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Autore: SaruzzaPower    20/01/2016    1 recensioni
Per chi ha letto la mia long Niam: Forgot, questi Larry li conoscerà bene, ma anche in caso contrario ho impostato la storia in modo che possa essere letta da tutti!
"Spesso ci nascondiamo dietro la credenza di non essere abbastanza fortunati, abbastanza bravi, abbastanza felici, quando non è davvero così; bisognerebbe guardare al passato con gli occhi giusti, con l'intelligenza di capire quanto le cose brutte accadendo, ci hanno temprati e resi migliori. Non tutte le ciambelle vengono con il buco, ma le cose belle non devono per forza seguire la definizione universale che troviamo sul vocabolario, il bello è soggettivo, è volubile e versatile. Si può essere felici non avendo assolutamente niente, avendolo però con le persone giuste."
Se in Forgot c'era qualcuno che aveva dimenticato, qui tutto si basa sui ricordi, i più bei ricordi di una vita perfettamente imperfetta come potrebbe essere solo quella di Harry e Louis.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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"Non ha la minima idea di che effetto mi fa...

È la mia medicina, la mia cura, è tutto.

Quanto sarebbe bello se un cuore potesse davvero guarire in questo modo,

grazie al battere di un altro"

Weston

 

Sono le sei di un pomeriggio come tanti altri nel grande negozio di musica di Louis e Harry, situato nell'area hipster di Shoreditch, nella parte nord est di Londra.

Sul retro un ragazzo dai capelli lunghi e riccioluti è intento ad aggiustare un violino in abete rosso brillante.

Accanto a lui, c'è una bambina di quasi sei anni, che con i suoi occhi di un limpido e intenso azzurro, osserva i movimenti minuziosi eseguiti da quelle grandi mani adornate di anelli.

- Ma questo si suona come la chitarra di papà? - chiede la piccola, sporgendosi un po' in avanti, quasi ad oscurare il fascio di luce che Harry tiene puntato sullo strumento, lui sorride dolcemente e - No Eva, questo è un violino e lo si deve suonare con l'ausilio di un archetto - si guarda in giro e allungandosi nel bancone dietro di lui afferra un oggetto vagamente somigliante ad un arco da caccia - Vedi questo, è fatto in un legno molto elastico e queste - indica i filamenti tesi da un capo all'altro dell'asticella di legno - sono corde di crine di cavallo, il musicista le sfrega contro le corde del violino e come per magia le note prendono vita - 

- E tu lo sai suonare? - Harry guarda l'orologio e scoppia a ridere, allontana la sedia dallo strumento, sicuro che per quel giorno, per via di tutte quelle domande, non riuscirà a finire il suo lavoro.

- Credo di avere le mani troppo grandi per uno strumento così delicato, potresti suonarlo tu però un giorno. Sarebbe bello avere una musicista classica in famiglia - le accarezza la testa e vede la manina di Eva correre verso le corde, pizzicandone una a caso e aprendo la bocca stupita sentendola vibrare sotto i polpastrelli. 

- Sì, mi potrebbe piacere - conferma entusiasta per poi tornare a sedersi composta.

Harry inizia a riordinare gli utensili guardandola di tanto in tanto con un mezzo sorriso, conosce quella bambina meglio delle sue tasche e lo vede da come sta dritta e studia i suoi movimenti che sta per iniziare con un'altra ondata di domande.

- Ma a te, zio Harry, ti hanno mandato gli angeli a sopportare zio Lou? - chiede confermando i suoi pensieri.

Vorrebbe ridere di nuovo ma si contiene e - Cosa sta pensando quella tua testolina? - domanda a sua volta, continuando ad allineare i suoi attrezzi.

- La mamma dice sempre che mi hanno mandato gli angeli a mettere tutto a posto nelle vite di lei e papà - 

- E perché gli angeli avrebbero dovuto mandare me per sopportare Louis? - si ferma e si gira verso di lei, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al bancone da lavoro.

- Perché lui è dispettoso e prende sempre in giro tutti - il riccio a questa risposta non riesce a trattenersi e la sua risata profonda risuona per il negozio. È grande ormai Eva, ma per lui così alto e prestante, sembra ancora la piccola neonata che ha incontrato il giorno della sua nascita, quindi con un gesto rapido la solleva prendendola in braccio e piano si avvicina alla porta.

Insieme sbirciano Louis che canticchia qualcosa piano, sistemando i soldi dentro la cassa - sai, ora ti svelo un segreto, se zio Lou fa il dispettoso e ti prende in giro, lo fa solo perché in realtà ci tiene tanto a te - Harry guarda con occhi incantati il suo compagno. È molto più basso di lui, più esile, i capelli castani fintamente spettinati, il posteriore pronunciato fasciato dai jeans stretti e neri che gli lasciano le caviglie scoperte, una t-shirt bianca e le scarpe del medesimo colore rigorosamente firmate Adidas. Si conoscono bene Harry e Louis, da quasi tutta la vita ed è per questo che al - Che sciocchezza! - detto con un po' di sufficienza da Eva, risponde prontamente - Invece sì, è il suo modo di mettere alla prova le persone, se lui ti prende in giro, se a volte ti tratta un po' male e si prende gioco di te, ma tu gli resti comunque accanto, ti guadagni un posto fisso nel suo cuore - 

- Aaaah, quindi io l'ho già guadagnato? - 

- Assolutamente! - rafforza la presa attorno a lei, facendole fare un piccolo saltello con le braccia.

- Tu però ci batti tutti! - esclama orgogliosa.

- Beh, spero di sì! - non ha in realtà bisogno di sperare con lui, perché è una certezza, forse l'unica che Harry abbia mai avuto: il loro amore.

- Certo, te lo dico io - conferma.

- Allora mi fido - le bacia la tempia e - Ehi voi due, cosa state confabulando alle mie spalle, lì nascosti dietro la porta? - Louis si gira di scatto e li guarda con un sorrisetto furbo, costringendo Harry a fare un passo in avanti, per uscire allo scoperto.

- Non gli dire che ti ho detto quelle cose, deve essere il nostro piccolo segreto - le sussurra all'orecchio guardando il ragazzo di fronte a loro.

- Ancora? Anche in faccia? Basta! - si avvicina stringendo gli occhi e Eva si dimena fra le braccia di Harry finché lui non la lascia andare per poi fare una boccaccia al più basso - Altrimenti? - lo sfida.

- Altrimenti ti prendo! - inizia a rincorrerla per il negozio, scatenando le risate della piccola, facendo cadere cose qua e là dagli scaffali.

Harry li segue con passo lento, recuperando le sfortunate vittime del loro passaggio e rimanendo a guardarli con il sorriso, mentre Louis raggiunge la bambina e inizia a farle il solletico. 

Lou è bravissimo con i bambini, probabilmente perché lui stesso lo è, un eterno Peter Pan sempre pronto a giocare e scherzare, eppure sa alternare quel suo lato ad un altro, sa essere attento e premuroso, sa dimostrare amore e sa essere un buon amico.

La porta che viene aperta fa fermare la lotta e voltare tutti verso le due figure che mano nella mano fanno il loro ingresso allegre.

- Papiii aiuto, zio Lou mi ha catturato - prova a divincolarsi dalla presa che la costringe a terra, inutilmente.

- E tu cosa gli hai fatto? - è un ragazzo biondo dagli occhi chiari come i suoi a risponderle, Niall suo padre biologico

Eva si dimena ancora e infine riesce a liberarsi, schivando suo padre per correre fra le braccia dell'altro ragazzo dalle guance rosse, la bocca carnosa e un sorriso dolce e comprensivo, lui che essendo il compagno di suo padre, viene considerato da lei, il suo secondo papà, Liam.

- La mia principessina! - la abbraccia forte, accarezzandole i capelli mentre lei nasconde il viso fra le sue gambe.

- Stasera niente cena per papà, è antipatico come zio Lou - borbotta, facendo ridere i quattro uomini che la osservano affettuosamente.

- Non è vero che sono antipatico, tu ami il tuo papà, non dire le bugie altrimenti ti cresce il naso! - Niall si avvicina e cerca di staccarla dal suo compagno o meglio dire suo marito, vista la fede che ormai portano con orgoglio da qualche mese entrambi, all'anulare della mano sinistra.

- Non oggi! - afferma risoluta.

- Tanto non ti credo - si abbassa alla sua altezza e inizia a baciarle la testa, il collo e le spalle, facendo sparire quel broncio dolce.

- No, no, io non ti perdono - nasconde di nuovo la testa e Liam la protegge facendole scudo con le mani.

- Senti Lee, ma tu da che parte stai? - borbotta Niall rialzandosi e mettendo il broncio a sua volta.

- Dalla parte dei giusti! - scoppia a ridere, ma si allunga a stampargli un bacio al lato della bocca. 

Dopo qualche altro minuto le armi vengono deposte, Eva lascia che suo padre la prenda in braccio e la baci dolcemente e appena le chiacchere finiscono, Harry accompagna i tre alla porta seguendoli per chiuderla a chiave e girare il cartello appeso al vetro dalla parte della scritta 'chiuso', si gira verso l'interno del negozio e voltando le spalle al mondo esterno, raggiunge il suo compagno dietro il bancone per aiutarlo a sistemare le ultime cose, prima di tornare a casa.

Louis non si muove quando lo sente arrivargli accanto, continua a scrivere con quella sua calligrafia ordinata che tende ad allungare le parte finale delle ultime lettere di ogni parola, mentre annota le ultime cose nei registri del negozio, e si mette a fare lo stesso, controllando le riparazioni in programma per la settimana successiva nella sua agenda.

Non si accorge che Louis si allontana, e concentrato com'è non capisce che il troppo silenzio dovrebbe metterlo in guardia. Louis non è tipo che ama il silenzio, quando c'è lui, inevitabilmente la stanza diventa confusionaria e caotica.

Viene colto comunque alla sprovvista quando sente colare qualcosa lungo al sua schiena, si alza di scatto ma è troppo tardi, incrocia gli occhi azzurri e furbi del ragazzo che dietro di lui, lo guarda soddisfatto con un bicchiere ormai vuoto fra le mani.

- Louis! Sai quanto costa questa camicia, cretino? Si può lavare solo a secco, giuro che se si rovina... -

Lou alza gli occhi al cielo e inizia a fargli il verso, imitandolo con una vocetta stupida e fastidiosa - Ha ragione Eva, solo gli angeli possono avermi mandato a sopportare uno come te - incrocia le braccia guardandolo male, ma poi prende un respiro, fa scivolare i bottoni fuori dalle asole e se la sfila, rimanendo completamente a petto nudo. La gira e controlla l'entità del danno, sperando non sia nulla di grave.

- Cosa stai farneticando? - ovviamente non ha sentito il discorso che hanno avuto Harry ed Eva poco prima, ma anche se fosse, guardando quel corpo così perfetto, leggermente formoso ma allo stesso tempo virile, non capirebbe lo stesso niente.

- Lascia stare. Ma sappi che stasera la cena la prepari tu! - brontola.

- Avevo giusto voglia di cheese burger e patatine - ridacchia avvicinandosi.

- Non se ne parla nemmeno! Bleach! - fa una smorfia.

- Mamma mia! Haz per una volta non muori! Tu e tutte le tue manie sulla cucina salutista, sono io che non so come posso sopportare tutte queste tue paranoie - fa l'infastidito, ma non è quello che sente veramente, pensa solo che tutto quello che vorrebbe assaporare ora non è esattamente la cena, così appena Harry si affretta a ribattere con un - Io? Io non so proprio... - non gli lascia finire la frase, lo afferra da quei fianchi rotondi e lisci e senza nemmeno pensare che quel ragazzo è molto più alto e grosso di lui, lo spinge contro il bancone e lo solleva appena in modo che vi si possa sedere sopra. Gli allarga le gambe con prepotenza posizionandosi in mezzo, avvolgendo il suo bacino con entrambe le mani e avvicinandosi pericolosamente a quel petto tatuato.

- Cosa vuoi fare, nano? - il labbro di Harry che si solleva furbo da un lato e gli occhi che lo fissano dall'alto, curiosi e un po' vogliosi.

- Nano? - non gliene frega assolutamente nulla di essere il più basso, il più esile, niente, perché quando afferra quei suoi capelli troppo lunghi, in modo che sia costretto a seguirli portando le labbra alla sua stessa altezza, quando cattura quella bocca con la sua, violandola immediatamente con la lingua e spingendolo prepotentemente contro quella del riccio, tutte le differenze fra loro si annullano, spariscono avvolte nell'amore, nella passione e nella voglia di appartenersi.

Harry ansima vergognosamente e avvolge la schiena dell'altro con le grandi mani, cercando di avvicinarlo ancora di più, anche se più di così vorrebbe dire solo diventare un'unica cosa, e anche se è qualcosa che piace ad entrambi, è ancora troppo presto, c'è ancora troppa gente in giro per dare spettacolo ad un'intera via, attraverso la grande vetrina.

Nulla gli impedisce però di continuare a baciarsi, mangiarsi, toccarsi, i tacchi degli stivaletti di Harry che sbattendo, incontrandosi dietro le gambe di Louis, provocano un rumore secco, che però non li distrae dal loro gioco.

Le manine dalle unghie smangiucchiate di Louis si perdono in quella folta chioma di capelli, le mani di Harry cercano i bottoni degli skinny dell'altro, per lasciare più libero il passaggio della sua mano verso il basso, dentro gli slip firmati, fino ad arrivare a quel frutto già sveglio e pronto.

- Le mie paranoie forse ti eccitano, nano? - lo prende in giro ancora.

In risposta Louis gli tira un po' i capelli facendogli spalancare la bocca, in modo da poter accarezzare il suo palato con la lingua e far sì che quella grande mano stringa ancora più la presa su di lui.

- Se ti stacchi e lasci che io ti porti a casa, vediamo cosa avrai da dire ancora sulla mia statura - lo stuzzica.

- Certo, certo, come vuoi tu... - ma non si stacca, anzi approfondisce il bacio e muove la mano velocemente, lasciando che sia lui questa volta quello ad ansimare, alzando il mento con la bocca aperta in cerca di più ossigeno.

Ed è così che non si sa come arrivano a casa, con Harry che tenta di infastidire la guida di Louis, baciandogli il collo e solleticandogli l'orecchio con la lingua.

Sbattono la porta di casa, si sbattono a vicenda sui mobili del corridoio, contro la porta della cucina e rotolano dallo schienale ai cuscini del divano, Harry sopra Louis, il petto di nuovo nudo, e il collo del secondo proteso verso l'altro intento a passare la lingua su quella pelle sporca di inchiostro. 

Si guardano negli occhi e ridono maliziosi pensando a quello che verrà di lì a poco, il viso di Harry lasciato libero dai capelli legati in alto in una crocchia perfetta che però non pare piacere a Louis che si spinge con le mani più in alto, afferrando l'elastico e lasciando libero quel mare di boccoli lunghi e pazzi.

Cerca la sua bocca, tira il labbro inferiore con forza e cerca di allungarsi fino ai bottoni dei pantaloni - Dannazione a te e a questi tuoi pantaloni troppo aderenti - cerca di farli scivolare via da quelle cosce toniche e bollenti, inutilmente.

Per questo con qualche verso di protesta del riccio, si sfila dal suo dominio e mettendosi in piedi prende le sue caviglie e se le porta sulle spalle, afferrando poi la cinta dei jeans e tirandoli con forza, facendo scendere un po' anche le mutande in cui qualcosa ha già iniziato a prendere vita e fa capolino facendogli avere i peggiori pensieri.

- So spogliarmi anche da solo - ride Harry coprendosi il viso con le grandi mani per poi farle scendere a sistemarsi gli slip grigio chiaro.

- Cosa stai facendo? Ti copri? - protesta.

- Perché? Cosa vuoi Louis da me? Da quello che posso costatare tu sei ancora completamente vestito - si accarezza da sopra le mutande, piano ma con dedizione, continuando a fissarlo e leccandosi le labbra proprio nel modo in cui Louis adora.

Vede la sua bocca spalancarsi davanti a quella visione, osserva con eccitazione crescente le sue mani scendere verso il basso, sbottonare con urgenza i bottoni e con un altro gesto secco, scivolare via fino alle caviglie, mostrando un'erezione completamente formata e pronta.

Anche il proprietario la guarda portandoci una mano sopra e pompando leggermente per alleviare la tensione, sussultando appena il pollice si scontra con la parte finale.

- Sei già pronto? - Harry prova a prenderlo in giro, ma in realtà ha solo paura di ricevere una risposta affermativa, ama giocare con lui e vorrebbe poter passare la sua bocca su quella pelle, leccare tutta quella lunghezza, saggiandone il sapore senza rischiare di farlo venire in tempi troppo brevi.

- Ti va di giocare con me, riccio? - sì e no, gli va eccome, ma non vuole sfidarlo, vuole solo averlo, farlo impazzire, vuole che si avvicini a lui e si lasci andare, basta parole taglienti e prese in giro, solo pelle e calore, passione e piacere. 

Con l'indice gli fa segno di avvicinarsi e appena Louis lo fa, lo bacia proprio lì, su quella pelle leggermente più scura ma morbida, avvolgendo le mani su quelle natiche lisce e sode.

Stringe con forza, lasciando una scia di baci, partendo dall'ombelico e scendendo piano, leccando e succhiando, sentendo i suoi muscoli contrarsi e le sue mani scivolargli sulle spalle, rafforzando la presa. 

Si lascia baciare piano, si sente prendere con forza, godendo per il tocco di quella lingua bollente, fino a sentire l'ingresso della gola, cerca di zittire un urlo, ma quando Harry succhia con più forza, alza gli occhi al cielo e lo fa, emette un verso gutturale e afferra quei capelli dalla nuca, dettando il passo.

- Andiamo a letto ti prego. Basta giocare - Harry sbuffa piano ma si allontana da lui, non prima di aver passato la lingua sulla sua punta, facendolo sussultare.

Lo prende per mano e lo tira fino in camera, si lascia cadere di schiena contro il letto ancora disfatto e lo trascina con se.

- Sei proprio sicuro di non voler giocare un altro po' - e - No, se non vuoi che venga prima di arrivare al tuo bel culetto - Harry ride, una risata roca, eccitata, seguita da uno sguardo di quelli dei suoi, quelli che fanno sentire Louis come la più bella cosa su cui si siano mai posati.

Le grandi mani che si appoggiano al suo ventre, stringendo quella pelle soffice e avvicinandolo al suo bacino, facendo scontrare le loro erezioni.

Lo afferra con le mani e strappando il preservativo con l'aiuto dei denti lo srotola piano su quella lunghezza turgida, guidandolo poi verso di lui.

Butta indietro la testa ansimando quando lo sente entrare, restano fermi un attimo, abituandosi l'uno all'altro prima di iniziare la danza di quel loro amore.

- Sei così caldo, Harold - si abbassa a leccargli le labbra, prende quel viso soffice, dove la barba, nonostante l'età ancora fatica a fare la sua comparsa e lo bacia con passione mentre continua a spingere piano, sempre più a fondo, mentre quei bei ricci castani si sparpagliano scomposti sul cuscino dalla fodera rossa.

Continuano così, forte, sempre più forte, il piacere che esce sotto forma di sospiri spezzati, fino a quando Harry non punta le mani sul materasso e facendosi forza con i bicipiti si tira a sedere, avvolgendo completamente quella schiena liscia e muscolosa del più basso.

Occhi negli occhi, pieni di amore, labbra rosse e umide, piacere che cresce a dismisura e - scusami - sussurra Louis, mordendogli il labbro con forza e arrivando al culmine stimolando Harry con la mano.

Harry sorride e avvolge quella mano più piccola, aiutandolo nell'operazione e non ci vuole molto, quel calore, quell'amore, quella passione, bastano pochi movimenti uniti e ben assestati perché anche lui lo raggiunga, unendo i loro fiati affaticati in un bacio pieno di dolcezza.

Louis non esce subito, resta in lui finché gli è possibile, finché tutto l'ardore è completamente passato e i loro respiri sono quasi regolari e poi piano si sfila, sdraiandosi al suo fianco.

Restano in silenzio fino a che - Quindi questa altezza conta, spilungone? - Harry scoppia a ridere e avvolgendo un braccio dietro la testa di Louis se lo porta vicino, baciandolo a fior di labbra.

- Dio quanto sei permaloso, lo sai che non me ne importa assolutamente niente, l'ho detto solo per stuzzicarti - 

- Sei un impertinente - gli bacia il petto, lasciandoci vagare la mano sopra.

Si continuano a guardare complici, dimentichi completamente dello scorrere del tempo.

- Posso chiederti una cosa? - domanda Harry, senza guardarlo.

- Se vuoi farlo un'altra volta devi darmi il tempo di ricaricarmi - scherza.

- No, una cosa seria. - cerca la sua mano e fa intrecciare le loro dita - Sai prima guardando Liam e Niall ho pensato a tutto il periodo dopo l'incidente di Niall, al diario che Liam ha scritto per lui e lo so, penserai che è stupido o che lo sono io, ma tu se a me succedesse qualcosa lo faresti per me? Trascriveresti mai i nostri ricordi più belli? - 

Louis si alza dal suo petto, incontra i suoi occhi e alza un sopracciglio indeciso sulla risposta da dare - Sono cose troppo da femminucce, Haz, andiamo... - 

- Non è vero! - protesta.

- Invece sì! - 

- Io lo trovo una cosa così romantica - guarda il soffitto e nei suoi occhi il verde sembra diventare ancora più brillante.

- Ti prego. Io ti amo da sempre H, sei l'unico a cui ho permesso di entrare nelle mie mutande, nel mio cuore, ieri, oggi, domani e per sempre, non ti basta? Non credo di aver bisogno veramente di scrivere una lettera per ricordarmi di te! - 

- Ovviamente non hai capito il senso del mio discorso, sei un barbaro - si allontana da lui.

- Come se non ti piacesse quando lo sono - gli occhi si allargano languidi e un sorrisetto furbo ne fa spuntare uno molto somigliante sulle labbra del riccio.

- Allora ti propongo un gioco - 

- Sesso acrobatico? - 

- No! - sospira.

- Ci travestiamo? - 

- Nooo! - ride.

- Allora cosa? - chiede esasperato estraendo una sigaretta dal pacchetto abbandonato sul comodino e accendendola usando un fiammifero anziché un normale accendino. Harry guarda quella fiammella divampare successivamente ad una piccola scintilla e un po' ha paura che quello che sta per dire sia etichettato nuovamente per stupido, ma è troppo curioso e spera che Lou non gli neghi una cosa semplice come quella.

- Io ti chiedo qualcosa su di me, o su di te e tu mi racconti un tuo ricordo - 

- Dai che noia! Non posso giocare invece con il tuo bel culetto? - gli soffia il fumo in faccia e Harry inizia a tossire, guardandolo contrariato.

- Ti sei già ricaricato? - lo stuzzica, alzando la coperta e controllando la situazione con occhi curiosi - facciamo così, se tu giochi con me io dopo giocherò con te, potrei avere tutto quello che vuoi - 

- Tutto? - prende un tiro più lungo, trattenendo il fumo e facendolo uscire questa volta dalle narici.

Harry si limita semplicemente a fare spallucce e Louis non può resistere a quella dolce strafottenza di chi sa che corde toccare per ottenere ciò che vuole, spegne la sigaretta nel posacenere, lascia uscire le ultime tracce di fumo dai suoi polmoni e arrampicandosi letteralmente sulla spalla di Harry, cerca il suo viso, afferrandolo con una sola mano e facendo scontrare le loro labbra - Avanti, parti con la prima domanda - acconsente.

Il riccio sembra essere molto soddisfatto, punta gli occhi verso l'alto iniziando a pensare a quale sia la domanda più adatta per iniziare, e si sistema il cuscino dietro la schiena. 

Il problema è che vorrebbe sapere tutto, vorrebbe vedersi con gli occhi di Louis, perché sono una coppia così stravagante e così male assortita da non rendersi conto di cosa potrebbe essere importante per l'altro, quale ricordo custodisca più affettuosamente, quale attimo porta nel cuore indelebilmente.

Decide così di essere banale e prevedibile, parte semplicemente dall'inizio. In fondo anche in quel mare di stravaganti personalità c'è bisogno di un po' di logica e - Il primo ricordo che hai di me - 

- Ed è una domanda? - Louis ride, ma appena vede Harry guardarlo con gli occhi bramosi e le orecchie tese, sorride e si sistema meglio accanto a lui, avvolgendo il suo petto con entrambe le braccia - Oh, questa è facile - ridacchia.

Non parte però subito con il suo racconto, scorre in silenzio indietro nella sua memoria fino a tornare a quel giorno di tanti anni fa, il suo primo ricordo di Harry, quello che spesso tende a dimenticare ma si accorge di non farlo mai veramente.

- Eri piccolo, ma veramente piccolo, a pensarci adesso non avrei mai pensato che saresti diventato più di un metro e ottanta, con le spalle larghe e un culo che parla. Non c'era in te nessuna traccia di ricci, anzi, avevi un taglio a scodella pari, la frangia che ti copriva la fronte e il tuo colore era miele a quei tempi e rendeva il tuo visino dolce e puro.

Facevi parte del gruppo dei bambini nuovi, era il tuo primo anno ed eri quello che restava sempre con gli occhi pieni di lacrime, che però non lasciavi mai uscire, attaccato al cesto dei giochi quando gli altri bambini prepotentemente te li rubavano tutti di mano.

Era il mio ultimo anno, stavo per andare alla scuola elementare e non so nemmeno perché, ho sentito che era giusto accorrere in tuo soccorso.

Tanto debole da essere sottomesso da tutti, ma al contempo tanto forte da non mostrare mai segni di cedimento. Parlavi ancora male ed erano più le volte in cui rimanevi in disparte a giocare con quei giocattoli rotti e vecchi che nessuno guardava mai - 

- Non erano così male, bisognava usare anche loro, no? Bastava avere un po' più di fantasia. Era un vero peccato lasciarli abbandonati al loro destino - interviene Harry.

- Io pensavo fosse un peccato lasciare te, lì abbandonato! - ribatte, sfregando il viso sotto il suo mento.

- Infatti poi mi hai regalato il tuo orsacchiotto preferito - 
Louis ricorda anche quello, sapeva di volerlo proteggere ma non sapeva come, non poteva fare a botte o suo padre poi avrebbe usato lo stesso metodo su di lui, non poteva fare gran discorsi, infondo aveva solo cinque anni e così aveva semplicemente preso posto, sedendosi accanto a lui e gli aveva porto il suo orsacchiotto nuovo; il pelo soffice e color caramello e un bellissimo fiocco blu al collo. Harry non aveva capito subito perché glielo stesse porgendo, ma appena Lou aveva annuito sorridendo, si era instaurato subito un legame tra i due. 

- Da quando hai iniziato a starmi accanto, nessuno mi ha mai più toccato o si è preso gioco di me - continua Harry vedendolo assorto nei suoi pensieri.

- Se avessero saputo che il più forte fra i due eri tu già da allora! - dice piano. Harry sorride e appoggia la testa alla sua, cercando di nuovo le sue dita piccole e affusolate e iniziando a giocarci tranquillamente.

- E perché all'inizio non accettavi di essere gay? - sembra una domanda stupida, Louis c'era sempre stato, anche quando non c'era veramente e a quei tempi, allora non era importante cosa pensasse, se come risultato otteneva di averlo comunque vicino.

- Beh, eravamo completamente diversi, e se tu lo eri, come potevo esserlo io? - anche se ora a dirlo ad alta voce, pensando alle lotte che hanno fatto dopo per farsi accettare, si sente lui lo stupido.

- È per questo che sei andato con quella Eleanor? - glielo chiede con l'amaro in bocca, ricorda perfettamente quando aveva scoperto quel piccolo segreto, venuto fuori per sbaglio dalle labbra di Niall. Si era sentito morire, avrebbe voluto sparire, se non fosse successo in un futuro troppo lontano da quel ricordo, avrebbe desiderato di prendere il posto di Niall e dimenticarsi di Louis, per sempre.
Per Louis invece era qualcosa che portava nel cuore solo perché sapeva di aver ferito quello di Harry. Aveva buttato via la sua verginità, si era preso quella di una ragazza simpatica e solare, una delle più popolari della scuola senza un vero perchè.

Eleanor non era la solita ragazza popolare e snob, ma era una di quelle che tutti desideravano e quando aveva scoperto che lei era interessata a lui, non aveva minimamente pensato che facendo una cosa del genere avrebbe ferito i sentimenti di Harry; solo non accettava di poter provare qualcosa per lui a livello sessuale. Lui era etero, anche se non aveva mai fatto sesso con nessuno, Harry era una cosa di cuore e mente ma niente di più, o almeno era quello di cui bramava convincersi. 

Entrando in lei aveva provato un grande calore, un senso di invincibilità, si era spinto in lei forte, senza ascoltare le sue proteste, la testa premuta contro la sua spalla senza il coraggio di guardarla in faccia. Non aveva pensato a Harry mentre lo faceva, aveva pensato alla cavità calda e umida, al piacevole sfregamento ed era venuto quasi subito, uscendo in fretta e correndo in bagno a pulirsi. Non era riuscito a baciarla dopo, le aveva chiesto scusa e si era dileguato, era corso fuori prendendo la scatola di latta contenente il suo tabacco ed era andato dritto al parco vicino casa sua per fumare, come se così facendolo avrebbe espiato i suoi peccati. 

Aveva consumato in un modo squallido la sua prima volta, con una donna e nemmeno una che gli interessava e la cosa peggiore è che non ne era stato minimamente soddisfatto, soprattutto quando si era visto correre incontro Harry, che lo aveva tirato per la mano dicendo che suo padre li aspettava al negozio di musica e stavano facendo tardi. 

Si era lasciato trascinare senza enfasi fino a Shoreditch e non aveva fiatato tutto il pomeriggio. Per parecchi giorni dopo quello che era accaduto si era sentito sporco e in colpa guardando quegli occhi verdi. 

- Non è stata la cosa peggiore che ho fatto - risponde piano. 

Non si era limitato a quello, perché non c'entra nulla la favoletta che finiamo per ferire sempre le persone buone che sanno perdonarci, lui era stato una persona cattiva con Harry, lo aveva ferito ripetutamente senza pensare affatto che avrebbe potuto perderlo. Harry era una costante nella sua vita e lo sarebbe sempre stato. Il fatto che fosse stato sfacciatamente fortunato e che lui fosse rimasto nonostante tutto, lo aveva capito solo dopo, quando i danni erano fatti e non si poteva più tornare indietro.

- Parli di Luke? - certo che parla di lui, perché se portarsi a letto una donna senza provare niente non era bastato a ricredersi, per convincersi che gli uomini non gli piacevano affatto aveva ripetuto quell'errore, facendosi un ragazzo qualunque in modo squallido in una viuzza puzzolente nel retro di un locale di Soho. 

Non poteva provare con Harry, sapeva che con lui sarebbe stato diverso perché, beh, Harry era semplicemente Harry. Se invece avesse provato un corpo sconosciuto, e non gli fosse piaciuto, avrebbe costatato solo che il sesso non era roba per lui.

Aveva violato anche quell'accesso con prepotenza, facendo urlare quel povero ragazzo che aveva ben cinque anni in meno di lui, lo aveva sentito gridare e al contrario di Eleanor, gli era piaciuto, lo aveva sentito stretto, opporre resistenza alle sue spinte, si era aggrappato al suo petto gracile, sbattuto contro quel muro umido e pieno di muschio e aveva spinto, costretto a buttare la testa indietro per il troppo piacere. Nemmeno quella volta aveva pensato a Harry, lui era quello a cui non pensare, se lo avesse fatto tutta la sua prestanza sarebbe sparita e non avrebbe potuto riversarsi senza nemmeno uscire da quel corpo. Quella volta aveva fatto girare quel ragazzino dai capelli biondo cenere e gli aveva stampato un bacio a fior di labbra sussurrando un "grazie", sparendo poi come solo lui sapeva fare.

Era bastato tornare nel locale per morire, dentro e fuori, appena quella testa di capelli ormai ricci e scompigliati e quegli occhi smeraldini avevano toccato i suoi. 

Harry aveva sempre avuto ragione, lui e Louis erano uguali e aveva appena fatto la cazzata più grande della sua vita. 

- Quella volta ho creduto di averti perso per sempre - sospira.

- Ti ho perdonato solo perché tu non mi hai mai abbandonato quando avevo bisogno di te e perché mi hai rivelato subito quello che avevi fatto, evitandomi lo squallore di scoprirlo un'altra volta da labbra altrui. Ero disperato, distrutto e una parte di me era morta, poi tu mi hai guardato con gli occhi di chi ha bisogno di redenzione e mi hai baciato per la prima volta. Ho sentito il tuo sapore amaro, avevi l'odore del tabacco nei capelli e quella tua lingua non mi ha solo sfiorato la bocca, mi ha sfiorato l'anima dicendo cose che la tua voce non era ancora in grado di formulare. Ti ho sempre amato troppo per non perdonarti - 

- Per quello che può contare non avevo mai baciato nessuno come ho baciato te, sei stato il mio primo vero bacio, e anche per quanto riguarda il resto, forse non ero vergine e con il senno di poi avrei voluto che tu fossi il mio primo, ma la verità è che lo sei stato lo stesso. L'unico di cui mi importasse veramente qualcosa e ti chiedo scusa ancora oggi per non essermene accorto prima - è difficile per Harry ricordare quei momenti, gli sembrano tanto lontani da sembrare un film visto tanti anni prima, eppure il dolore sembra essere esattamente nuovo di zecca, ripercorrendo il viale di quei ricordi tortuosi.

- Non credere di diminuire le tue colpe leccandomi il culo così - lo dice con voce dura, ma purtroppo sa che per Lou sono parole veritiere. 

- Mai lo farei. E poi te l'ho detto, sei sempre stato tu il più forte fra di noi. Mi hai anche lasciato essere l'attivo la nostra prima volta - sono quelli i ricordi che ama Lou e deve ammettere che quel gioco stupido non è poi così stupido. 

Ci succedono troppe cose nella vita per ricordarle tutte costantemente, così finiamo per mettere al sicuro certi ricordi, dimenticando quasi di averli, finché non ci viene imposto di liberarli, facendoli riaffiorare.

- Sapevo che non eri pronto veramente a essere dominato, non ero ancora del tutto convinto che fossi veramente gay - ride Harry, tanto a lui lo stare sotto non lo etichettava come una debolezza, anzi. 

- È stato un bel gesto lo stesso, e non solo il gesto. Forse non ero gay, hai ragione tu, forse non lo sono ancora oggi, ma non è veramente importante, non ho più bisogno di prove o conferme, potresti essere anche un alieno e io vorrei solo te - sente caldo in mezzo al petto a sentigli pronunciare quelle parole. Harry, quello romantico dal cuore nobile, che però sa nascondere anche molto bene le sue emozioni.

- Vorrei registrarti per far sentire a Zayn e Niall quanto sei virile in questo momento, Mr io voglio stare sempre il top dominante! - si prende gioco di lui.

- Proprio quei due? L'innamorato dell'amore e vuoi essere mio marito se no non vivo più? - scoppia a ridere.

- Tralasciando Zayn - il loro artistico amico bisex che vanta di essere il paladino dell'amore libero - Liam e Niall hanno una bambina e...- cerca di tirare acqua al suo mulino.

- Niall ha una bambina con una donna che non ama, è diversa la situazione - gli fa il verso.

Harry da uno schiaffo sulla testa di Louis e - Forse quel giorno non ti avrei dovuto perdonare - alza il mento fingendosi arrabbiato. 

Sa che non è vero, non è arrabbiato perché anche Louis sarà sempre il suo unico, lo è veramente perché il giorno del matrimonio dei suoi migliori amici, Harry non riusciva a smettere di fissare il suo ragazzo vestito in smoking, anche se ovviamente aveva rovinato tutto indossando le solite vans malconce; non che non fosse elegante e bellissimo comunque.

Si perde nel ricordo di quando l'aveva visto uscire dalla camera cercando di allargarsi il colletto della camicia che Harry aveva scelto per lui che "mi soffoca" si era lamentato e -"queste maledette scarpe laccate tienile per il mio funerale, sono più dure del mio cazzo dopo essere stato una settimana senza averti e ti vedo uscire dalla doccia completamente nudo e bagnato" aveva detto guardandole.

"Un pensiero molto romantico, Lou! Amo quando sei così profondo" 

"Se mi concedi di indossare le mie scarpe, stasera potrei concederti di controllare di persona quanto io sia profondo" aveva fatto spostare un ciuffo con un cenno del capo veloce e aveva sorriso malizioso.

"Mi arrendo tieni pure quelle scarpacce"

"Ah sì? Ora si chiama arrendersi?" Harry aveva scosso la testa perché lusinga a parte non era l'arrendersi il punto e nemmeno il possedersi, era solo che guardandolo vestito così, guardando Niall infilare quella fede al dito di Liam, lui non aveva potuto fare a meno di vedere se stesso dire un "Sì, lo voglio" con voce spezzata di fronte alla fatidica domanda uscita dalle labbra del suo adorabile ma pungente compagno.

- Harry hai già finito con le tue domande? - la voce di Lou lo riporta alla realtà.

- Eh? - 

- Ehi, dove te n'eri andato? - lo osserva allungare una mano sotto le coperte, facendola scivolare sulla sua intimità, iniziando a giocherellare con un leggero sorrisetto - vogliamo parlare di sesso? - 

- Ora si chiama sesso? - risponde ricordando una battuta che per Lou probabilmente non rappresenta nulla.

Lo vede scoppiare a ridere - È così importante? Ti sembro il tipo che dice: facciamo l'amore? - 

- Non c'entra essere il tipo, sono solo due cose completamente diverse - borbotta offeso.

- Sicuramente la prima volta che mi sono concesso a te è stato un grande atto di amore - raddrizza il tiro.

- Come io che ti ho concesso di tenere quelle scarpe orribili sotto il vestito a giacca? - sente la mano di Louis stringersi attorno a lui, prima di scoppiare a ridere - Sì, più o meno - ma i pensieri di entrambi volano a quella prima vera volta

Una concessione silenziosa era stata quella loro prima volta, Harry costretto a casa da un brutto raffreddore e Louis che lo aveva pensato tutto il giorno, riempiendolo di messaggi per avere notizie sulle sue condizioni.

Era passato al supermercato biologico prima di rincasare, comprando tanti piatti già pronti dall'aspetto veramente poco invitante, almeno per i suoi canoni, ma che era sicuro Harry avrebbe adorato.

Aveva chiuso la porta piano, appoggiato il bottino sul tavolo della cucina e con passo felpato, dopo aver lasciato le vans a scacchi vicino alla porta, si era diretto in camera.

Aveva trovato Harry avvolto fino al naso nelle coperte, i capelli molto più corti, tenuti fermi da una bandana verde, e il letto coperto da una distesa di fazzoletti usati, aveva gli occhi chiusi e tirava su con il naso, non sapeva se fosse addormentato, così si era arrampicato sul letto, gattonando fino a lui.

"Come sta il mio piccolo malato?" aveva appoggiato una mano sulla sua fronte e si era trovato davanti a degli occhi verdi, leggermente arrossati.

"Sono stato meglio" la voce un po' nasale, ancora più profonda del solito.

Si era sporto verso quelle labbra troppo screpolate, inumidendole prima con la punta della lingua "Lou, ti vuoi ammalare anche tu?" aveva appoggiato una mano sul suo petto cercando di allontanarlo, ma Louis aveva sorriso e scuotendo la testa l'aveva afferrata allontanandola da lui. 

"Sono passato al supermercato biologico prima di tornare a casa, ci sono un sacco di schifezze che ti aspettano in cucina" si era infilato sotto le coperte e senza trovare resistenza gli era montato sopra, nascondendo il viso nel suo collo, mordendolo piano.

"Ti sono mancato così tanto? Voglia di amore e di cibo vegano?" aveva provato a ridere, riuscendo solo a far partire un attacco di tosse con i fiocchi.

Louis lo aveva fatto tirare su e si era spostato, restandogli accanto in ginocchio, battendo piano su quella schiena larga.

"Passato?" si era allungato a prendere un fazzoletto nuovo, tamponando le lacrime che erano uscite dai suoi occhi.

Harry aveva solo annuito, riappoggiandosi allo schienale del letto e sospirando esasperato  "Non ne posso più, perché le medicine non fanno effetto? Sono stanco di stare male, sono stanco di stare a casa, a letto a fare nulla, mi sento inutile" .

Si era lasciato accarezzare la testa, mentre Louis gli sfilava la bandana, facendo ricadere i ricci sparsi ad incorniciargli il viso. Gli era sembrato bellissimo anche così, con le occhiaie pronunciate, le labbra tutte rotte e i capelli un po' sporchi. 

Troppo bello, tanto da non riuscire ad essere spaventato da quei germi, tanto da farsi balenare un'idea folle nella mente. 

Sotto lo sguardo del suo ragazzo si era alzato in piedi e davanti a lui, senza vergogna alcuna si era privato di tutti i vestiti ed era tornato sotto le coperte "Sai Haz, devo aver letto da qualche parte che fare sesso fa abbassare la febbre, perché sudare aiuta a liberarsi delle tossine malate". 

Harry aveva sospirato piano, per quanto gli fosse possibile e sentendosi preso in giro aveva solo esclamato "Ma io non ho la febbre, Lou!" 

"Magari funziona anche con il naso tappato" si era abbassato sopra di lui, aveva scostato la maglietta dal suo ventre e iniziato a stampare caldi baci avanti e indietro senza sosta, era sceso poi più in basso, arrivando anche all'elastico dei pantaloni del pigiama, scostando anche quelli e trovandolo libero da altri intralci. Aveva sorriso vedendolo non del tutto a riposo  "Allora non sei così tanto malato" e guardandolo dal basso, aveva violato la sua stessa bocca respirando il forte odore della sua mascolinità. 

"Ok, non così malato" Harry aveva fatto scivolare la mano sulla sua testa, accompagnandolo nei movimenti, mentre con l'altra era andato a cercare quel bel sedere rotondo sporto vergognosamente all'infuori. Lo aveva accarezzato piano, sentendolo pompare sempre più veloce e al "Se continui così non resisterò molto" lo aveva visto sottrarsi, guardandolo con sguardo contrariato.

"Non voglio farti venire" era risalito baciando di nuovo il suo petto in senso opposto fino ad arrivare alla sua bocca, mescolando i loro sapori "Vuoi venire prima tu? Non riesco a respirare tanto bene oggi, non credo che..." ma era stato messo a tacere dalle dita bollenti di Louis che gli si erano adagiate sulle labbra, prima di sporgersi nel comodino a tirar fuori lubrificante e preservativi. 

"Forse non ne hai voglia, forse stai troppo male, ma io ho pensato che..." aveva guardato in basso in imbarazzo e c'era voluto un attimo al riccio per capire di cosa stesse parlando.

"Tu vuoi... cioè io posso..." era arrossito vigorosamente colto alla sprovvista.

"Solo se ti va" 

"Non voglio farti male, non voglio che lo fai solo per..." 

"Lo faccio perché lo voglio, perché voglio essere tuo in tutti i modi. Oggi ho pensato tanto a noi, a te. Mi sei mancato sai?" aveva nascosto il viso tra l'incavo del collo di Harry e lui aveva riso un po' istericamente. Si sarebbe aspettato tutto nella vita ma forse non quello. 

"Vuoi... ora?" Louis aveva annuito e Harry era scivolato più in basso sdraiandosi e trascinandolo giù. Aveva iniziato a baciarlo piano, con passione travolgente, così emozionato per quello che solo nei suoi sogni aveva immaginato. Non era sicuro che il ragazzo di fronte a lui fosse pronto, ma gli aveva infilato comunque il dito in bocca e, giocando con la sua lingua per farlo inumidire e poi aveva cercato quella sua apertura inviolata, provando a farsi largo con delicatezza. Gli occhi di Louis si erano spalancati con un sussulto, le labbra si erano strette ma "continua ti prego" 

"Ora passa" era entrato un altro po', compiendo movimenti concentrici "rilassati Lou, voglio solo farti star bene come tu fai sempre con me". 

Appena le dita erano diventate tre, e le guance di Louis erano diventate rosse, il fiato corto e l'erezione dolorante, gli aveva allargato le gambe e "fa un po' più male così, ma ti prego, io voglio guardarti negli occhi"

"Sei tu il capitano per stasera" ed era così, con quella battuta che non aveva potuto evitare nemmeno durante un momento come quello che Harry aveva preso il coraggio e lo aveva fatto suo, nonostante gli occhi di Louis si fossero serrati e i denti si fossero resi visibili mordendo il labbro inferiore con forza "Respira, ti prego respira e guardami" prima un occhio e poi l'altro Louis aveva ubbidito, nonostante il bruciore lancinante che lo stava invadendo. 

Si erano guardati negli occhi immobili finché Louis non si era abituato a quella presenza nuova e annuendo aveva dato via libera al suo ragazzone.

Harry non aveva potuto fare a meno di ansimare con voce roca, perché se quella era la prima volta di Louis era anche la sua, non aveva mai sentito niente di più caldo, di più stretto e di più paradisiaco, mentre si muoveva piano, con stoccate però forti e regolari, nonostante l'estremo piacere non si era dimenticato di baciare quelle labbra, quegli occhi un po' doloranti, riservando coccole dolci che erano tipiche di lui.

Le ultime spinte le aveva date allungando le braccia oltre la testa di Louis, stringendo la sua erezione fra i loro addomi e sfregandoli con forza per aiutarlo a raggiungere il piacere insieme.

Ed era così che avevano raggiunto l'apice, insieme, con il fiato spezzato, e gli occhi persi ognuno in quelli dell'altro, cielo azzurro contro mare di un verde cristallino. 

Harry non aveva smesso di baciarlo nemmeno dopo, nonostante fossero sporchi e sudati, si era avventato su quelle labbra schiuse urlando un grazie muto, lo aveva baciato per chissà quanto tempo, aveva morso la sua mandibola e baciato quegli occhi lucidi ma soddisfatti.

"Spero che sia stato bello anche per te. Non ho mai provato nulla di simile in vita mia" era uscito piano, sperando che quella non fosse la sua ultima esperienza in quella profondità.

Louis non aveva risposto, si era limitato a baciarlo ancora una volta sorridendogli sulle labbra "Vedi avevo ragione, ti ho liberato entrambe le narici" Harry era scoppiato a ridere e anche se non era la risposta che voleva, era sicuramente il modo di Louis di dirgli che andava tutto bene.

- Ci distraiamo troppo, io ho anche fame, forza andiamo di là e fammi la prossima domanda - 

- Non era un gioco stupido? - Harry si alza e lo segue ubbidiente.

- Forse, per quanto possa essere stupido ricordare di te, oltretutto spero che dopo tutta questa fatica avrò un premio - 

- Credevo avessi già avuto il tuo premio oggi - si avvicina a Lou, che fissa il frigorifero aperto, sbirciando oltre la sua spalla.

- La tua bocca dice una cosa ma il tuo amico mi da ragione - sporge il sedere in fuori, stimolando l'accennata erezione che sente formarsi dentro le mutande di Harry. Chiude il frigorifero con la spalla girandosi verso di lui e fa scivolare una mano oltre la biancheria, lo afferra per la seconda volta e si muove piano, facendolo sussultare. Louis può avere tutti i difetti del mondo, ma sa esattamente come farlo impazzire, conosce ogni centimetro di lui.

- E se ti chiedessi cosa ricordi del periodo dell'incidente di Niall? - chiede chissà con quale forza d'animo.

La mano di Lou esce fuori di colpo e lo guarda contrariato - Penso che sai come distruggere un probabile amplesso sul bancone della cucina con ricordi nefandi. Grazie davvero! - riapre l'anta e afferra qualche verdura e della carne. 

- Sei sempre stato il più impassibile di tutti, ma con me non puoi mentire, Niall è per te quanto per me un fratello. Se vuoi posso dirti cosa ho pensato io, giusto per darti coraggio - 

- Non c'è bisogno che tu me lo dica, era il tuo compagnone di coming out, voi e il vostro sbandierare al mondo quanto foste gay e pronti a renderlo pubblico. Non ho mai veramente accettato che lui si sia dimenticato di noi, non ci volevo credere e ho fatto bene a non farlo. Pensavo che non ci fosse bisogno di dire che mi sono sentito morire il giorno che Zayn ci ha scritto di prepararci, che Niall era stato investito ed era in coma, con la possibilità di aver subito danni cerebrali. Ma mai quanto entrando in quella stanza, dopo aver visto la morte dentro gli occhi di Liam e aver incontrato quelli azzurri di lui, che ci guardava come se non ci avesse mai visto prima. È stato come perdere una parte fondamentale di me -.

- È vero, tu hai sempre creduto che sarebbe tornato da noi, ma io no, io sono stato anche arrabbiato con Niall e il suo modo freddo di trattarci. Come vedi non sono l'unico ad essere forte - 

- Credo che vedere i suoi occhi riconoscerci al Howen ci abbia ripagati di tutto, no? - 

- Ah non parlarmi del Howen, altrimenti potrei iniziare a ricordare senza freni; ci abbiamo trascorso i momenti più belli della nostra vita - Harry affetta le verdure mentre lo dice con occhi sognanti rivolti al passato.

- Proprio i più belli? - lui si avvicina e accende il fuoco sotto una padella contenente due hamburger.

- Louis basta, possiamo evitare di pensare all'atto puramente sessuale per dieci secondi? E non credere che io mangi quella carne grassa, a me bastano queste - 

- Hai bisogno di un po' di sostanza, Haz. Non riuscirai a sopportare un altro mio attacco notturno se... - gli occhi di Harry lo fulminano - come non detto, guarda me li mangio tutti e due io - apre il frigorifero, prende due fette di formaggio cheddar e le butta su i due cerchi di carne, guardandoli subito sciogliersi e leccandosi le labbra.

- Tra alcool, fumo e colesterolo, morirai presto! - Lou si gira, fa una smorfia incrociando gli occhi e facendo spallucce, non minimamente preoccupato dell'eventualità - E che sarà mai, moriremo tutti amore mio, anche tu, il più salutare del mondo! Almeno io avrò goduto delle meraviglie del mondo - 

- Se lo dici tu! - anche lui afferra una padella e stando attento a non versare più di un cucchiaino d'olio e un pizzico di sale inizia a farle saltare sopra una fiamma viva. 

Lou lo guarda quasi schifato e mette del pane a tostare.

Appena tutto è pronto si siedono al tavolino sotto la finestra della cucina e - quindi sarai tu a raccontarmi dei tuoi bei ricordi ora? I più bei ricordi della tua vita giusto? L'Howen - incalza.

Harry infilza con la forchetta una zucchina e la porta alle labbra, masticandola con gusto - Sì, esatto i più belli. Anche se ad essere sincero dovrei metterli sullo stesso livello del nostro negozio, beh soprattutto quando non era ancora nostro - sorride e torna alle sue verdure.

- Sono passati quasi dieci anni da quando ho iniziato a lavorare in quel locale, mi ricordo che passavo il pomeriggio con te e tuo padre, ero troppo emozionato perché aveva scelto di insegnarmi la sua arte - 

- Sembravi un bambino ogni volta che ti spiegava il funzionamento di un nuovo strumento, avresti potuto laurearti al conservatorio - 

- Sciocchezze. Saperli aggiustare e riconoscere non equivale a suonarli. Poi tu eri solo maledettamente geloso con i tuoi "sei venuto qui per stare con me o mio padre?", che patatino! - lo prende in giro e lui per ripicca fa filare il formaggio davanti al suo naso, afferrando il filo con la lingua e con espressione goduriosa assapora quella delizia dalle troppe calorie.

- Geloso? Non ero geloso, solo che venivi da me per non farmi annoiare invece finivo per annoiarmi e innervosirmi - 

- Beh, io amavo quei momenti, quasi alla pari di quelli successivi, quando tu mi accompagnavi al locale e restavi seduto sulla poltrona a forma di mano verde a guardarmi tutto il tempo, fino a fine turno e mi riaccompagnavi a casa. Mi riaccompagnavi a casa e mi baciavi di nascosto dietro i cespugli alti vicino al garage di Robin. Il nostro piccolo segreto. Eri così bello, così passionale e l'ho già detto che eri un patatino? - ripete per divertirsi e infastidirlo.

- Non stavo lì per te, ma perché mi piaceva oziare con Niall che componeva canzoni senza senso con quei due miseri accordi che sapeva allora! - 

- Balle! - quanto è bello l'amore litigarello, quello che si pizzica con le parole ma si ama con gli occhi? È esattamente il tipo di amore che muove Harry e Lou, un amore fatto di scherzo e ironia, di passione travolgente e baci dati per zittirsi a vicenda.

Tutte le cose che hanno detto sono vere, Louis amava passare del tempo lì con Niall prima e poi con tutti, che fossero Liam, Zayn o Sara. Era il loro punto di ritrovo, testimone di quella strana famiglia variopinta e ben assortita, fatta di grandi amori presi e poi lasciati andare, ma incisi in modo indelebile come i loro tatuaggi.

L'Howen, quel locale caldo e accogliente fatto per chi di arte e musica poteva viverci ogni secondo, il bancone da cui spuntavano altoparlanti di diverse misure, la parete piena di casse in disuso e divani, sedie, poltrone e lampadari spaiati e vintage. 

- Dobbiamo andarci una sera di queste con i ragazzi, potremmo portare anche Eva è ora che beva la sua prima birra - scherza Louis.

- Certo! Liam te lo permetterà sicuramente! Ma sì, mi manca vederti avvolto da quella grande poltrona verde... - Harry si alza e raccoglie i piatti e le posate.

- Ricominciamo con i sentimentalismi? - 

- E tu di nuovo a fare lo stronzo? - Louis si alza e lo segue, avvolgendolo da dietro mentre ripone le stoviglie nel lavandino, sono buffi visti così, il più piccolo ad avvolgere il più grande, ma tutto si annulla quando - Me lo ricordo anche io perché ami vedermi su quella poltrona, è stato proprio lì che per la prima volta ho ammesso di amarti - fa leva sui suoi fianchi per arrivare al suo viso, afferrandogli il dietro dell'orecchio e mordicchiandolo piano. 

Entrambi ricordano quella sera, Louis il giorno prima aveva fatto arrabbiare Harry fino all'inverosimile baciando Niall, dopo che quest'ultimo l'aveva sfidato. Sarebbe stata una cosa da niente se si fosse limitato a un bacetto a fior di labbra, tanto per non dargliela vinta; il problema era arrivato quando quella lingua che credeva solo sua aveva superato le labbra, entrando nella bocca di Niall che aveva sgranato gli occhi e aveva cercato di tirarsi indietro, puntandoli su Harry, spaventato.

Non aveva nessun significato per Louis e questo il riccio lo sapeva, tanto meno Niall l'aveva sfidato con l'intenzione di causa, ma tutti sapevano anche che se c'era una cosa che Lou odiava, quella era perdere. 

Harry era arrabbiato non tanto per il bacio ma per la superficialità con cui Louis prendeva i suoi sentimenti, la convinzione che il più piccolo fosse sempre a sua disposizione indipendentemente da tutte le sue stronzate. In quell'ultimo periodo si era sforzato, era stato "bravo", e appena Harry aveva creduto di potersi rilassare, eccolo di nuovo a ferirlo.

La sera precedente li aveva mollati lì senza voltarsi indietro, non aveva risposto ai messaggi di Niall in cui implorava perdono e nemmeno si era preso il disturbo di calcolare Louis, non solo le sue chiamate, anche di presenza, lo aveva lasciato tutta la sera a fissarlo seduto su quella poltrona, quasi fosse invisibile.

Peccato per Harry o fortuna per Louis, il problema era che per quanto si sforzasse, per lui era tutto tranne che invisibile così, stremato anche dal solo essere arrabbiato, quasi alla fine del turno, aveva riempito un bicchiere di birra e glielo aveva sbattuto davanti senza troppa delicatezza continuando a evitare il suo sguardo "Sei uno stronzo. Bevi questa e poi vattene a casa Lou, non otterrai nient'altro da me stasera".

"No, se non mi guardi negli occhi". 

"Vai a casa ti ho detto, ora non ce la faccio, ma tanto lo sappiamo entrambi che ti perdonerò ora e sempre, no? Non importa quanto saranno grandi le cazzate che farai, perché io sarò ancora più cazzone" solo il fatto che Harry avesse detto una parolaccia aveva fatto capire a Louis quanto lo avesse ferito, ma una parte di lui non aveva potuto fare a meno di sorridere.

Aveva solo vent'anni a quel tempo e sapeva perfettamente che Harry aveva ragione, ne aveva fatte tante di cazzate e lui lo aveva sempre perdonato, la cosa peggiore era che sapeva che ne avrebbe fatte ancora tante altre, ma lì seduto davanti a lui, quella volta aveva desiderato di non farne più, perché loro erano un'unica realtà e per Harry lui avrebbe voluto cambiare. 

Quel ragazzo che era sempre stato la sua unica certezza, avrebbe voluto tanto essere lo stesso per lui. 

Per quel motivo lo aveva tirato giù senza preavviso, facendolo cadere sulla poltrona di fronte alla sua e sporgendosi in avanti, gli aveva afferrato le mani "Se mi ascolti un attimo, giuro che poi vado via e ti lascio tutto il tempo che vuoi per essere arrabbiato con me".

Harry aveva sospirato, controllato la situazione al bancone e poi si era abbandonato allo schienale in attesa, alzando appena le sopracciglia "Voglio dirti solo che ti amo" niente giri di parole, niente scuse o prese in giro, ma che bastò a lasciare Harry senza fiato, arrivato chissà come sulla punta della poltrona, quasi in bilico. 

Nemmeno dopo il loro primo bacio, nemmeno dopo che Harry si era deciso a dirglielo per primo, Louis aveva trovato il coraggio di ricambiarlo pronunciando quelle due semplici parole. Semplici...

"Sì, non fare quella faccia, io ti amo da sempre: il calcio, la musica, giocare alla playstation e fare i dispetti, non c'è cosa al mondo che io non ami più di te e lo so che ho solo vent'anni e tu diciassette ma ogni volta che ci salutiamo, ogni volta che ti riporto a casa e ti bacio per l'ultima volta della giornata, prima di vederti sparire oltre la porta di casa tua, sento solo che mi sembra assurdo doverti lasciare.

Non riesco a vedere un confine che divida il mio dal tuo, e so già che non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui tutto sarà nostro. Un giorno voglio un posto nostro dove poter tornare insieme; un posto dove tornare dopo una lunga giornata di lavoro trovandoti lì ad aspettarmi".

Non è però l'unico ricordo legato a quella poltrona - Su quella poltrona mi hai anche chiesto di diventare la tua famiglia. L'Howen ti rende romantico Lou, non lavorandoci più ci andiamo meno, ma dovremmo ricominciare a frequentarlo regolarmente, magari il limone che ti è andato di traverso riesci a digerirlo una volta per tutte -. 

- Perché che sono acido come un limone, non me lo vieni a dire a letto, invece di fare la piccola cameriera folle? - gli da dei piccoli morsetti sulla schiena, sfregandosi contro il suo sedere. 

- Per un attimo la parte ingenua di me ha pensato che mi dicessi, amore mio, lascia stare e vieni a fare l'amore con me, ai piatti ci penso io domani mattina. Che illuso che sono! - Harry continua a strofinare la spugna sulle stoviglie.

- Dai amore mio, lascia tutto qui, ci penso io domani mattina - fa la vocetta stupida Louis, spegnendo il rubinetto dell'acqua e portandosi le mani ancora bagnate di Harry dietro il collo, iniziando poi a camminare all'indietro, guardandolo negli occhi e guidandolo verso la camera.

- Lo farai davvero? - Harry si abbassa a baciarlo con occhi sognanti.

- No, ci mancherebbe! Però almeno ti ho convinto a seguirmi - lo spinge sul letto e gli sale sopra, affondando il viso nel suo collo e giocherellando con i suoi capelli.

- Ho sbagliato anche la volta che ho acconsentito a diventare il tuo compagno, mollando il mio lavoro e la mia casa per un ingrato come te - non sorbisce l'effetto sperato però, perché Louis sembra ancora più intenzionato a farlo stare zitto, spinge un ginocchio contro il cavallo dei suoi pantaloni e si muove piano, facendolo sussultare.

- Era appena morto mio padre, non mi era rimasto più nessuno a parte: un negozio, una casa e te. Non mi avresti mai abbandonato - bisbiglia a fior di labbra senza però baciarlo, facendogli bramare le sue labbra come acqua fresca in un giorno di caldo torrido.

- Avrei dovuto! - cerca di fare il sostenuto.

- Tu e Niall eravate i figli che lui avrebbe sempre voluto, un musicista e un ragazzo maniacale e ubbidiente che restava incantato a sentirlo parlare di tutti quei pezzi di strumenti diversi. A voi ha insegnato tutto quello che sapeva - scende da Harry e si lascia cadere accanto a lui, si sente un po' triste a pensare a suo padre, quella morte improvvisa che lo aveva lasciato orfano e pieno di responsabilità che non avrebbe mai voluto avere. 

Un pomeriggio come tutti gli altri era uscito a fare delle commissioni e quando era tornato aveva trovato suo padre steso a terra. Era rimasto a fissarlo con il cuore immobile, come se stesse osservando la scena di un film che non gli piaceva nemmeno. 

Quando aveva trovato la forza di chiamare l'ambulanza il medico gli aveva detto che non ci sarebbe stato comunque niente da fare, un infarto fulminante e un "non ha sofferto, ragazzo" gli aveva detto dandogli una pacca sulla spalla. Gli aveva poi chiesto di raggiungerli in ospedale, in obitorio per la precisione, per firmare le carte che avrebbero consentito di procedere con l'autopsia di controllo. 

Li aveva guardati andare via, chiudere il sacco nero attorno al viso pallido di suo padre, e partire con l'ambulanza a sirene spente. 

Sapeva cosa era successo ma non lo sapeva veramente, non si era preso nemmeno la briga di chiudere la porta del negozio a chiave, se l'era tirata dietro ed era corso per le strade di Londra senza pensare al freddo, era arrivato al Howen quasi congelato ed era rimasto in piedi davanti alla porta finché Harry non aveva incontrato il suo sguardo.

"Lou hai visto un fantasma?" il riccio aveva capito subito che c'era qualcosa che non andava, si era slacciato il grembiule velocemente e lo aveva raggiunto, prendendo le sue mani e guidandolo sulla sua poltrona preferita. Louis non lo aveva guardato subito, dire cosa era appena successo a Harry sarebbe stato come renderlo reale, mentre fino a quando avesse taciuto, sarebbe stato solo un brutto sogno dal quale sperava di svegliarsi presto.

Furono i suoi occhi a tradirlo, imperlandosi di grosse lacrime bollenti "Louis, cos'è successo per l'amor di Dio? Stai male?" Harry lo aveva scosso con forza.

"È morto" aveva sussurrato talmente piano che l'altro si era dovuto sporgere in avanti e "Morto? Chi? Louis cosa stai dicendo?".

"Mio padre Harry, mio padre è appena morto" a quel punto furono in due ad avere gli occhi vuoti e il cuore fermo. Mark Tomlinson era appena morto? Non era possibile.

- Tuo padre era così orgoglioso di te, Louis! Non dire mai delle cose del genere, non smetteva mai di ripetermelo; mi diceva sempre che tu eri governato da una luce potente quanto quella del sole, una di quelle che ha bisogno di essere guardata dietro un vetro polimerizzato per non venirne ferito, poi mi aveva rassicurato dicendo anche che se io avessi avuto il coraggio di usare quel tipo di vetro, avrei avuto la chiave per godere di quella tua magia luminosa. Lui poteva vederla senza bisogno di nessun ausilio, e anche io ho imparato a farlo nel suo stesso modo, grazie ai suoi insegnamenti - 

- Lo so che mi voleva bene, alla fine abbandonandomi al mio destino mi ha dato la vita che non sapevo nemmeno di volere. Non potrei immaginare di non avere più il nostro negozio o di non avere te in giro per casa - 

"Io non conosco i fornitori, non so distinguere un violino da una viola, non so chiudere la cassa a fine giornata e non so nemmeno cosa devo fare ora, la casa? I soldi? Io sono perduto. Ti prego Harry aiutami" gli aveva detto tra le lacrime quel giorno tremendo. Anche a Harry veniva da piangere ed era un po' come se a morire fosse stato suo padre, aveva stretto Louis e sebbene fosse così giovane, lo aveva accompagnato in ospedale, poi a casa, lo aveva messo a letto e aveva iniziato a guardarsi intorno, senza più lasciarlo.

- È da quel giorno che sono diventato la tua piccola cameriera folle? - 

- No, è da quel giorno che sei diventato quella mano che stringi mentre, sentendo la terra mancarti sotto i piedi, cerchi di non cadere rovinosamente a terra. Sei la mia stella polare, il mio faro nella notte, la mia ancora -

Harry scoppia a ridere - La volubilità di passare dall'acidità del limone alla zuccherosità di una caramella gommosa -. 

- Non ti va mai bene niente! - sbuffa e nasconde la testa fra i cuscini.

- È qui che sbagli, a me va bene tutto: acido, dolce, dispettoso o disperato, a me vai bene tu in tutti i modi che mi concedi di vederti. Finché mi concederai di starti vicino, a me andrà bene. Posso dover portare fuori l'immondizia, fare le commissioni in banca, preparare la cena e fare il bucato, per me non è un problema, lo farei mille e mille volte perché siamo noi, io e te, l'ho detto anche a Liam una volta: perfettamente imperfetti, non credi? -

- Io credo che ti amo, Harry! E non importa se ti sembro una caramella gommosa -. 

- Quindi se io ora ti dicessi che dopo tutto questo viaggio nel passato dei tuoi ricordi, sono stanco da morire e voglio solo addormentarmi fra le tue braccia, non ti arrabbierai perché ti lascio in bianco? - stavolta è lui ad accoccolarsi sul petto di Louis.

- Arrabbiato con te, piccolo Harold? Mai! - gli bacia la fronte con delicatezza. 

Restano in silenzio per un po', Louis che disegna sulla pelle ormai nuda del petto di Harry, girovagandovi sopra con le dita, respira il suo profumo forte e - Louis? - lo sente dire piano, la voce che sembra provenire dal mondo dei sogni.

- Sì, Haz? - 

- È bello sapere che conservi tutti questi bei ricordi di me - 

- Il bello è poterti avere qui con me - lo dice a fior di labbra, perché sa che è già partito per il mondo dei sogni e che non può sentirlo veramente.

Lo tiene stretto a sé come se potesse scappargli, e lascia che la sua mente vaghi un altro po' in quel fiume di ricordi che ha di lui, di loro, di quella vita perfettamente imperfetta che non ci accorgiamo di avere finché non ci fermiamo ad analizzarla.

Spesso ci nascondiamo dietro la credenza di non essere abbastanza fortunati, abbastanza bravi, abbastanza felici, quando non è davvero così; bisognerebbe guardare al passato con gli occhi giusti, con l'intelligenza di capire quanto le cose brutte accadendo, ci hanno temprati e resi migliori. Non tutte le ciambelle vengono con il buco, ma le cose belle non devono per forza seguire la definizione universale che troviamo sul vocabolario, il bello è soggettivo, è volubile e versatile. Si può essere felici non avendo assolutamente niente, avendolo però con le persone giuste. 

A Lou piace fare lo stupido, prendere in giro Harry, ma sa che ha ragione, sa che non ci sono cose da femminuccia, cose da gay, cose da stupidi, ci sono riti e consuetudini che acquistano il valore che noi decidiamo di dargli ed è questa la vera magia, sapere che il sole c'è sempre anche dietro le nuvole. 

Si addormenta con la consapevolezza che Harry è la sua fortuna, i suoi amici, il suo negozio e quella casa lo sono. 

Si perde nel ricordo di grandi occhi verdi affusolati, labbra rosse quasi fossero tinte e boccoli che crescono con il tempo; passato, presente e un futuro che non vuole nemmeno immaginare ma che semplicemente non vede l'ora di vivere.

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Harry si sveglia e si stiracchia piano, c'è silenzio in casa e vede la luce filtrare da sotto la porta della camera.

Si alza sbadigliando e arrivando in cucina trova il lavandino vuoto, la tavola sparecchiata, i panni stesi e profumo di detergente per i pavimenti che rende fresca l'aria.

Non ci sono biglietti, messaggi nel cellulare, non c'è traccia di Louis, eppure si mette a ridere perché non può credere ai suoi occhi.

È quasi ora di pranzo e non ha idea di dove Louis possa essere, spera di non averlo reso triste con i suoi ricordi, perché lui si sta ancora beando al solo pensiero di quella voce che parla di lui.

Si fa una doccia calda, pettina i capelli con cura e li asciuga velocemente, muovendoli con le mani per sistemarli un po', si veste e decide di andare a fare una passeggiata, infila il cappotto, il cellulare nella tasca, riempie il suo termos preferito con del caffè bollente e si dirige verso la porta.

Non ha l'abitudine di accendere la luce, conosce quella casa così bene e così da tanto tempo da poterla girare a occhi chiusi, ma quella mattina lo fa e non si aspetta certo di trovare qualcosa di nuovo attaccato al muro accanto alla porta.

Lì in bella mostra, nello spazio bianco appena dopo la fine della libreria, c'è una bacheca di sughero, chiusa da una cornice marrone. Attaccate sopra con dei chiodini, in ordine sparso ci sono una miriade di foto: loro da bambini, le loro scarpe immortalate da Zayn all'ingresso di casa, loro che si baciano, loro e sempre loro.

Allunga una mano sfiorandole con le dita, come se facendolo si imprimesse quegli attimi sulla pelle, anche se sa di non averne veramente bisogno; li ha impressi infatti in un posto molto più prezioso, nel suo cuore.

Ma è la frase al centro che lo stupisce, due parole, ritagliate probabilmente da qualche giornale a formare un "Remember Me" e poi eccolo un biglietto piegato in due incastrato al lato della cornice.

Lo apre piano, incontrando la calligrafia familiare del suo compagno.
 

È stato uno strano viaggio quello di ieri, ricordi: 

siamo fatti di tanti bellissimi ricordi io e te.

Ricordami sempre come io ricorderò sempre di te, di noi.

Non ti dico spesso che ti amo, non faccio le pulizie e non riordino, ma so essere anche romantico quando voglio, perché tu mi rendi anche questo, mi rendi migliore.

Sto andando a salutare mio padre, ho bisogno di fare due chiacchiere con lui stamattina, ma raggiungimi al Howen per pranzo.

Sai, credo che oggi tocchi a me fare le domande!

Lou <3

 

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[nda]

Era da un po' che mi frullava questa idea in testa, ma non sapevo bene come darle vita, così ho pensato: perché non creare qualcosa di esattamente contrario ma allo stesso tempo così somigliante a quello che ha fatto Liam, scrivendo i diari di Forgot.

Ho voluto scriverla in un modo più aperto, dando la possibilità di farla leggere a chi alla storia dei Niam non è minimamente interessato, spero di aver fatto un buon lavoro. Ho amato i Larry di Forgot, anche se sono marginali, e proprio per questo ho creduto opportuno rendergli giustizia così, mostrandovi cosa sono e erano, fuori da tutta quella disperazione "forgottiana", anche loro ne hanno passate e anche loro le hanno superate.

Molte di voi mi avevano chiesto di creare uno spin off su di loro, ed eccolo qui!

Non avevo mai scritto una vera e propria Larry prima, non so se ho reso giustizia all'immaginario delle Larry più sfegatate, sicuramente sono certa di aver reso giustizia ai miei Lou e Harry, quelli che per un anno hanno dato brio ai miei capitoli.

Fatemi sapere cosa ne pensate! 

E' strano pensare che con questo piccolo scorcio la mia avventura di Forgot giunge per ora veramente al termine.

Buona Notte a tutti

Un bacio

SARA

 
   
 
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