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Autore: HoldFastFilm    21/01/2016    0 recensioni
Due sicari. Un medico.
Joe non era cattivo, ma amava sentire il pubblico applaudire.
Viveva sempre come se fosse in scena.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Alza la testa”

Dave, a stento, alzò la testa. Faticò non poco nell’impresa, il dolore era così forte che per porre fine alla questione avrebbe preferito infierire lui stesso sulla ferita con pugni, calci e morsi purché sanguinasse copiosamente. Non ne poteva più di dover aspettare. La sua fine era vicina, ma non era disperato né impaurito, anzi, a ben vedere pareva addirittura esaltato. Il dolore gli stava inebriando la testa. Si sentiva peggio che mai, ma allo stesso tempo era felice. L’agonia stava per finire, presto avrebbe visto la luce o qualsiasi altra cazzata. Non gliene importava veramente. Aspettava e basta.

“Riabbassala coglione, che cazzo mi guardi in faccia? Ti ho dato il permesso?”

Un pugno seguì l’affermazione e s’assestò proprio sulla ferita di Dave, che riprese a sanguinare violentemente, senza dare accenno a smettere. Un curioso sorriso parve presentarsi sulle sue labbra martoriate dai colpi e dall’acido.

Quei bastardi gliele avevano bruciate, piano piano, con calma, cospargendogliele con una porcheria con un pH così basso che avrebbe tolto la ruggine pure da un vecchio aratro abbandonato nei campi. Le gengive erano in vista e di lì a poco l’unguento avrebbe aggredito pure loro.

“Non ti sforzare ti fare il duro, tanto sai che da qui non esci vivo. 

Ora, se vuoi respirare qualche altro minuto ti conviene dare le risposte che cerchiamo. Ora.

Fuori il fiato, coglione.”

Dave scoppiò a ridere, ma nessuno poté udirlo. Le corde vocali emisero un triste lamento più simile ad un rantolo che ad un risata. 

“Hai sentito cosa t’ho detto coglione?”

“Joe, non sente più un cazzo sto coglione, sparagli e basta che io voglio andare a mangiare”

“Stai zitto Frank”

“Joe…possiamo star qui tutta notte, ma non vedi che non capisce più un cazzo?”

Cadde il silenzio. Niente di buono. Joe era un tipo molto loquace. Non appena entrava in una stanza l’atmosfera era più calda, più accogliente, più carica. Era un tipo gioviale, dannatamente divertente. Aveva un solo punto debole: la rabbia.

Mai far arrabbiare Joe. Negli anni qualcuno ci aveva provato e ci era pure riuscito, senza troppe difficoltà. Di quel qualcuno non si seppe più niente. Il giorno dopo al bar dell’angolo, Joe, si era presentato con il suo solito sorrisone e senza nemmeno una ruga sul volto. Nessuno fece domande e nessuno si fece male. 

“Frank… Sono molto stupito..”

“…perché Joe?..”

“Sai…è quantomeno curioso…” Fece una pausa. Adorava fare pause lungo i discorsi. Dio quanto lo amava. In fondo Joe si riteneva il miglior attore al mondo e godeva di quegli attimi. Era il suo modo per poter dire al mondo, o forse a se stesso, che se avesse voluto avrebbe fatto l’attore e sarebbe stato tanto bravo da essere ineguagliabile. Poi però la vita ti porta dove vuole e lui aveva seguito le orme del padre. 

Riprese con lentezza e impostando bene la voce: “Sai.. è quantomeno curioso che tu voglia farmi incazzare proprio ora… Tu parli.. Mi dici cosa sarebbe meglio fare… E così Frank, giusto?”

“Si Joe..” Frank non si sottrasse al gioco. Joe era posseduto dall’attore e guai a non assecondarlo. In quegli attimi tutti dovevano diventare attori. Co-protagonisti s’intende. Il riflettore era ben acceso sulla sua faccia carica di smorfie sempre diverse, ma chiunque si trovasse nei paraggi non avrebbe potuto allontanarsi dal gioco. Se sei in scena con Joe recita, oppure preparati al peggio.

“Ebbene… come tu stesso affermi, Frank, cerchi di irritarmi e di farmi perdere la mia infinita pazienza. Ed è strano… molto strano.. Forse non ti rendi conto della situazione? Forse ti sembra tutto un gioco? Forse credi che io sia un cazzo di attore e che stia recitando la mia parte vero?!”

Finì la frase urlando. Carico di collera si girò verso Joe tenendo in mano il pugnale che aveva adoperato sul corpo di Dave. Un colpo di scena formidabile, una grande prova d’attore. Ci teneva così tanto che iniziò persino a sbavare e gonfiare le vene del collo per dimostrare come fosse versatile e pronto alla scena. Sarebbe morto sul palcoscenico se questo avesse significato vincere un Oscar. L’avrebbe fatto senza esitazione.

“Ss…scusa Joe… a volte mi faccio prendere… e parlo senza pensare”

Era bravo Frank. A star con lo zoppo si impara a zoppicare e Frank ormai conosceva il copione. Sapeva come doveva esser girata la scena e rispettava da gran professionista le pause e le battute, diventate ormai routine. 

La risposta piacque a Joe, che con estrema lentezza e calibrando i movimenti tornò a girarsi. S’inginocchio e con volto angelico guardo Dave.

“Dave… vedi caro… Non sono cattivo.. Mi dipingono così, ma io sono solo un professionista…lo capisci vero?”

Dave non riusciva neppure più ad intendere cosa stessero dicendo i due uomini ma capiva che un sì era meglio di un assegno da sei zeri perciò, con enorme fatica rispose: 

“No….Iglio i uttana”.

Senza più le labbra gli era impossibile pronunciare una frase correttamente. Ma il suono di quelle parole era talmente famigliare a chiunque che il messaggio arrivò lo stesso.

Aveva fatto il proprio gioco. Voleva far incazzare Joe per porre fine alle proprie sofferenze, ma s’accorse ben presto che aveva fatto il gioco di Joe.

Fintamente incazzato, ma felicemente sorpreso che la propria vittima stesse così attaccato al ruolo di -eroe che maledice il cattivo- Joe, si risollevò con cautela, appoggiando le mani sulle ginocchia per far leva. 

“Maledetta schiena… Frank, ricordami che devo far vedere la schiena ad un dottore… questo dolore mi distrugge” 

“Sì Joe”

“Oh! Che coincidenza! …qui davanti abbiamo un dottore! Mr Dave Scott, pluripremiato cardiochirurgo di Chicago. Quasi quasi mi faccio fare una visitina, eh?! Caro Dottore cosa ne pensa?! Eh? Che ne dice?! Le slego le mani così mi visita?” Piccola pausa per ascoltarsi nel silenzio. Prendeva le pause anche per capire se era stato convincente. Reputò per un sì e continuò:

“Accidenti Dottore… sarà però difficile visitarmi senza unghie non crede?”

“Frank…la pinza”

“Ecco Joe” disse Frank per non perdere tempo. Come da copione aveva ormai capito che si era vicini alla scena madre. Prima rispondeva e prima si andava tutti nei camerini e poi, finalmente a mangiare festeggiando al meglio la messa in scena. 

“Dave…. ora ti stacco tutte le unghie. Una ad una, poi le spediamo a tua moglie, ok? Ti va bene?”

Dave non rispose.

“Frank, avrà capito?”

 

Qualcosa non andava. Dave non rispondeva, ma non rantolava nemmeno più. 

Il panico prese Joe che, uscendo dalla parte, s’accovacciò per vedere meglio il volto tumefatto di Dave. Si tolse un guanto e gli tastò la carotide. Niente. Nessun battito.

Dave aveva finalmente vinto l’attesa ed era andato in un posto migliore.

“Figlio di puttana!!! Figlio di puttana! Bastardo! Stronzo!” La collera aveva preso il posto del Joe attore, che s’alzò di scatto e rifilò un potente calcio alla sedia su cui era adagiato il cadavere di Dave. 

“Mi hai rovinato il finale Figlio di Puttana! C’eravamo quasi bastardo!”

S’accasciò e iniziò a piangere. Il Joe attore era tornato e non voleva lasciare la parte. Quell’Oscar era suo e lo voleva tenere tra le mani, che le sue vittime gliel’avessero permesso o meno.

“bastardo….” sibilò tra i finti singhiozzi.

Pausa. Un’altra. L’ultima, era chiaro. Stava per chiudersi il sipario e quindi era la più importante di tutta la pièce. 

Prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca e si asciugò con maestria le lacrime. Ripose il fazzoletto nella tasca e prese la pistola. Colpo in canna. Sparò un colpo solo alla fronte di Dave. Esegui il tutto al rallentatore senza guardare il cadavere, ma con gli occhi e la postura già diretta verso la porta.

Sospirò e lasciò cadere la pistola.

Frank attese che il silenzio riportasse la calma. 

“Hai fatto quel che dovevi fare Joe”

Ma Joe non sentì quelle parole. Nella sua testa tutto il pubblico stava applaudendolo per l’interpretazione e aprì le braccia al cielo. Rimase in quella posizione il tempo necessario e poi, come i migliori, prima di uscire dalla porta, fece un inchino profondo. Si risollevò, si aggiustò gli occhiali e uscì.

“Frank?”

“Si joe?”

“Spegni le luci.”

Il sipario si chiuse.











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Dopo molto tempo torno a scrivere qualcosa.
Un racconto buttato giù in un pomeriggio di pausa dalla routine, durante il quale ho passato diverse ore a sentire musiche nuove (per alcuni magari vecchie) che potessero ispirarmi per qualche nuovo video.
In cuffia mi è arrivato questo brano "THE GLICTCH MOB - BAD WINGS " e non ho potuto trattenermi dallo scrivere qualche riga seguendo i potenti bassi e le pause di questa bomba musicale. 
Spero d'essere stato in grado di farvi catapultare nell'atmosfera che mi suggeriva questa musica. 
Qualsiasi commento è gradito, fosse anche un post di soli insulti per come è stata scritta la storia. Talvota servono anche quelli.

Grazie a tutti per aver letto fino a qui.
Giacomo della Hold Fast Film. 

   
 
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