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Autore: Blueorchid31    23/01/2016    6 recensioni
Prima Classificata al Contest "If today was your last day... and tomorrow was too late." indetto da Giacopinzia17 e giudicato da Alexalovesmal sul Forum di Efp
Un viaggio nella mente di Itachi Uchiha durante i giorni che hanno preceduto la sua morte. Un macabro conto alla rovescia tra rimorsi, rimpianti e la consapevolezza di dover morire.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Nickname Autore: Blueorchid31

Titolo della storia: Inno al Silenzio

Fandom: Naruto

Personaggi: Itachi Uchiha

Rating: Giallo

Generi: Introspettivo, Angst

Avvertimenti: Nessuno

Nda: Un viaggio nella mente di Itachi Uchiha durante i giorni che hanno preceduto la sua morte. Un macabro conto alla rovescia tra rimorsi, rimpianti e la consapevolezza di dover morire. Nel testo sono presenti delle citazioni che ho estrapolato dal Manga originale (tra virgolette e in corsivo) che sono state fonte di ispirazione per le riflessioni contenute nella storia. Involontariamente il pacchetto 2 si è rivelato perfettamente calzante con l'immagine ricorrente del fulmine che ho utilizzato ossessivamente come segno premonitore dell'imminente arrivo della fine, essendo l'elemento di una delle Tecniche più utilizzate da Sasuke, il Chidori, con la quale colpirà duramente Itachi durante il loro ultimo scontro.

Spero che la lettura sia di Vostro gradimento.






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    Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi.”
Friedrich Wilhelm Nietzsche






Va oltre l'umana comprensione spiegare come le trame che il destino tesse si intersechino tra loro, innescando quell'inevitabile successione di eventi che banalmente chiamiamo vita. Non riceviamo alcun invito a prendervi parte, non decidiamo di nascere – ancor meno di morire – possiamo solo augurarci che il nostro percorso possa essere felice.

Ma Lachesi(1) è una scaltra doppiogiochista e quando Cloto(1), con delicatezza, ha filato lo stame della tua vita sulle note di un potente vagito, Lei se n'é impossessata con occhi iniettati di sangue; le sue dita longilinee e ossute hanno iniziato ad avvolgere l'aureo filo intorno al fuso con sadica frenesia, decretando sin dall'inizio che non sarebbe stato abbastanza lungo da consentirti di godere del tocco gentile di una donna, o di invecchiare, guardando i tuoi nipoti crescere, e di morire con la soddisfazione di aver costruito qualcosa, aver lasciato un po' di te in questo mondo. Incurvava le sue labbra grinzose in un mefistofelico ghigno, osservando il filo che scorreva veloce sul palmo scarno della sua mano mentre la tua infanzia giungeva prematuramente a termine. Di tanto in tanto si riposava, regalandoti quei rari momenti di felicità che hai impresso nella memoria. Oppio per i tuoi tormenti.


Non hai avuto un infanzia facile: la guerra ha straziato il tuo petto, ha lacerato la tua ingenua pelle, mostrandoti qualcosa che avrebbe poi condizionato la tua intera esistenza.

Trovavi inconcepibile che gli uomini potessero uccidere i loro stessi fratelli, che le madri dovessero piangere i propri figli e che gli occhi di un bambino in fasce dovessero assistere a tutto quel dolore. Sasuke non poteva capire cosa stesse accadendo intorno a voi; sentiva solo le tue braccia intorno al suo corpicino minuto, solide e immobili anche quando le esplosioni ti perforavano i timpani e la vista dei corpi laceri dei morti ti procurava la nausea. Talvolta portavi una mano a coprirgli la vista, come per preservarlo da quello spaccato di degradazione umana che ormai era impresso in modo indelebile nei tuoi. Fu in quel momento che il desiderio di pace si insinuò nelle tue vene, diventando l'unica ragione di vita. Non c'era allenamento che considerassi estenuante, né tecnica impossibile da apprendere, avevi uno scopo e non importava quale prezzo avresti dovuto pagare per ottenerlo – non avevi ancora idea di quanto sarebbe stato caro.

In breve tempo sei diventato il migliore, all'altezza delle aspettative di tuo padre che non dissimulava la sua soddisfazione neanche di fronte a tuo fratello, creando un'insana competizione; un retaggio del sistema corrotto e disumano che per secoli aveva contraddistinto il Clan Uchiha.

Ed ora che Atropo(1) ha impugnato le cesoie, l'unica cosa che ti resta è la speranza che la tua morte non sia l'ennesima beffa dell'avverso fato.





- 7



Kisame è una persona torva, ambigua. Non hai mai provato stima nei suoi confronti. Madara lo ha scelto come tuo compagno per tenerti d'occhio: non si fida di te, nonostante tu abbia dato prova di totale abnegazione e fedeltà alla causa. Ti ha dato una nuova famiglia dopo averti aiutato a distruggere quella vera. Una famiglia di reietti sovversivi: nukenin sanguinari raccolti da ogni più buio e sozzo anfratto. Ma non sono come te, non simulano, il loro essere è davvero votato alla crudeltà. Ti sei chiesto più volte cosa li abbia spinti a perseguire gli ideali dell'Akatsuki: così eterogenei,ma accomunati da una medesima missione. Ognuno di loro, dietro quella facciata di efferatezza, nascondeva un sogno che non era riuscito a realizzare: soldi, arte, giustizia, religione, amore. Provavi pena per loro – pena per te stesso.

Zetsu ha comunicato la notizia con un tono quasi divertito: Deidara è morto. Pare che all'inferno abbia portato con sé anche Sasuke. Dicono che dovresti ringraziarlo.

'Grazie, maledetto bastardo'

La tua stoica maschera di indifferenza si è leggermente distaccata dal tuo vero viso, palesando una smorfia di dolore che i tuoi "compagni" hanno scambiato per ovvio disappunto: dovevi essere tu, a loro giudizio, a liberarti del tuo inutile fratellino.

Kisame sospetta qualcosa, ormai ne sei certo. Ha iniziato a nutrire dei dubbi quando ti sei volontariamente offerto di dare la caccia al Nove Code. Non riusciva a comprendere cosa ti avesse spinto a scegliere proprio il Jinchuriki che risiedeva nel tuo Villaggio natio. Dopotutto, quale nukenin desidererebbe fare ritorno nella terra che lo ha bandito?

Avevi le tue ragioni: dovevi controllare con i tuoi occhi, assicurarti che Sasuke, dopo la morte del Terzo Hokage, non corresse rischi.

Ma la tua avventata scelta, dettata da quell'istinto fraterno mai sopito, era riuscita solo a scatenare una serie di eventi che avevano portato Sasuke a intraprendere una strada ancor più pericolosa: Orochimaru.

Il sennin aveva provato a impossessarsi del tuo corpo quando era ancora un membro dell'Organizzazione. Anelava la tua giovinezza, la tua forza, i tuoi occhi.

Avresti dovuto prevedere che avrebbe ripiegato su tuo fratello, che in qualche modo sarebbe arrivato a lui.

Sei stato ingenuo, Itachi.


« Non accenna a dimuire » constata Kisame, osservando la pioggia torrenziale che si sta abbattendo sul terreno da qualche ora.

Non te ne eri quasi accorto.

« Non dovremmo rimanere qui a lungo...» aggiunge.

Lui sa.

Sa della malattia che ti sta corrodendo e, anche se non lo dà a vedere, perché non è nella sua natura, è preoccupato per te.

Non lo hai mai stimato, è vero, ma non puoi negare che si sia instaurato con lui un rapporto, un legame, fondato sul reciproco rispetto. È un doppiogiochista, proprio come te. Siete su due sponde opposte del medesimo fiume di menzogne, impossibilitati a oltrepassarlo.

« Senti, non so a cosa tu stia pensando e dato che sei così insensibile è strano dirtelo, ma da qui sembrerebbe che tu stia piangendo » insinua, con una punta di sarcasmo nella voce.

Non sa che ami la pioggia proprio perché ti consente di poter versare le tue lacrime senza che nessuno se ne accorga.

L'acqua che scivola sulle tue membra ha la capacità di farti sentire meno sporco; il suo rumore riesce a sovrapporsi allo sforbicio metallico delle cesoie di Atropo, illudendoti di avere più tempo.

« Certo è un peccato per il tuo fratellino. Adesso sei l'unico membro del Clan Uchiha » afferma Kisame, senza alcuna remora.

Cogli chiaramente l'implicita provocazione.

« No » tuoni come il lampo che è appena esploso all'orizzonte, figlio di quel fulmine che ha squarciato il cielo « Non è ancora morto. E comunque... »

Ti volti appena verso di lui, quanto basta per mostrargli il tuo sharingan e incutergli la giusta dose di timore per metterlo a tacere.

« La tempesta è passata » gli comunichi, specchiandoti nella pozza d'acqua ai tuoi piedi.

Le nuvole si sono diradate, rivelando un timido sole: puoi intraprendere il tuo ultimo viaggio.



    - 5


Hai il petto in fiamme, la laringe è stretta in una morsa fatale e, a ogni colpo di tosse, schizzi di sangue insozzano il terreno. Non sai per quanto tempo ancora riuscirai a resistere, a sopravvivere, ma hai riservato l'ultima goccia di quel sangue a tuo fratello e, per una volta, hai intenzione di tenere fede alla promessa. Sasuke è ignaro di quale sia il tuo vero piano e, sorridendo amaramente, pensi che sia meglio così: non hai alternative, non ne hai mai avute.

Sono tre notti che lo stesso incubo agita i tuoi sogni ed è come se vedessi in esso il giusto epilogo della tua miserevole esistenza.

Nitidi ricordi di quello che sei stato accompagnano la tua anima errante lungo una strada di sabbia nera, incandescente. La senti bruciare tra le dita dei piedi scalzi che, passo dopo passo, sembrano diventare sempre più pesanti.

Intorno a te, alberi dalle fronde oscure si nutrono di una linfa viscosa, purpurea, e dal cielo grigio scende una pioggia fitta.

É intangibile: non ti bagna, neppure ti sfiora. E tu vorresti così tanto sentirla, socchiudere le labbra e dare sollievo alla tua gola riarsa.

Mastichi sangue e polvere. Vomiti, tossisci, ma quel disgustoso sapore resta saldamente arpionato alle pareti della tua bocca.

Scorgi qualcuno in lontananza e acceleri il passo.

Riconosci i lineamenti di tua madre, di tuo padre, di tutte le persone che tu e Madara avete assassinato. Camminano in fila, a testa bassa.

« Madre, Padre! » urli, tendendo una mano verso di loro mentre lacrime rosse rigano il tuo viso.

Non si voltano. Ti ignorano. Continuano a camminare.

Una tempesta di fulmini neri accompagna il tuo inevitabile crollo: le ginocchia cedono e senti la sabbia corrodere la stoffa dei pantaloni e bruciare la tua pelle, mentre ti abbandoni alla più totale disperazione: 'Non dovrebbero essere qui. Non è questo il loro posto'.


Al risveglio riesci ancora a percepire il sapore del sangue e l'immagine dei tuoi genitori è così chiara da spingerti a dubitare che si sia trattato solo di un incubo.


« Non sono affari miei, ma non hai affatto una buona cera » afferma Kisame, senza alcuna particolare inflessione della voce che possa suggerire preoccupazione da parte sua.

« Sto bene. » ribatti, ma subito un colpo di tosse ti smentisce.

« Tu vai avanti » aggiungi, pulendoti le labbra con la manica del mantello « Io ti raggiungerò in seguito »

Non c'è più tempo.



- 3



« Finalmente provi a prendermi, eh? »

« No, semplicemente voglio parlare con te »

La limpidezza dello sguardo di quel ragazzo ti ha colpito sin dal vostro primo incontro.

Il Quarto Hokage, suo padre, aveva i suoi stessi occhi carichi di speranza e determinazione.

Hai pianificato tutto sin nei minimi particolari: quando tu sarai morto, qualcuno dovrà fermare Sasuke, riportarlo sulla retta via. Il temperamento di tuo fratello non muterà una volta che il suo desiderio di vendetta potrà dirsi soddisfatto e gli sarà vietata la possibilità di ritornare al Villaggio della Foglia – anche se sei certo che lui non vi farebbe ritorno in ogni caso.

Un amico vero, un fratello, forse...

Hai sentito la necessità di pesare l'affetto che la Forza Portante della Volpe a Nove Code prova nei confronti di tuo fratello.

Naruto Uzumaki pensa che tu abbia intenzione di catturarlo, non sa che sei lì per passargli un immaginario testimone, una pesante eredità che, a tua volta, ricevesti da Shisui.

« Perché ti interessa così tanto mio fratello? Ti ha abbandonato, no? »

Sei sempre stato bravo, Itachi, a dissimulare le tue emozioni, a mostrare solo il lato peggiore di te: freddo, distaccato, inumano.

É la maschera che hai indossato per tutta la tua vita e speri che, nel momento in cui questa avrà fine, possa cadere, liquefarsi, e rivelare di nuovo il tuo vero volto: il fratello amorevole, il figlio prediletto, il ninja di Konoha.

« Perché è come un fratello per me... e sono un fratello migliore di quanto tu lo sia mai stato. »

Non riesci a spiegarti perché, d'istinto, i muscoli del tuo viso si siano tirati, mostrando un'espressione stupita. Eri preparato a questo, te lo aspettavi, lo speravi. Eppure, sentirgli proferire in modo così deciso e inequivocabile quelle parole ti ha scioccato.

Senza che tu possa rendertene conto le tue labbra si incurvano in un ghigno di soddisfazione. Naruto non lo vede, troppo intento a sferrare un attacco ai tuoi danni: è lui che vuole prendere te; è convinto che tu sia la strada per ritrovare Sasuke.

Non sbaglia, in fondo, ma non è ancora giunto il suo momento.

« Ho una faccenda importante da sbrigare » ti congedi e il tuo corpo si dissolve accompagnato dal cinguettio confuso dei tuoi fedeli corvi neri.

Il viso di Shisui si sovrappone a quello di Naruto e mentre ti dirigi verso il tuo personale appuntamento con il destino, i ricordi del passato iniziano a scorrere lenti davanti ai tuoi occhi stanchi e quasi spenti.

Un fulmine generato da un solitaria nuvola è il segnale: Sasuke è entrato nella grotta come avevi previsto.

É cresciuto, è più alto.

Riesci a percepire chiaramente la sua forza e il suo odio. Non ti spaventa, anzi, ne sei orgoglioso e vorresti tanto poterglielo dire.

In realtà avresti voglia di abbracciarlo, di stringerlo a te come quando era un bambino in fasce, indifeso e inconsapevole di tutto il male che appartiene a questo mondo. Non immagina neanche fino a dove può spingersi un uomo per combatterlo, di quanto possa essere difficile dover scegliere, vivere un'intera esistenza con un fardello di rimorso così pesante da non riuscire a dormire la notte.

Li hai uccisi tutti, Itachi. Li hai uccisi per un bene superiore, ma lui questo non può e non deve saperlo. Merita la sua vendetta e tu hai deciso di concedergliela. É amore? Egoismo? Davvero pensi che la tua morte possa salvarlo?

Lo stai sottovalutando, ancora. Ti stai comportando come il fratello maggiore che sei sempre stato: un buon fratello. Ma in cuor tuo sai che non servirà a nulla, che la sua vita è segnata tanto quanto lo è stata la tua. Il seme dell'odio che hai piantato in lui ha trovato terreno fertile ed è germogliato. Un viscido parassita si sta cibando di esso e tu hai deciso di estirparlo.

« Ecco dov'eri »

La tua voce, carica di finto sarcasmo, si distorce, riverberando sulle pareti della caverna.

« Chi sei? » ti chiede Sasuke, non riconoscendoti.

« Sono io, Sasuke »



- 1


« Dunque, non ti lanci contro di me gridando come un pazzo? »

Il sipario si è alzato, lo spettacolo è iniziato.

Lo hai provocato, di proposito, e gli hai concesso di trafiggere la tua copia con il suo chidori per saggiare la sua forza prima del vostro vero scontro e per ristabilire l'equilibrio, minato da quell'affetto incondizionato che hai sempre provato per lui che attenta alla tua volontà, rendendoti un bersaglio emotivamente troppo facile da colpire.

« Tu non sai niente di me. Non hai idea dell'odio che ho covato nel cuore, di quanto si possa diventare forti per questo. Tu non hai la minima idea di quello che sono diventato... » ti ha urlato, e nella sua voce hai potuto riconoscere la sua disperazione: ti ama ancora, come sempre.

Dietro il suo odio e il suo desiderio di vendetta per quella felicità che crede che tu gli abbia strappato, si celano delusione e rabbia, ma anche un inequivocabile e sconfinato amore.

Disteso sulla schiena, con un rivolo di sangue che sgorga dall'angolo delle labbra, hai ceduto al desiderio di lodarlo, sottovoce: « Sei diventato forte »


Ora procedi con passo deciso sul pavimento di marmo del Covo degli Uchiha, dove gli hai dato appuntamento.

Grandi guerrieri hanno attraversato quella immensa sala prima di te. Da lì ha avuto inizio tutto ed è lì che hai deciso che debba avere fine.

Luci e ombre dello Sharingan Ipnotico: è di questo che vuoi parlare a Sasuke. Non gli rivelerai nient'altro.

Deve sapere a cosa va incontro utilizzando l'abilità innata dei suoi occhi: il buio.

Gradualmente i tuoi occhi hanno iniziato a spegnersi e solo quelli di Sasuke potrebbero ridare loro la luce, ma non è a questo che miri, anzi. Il tuo obiettivo e metterlo a conoscenza del fatto che, all'occorrenza, potrà fare uso dei tuoi occhi per non perdere la vista.

É assurdo come tu abbia calcolato e pianificato tutto.

Cerchi di mettere a fuoco l'imponente trono di pietra posto in fondo alla sala. A detta di tuo padre saresti stato un'ottima guida per il vostro Clan, una guida saggia e potente.

Si aspettava grandi cose da te e anche nel momento della sua fine non ha provato alcun rancore nei tuoi confronti come se fosse stato ormai consapevole del fatto che non sarebbe mai riuscito a cambiarti.

Tu volevi la pace, lui anelava di ottenere con la guerra quel prestigio che gli era stato strappato quando l'intero Clan erano stato relegato alla periferia del Villaggio. Non gli bastava poter vegliare su Konoha come difensore dell'ordine, né essere temuto come appartenente a uno dei Clan più potenti del Villaggio.

Tuo padre aveva sofferto, da sempre, l'emarginazione imposta dall'Hokage a seguito dell'attacco della Volpe a Nove Code.

Era riuscito a infiltrarti tra le file della squadra speciale Anbu con lo scopo di tenere sotto controllo l'Hokage. Non poteva sospettare che, al contrario, tu controllassi loro, che spiassi ogni singolo movimento, anche quello più innocente.

Non sei mai stato dalla sua parte anche se fingevi di esserlo.

Il piano di Shisui avrebbe potuto funzionare: era più forte di te, aveva più esperienza. Sarebbe bastato un semplice sguardo e il vostro Clan avrebbe smesso di complottare ai danni del Villaggio e sarebbe stato salvo.

Danzo. Danzo Shimura.

'Lurido verme'

Spinto da un insana ossessione verso lo Sharingan aveva rubato un occhio a Shisui, impedendogli così di poter utilizzare il Kotoamatsukami.

L'altro, Shisui, lo aveva donato a te prima di suicidarsi per evitare che finisse nelle sue mani. Ora appartiene a uno dei tuoi fedeli corvi, nascosto in un luogo sicuro e pronto ad attivarsi all'occorrenza: una misura straordinaria qualora dovessi fallire.

Sali i gradini che portano allo scranno e ti fermi un istante quando la tua vista annebbiata riconosce il simbolo degli Uchiha impresso ai lati dello schienale.

Allunghi la mano destra e ne accarezzi uno, ricordando i tempi in cui quel simbolo per te significava famiglia, protezione, amore.

Sbarri gli occhi e ti pieghi in due colto alla sprovvista da uno dei tuoi attacchi. É più intenso del solito, ti toglie il fiato. Il sangue scivola dalle dita della mano che hai portato alla bocca e macchia il marmo candido.

« Manca poco, Itachi » sussurra Atropo al tuo orecchio con malignità e di nuovo il suono delle sue forbici incalza.

« Non ancora » le rispondi, appoggiandoti al trono per rialzarti « Non ancora » ripeti, sputando i rimasugli di sangue che hai in bocca.

Con un gesto deciso sistemi il mantello e ti siedi sul trono.

Il boato lontano di un tuono annuncia l'arrivo di una nuova tempesta. L'ultima.

L'immagine dei fulmini neri del tuo sogno si palesa davanti ai tuoi occhi e ti chiedi se non sia un segno premonitore.

Sarà il chidori di Sasuke a decretare la tua fine?

Un sorriso sghembo si dipinge sul tuo viso: gli insegnerai quel che c'è da sapere dello Sharingan, lo metterai in guardia da Madara e lo libererai dalla presenza oscura di Orochimaru, come avverrà la tua dipartita poco importa.

Smetterai di soffrire, Sasuke avrà la sua vendetta, i fantasmi del passato che albergano in quella sala e nella tua testa smetteranno di perseguitarti.

Dopo che Atropo avrà tagliato il filo, sarà il silenzio. Un ovattato, confortante, silenzio.

Chiudi gli occhi e una lacrima solitaria scende a rigarti la guancia.

« Prometti che ti prenderai cura di Sasuke. »

« Lo sto facendo, Padre. »





  1. Le tre Moire:

    • Cloto : nome che in greco antico significa "io filo", che appunto filava lo stame della vita.

    • Lachesi , che significa "destino", che lo avvolgeva sul e stabiliva quanto del filo spettasse a ogni uomo.

    • Atropo, che significa "inflessibile", che, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile.

      Si tratta di tre donne dall'anziano aspetto che dimorano nel regno dei morti, l'Ade.
      Il sensibile distacco che si avverte da parte di queste figure e la loro totale indifferenza per la vita degli uomini accentuano e rappresentano perfettamente la mentalità fatalistica degli antichi greci.




























































   
 
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