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Autore: check_for_double_meanings    21/01/2016    1 recensioni
Perché non c'è abbastanza TakuKazu nel mondo ❤️// Ipotetico seguito di 'Enough', ma non necessariamente.//
*Infatti lui gli sorrise e scosse la testa. –“Intendo quello che ho detto. Mi piace guardarti mentre mi prepari la colazione, o mentre fai la spesa e indossi i miei maglioni. Non so..”- scosse ancora la testa, come se non sapesse come trovare le parole per esprimere ciò che pensava. -“A volte mi sembra quasi che siamo sposati.”-*
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kazuki Minami, Takuya Uozumi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* Brevi note pre-testo: Innanzitutto non me la sono 'inventata di sana pianta', ho letto qualcosa di vagamente simile ma ho pensato che avrei potuto prendere il concept e costruirci sopra una storia più originale e adatta al mio gusto, quindi piena di dolcezza gratuita e piuttosto introspettiva. È un peccato che nessuno approfondisca questo pairing, pur essendo composto da personaggi secondari. Io li trovo così teneri ❤️. In secondo luogo, se qualcuno avesse piacere di farmi notare imperfezioni o critiche per migliorare il testo, io le ascolto volentieri. Hope you enjoy it ❤️ *
 

You promise? ❤️



-“Cosa.”- Disse, voltatosi a guardare Uozumi, sentitosi trafitto dal suo sguardo fisso sulla schiena.
 
-                                                                                                                                            
 
Erano le vacanze di Natale, e i due compagni di stanza erano riusciti a convincere i loro genitori a farli tornare a casa. Insieme.
 
Dal momento che i genitori di Uozumi erano partiti per la loro consueta vacanza di Natale, ogni volta per una meta diversa, lontana e dal nome impronunciabile, e che quindi la sua casa era libera, Takuya aveva chiesto loro di poter passare le vacanze a casa, portando anche un ‘amico’. Nessuno si era opposto, quindi, ottenuto il permesso dalla famiglia di Minami -con l’accordo che lui e il suo amico così gentile da ospitarlo durante quei giorni sarebbero andati a trovarli per il pranzo di Natale-, avevano preso qualche vestito, i libri necessari per i compiti, e qualche altra cosa strettamente necessaria come la cera per capelli di Minami, e si erano trasferiti temporaneamente nella villetta piccola ma accogliente della famiglia Uozumi.
 
Minami lasciò nell’ingresso i suoi pochi bagagli e corse in bagno, dopo un viaggio di quasi quattro ore -grazie al ritardo e le soste dovute ad incidenti sui binari-, mentre Uozumi andò in cucina a prendersi un bicchier d’acqua. Notò che sul frigorifero era attaccato con una calamita a forma di cigno un foglio che recitava:
"In frigo c’è del cibo da scaldare che basterà per cena, ma dovrete andare a fare la spesa perché in casa non c’è molto. Vi ho lasciato del soldi sul tavolo della cucina ma mi raccomando, non comprate solo schifezze. Divertitevi, e fate i bravi!
❤️"

ed era firmato ‘mamma’ e ‘papà’.
 
Uozumi sorrise, e andò a cercare Minami, che nel frattempo aveva bell’e finito ed era di fronte allo specchio a pettinarsi. Gli disse del biglietto sul frigorifero e insieme concordarono di andare a fare la spesa quella stessa sera, invece che doversi svegliare poi presto la mattina seguente per prendere l’occorrente per la colazione. Non che non ce ne fosse, ma i müslie, il latte di riso e i biscotti dietetici ed insapore di sua madre non erano proprio il top.
 
Uozumi condusse Minami, con un braccio intorno alla vita, al supermercato più vicino, mentre questi si scriveva una breve lista della spesa sul telefono. Minami, come da programma, prese il comando della situazione, vietandogli innanzitutto di comprare troppe porcherie come aveva detto sua madre, prendendo il carrello e girando per i corridoi prendendo le cose secondo un ordine ben preciso che conosceva solo e soltanto lui, mentre Uozumi si perdeva fermandosi di fronte agli scaffali dei budini e dei preparati per torte, e di qualsiasi altra cosa sua madre gli avrebbe impedito di comprare.
 
Preso tutto ciò che ritenne sufficiente per quei pochi giorni, andò alla ricerca del carrello, e lo trovò allo scaffale del cioccolato. Minami era poco distante, e osservava attentamente gli scomparti alla ricerca di qualcosa che lo aggradasse.
 
Uozumi sentì il cuore riempirsi di gioia quando vide il suo ragazzo stava per mettere nel carrello una stecca di cioccolato fondente alle nocciole. Minami era allergico alla frutta secca e non sopportava il cioccolato, l’aveva preso perché era il suo preferito. Gli aveva vietato di comprare schifezze perché conosceva la sua carenza di autocontrollo, ma gli aveva comunque preso qualcosa per renderlo contento, e si ricordava anche quale fosse il suo tipo di cioccolato preferito.
 
Minami si accorse di lui, poi di tutte la roba che aveva tra le braccia, e la sua espressione mutò da serena ad esasperata in una frazione di secondo. Gli fu concesso di scegliere solo metà di quelle cose, e Uozumi fu stranamente contento di accettare.
 
Si avviarono verso le casse, e Uozumi si offrì di portare il carrello, vedendo la stanchezza sul viso del suo ragazzo. Mentre camminavano e Minami controllava la lista sul cellulare per controllare che avessero preso tutto, si voltò a guardarlo per qualche secondo, e fu trafitto da un pensiero che gli fece fermare il respiro in gola, ma lo ricacciò giù e continuò a spingere il carrello.
 


Tornando a casa portò lui le borse più pesanti, e lasciò che Minami gli stesse avanti e provasse a ricordarsi la strada di casa. Gli piaceva quell’atmosfera mista di gioia e soddisfacente stanchezza.
 
Entrarono in casa e per prima cosa misero via il gelato, poi Uozumi propose a Minami di andare a riposarsi qualche minuto facendosi una bella doccia calda, mentre lui sistemava in cucina. Gli mostrò il bagno, gli portò degli asciugamani puliti e lo lasciò a quella che era una delle sue attività preferite.
 
Tornò in cucina, accese la radio ed iniziò a svuotare i sacchi della spesa. Mentre riponeva il cibo nei vari pensili avrebbe voluto rimanere solo per analizzare i suoi pensieri e sentimenti, ma si fece distrarre dalla musica e finì con il farsi trovare da Minami inginocchiato sul pavimento della cucina per meglio esprimere la contrizione espressa dalla canzone che stava passando alla radio. Si era fatto coinvolgere.
 
Minami rise, ma non mi squarciò dalle risate, e questo Uozumi lo apprezzò moltissimo. Lo aiutò a tirarsi in piedi, gli avvolse la schiena con le braccia e lo baciò, e Uozumi riuscì a sentire ancora un accenno di sorriso sulle sue labbra, e uno -“Scemo.”- sussurrato.
 
Minami gli rimase abbracciato, e alzò il viso per guardarlo in faccia. Uozumi non poté fare a meno di notare per la milionesima volta quanto quegli occhi dal taglio affilato fossero incredibilmente morbidi. Non che fossero morbidi al tatto, si intende, ma quando lo guardavano –solo quando guardavano lui, lui e nessun’altro- trasmettevano calore ed affetto, e lui si sentiva come avvolto da qualcosa di meravigliosamente morbido che lo faceva sentire coccolato e al sicuro. (Che fosse amore? Chi può dirlo.)
 
-“Cosa mangiamo per cena?”-
 
-“Mia madre ci ha lasciato una ciambella di riso ripiena.”-
 
-“Una ciambella.”-
 
-“Si.”-
 
-“Di riso.”-
 
-“Di riso.”-
 
Rimasero a guardarsi per qualche secondo, Minami in attesa di spiegazioni e Uozumi con la sua migliore espressione da ebete. La situazione si risolse quando Minami sospirò rassegnandosi, e andò a guardare dentro al frigorifero per conto suo. 
 
Mentre era piegato a cercare questa mitica ciambella di riso, vide la quantità di creme e budini che il suo ragazzo aveva comprato, e che, sebbene ne avessero contrattato la quantità, gli sembrava comunque eccessiva. Ci era rimasto un po’ male, perché sapeva che Uozumi amava i dolci, e anche se gli aveva vietato di comprare tutte le schifezze del supermercato, gli avrebbe comunque preso qualcosa per fargli una sorpresa. Ma ovviamente Takuya doveva sempre fare di testa sua.
 
-“Ti avevo preso del cioccolato.”- disse a bassa voce.
 
-“Lo so, l’ho visto.”-
 
Minami si voltò, perplesso, e vide che Uozumi era appoggiato di schiena al piano da lavoro della cucina, e lo guardava con un sorriso strano. Tutta quella situazione era strana. Una ciambella di riso in primis era strana.
 
-“Vieni qui, Kazuki.”- mormorò Uozumi, e Minami senza pensarci due volte chiuse il frigorifero e gli si fermò di fronte. Le sue mani gli scorsero lungo le braccia in una carezza, e una volta giunte in fondo le loro dita si intrecciarono spontaneamente. Uozumi non smetteva di sorridere e dopo un po’ iniziava a diventare contagioso, e allora anche Minami sorrise, e iniziò a ridacchiare. “Ma che ridi? Scemo.”- ma mentre lo diceva non poteva smettere di sorridere.
 
Uozumi non gli ripose, ma slacciò le loro dita per abbracciarlo, e sentì i suoi capelli ancora leggermente umidi di doccia solleticargli la guancia. Pensò che in quel momento probabilmente lui avrebbe avuto bisogno della doccia, ma finché Minami non lo avesse cacciato, lui non si sarebbe mosso da lì.
 
-“Credo che dovresti farti anche tu una doccia.”-
 
Appunto.
 
 

Si lavò al volo, si mise dei vestiti comodi e soprattutto puliti come aveva fatto l’altro, e tornò in cucina. Come sempre Minami rise vedendo i suoi capelli raccolti in un piccolo cipollotto, ma non era una risata derisoria quindi andava bene -anzi, sospettava che con i capelli raccolti così gli piacesse anche-. Cenarono, e si scoprì che la ciambella di riso era effettivamente riso cotto in uno stampo per ciambelle con dentro verdure e spezie, e se Minami doveva essere sincero era anche piuttosto buona. Parlarono del più e del meno, scherzarono, come sempre, ma c’era qualcosa, qualcosa che Uozumi non sapeva cosa, che lo riempiva di una felicità immensa.
 
Forse era il fatto che stava cenando insieme al suo ragazzo, proprio in casa sua, a cenare tranquillamente, scherzando e ridendo, senza una sola preoccupazione. Non sapeva cosa, ma quell’atmosfera familiare gli dava l’impressione di vivere insieme a Minami, come fossero -che strano anche solo pensarci, dirlo lo è anche di più- sposati. Avevano uno strano sapore quelle parole, ma l’immagine di loro due come una famiglia gli faceva pompare il cuore tanto che avrebbe potuto esplodere.
 
Misero la cucina in ordine insieme, e mentre lasciavano che il film che avevano deciso di guardare si scaricasse, andarono a sistemare le cose di Minami nella camera da letto di Uozumi. Naturalmente lui non si era portato dietro quasi nulla, ma Minami non si era risparmiato. Spiegargli che sarebbero stati a casa e che avrebbe potuto prestargli degli abiti non era servito a nulla -anche se sarebbe andata a finire che avrebbe usato più vestiti suoi che quelli che si era portato-.
 
Mentre sistemava alcune delle sue cose nel suo armadio, prese infatti un maglione, uno semplice semplice, bordeaux con una striscia bianca in fondo, che decise gli piaceva, e lo indossò. Uozumi non riebbe più indietro quel maglione.
 
Mentre erano in quella stanza Minami ebbe tempo per guardarsi in torno e carpire quanto più poteva di Uozumi dal suo ‘habitat naturale’. Nonostante vivessero insieme da praticamente tre anni, aveva continuo desiderio di conoscere di più su di lui, non gli bastava mai. Lo osservava in continuazione, archiviava ogni suo movimento, e aveva imparato quelli più frequenti e distintivi. Aveva imparato le sue parole preferite, le sue playlist in base all’umore, e appena cambiavano lui lo notava e lo memorizzava. Era una scoperta continua a non lo stufava per niente, lo affascinava.
 
Amava il suo profumo naturale, quello che aveva dopo la doccia appena dopo l’allenamento e non aveva ancora fatto in tempo a mettersi il deodorante, quello che gli pervadeva le narici quando si addormentava con il viso affondato nel suo collo, e che gli faceva pensare che andava tutto bene, che c’era il suo piccolo Takuya lì con lui.
 
Il letto su cui avrebbe dormito era di fronte a lui. Uozumi aveva detto ai suoi che lui avrebbe dormito nel letto che si tirava fuori dal suo, ma nel momento in cui lo diceva sapeva che non lo avrebbe nemmeno guardato. Avrebbero dormito insieme nel suo letto, come facevano ormai da quando avevano aperto i loro cuori e si erano messi insieme, ormai sei mesi. Era più largo del letto a castello del dormitorio della Samezuka, non di tanto, ma abbastanza da non rischiare di cadere durante la notte. Ma era comunque stretto il giusto per dormire abbracciati.
 
Vedendo che guardava il suo letto, Uozumi si fece venire un’idea. -“Se ti va -sto solo proponendo-, potremmo dormire nel letto dei miei. Cambieremmo le lenzuola prima di andare via.”- Nella sua testa si stava già creando l’immagine di un loro letto, ognuno con un proprio lato che non sarebbe stato rispettato perché avrebbero finito con il disfare le lenzuola e dormire l’uno sull’altro.
 
Minami alla proposta di dormire in un letto matrimoniale qualsiasi avrebbe accettato, ma l’idea di dormire nel letto dei genitori del suo ragazzo lo inquietava e non poco. Anche perché sapeva che non ci avrebbero solo dormito in quel letto. A lui bastava un lettino, se lo divideva con Uozumi. Rifiutò, preferendo il loro piccolo talamo.
 
Scesero in sala e si accasciarono, stanchi morti, sul divano. Bastò qualche minuto perché Minami si addormentasse profondamente, tutto arricciato su se stesso e su Uozumi. Stanco com'era, c'era da aspettarselo. Anche Uozumi era stanco, così decise di spegnere il film, prendere in braccio Minami, e portarlo fin in camera, adagiandolo sul letto. Spense le luci, andò a lavarsi i denti, e si infilò sotto le coperte, infilandoci sotto anche Minami, attraverso una serie di complesse manovre, sdraiandoglisi dietro. Uozumi avvolse un braccio intorno alla vita di Minami, e se lo attirò delicatamente al petto, per non svegliarlo. Mise l'altro braccio tra il suo collo e il cuscino, e sentì Minami farsi istintivamente più indietro, facendo aderire ancora meglio i loro corpi. Uozumi sentì il naturale impulso di stringere il braccio attorno a Minami ma lo fece delicatamente. Gli piaceva sentirlo vicino, avrebbe voluto inglobarlo se solo avesse potuto, ma al contempo era una creatura forte ma delicata, e non voleva rischiare di disturbarla. Affondò il naso nei suoi capelli, e si addormentò.
 
 

Minami si svegliò avvolto da un piacevole tepore. Sentiva caldo, ma non eccessivamente. I suoi occhi scorsero un debole fascio di luce trapelare dalle fessure della tapparella non completamente abbassata, e si spostarono dove avrebbe dovuto trovarsi il comodino con sopra la sveglia. Quando non la vide ebbe un momento di spaesamento, ma poi si ricordò che non si trovava al dormitorio della Samezuka, ma nella camera di Uozumi. Il fatto di aver compreso dove si trovava non cambiava che non trovasse un orologio.
 
Si alzò con uno sforzo immane dal letto, e andò alla ricerca del bagno. Si lavò il viso, si svuotò la vescica e si sciacquò la bocca. Si spazzolò i capelli, che durante la notte sembravano aver preso vita, e si diresse verso la cucina. Si sentiva bene, bene come ci si può sentire solo il primo vero giorno di vacanza, e aveva voglia di fare qualcosa per incanalare il suo buon umore.
 
Cercò nei vari pensili l’occorrente per apparecchiare la tavola, e tirò fuori gli ingredienti per cucinare la colazione. Non sapeva orientarsi, ma in qualche modo riuscì a combinare qualcosa. Nel momento in cui il tostapane trillò, Minami sentì un -“Buongiorno.”- pronunciato da una voce familiare, arrochita dal sonno ma comunque dolce.
 
-“Buongiorno.”- rispose, voltandosi per sorridergli, ottenendo in risposta un sorriso bellissimo.
 
-“Avrei dovuto prepararla io la colazione, sei mio ospite. Perché non mi hai svegliato?”- chiese Uozumi andandosi a sedere a tavola.
 
-“Volevo essere gentile. Tu mi ospiti per tutte le vacanze, preparare la colazione è il minimo, no?”- e nel dirlo sorrise alla padella in cui stava cucinando. Dopo un po’ che non si sentiva rispondere, sospirò pesantemente.
 
-“Cosa.”- Disse, voltatosi a guardare Uozumi, sentitosi trafitto dal suo sguardo fisso sulla schiena.
 
Uozumi lo guardava in quel modo strano che gli aveva già visto addosso più di una volta, anche il giorno precedente. Sorrise e rispose prima di pensarci, come troppo spesso gli capitava di fare. –“Niente. È solo che sembri mia moglie.”-
 
Minami non voleva sapere in che modo Uozumi formulava i pensieri nella sua testa, ma questo lo rendeva piuttosto perplesso. -“Cosa, umh, cosa intendi esattamente con questo?”- era ovvio che per Uozumi volesse avere un’accezione positiva ma non riusciva a capire come.
 
Infatti lui gli sorrise e scosse la testa. –“Intendo quello che ho detto. Mi piace guardarti mentre mi prepari la colazione, o mentre fai la spesa e indossi i miei maglioni. Non so..”- scosse ancora la testa, come se non sapesse come trovare le parole per esprimere ciò che pensava. -“A volte mi sembra quasi che siamo sposati.”-
 
A quelle parole Minami si sentì travolgere da un’ondata di tenerezza, ma non poté evitare di ridere. -“Ne hai dette di cazzate, ma non ne avevi mai partorita una così assurda.”- disse spegnendo i fornelli.
 
Portò le uova e il bacon in tavola, e subito dopo portò il pane tostato. Poi si accomodò sulla sua sedia, e alzando lo sguardo vide che Uozumi lo guardava quasi deluso. Sgranò gli occhi. -“Oddio, tu sei serio.”-
 
Pensò rapidamente ad un modo per riparare la situazione. Allungò una mano e la poggiò su quella di Uozumi, stringendola appena. Cercò di sembrare il meno sconvolto possibile, ma dopo una rivelazione del genere non era un’impresa semplice. -“Takuya, sai che il matrimonio gay in Giappone non è ancora possibile.”- provava a tenere un tono calmo e rassicurante, ma il solo fatto di pensare all’argomento.. era come se ne fosse al tempo stesso desideroso e spaventato. Uozumi nel frattempo non lo guardava negli occhi, ma guardava le loro mani, ancora evidentemente turbato. -“E poi siamo ancora così giovani.”-
 
Stavano iniziando ad inumidirglisi gli occhi, e la sua mano strinse quella di Uozumi spontaneamente. Forse l’idea non era così tanto assurda dopotutto. -“Abbiamo ancora tutta la vita davanti, come puoi sapere che non troverai qualcuno meglio di me?”- chiese quasi senza pensarci.
 
-“Perché io ti amo.”- rispose Uozumi tutto d’un fiato, quasi aggressivamente, come offeso da quella domanda.
 
Minami sentì il respiro fermarglisi in gola, e qualcosa scattare nella sua testa e nel suo cuore. Non che non lo sapesse, certo, lo aveva già sentito. Del resto anche lui lo aveva già detto. Ma in questo contesto era come se quelle parole avessero un significato nuovo e completamente diverso, come se fosse la soluzione di tutti i problemi del mondo. Era così semplice.
 
Si rese conto troppo tardi che una lacrima gli era scivolata sulla guancia, e un’altra la seguì, e lui non riuscì ad asciugarle in tempo. Uozumi se ne accorse, e si fece prendere dal panico di aver detto la cosa sbagliata, come sempre, e di aver rovinato tutto. Forse avrebbe dovuto contenersi, forse Minami non era pronto ad una rivelazione simile. Dopo tutto, come avrebbe potuto esserlo?
 
Ritrasse la mano e si alzò rapidamente, cercando le parole per scusarsi in fretta, ma nel suo cervello dilagava il panico, se si sforzava poteva vedere gli omini nel suo cervello correre da una parte all’altra con le braccia al vento, urlando disperati. Lui non voleva scusarsi, lui lo pensava veramente, intendeva ciò che aveva detto, ma se era necessario per salvare almeno la loro amicizia, allora lo avrebbe fatto.
 
Ma Minami si alzò -“Aspetta.”- Sorrise con lo sguardo rivolto a terra, e si ravviò timidamente i capelli. -“Non ho ancora mai sentito una proposta.”-
 
Uozumi lo guardò confuso, mentre stava ancora cercando di uscire dalla crisi di panico.  -“Ma siamo ancora entrambi minorenni. Per poco, ma lo siamo, e pensavo che -..“-
 
-“Vuol dire che non devo sperare?”-
 
Uozumi in uno scatto si avvicinò a Minami, e mentre con una mano strinse una delle sue, con l’altra gli sfiorò il mento, facendogli alzare il viso e guardarlo negli occhi. -“La avrai. Lo giuro.”- Gli accarezzò le labbra con il pollice, e gli diede un bacio leggero. -“Mi inginocchierò di fronte a te,”- lo baciò ancora -“ti mostrerò un bellissimo anello,”- lo baciò un’altra volta, un po’ più a lungo. Prese fiato per continuare il discorso, ma Minami intervenne prima. -“E io ti dirò di si.”-
 
Uozumi sentì il suo cuore saltare un battito, e gli sembrò che all’improvviso Minami fosse più bello che mai. Non riuscì a resistere ai suoi occhi dolci e al suo sorriso splendente, e lo baciò senza ritegno. Le braccia di Minami gli si strinsero attorno al collo, mentre le sue si avvolsero attorno alla sua schiena, tenendolo più stretto possibile a sé. Quando si separarono, Minami strofinò delicatamente il naso su quello di Uozumi, gli occhi chiusi e il sorriso sulle labbra.
 
-“Me lo giuri?”-
 
-“Te lo giuro.”-


 
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