento di marmo per entrare nella cabina doccia. Rimase sotto al getto d'acqua per circa 10 minuti. Il pensiero che ci fosse ancora Hoseok in attesa di una doccia calda dopo quella stancante giornata fece sì che impiegasse la metà del tempo di cui necessitava solitamente.
Non appena uscì dalla doccia si rese conto dell'errore che aveva commesso: la fuga da Hoseok gli aveva fatto dimenticare di prendere dei vestiti in cui cambiarsi. “Sei un disastro. E ora, Park Jimin?” chiese a sé stesso. L'unica scelta che la situazione gli presentava, era quella di legarsi un asciugamano intorno alla vita e correre in camera sperando che una 'certa persona' non fosse nei paraggi.
Completamente bagnato e coperto solo da un asciugamano che non sarebbe potuto essere più piccolo, Jimin aprì la porta. Fece due passi e si scontrò con Hoseok, che era fuori dal bagno in attesa del suo turno e, chissà, magari anche per parlare del perché qualche minuto prima se ne fosse andato senza una parola, senza neanche guardarlo in faccia. Beh, parlare era decisamente impossibile, soprattutto ora che l'unica cosa che voleva fare era scomparire. Jimin sentì il calore raggiungergli improvvisamente le guance – che era sicuro fossero diventate scarlatte – e cercò di coprirsi come meglio poteva. Pensava che niente avrebbe mai potuto superare la situazione di disagio di poco prima; errato. Non c'era mai limite al peggio.

“H- hyung, scusa. Puoi fare la- la doccia.. ehm.. ora” disse, guardando fisso le mattonelle del pavimento del corridoio. Senza attendere una risposta da parte dell'altro, cercò di divincolarsi per fuggire dalla situazione che più temeva e raggiungere finalmente la sua camera. Il maggiore, però, non sembrava essere d'accordo. Non appena si mosse, Hoseok lo afferrò per le spalle, spingendolo contro il muro che aveva dietro di sé. Jimin accusò il colpo ed un gemito di dolore gli uscì dalle labbra. Alzò il viso e, con occhi sgranati, guardò Hoseok. Era una persona completamente diversa da quella dolce e gentile a cui era abituato. Nonostante l'imbarazzo ed il disagio – era praticamente tra il muro e il corpo di Hoseok con solo un asciugamano a coprirlo – questa volta non riuscì a distogliere lo sguardo. Ed eccola di nuovo, quella voglia di baciarlo. Provare la sensazione di quelle labbra sulle sue era diventata una necessità più impellente della respirazione stessa ormai.
Jimin lo vide abbassare il volto per osservare il suo corpo e, dopo qualche secondo, tornare a guardarlo negli occhi.

“Finalmente mi guardi”, disse il maggiore. L'imbarazzo che Jimin stava provando era incalcolabile e mentre immaginava tutti i risvolti possibili che quella situazione avrebbe potuto prendere, le cose andarono in una direzione inaspettata: Hoseok sorrise. Uno dei suoi soliti sorrisi confortanti e teneri, il suo marchio di fabbrica. Sostituì le mani sulle spalle di Jimin con le braccia e lo attirò a sé stringendolo in un abbraccio.
Era nudo e bagnato, nel corridoio del dormitorio, tra le braccia di Hoseok.
Venne colto dal panico. “H- HYUNG!”, esclamò improvvisamente, cercando di liberarsi dalla presa. Perché continuava a scherzare con lui?
La stretta di Hoseok divenne ancora più forte, da solo non sarebbe mai riuscito a liberarsi. Avrebbe dovuto sopportare fino a quando l'altro non si fosse stufato di quella situazione. Chiuse gli occhi e rimase immobile, tremando e respirando a fatica.
Riuscì a sentire una delle mani di Hoseok scivolare lungo tutta la sua schiena, superando anche l'orlo sottile dell'asciugamano che aveva legato in vita e continuando per qualche centimetro sotto di esso. Jimin credette di stare per morire. Tutto ciò andava oltre qualsiasi scherzo. Non era divertente, non era una cosa normale tra due amici; Jimin ne aveva avuto abbastanza. Prima che potesse aprire bocca per inveirgli contro e spingerlo via con tutta la forza che aveva in corpo, sentì il viso di Hoseok avvicinarsi alla sua guancia. Le labbra di quest'ultimo si schiusero e Jimin avvertì il suo respiro sulla pelle, poi, tre parole sussurrate all'orecchio: “L'ho notato, Jimin-ie.”
Subito dopo Hoseok si scostò. Tolse le braccia dalle sue spalle e, dopo aver messo una distanza accettabile tra i loro corpi e i loro visi, sorrise amabilmente, come se nulla fosse successo. Lasciò Jimin lì, ancora appoggiato al muro del corridoio, immobile, shockato; con solo un asciugamano legato in vita e niente a nascondere la sua vergogna.

 

Dopo solo qualche minuto di confusione, Jimin si affrettò a tornare nella sua camera. La trovò vuota. Si cambiò e si mise a letto, così da evitare qualsiasi tipo di interazione al ritorno di Hoseok in stanza. Non appena fu solo con sé stesso, pensò a quello che era accaduto. Il pensiero delle mani di Hoseok sulla sua pelle nuda ebbero su di lui un effetto che conosceva bene, ma che non pensava che uno dei suoi compagni – uno di quelli a cui era maggiormente legato per giunta – avrebbe mai potuto provocare. Dopo il primo momento di normale eccitazione, gli tornarono in mente quelle tre parole. Cosa aveva voluto dire con “l'ho notato”?
Aveva notato i suoi sguardi? Il fatto che lo stesse evitando? Il fatto che si stesse comportando in modo diverso dal solito? Di certo non poteva essersi accorto dei suoi sentimenti. La cosa era assurda anche per lui che li provava, Hoseok non avrebbe mai nemmeno pensato a quella opzione.
I suoi metodi erano sempre inopportuni ed imbarazzanti, ma se erano stati modi per fargli capire che doveva impegnarsi di più per tornare a comportarsi coma prima di quella notte; beh, ora era decisamente chiaro. Quella sera aveva peggiorato ancora di più le cose e Jimin sapeva di essere ormai completamente sulla via dell'innamoramento, anche se non sarebbe dovuto essere così. Quel peso che aveva nel petto era sempre più insopportabile, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito a sbarazzarsene. Non aveva mai considerato Hoseok da quel punto di vista, ed ora che, al contrario, non riusciva più a vederlo solo come un amico, gli tornavano alla mente tutti gli atti di affetto, gentilezza, comprensione e sostegno che il maggiore gli aveva riservato in quegli anni. Da una parte era sollevato di non essersene accorto prima, di essersi risparmiato anni di amore non corrisposto in più; dall'altra, rifletté su quanto avrebbe dato maggior valore a quei gesti, su quanto l'avrebbero reso felice, se solo si fosse accorto prima di quanto Hoseok fosse importante per lui in realtà. 
Erano passate più di due settimane dalla notte che aveva segnato l'inizio del suo amore sbagliato nei confronti di uno dei membri del gruppo, il gruppo con cui avrebbe dovuto passare giorni, notti, impegni lavorativi, viaggi e molto altro per ancora moltissimi anni. Mantenere le apparenze sarebbe stato sempre più complicato col tempo; doveva liberarsi di quei sentimenti il prima possibile.
Lacrime involontarie scesero copiose sulle sue guance, le asciugò con il dorso della mano e si addormentò pensando a come sarebbe sopravvissuto da domani in poi.


 

~ ~ ~


 

Come aveva previsto, la vita divenne più complicata; ma ebbe successo nelle sue intezioni. Tornò a comportarsi come prima della notte che gli mise in disordine la vita. Cercava di non distogliere lo sguardo, di non sottrarsi al contatto fisico. Al contrario, a volte era anche il primo a prendere l'iniziativa. Hoseok aveva iniziato a guardarlo più del solito, ma non considerò la cosa inusuale: forse si era solo accorto del ritorno di Jimin ai bei vecchi tempi in cui tutte le loro interazioni si riassumevano in un gran bel rapporto di amicizia.
Jimin non la pensava più in quei termini, ma cosa avrebbe dovuto fare? Tornando a comportarsi come se nulla fosse accaduto avrebbe fatto stare meglio Hoseok e tutto il gruppo. Poco importava che lui stesse male giorno dopo giorno: non avrebbe comunque mai potuto parlare ad Hoseok dei suoi sentimenti; quindi perché rendere l'atmosfera sgradevole anche per gli altri? La felicità del gruppo valeva la sua silenziosa sofferenza.
In questo modo sperava anche di poter evitare situazioni come quella accaduta fuori dal bagno del dormitorio: non era sicuro sarebbe riuscito a contenersi, in caso fosse successo di nuovo qualcosa di simile. In compenso, cercava in tutti i modi di diminuire la difficoltà di approccio che sentiva nei confronti di uno dei membri del gruppo aumentando le interazioni con gli altri. Yoongi fu quello a cui dedicò maggiormente le sue attenzioni. Con questa sua scelta si guadagnò gli sguardi pieni d'odio di Hoseok, che lo aveva sempre monopolizzato e trattato in modo diverso rispetto agli altri e che tendeva per questo a reagire come se l'avessero appena privato del suo giocattolo preferito. Gli dispiaceva ricevere occhiate del genere; non è che non volesse stargli accanto, il problema era che, purtroppo, lo voleva fin troppo.

 

Quel giorno tornarono in dormitorio prima del solito. Gli impegni erano finiti intorno alle quattro del pomeriggio e ciò significava essere a casa dopo circa un'ora, con un'intera serata libera a disposizione. Tutti si divisero, Jin si mise a riordinare un po' il dormitorio, cosa che non facevano da qualche giorno a causa della fitta lista di impegni; Namjoon si chiuse nel loro piccolo studio; Jungkook e Taehyung si sedettero insieme sul divano a guardare qualcosa che davano alla TV. Yoongi era uscito ed Hoseok.. poteva sembrare crudele, ma l'unica cosa gli importava era che non gli fosse pericolosamente vicino.
Jimin colse l'occasione per fare una doccia lunga che potesse rilassarlo e farlo smettere di pensare per un po'. Rimase sotto l'acqua fino a quando non vide i polpastrelli raggrinzirsi, poi uscì dalla cabina doccia. La vecchia imbarazzante esperienza gli aveva insegnato a non dimenticare mai più i vestiti in cui cambiarsi; si asciugò ed indossò la tuta che utilizzava per dormire. 
Non appena uscì dal bagno si scontrò con qualcuno. Alzò il viso per guardare chi fosse, ed ovviamente, si ritrovò faccia a faccia con Hoseok. La situazione si stava ripetendo; con l'unica differenza che in quel momento tutti gli altri erano in casa, svegli e a distanza di qualche metro. Ciò diede a Jimin una sicurezza che altrimenti non avrebbe avuto.

“Jimin ah, parliamo.”

“Di cosa vuoi parlarmi Hyung? E' forse successo qualcosa?”

“Jimin perché diam-” mentre Hoseok parlava, il telefono di Jimin suonò, interrompendolo. “Un attimo..” disse, infilando la mano nella tasca dei pantaloni per prendere il telefono.

From Yoongi hyung:
«Jimin ah, sono sotto alla porta del dormitorio. Prendi solo cappotto e sciarpa e scendi, andiamo allo studio. Voglio farti sentire la canzone che pensavo di darti.
ps. se mi fai aspettare più di 3 minuti sei morto

Jimin non poté fare a meno di sorridere al testo dell'sms. La dolcezza velata di Yoongi era proprio quello di cui aveva bisogno in quel periodo in cui vedeva tutto più buio che mai.

“Non andare.”
Jimin alzò il viso dallo schermo del telefono per guardare il ragazzo che aveva davanti. Hoseok aveva chiaramente letto il messaggio. Questo suo attaccamento morboso cominciava a dargli fastidio; solo perché credeva che fosse l'unico a dover, e poter, stare con lui non appena ne sentisse la necessità, non aveva il diritto di guardare il suo telefono o di fargli richieste tanto egoiste. Yoongi era stato dolce, gli era stato accanto e gli aveva persino scritto una canzone; non l'avrebbe di certo ignorato per accontentare le lamentele di uno Hyung che sembrava più un Maknae.

“Hyung, ha detto che mi ucciderà se non scendo entro 3 minuti” rise, “non solo devo andare, devo anche correre.”

“No” asserì l'altro, afferrandolo per un braccio e trascinandolo nella loro stanza vuota prima che Jimin potesse anche solo rispondergli.
Sbatté la porta e Jimin su di essa. Il dolore questa volta fu più acuto.

“Dannazione Hoseok, questa volta ha fatto ancora più male della scorsa!” urlò Jimin, dimenticandosi anche l'onorifico in preda alla rabbia. “Devi smetterla con questa possessività e con questi scherzi! Io non sono qualcosa che puoi usare a tuo piacimento!”

Vide l'espressione sconvolta sul volto del maggiore, ma in quel momento non gli importò. Lo amava, sì, ma avrebbe preferito che così non fosse. Lo amava, ma questo non significava dover sopportare tutto. Non significava diventare il suo passatempo solo per potergli rimanere accanto. Aveva un orgoglio e dei sentimenti, che seppur sbagliati erano pur sempre i SUOI dannati sentimenti e così facendo gli stava soltanto rendendo la vita ancora più complicata di quanto già non fosse. Sapeva che per Hoseok era tutto un gioco, sapeva che lui si stava solo divertendo. Jimin non vedeva altro modo se non reagire così per fargli capire che era arrivato il momento di smetterla.
Si girò e mise una mano sulla maniglia per aprire la porta e fuggire, di nuovo, da un'altra dolorosa situazione. Non appena la aprì, Hoseok la richiuse sbattendo una mano su di essa. Jimin sobbalzò. Con la stessa mano gli afferrò la spalla e lo girò verso di sé. Il resto accadde troppo in fretta per permettere a Jimin di comprendere.
Hoseok si abbassò quel tanto che gli consentì di mettere le mani sotto alle sue cosce per prenderlo in braccio. Jimin si sentì sollevare da terra e, avendo paura di cadere, intrecciò d'istinto le gambe intorno alla vita del maggiore e le braccia attorno al suo collo. Sentì le mani, che prima erano sulle cosce, spostarsi lentamente sul fondoschiena. Hoseok lo spinse nuovamente contro la porta: questa volta in modo gentile. Lo appoggiò ad essa; doveva essere pesantissimo, pensò. 
Jimin non poté fare a meno di pensare che quella fosse un'unione delle due precedenti imbarazzanti esperienze: avvertiva il tocco di Hoseok su di sé e il suo volto era qualche centimetro dal suo; tanto vicino da permettergli di respirare il suo respiro. Divenne paonazzo in volto, il suo corpo era bollente, il respiro irregolare, il battito accelerato. Per quanto volesse, non riusciva a distogliere lo sguardo da quei grandi e profondi occhi scuri che lo fissavano.

“Il mio Jimin-ie. Finalmente dopo tanto tempo riesco a capire qual è il problema. Credi davvero che io stia solo scherzando con te, che questa e le precedenti volte siano state un gioco per me? Non lo è, non lo sono mai state. Questa è la cosa più seria della mia vita, TU.. sei la persona più importante della mia vita. Da molto tempo ormai. Pensi che io possa comportarmi così con chiunque? No. Tu sei tu. Sei il mio Jimin-ie. Non potrei fare qualcosa di simile con nessun altro.”

Jimin era sotto shock. Sentiva le lacrime scorrergli sulle guance, ma se non fosse stato per gli occhi che bruciavano non avrebbe potuto affermare con sicurezza che fosse proprio lui a piangere. Probabilmente aveva smesso di respirare, perché non sentiva più nemmeno il suono del suo respiro. Lentamente, le lacrime iniziarono ad annebbiargli la vista e Jimin le odiò per stare negandogli la visione di quel volto meraviglioso che tanto era arrivato ad amare. Ritrasse le braccia fino a quando le mani non arrivarono a posarsi su entrambe le guance dell'altro. Tenne il suo viso tra le mani per qualche minuto, finalmente libero di guardarlo negli occhi con lo sguardo pieno di amore che aveva solo per lui.
Il momento, purtroppo, venne interrotto da numerosi colpi sulla porta che fecero sobbalzare entrambi. Hoseok mise immediatamente Jimin a terra, massaggiandosi la schiena con una smorfia di dolore. Jimin rise, ecco cosa si guadagnava dal voler fare il figo.

“Hoseok-ie Hyung sei in stanza? Jimin è lì con te? Si può sapere cosa diamine state facendo, abbattendo i muri?! Comunque sia, potresti riferirgli che Yoongi Hyung ha citofonato qualche secondo fa? Non so a cosa si riferisse ma ha detto di dirgli che può considerarsi morto.”

“OH DIAMINE!” urlò Jimin, mentre correva per andare ad aprire la porta ed uscire in corridoio, scontrandosi con un confuso Taehyung.

Si asciugò le lacrime, poi prese il cappotto, una sciarpa ed uscì. 

Non osava nemmeno immaginare l'espressione delusa di Hoseok, lasciato da solo in camera dopo quella sentita... confessione? No, non era sicuro lo fosse stata. I suoi pensieri erano molto confusi e non aveva ancora avuto il tempo di metterli in ordine.
Con lui avrebbe chiarito più tardi, per ora la reazione di Yoongi lo spaventava di più. Non appena mise piede fuori dalla porta del dormitorio trovò il maggiore ancora lì ad aspettarlo nonostante le minacce di morte e nonostante odiasse immensamente il freddo. Jimin sorrise pensando a quanta tenerezza ci fosse dietro quel volto sempre imbronciato.

“Ehi Jimin-ah” disse Yoongi, guardandolo mentre camminavano.

“Si, Hyung?”

“Ti guardavo da un po' e.. quelli che hai indosso non sono i vestiti di Hoseok?”

“Uhm?” Jimin abbassò il capo per notare che, effettivamente, le cose che aveva indossato erano di Hoseok. “Devo averli presi per sbaglio nella fretta” disse.

Affondò il viso nella sciarpa, inspirando a pieni polmoni l'odore che vi era rimasto impregnato. Senza volere l'aveva portato con sé. Era sempre accanto a lui, in un modo o nell'altro. Non si sarebbe davvero mai - mai più - liberato di Hoseok, pensò ridacchiando tra sé e sé.
O almeno era quello che credeva.

 

Dopo quel giorno, Hoseok divenne per qualche motivo più distante. Jimin ricadde nella disperazione in cui era fino al momento precedente a quella che pensava potesse essere considerata come una confessione; cosa che invece, a quanto pare, non era stata.
Prima di quella 'dichiarazione' Jimin aveva deciso di andare avanti con la consapevolezza che mai avrebbe parlato ad Hoseok dei suoi sentimenti, che lui non li avrebbe mai ricambiati e che l'unico modo per continuare la sua vita sarebbe stato fare finta di niente fino a quando non li avrebbe finalmente superati. Ora, questa forza non l'aveva più: non era più capace di far finta di nulla. Conosceva Hoseok abbastanza da sapere che non era il tipo da dire certe cose solo per scherzo, soprattutto se esse erano così intime. A lui piaceva scherzare con tutti ed era un grande appassionato del contatto fisico, ma non a quei livelli. Di solito non era una persona fiduciosa e speranzosa, ma questa volta Jimin decise di non buttarsi giù; di dare credito a ciò che il maggiore gli aveva detto; di attaccarsi con le unghie e con i denti a quella pseudo dichiarazione.
Nonostante l'approccio positivo che aveva intenzione di prendere, il mutamento di comportamento da parte dell'altro lo aveva gettato in una confusione totale capace di fargli dimenticare qualsiasi altra cosa, pasti ed impegni compresi.
Cos'era accaduto dopo quella sera? Perché accidenti dopo ciò che gli aveva detto aveva iniziato ad ignorarlo?
Forse se ne era pentito; forse si era reso conto di aver commesso un errore. In quel caso avrebbe probabilmente compreso: da qualsiasi prospettiva la si vedesse, era chiaro anche a lui che avere un rapporto diverso dall'amicizia tra membri dello stesso gruppo sarebbe stato un errore. Ma se fosse stato quello il motivo: perché non parlargliene?
Seconda e ultima possibilità: pensava che Jimin non lo ricambiasse. Quella sera stessa, mentre Yoongi gli faceva ascoltare la canzone – di cui non aveva sentito praticamente nulla, troppo preso dai pensieri su Hoseok – aveva realizzato di non avergli in alcun modo risposto. Ciò che aveva fatto era stato piangere e scappare, di nuovo, senza dargli una conferma o rassicurarlo sul fatto che, sì, lui provava gli stessi identici sentimenti nei suoi confronti.
Inizialmente pensò che le lacrime copiose di cui ancora si vergognava fossero state esaurienti, ma dopo aver assistito al comportamento dell'altro si trovò a dover riconsiderare la cosa.
In entrambi i casi, e anche se fosse stato per un altro motivo, aveva ormai deciso di aggrapparsi a quella confessione fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Doveva solo aspettare il momento adatto per parlarci, anche a costo di mettere a rischio la loro amicizia e il bene del gruppo.

 

Ci provò più e più volte senza successo. Avvicinare Hoseok in quei giorni era quasi impossibile e ogni volta che vedeva una possibilità, la sua coscienza lo bloccava. Cosa avrebbe fatto se gli avesse risposto che sì, provava sentimenti nei suoi confronti; ma no, non era interessato ad avere, con lui, qualcosa di simile ad un rapporto diverso dall'amicizia o dall'amore di un fratello maggiore per il minore?
Forse ci aveva ripensato per questo, forse pensava avrebbe creato problemi a tutti. Sarebbe stato crudele da parte sua, ma era Hoseok, e lui avrebbe sicuramente pensato prima agli altri che a sé stesso. Era ciò che anche Jimin aveva voluto fare, all'inizio, ma quella confessione gli aveva completamente distrutto i piani. Quei pochi minuti gli avevano fatto toccare il cielo con un dito e ora si rifiutava di tornare sulla Terra a meno che non fosse costretto a farlo.
Jimin ricominciò a guardare insistentemente Hoseok. Quest'ultimo rideva e scherzava – anche con lui – ma era distante. Sembrava tornato a quello stato di amicizia a cui poco tempo prima sarebbe voluto tornare anche Jimin, quello da cui ora, invece, cercava di tenersi il più lontano possibile. Non voleva essergli solo amico, dannazione. Sentiva di essere sull'orlo di una crisi di nervi.


Quella sera erano in dormitorio, riuniti in salotto nell'attesa che Taehyung e Jungkook scegliessero un film da guardare. Yoongi era già mezzo addormentato e Hoseok stava conversando animatamente con Namjoon e Jin. Ciò che faceva Jimin era osservarlo.
Improvvisamente l'altro si girò e, chiaramente infastidito dall'averlo trovato nuovamente impegnato a fissarlo, gli fece segno di seguirlo. Jimin, sorpreso dal gesto, vide il maggiore alzarsi e si alzò a sua volta per andargli dietro.
Hoseok chiuse la porta della loro camera condivisa con Taehyung non appena furono entrati entrambi, poi si girò a guardarlo. Rimasero in piedi, uno di fronte all'altro, al centro della stanza.

“Allora?” disse, con sguardo interrogativo.

Jimin andò nel panico. “C- cosa?”, rispose impulsivamente.


“Devi dirmi qualcosa?”

“ah..”. Non sapeva da dove iniziare. Cos'era che doveva dire? Avrebbe dovuto scriverselo sulla mano. Lo sguardo di Hoseok non aveva nulla di dolce, era solo confuso e accusatorio. Abbassò il viso, studiando le piccole crepe del pavimento della camera in attesa di...qualcosa.

“Capisco. Bene.” disse Hoseok dopo un paio di minuti. Jimin alzò il volto e vide il maggiore girarsi e andare in direzione della porta. No, non poteva permettere che se ne andasse. Aveva così tante domande da porgli. Istintivamente lo raggiunse ed allungò il braccio per afferrare il suo.

“Hyung. C- come l'hai capito?”

“Scherzi Jimin, vero? Sono giorni che mi guardi ogni due minuti, è ovvio che vuoi dirmi qualcosa.”

“No, non intendevo questo. Intendevo.. il resto.”

“Resto? C'è forse altro?” chiese Hoseok, con l'espressione di chi conosceva già la risposta.

“...pensavo avessi smesso di prendermi in giro.”

“Io? Sì, infatti. Non scherzerei mai sui miei sentimenti per te, credimi. Tu invece? Tu mi stai prendendo in giro, Jimin?” chiese Hoseok, con uno sguardo pieno di delusione e rimprovero. “Hoseok Hyung, cosa-”

“Mi mandi segnali: sguardi, atteggiamenti equivoci. E lo so cosa significa, perché è come io ho sempre guardato te. Tento di avvicinarmi, tu mi eviti. Cerco di farti comprendere, e ti comporti come se niente fosse mai successo. Per settimane, Jimin. Provo ancora perché tu, per me, vali sempre la pena. Vali tutti i momenti felici, tutta la sofferenza di questi anni, vali il dolore di mille rifiuti. Quando mi hai pianto tra le braccia ho creduto di aver capito finalmente qualcosa. Ma poi sei fuggito, di nuovo. E io sono solo così stanco.. di inseguire una speranza inesistente.”

“.. questi anni?”, disse Jimin, incapace di superare quella specifica parte del discorso. Hoseok provava sentimenti nei suoi confronti da anni e lui non se ne era mai accorto. Sentì il mondo crollargli addosso.

“Come sei riuscito ad andartene senza nemmeno guardarmi dopo quello che ti ho detto la volta scorsa? Spiegamelo.”

“Hyung, è stato tutto un malinteso. Credevo tu stessi solo giocando con me, che fosse un modo per farmi capire che avevi notato un cambiamento nel mio comportamento; che dovessi tornare come ero prima essermi innamorato di te... e quelle lacrime.. ”

“Innamorato? Come puoi dire una cosa simile? Da quanto sei interessato a me, un mese? Due? Io sono innamorato di te da ANNI e tu sei riuscito a rendere superficiale e ridicola la mia confessione nel giro di qualche secondo. Per quanto io sia felice di sentirti dire una cosa del genere; non è amore Jimin. Se fosse stato davvero amore non saresti riuscito ad andare via in quel modo. E' un'infatuazione, ti passerà.”

Quella ultime parole lo fecero infuriare. 'E' un'infatuazione'. Come poteva affermare qualcosa del genere con tanta sicurezza? Come poteva sminuire ciò che sentiva con qualche stupida parola? Improvvisamente tutto ciò che voleva dire uscì dalle sue labbra come un fiume in piena.

“Quanto vorrei che avessi ragione, Hyung. La vita era più semplice quando non mi ero accorto di quanto io ti amassi in realtà. E se ciò che dici è vero, sì, tu nel frattempo soffrivi; ma l'inconsapevole me era felice. Felice di avere qualcuno che mi desse tante attenzioni, tanto affetto, tanto sostegno. Qualcuno che mi incoraggiasse sempre, in qualsiasi momento e per qualunque cosa; che mi facesse capire che potevo migliorarmi e che mi aiutava a farlo; che mi dicesse quanto ero perfetto, anche se non lo sono minimamente. Qualcuno che mi facesse sentire sempre importante. Tu. E' questo che mi ha fatto innamorare. E sì, mi dispiace. Mi dispiace davvero di essermene accorto solo ora, Hoseok. Quanto più felice sarei stato per quegli abbracci e per quegli sguardi? Se ci penso mi viene voglia di prendermi a schiaffi; ma sai cosa? Non hai il diritto di sminuire quello che sento dicendo che mi passerà. Non deve passare, non voglio che passi..” 

Lacrime scendevano copiose sulle sue guance, Hoseok allungò la mano per asciugarle con il pollice; sorridendo.

“Quanto puoi essere stato cieco per non essertene accorto fino ad ora, eh? Tutte le cose che hai appena elencato le ho fatte perché ti amo a tal punto che se potessi ti donerei il mondo. Il mio Jimin-ie babo.

Pensavi davvero che avrei capito tutto ciò che mi hai detto ora solo da qualche lacrima della scorsa volta? Questo era ciò che aspettavo: una dichiarazione meravigliosa, proprio come te. Le volte in cui ho sognato qualcosa del genere sono incalcolabili, ma non importa quante esse siano state, non una di loro è lontanamente paragonabile alla realtà.” Hoseok usò la stessa mano con cui aveva asciugato le lacrime per spostargli i semi-lunghi capelli aranciati dietro all'orecchio.

“Mi sono sempre ripetuto che mi sarebbe bastato starti accanto fino a quando non ti saresti stancato di me, ma essere ricambiati è davvero la sensazione più bella del mondo. Tu non credi, Jimin-ie?”

Jimin aveva sentito tutto chiaramente, anche la parte in cui gli aveva esplicitamente detto che lo amava. Avrebbe voluto rispondere solo “anche io”, ma il suo carattere e la sua impulsività non glielo permisero: al contrario, continuavano a far sì che si attaccasse a futili dettagli.
Quanto odiava questo suo non saper lasciarsi i piccoli torti subiti alle spalle.

“Quindi avevi capito già, fin dalla scorsa volta. Mi stavi prendendo in giro di nuovo, anche in un momento così importan-”, le labbra di Hoseok sulle sue fermarono il secondo fiume in piena di parole.

Inizialmente il bacio fu casto, delicato; ciononostante, prese Jimin alla sprovvista. Dopo il primo momento di shock, chiuse gli occhi e rimase immobile, troppo imbarazzato persino per respirare. Il maggiore aveva chiaramente il controllo della situazione: continuò a baciare le labbra morbide e carnose per un tempo che a Jimin sembrò infinito. Quando decise che era arrivato il momento di portare l'atto al livello successivo, morse il labbro inferiore del minore. Jimin non poté evitare ad un gemito di fuggire dalle sue labbra, permettendo così ad Hoseok di intensificare il bacio, esplorando quella bocca che aveva desiderato per così tanti anni. Dopo solo qualche secondo Jimin si unì al maggiore, muovendo le labbra a sua volta –in perfetta sincronia con quelle di Hoseok– intrecciando la lingua con quella dell'altro in una danza senza fine. Alzò le braccia per incrociarle dietro al collo del suo Hyung ed avvicinarlo maggiormente, così da rafforzare la presa ed aumentare quanto più possibile la veemenza del bacio.
Le mani di Hoseok vagavano per il suo corpo – su e giù – dalle spalle e lungo la spina dorsale, fino ad arrivare ai fianchi e al fondoschiena. Avvertiva il tocco del maggiore su ogni parte del suo corpo; una sensazione molto simile a quella che, ormai quasi due mesi fa, aveva fatto iniziare tutto. 
Passarono dozzine di minuti e Jimin iniziò ad accusare la mancanza d'aria. Dovette staccarsi dall'altro per cercare di riprendere il fiato che non aveva recuperato fino a quel momento. Rimasero con i visi tanto vicini da far sì che continuassero a sfiorarsi, si guardarono negli occhi sorridendo del loro primo momento felice insieme.
Hoseok infilò le mani sotto la maglia del minore. Le dita lunghe e sottili ripercorsero la schiena di Jimin – questa volta senza neanche un sottile strato di tessuto su di essa – esplorando la pelle nuda che sottolineava i muscoli. Fece presa per stringerlo ancora di più a sé.

“Non credo di avertelo detto, ma c'era anche una scena simile a questa in tutti quei sogni..” gli sussurrò all'orecchio. Un brivido di eccitazione percorse il corpo di Jimin al solo pensiero che Hoseok lo avesse immaginato in situazioni simili per anni.
“In realtà,” continuò il maggiore, “ce ne erano anche molte altre.. di scene interessanti..”

Jimin stava per rispondere alla chiara provocazione dell'altro quando, improvvisamente, il lieve giramento di testa – che credeva fosse conseguenza della scarsa respirazione data dal bacio di poco prima – si fece più intenso. La debolezza che accusò fece sì che le gambe gli cedessero, facendolo barcollare. Hoseok lo sostenne facendolo camminare fino al letto; lo fece sedere e gli mise una mano sulla fronte.
Il suo tono di voce – malizioso fino a qualche secondo prima – mutò completamente, passando dall'allusivo al preoccupato nell'esatto istante in cui si accorse che qualcosa in Jimin non andava.

“Jimin, sei caldo. Potresti avere l'influenza” disse, con un'espressione di concerno in volto.

Jimin rispose con una smorfia. “Devo aver preso freddo l'altra sera, quando sono andato allo studio con Yoongi Hyung.”

“Sì, ricordo bene i capelli bagnati. Indossavi un cappello, almeno?”

“Sì l'avevo, ma ero.. accaldato. Sudato, anche.”

Jimin guardò in basso, troppo imbarazzato anche solo per guardare l'altro negli occhi. Fu una preoccupazione del tutto inutile, in quanto Hoseok non fece nemmeno caso al riferimento che aveva voluto sottintendere.

L'unica cosa per lui importante, in quel momento, era che Jimin tornasse a stare bene il prima possibile. Quest'ultimo, dal canto suo, lo guardava sorridendo mentre si impegnava per cercare di sentirgli il polso; sapeva benissimo che Hoseok non aveva mai fatto, e non sapeva fare, nulla di simile. Avrebbe davvero provato qualsiasi cosa per lui. Quale Nazione aveva salvato nella sua vita precedente per essersi meritato un ragazzo così dolce e premuroso in quella attuale?

“Ti aiuto a metterti a letto, poi vado ad avvertire gli altri. Dovremmo chiamare Hobeom Hyung per chiedergli se è possibile annullare almeno uno degli infiniti impegni di doman-”

“No” lo interruppe Jimin, “non è necessario, Hobi Hyung. Sto bene. Le medicine e un po' di riposo basteranno per farmi rimettere in sesto.” Sorrise.

Hoseok non sembrava molto convinto, ma nonostante ciò acconsentì. Lo aiutò a sdraiarsi, poi uscì dalla camera per andare ad informare i ragazzi. Jimin riusciva a sentire le voci alte degli altri membri fin da lì: erano tutti molto preoccupati.
Taehyung decise di dormire altrove – come se avesse mai dormito in camera negli ultimi tempi – ed Hoseok si assunse la piena responsabilità di prendersi cura dell'influenzato. Quella sera passò così: con Jimin fermo, nel letto, a pensare ad Hoseok e agli avvenimenti di quel giorno – e a come le cose sarebbero cambiate da quel momento in poi – e con il bellissimo protagonista delle sue riflessioni che, non potendo rimanere tutto il tempo con lui, lo andava a trovare ogni cinque minuti scarsi.

Chiuse per un attimo gli occhi e quando li riaprì era buio: la debolezza e le troppe emozioni dovevano averlo fatto addormentare profondamente. Afferrò il telefono – che ricordava di avere accanto – per guardare l'ora: 3:50 del mattino. Il sonno era ormai passato ed era decisamente troppo presto per alzarsi; ma se anche non lo fosse stato, dubitava avrebbe avuto il coraggio di uscire da sotto le coperte. Doveva essere aumentata l'influenza – o forse i riscaldamenti avevano di nuovo smesso di funzionare – perché sentiva il freddo fin dentro le ossa.
Rise pensando a come la situazione fosse leggermente simile a quella che aveva fatto iniziare tutto, due mesi prima circa. Si voltò in direzione del suo unico compagno di stanza, ma il buio era troppo fitto – e i suoi occhi troppo poco abituati ad esso – per permettergli di vedere qualsiasi cosa.
Prese coraggio e sollevò le coperte, accusando immediatamente l'aria fredda sulla pelle bollente. Camminò in punta di piedi fino al letto di Hoseok, che come al solito dormiva scomposto e in una posizione bizzarra. Non tentò nemmeno di svegliarlo: sapeva che non avrebbe sentito nulla e avrebbe solo passato altri minuti a tremare dal freddo inutilmente.
Come due mesi fa, alzò le coperte per sdraiarsi accanto al maggiore – questa volta sentendosi un po' meno in colpa –. Non appena si infilò sotto ad esse Hoseok lo strinse a sé, cogliendolo di sorpresa. Jimin gli mise le mani attorno alla vita per abbracciarlo a sua volta.

“Jimin-ie” disse, con la voce rauca di chi è ancora parzialmente addormentato. “Come ti senti?”

Il solo fatto che non gli avesse domandato per quale motivo fosse lì – facendo passare la sua piccola incursione notturna come una cosa perfettamente normale – rese Jimin felice.

“Molto meglio, Hyung.” Bugia.

“Dovrei crederti? So che sei venuto qui perché stai morendo di freddo, ammettilo.” Jimin rise. Evidentemente la presa in stile koala non lasciava adito a molti dubbi. “Avrei preferito fossi venuto per stare con me,” continuò il maggiore, “ma va bene anche così, in fondo. Ti abbraccerò fino a quando non soffocherai dal caldo.” Così dicendo strinse maggiormente la presa, fino a quando Jimin non si ritrovò completamente attaccato al corpo di Hoseok. Inspirò a pieni polmoni il suo odore. Sarebbe potuto rimanere così per sempre.

“ah, Jimin-ie..”

“Sì, Hyung?”

“Era esattamente questo quello di cui volevo parlare. In pubblico non sarà possibile, quindi almeno quando siamo solo noi due, ti prego, chiamami Hoseok.”

Jimin era felice. “Va bene, Hoseok.”

Avvicinò il viso ai capelli del minore, appoggiando il mento alla fronte di quest'ultimo.

“Jimin, posso chiederti cos'è che ti ha fatto rendere conto dei tuoi sentimenti per me dopo tutti questi anni?”

Jimin prese un respiro profondo prima di iniziare. Dopotutto, gli doveva dei chiarimenti. “Credo che tutto sia nato da un cambiamento nella mia visione delle cose. Durante gli anni passati ti sei sempre comportato in modo premuroso e dolce nei miei confronti, ma credo di non avere mai dato la giusta importanza alla cosa. Ti vedevo come un amico fondamentale – quasi un fratello – e nonostante molte volte sentissi la tensione nell'aria o notassi le attenzioni fin troppo extra, non avevo mai pensato a te in modo diverso. Non pensavo nemmeno di poter pensare a te in modo diverso; non sono attratto da altri ragazzi dopotutto. Credo tu sia la mia unica eccezione.”

“Quindi dovrò vedermela solo con le migliaia di tue fan di sesso femminile. Beh, buono a sapersi.”

Jimin nascose il viso, imbarazzato, prima di continuare a parlare. “Quando ho iniziato a guardarti con occhi diversi, ho compreso quanto non avessi capito niente per tutti questi anni. Non penso riuscirei a vivere senza te sempre accanto, Hoseok. M- ma te ne ho già parlato no? Quante volte devi farmi ripetere cose imbarazzanti? Tu piuttosto? Non mi hai raccontato nulla su come.. ti sei i- innamorato d- di me..”

“Hey. Ti imbarazzi troppo facilmente, tu. Per quanto mi riguarda.. non lo so, credo di aver preso la sbandata colossale fin dall'inizio. Da quando arrivasti in dormitorio, eri così tenero!” Jimin sentì la mano di Hoseok tirargli una guancia.

“YAH! Non ho dieci anni!”

“No, ma allora sembrava li avessi te lo posso garantire.” Rise. “Ho subito pensato di volerti proteggere ed aiutare per quanto possibile e quella riflessione istintiva mi ha portato fin qui. Ma l'inizio conta poco in fondo: se non fosse stato allora, sarebbe stato il giorno, la settimana o il mese seguente. Mi innamoro ancora di te, ogni giorno. Tu sei ciò di cui parlo sempre, ciò a cui penso sempre. Sei la persona che vorrò sempre far ridere, anche quando non avrai voglia nemmeno di sorridere. La persona che riesce a farmi stare bene in 2,5 secondi, il tempo necessario per vederti anche solo da lontano. Sei tutto ciò di cui ho bisogno.”

“Hoseok,” disse Jimin, facendo una pausa per cercare di far smettere alla sua voce di tremare prima di continuare a parlare, “so che sono passati solo due mesi, ma posso giurarti che sono serviti a farmi realizzare quattro interi anni. Mi dispiace che tu abbia sofferto da solo per tutto questo tempo – per me – ma vorrei recuperarlo.. se possibile. Non credo di avertelo detto e non so se mi crederai, ma ti amo. Davvero.”

Hoseok ridacchiò e baciò la fronte di Jimin, che, al contrario di lui, piangeva. “Finalmente me l'hai detto. Non pensavo si potesse essere così felici nella vita. Ahh, ora posso decisamente chiedertelo: che ne dici, vuoi passare al livello successivo? Vuoi stare con me?”
Jimin iniziò a singhiozzare e Hoseok continuò. “Non posso prometterti grandi cambiamenti: sai anche tu che non potremo mai dirlo pubblicamente, che non potremo mai avere appuntamenti romantici come tutti, né baciarci in pubblico, né tanto meno tenerci sempre per mano. Forse più in là potremo dirlo almeno al resto del gruppo; ma sicuramente non ai manager, né allo staff. So che la prospettiva non è delle migliori, ma ti propongo di rimanere così: come siamo ora. Solo insieme. Che ne pensi?”
Jimin affondò il volto nell'incavo della clavicola del maggiore; per sussurrare un “Sì” che venne soffocato dal contatto delle sue labbra con la pelle della spalla di Hoseok.

“Credo di aver capito 'Sì'? So che sei adorabilmente timido quindi per oggi mi accontenterò dei precedenti monologhi. Posso prendere questo 'sì' mugugnato per buono?” Jimin annuì e Hoseok rise. “Bene, ora che abbiamo deciso, direi che possiamo cercare di dormire. Buonanotte... al mio ragazzo. Il mio ragazzo Jimin-ie. Jimin-ie il mio ragaz-”

“Finiscila e dormi” lo interruppe Jimin, irritato e imbarazzato.

Hoseok rise di nuovo. Quanto amava il suono della sua risata, pensò Jimin.
“Questa – dormire così – è una cosa che non abbiamo mai fatto prima. Dovremmo farla più spesso, si sta così bene..” disse Hoseok prima di chiudere gli occhi. Questa volta fu Jimin a ridacchiare tra sé e sé.
Non sapeva ancora se in futuro gli avrebbe mai raccontato di due mesi prima e della notte che per qualche strana ragione aveva portato a tutto questo. Quella volta era stata fondamentale nella loro relazione; ma cosa importava quando le notti future sarebbero state sicuramente mille volte più belle?
Si abbandonò all'abbraccio, lo stesso che due mesi fa era inconsapevole ma che da quella notte in poi sarebbe stato sempre ricambiato. Nonostante la stretta di Hoseok gli impedisse di sentire freddo, la sua temperatura corporea era probabilmente aumentata. Non sapeva come avrebbe fatto con l'esibizione, ma ci avrebbe pensato domani. Ora nulla aveva importanza; si sentiva tranquillo, rilassato e amato come mai prima in tutta la sua vita.
Si addormentò così, tra le braccia di Hoseok.
Esse – ne era certo – erano il suo posto sicuro nel mondo.

   
 
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