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Autore: paoletta76    22/01/2016    1 recensioni
Ecco. Adesso sei davvero nei casini, Darcy.
Un assassino. Hai davanti un assassino senza scrupoli, ridotto al fantasma di sé stesso. Chiunque sia stato, ieri come settant'anni fa.
E tu? Sei come lui?
Fissare a lungo entrambe le siringhe, la consapevolezza di tenere una vita letteralmente fra le mani.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Un altro incubo?
Quella voce, fredda e un filo ironica, lo raggiunse al limitare della terrazza.
- Uhm..? - si voltò appena, scorgendo la chioma rossa di Nat - sì..
- Piove.- quella osò avanzare di una manciata di passi - forse sarebbe meglio se..
- Non importa.- la interruppe, scuro, tornando ad osservare lo skyline.
- Che hai..? - lo raggiunse, andando a stringere le dita sulla ringhiera poco oltre il suo fianco.
- Non voglio più.- rispose quello, sorprendendola e costringendola ad aggrottare le sopracciglia.
-..Scusa?
- Non credo di voler tornare in quella macchina. Non m'importa, non voglio ricordare. Basta.- l'uomo sollevò il polso, mostrando il bracciale di contenimento che il direttore Coulson gli aveva messo al polso - fatemi quello che volete, torturatemi, uccidetemi. Sì, uccidetemi. E' quello che merito.
- Smettila, James.- la voce le vibrò, nel chiamarlo con quel nome, ma non nello stesso modo in cui aveva già fatto chissà quanti anni fa.
- C'eri anche tu.- lui continuava a fissare lo skyline, e la sua voce era ancora più scura - sei una bugiarda. Non c'è stata solo Odessa.
- Cosa ricordi.. di me?
- Eri la donna che volevo. Una vita fa.- quegli occhi di cristallo ora vagavano lungo l'orizzonte, come in cerca di un appiglio, di un suggerimento - la mia allieva. Sei cattiva. Molto più di quanto vuoi far credere a quelli che chiami amici. Sei una bugiarda.
- Sono stata tante cose, James. Esattamente come te.- adesso la voce le si velava di fastidio. Lui. Lui che la giudicava. Sembrava quasi uno scherzo.
- Io sono.. soltanto un assassino.
- Non è vero. E lo sai. Lo stai ricordando, per questo hai paura della macchina e di quello che riesce a leggere. Un assassino, un soldato. Un amico. Un padre.
 
Ecco. L'aveva detto.
E perché provava la stessa sensazione di una mano a stringerle la gola?
 
Lo vide fremere, forzarsi a non spostare lo sguardo dallo skyline, a mantenere quell'aria gelida, impassibile.
- E' stato un istante.- sospirò, lenta, piegando il viso verso il pavimento.
- La bambina..
- Sapevo che te l'avrebbe ricordata. Per questo ti ho lasciato uscire dalla stanza, ho lasciato che t'incontrasse. Suo padre non era molto d'accordo.
Le labbra del giovane si piegarono appena in una smorfia.
- Un ricordo buono per uno cattivo. E' così che dice Darcy, no?
- Era.. molto più piccola..- lui sembrava non ascoltarla neppure, immerso nei propri pensieri. Sollevava le mani, tendeva le dita e le osservava, come avesse custodito un neonato.
- E' morta prima di nascere.- Nat sospirò di nuovo, stavolta chiudendo gli occhi e sperando che bastasse, per allontanare quel dolore - e sì, lo è anche per me. Uno dei pochissimi ricordi buoni che ho. Contro un milione di ricordi cattivi.
 
Che stai facendo?
La voce era la sua, e la richiamava dal centro del petto.
 
Ricordi buoni. Ne aveva pochissimi, vero. E quello era l'unico che la legasse ancora all'uomo che aveva accanto in quel momento.
 
Tutti gli altri erano legati ad un'altra presenza, ad un altro sorriso.
 
- Natalia..
- Sei comunque il mio passato, James. Ora ho altro, un altro compagno, una nuova vita. E' tutto quello che mi ha salvato, è il mio futuro. Dovresti iniziare a costruirlo anche tu, ora che sei libero..
- Non sono libero.. non ancora.
- Invece sì. Dipende solo da te. Sta tutto nella tua testa. Sei tu, la chiave.- lei si puntò l'indice alla tempia, voltandosi a guardarlo - i tuoi ricordi ci daranno il necessario per distruggere l'Hydra per sempre. E' la tua via d'uscita.
- Già.. la via d'uscita..
 
Natasha non diede peso a quelle ultime parole, ripetute un paio di volte come un soffio. Lasciandolo solo, mentre quegli occhi di cristallo tornavano a cercare oltre lo skyline.
Forse continuava a ricordare, e quel sottile filo rosso lo riportava indietro, e il suo unico desiderio era tracciare su tutto un segno di matita. Sull'infanzia a Brooklyn, l'adolescenza fianco a fianco con quel gracile amico troppo coraggioso per la propria stazza, sulle risse nei vicoli, sulla guerra e le torture. Sulle dita bagnate di pioggia e ferme sul grilletto in attesa di un'altra vita da spezzare.
 
Forse stava solo parlando il suo senso di colpa, quello che lo rendeva vivo ed umano oltre l'ombra del Soldato d'Inverno.
 
Nessuno se ne sarebbe accorto, dell'ombra che cresceva impossessandosi del suo cuore. Non fino a quando i passi lo portarono oltre il confine di quella balaustra.
 
Un impercettibile sorriso. Il bracciale lampeggiava ancora di verde. Una minuscola spinta.
 
E lasciarsi cadere nel vuoto.
 
- Infrazione sistema.
La voce metallica di Jarvis lo fece sobbalzare, svegliandolo dal pisolino in cui era scivolato sul bancone, la testa sulle braccia, immerso fra le componenti dell'esperimento in corso.
Le tre del mattino.
 
- Localizza.- sollevò la testa, dopo aver strizzato gli occhi e preso coscienza del perimetro.
- La terrazza della lounge, signore. E' il sergente Barnes.
- Che diavolo..?
- S'è buttato, signore.
- Apri ed arma, Jarvis.
- Ma signore..
- Apri-e-arma.
La risposta a quell'ordine fu lo scivolare del portello che lo separava dall'area di lancio in emergenza. Vi si diresse a passi decisi, senza farsi domande, e l'armatura gli si compose addosso quand'era già in volo oltre il bordo giallo.
Un colpo di propulsori, ed era sul corpo in caduta libera.
 
- Jarvis, controllo contraccolpo.
- Predisposto, signore.
Tese il braccio e riuscì a raggiungere il giovane, acchiappandolo a metà busto ed arrivando ad adagiarlo a terra, lentamente, sul marciapiede a pochi passi dall'ingresso vetrato della Tower.
Il cuore in gola, mentre la maschera si apriva, in attesa di un segno di vita nel corpo steso accanto alle sue ginocchia.
- Respira! Dai, James, respira. Apri gli occhi.
 
Sergente Barnes! James! Svegliati!
 
Apriva gli occhi, e non comparivano dita metalliche di fronte a lui, né materiali o attrezzature da laboratorio, ma solo le pareti di tela ruvida della tenda da campo organizzata al fronte. Sotto le spalle, la branda su cui non ricordava d'essersi appisolato. Di fronte a sé, gli sguardi preoccupati di Steve e di Howard Stark.
- Che..?
- Incubi. Ti stavi agitando, ripetevi frasi senza senso.
- Stavi ricordando qualcosa del posto in cui ti tenevano prigioniero - Stark ora si muoveva, allontanandosi appena - ricordi cos'è successo?
- Io.. dove..? - provava a sollevarsi, ed una fitta di dolore lo inchiodava a terra.
 
Strano. Era su una branda, ma sotto la schiena sentiva un piano rigido, come fosse stato sdraiato a terra.
 
E' solo un incubo; apri gli occhi. Apri gli occhi, James.


Gli sfuggì un lamento, sotto il tocco di quella mano a premergli il petto.
- Howard Stark..
- Hai conosciuto mio padre; lo so.- rispose quella voce, sempre più chiara accanto a lui.
- Non è stato un incidente..- mormorò aprendo lentamente gli occhi e mettendo a fuoco l'immagine di Tony - sono stato io..
- Lo so.- la voce dell'altro s'incrinava, e quella mano sul petto tremava appena - lo so, James. Stai giù, stai tranquillo.
- Sono.. sono stato io..- le lacrime in gola, il respiro che si spezzava - lasciami andare..
- No, James.
- Io.. sono solo.. un assassino.. lasciami..
- Sono stati loro.- quella mano continuava a premerlo, come cercando di calmargli i battiti - ti hanno fatto a pezzi, programmato come un'arma. Non l'hai voluto tu. Non è stata colpa tua.
- Io ho premuto il grilletto..
- Lo so. Ma non eri tu. Questo, sei tu.- le dita di Tony adesso lo puntavano, la sua voce riacquistava sicurezza.
- Lasciami andare..
- No, James. Ucciderti non è la soluzione.
- Io..
- Stai calmo. Ora torniamo a casa, ok? Andrà tutto bene.
 
Tutto bene.. tutto bene..
La voce di Stark si perdeva nella neve. Bianca. Fredda. Silenziosa.
Pronta ad invadergli di nuovo la testa.
 
No.. non voglio, non voglio.. aiuto..
 
Un nuovo risveglio. Di nuovo la penombra di quella stanza, di nuovo l'insistente -bip!- di quella macchina accanto. Le spalle appoggiate a qualcosa di soffice.
 
Troppo vera e troppo soffice, per essere la sua branda da campo. E quello non sembrava Howard Stark.
 
Tese appena la mano destra, incontrando l'immagine del bracciale di controllo. Nessuna luce.
- Oh.- Tony s'affacciò chiaramente nel suo campo visivo, notando l'espressione interrogativa che gli stava dipingendo il viso - già. Direi che questo non serve più.
Le dita sul bracciale, a sganciarlo e poi riporlo in un angolo.
 
James voltò il viso, lentamente, osservando i movimenti dell'uomo accanto al letto, senza la forza di muovere obiezioni.
- Sai..- la voce del padrone di casa ruppe il silenzio - non credere di averci l'esclusiva.
- Co-cosa..?
- L'esclusiva.- Tony si avvicinò di nuovo al letto, con una minuscola smorfia sulle labbra - non sei l'unico assassino pentito, qui dentro. He ho uno che scocca frecce, una che spezza ossa.. l'unica differenza è che tu non l'hai mai voluto fare, non di testa tua. Io vendevo armi, sai. L'eredità di mio padre, brillante ingegnere che dal progettare accessori all'avanguardia è caduto nella becera tentazione di fare i soldi. E per un po' ho giocato anch'io; il ruolo mi si addiceva pure. Brillante miliardario playboy, adeguatamente pompato dai media e dai cattivi consiglieri, che speravano di spremermi come un limone a spese di chiunque; tanto non importa a nessuno se muoiono i poveracci, no? Ecco.. a me è servito che una delle mie bombe mi riempisse di schegge il petto, perché capissi che dovevo guardare più in là. E Lucas.. oh, lui è il mio socio ideale, lui voleva governare il mondo. Nel vero senso della parola. Ha aperto anche un portale alieno, pur di farsi un trono. Poi ha preso moglie, che non so se è stato peggio provare a suicidarsi o quello. Sì..- raccolse una sedia e si accomodò accanto al letto, continuando il suo ironico monologo e muovendo appena una mano a darsi più espressione - non detieni l'esclusiva neanche fra gli aspiranti suicidi. Ed è stato anche più spettacolare di te.
- Che.. che stai..?
- Sto cercando di convincerti a non buttare quello che ti resta nel cesso; non s'era capito? - Tony aggrottò le sopracciglia, sollevandosi dalla sedia con uno scatto improvviso, poi si piegò appena e andò a puntarlo con l'indice - torna in piedi alla svelta, che mi servi. Fra tre settimane partiamo per il Cile.
- Non credo di servirti a niente, Stark.. io.. sono solo..
- Un coglione, finché stai qui a piangerti addosso. Steve dice che da ragazzino eri veloce, e forte. Che lo difendevi facendo a botte con quelli più grossi, che in guerra hai avuto le palle. Non credo ti rovinerai le unghie, scaricando generi di prima necessità per la fondazione..
 
Le labbra del giovane si stirarono in un sorriso, leggero.
- Forse è ora di smetterla, sai.
- Di smettere..?
-..Di estrarre ricordi cattivi. E' ora di costruire quelli nuovi. Sei con me?
Ora quella mano s'era fermata, tesa verso di lui.
 
La mano di Steve, a cercare di raggiungere la sua. Quella volta non ce l'aveva fatta.
Quella volta era caduto.
 
Ma adesso no. Non sarebbe caduto.
 
Mai più.
 
- Ah.- Tony accettò quella stretta, ancora un po' debole ma motivata - io non ci proverei più, se fossi in te. Darcy ha promesso che alla prossima che fai ti spezza le gambe. Non ho capito se per il lancio in caduta libera o per l’improvviso ritrovarsi fra i piedi quella gran figa della tua ex.
 
Lo vide mordicchiarsi le labbra, e se ne andò sorridendo.
Missione di oggi compiuta, mr. Stark.
  
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