Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: Avenal Alec    23/01/2016    0 recensioni
DAL CAPITOLO 10"
Karel aveva parlato di sacrificio e vita, sarebbe stata in grado di sacrificare se stesse e le persone che amava per un bene più grande? Aveva tentato già una volta di fare le cose migliori per la sua gente e aveva sbagliato.
Scrollò la testa tentando di allontanare quei cupi pensieri.
Si allontanò dal mare con un ultimo saluto. Un unico desiderio ora, tornare dalla sua gente, da Bellamy. Farsi avvolgere dalle sue braccia e sentirsi protetta e sicura.
Era quel pensiero che la sosteneva.
Questa volta ogni cosa sarebbe stata diversa, lei non era più sola."
Lexa e il suo tradimento, A.L.I.E. e Jaha, il popolo delle barche, una leggenda vecchia di oltre 500 anni…
Il campo Jaha ha superato l’inverno, Bellamy e Clarke hanno trovato finalmente la pace ma la primavera ormai è alle porte e ogni cosa non sarà più come prima.....
Attenzione, questa Long è il diretto seguito di Forgiveness….
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, John Murphy, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The 100 - Welcome to the new world'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 12
 
26 marzo...nei boschi

Immaginava che stare fuori sarebbe stata dura, si chiese per un istante come avesse potuto Clarke vivere da sola per due interi mesi prima di decidere di tornare a casa. Di sfuggita si domandò se qualcuno avrebbe avuto la stessa costanza di Bellamy. Tutti al campo l’avevano saputo sin dall’inizio che quelle spedizioni non erano di perlustrazione ma la via di fuga di un animo tormentato e ferito dalle scelte di un’amica.
Il ragazzo in cuor suo sapeva che nessuno sarebbe andato a cercarlo, avrebbero compreso le sue scelte e lo avrebbero lasciato trovare la strada di casa da solo, nemmeno Monty, il suo migliore amico, avrebbe fatto qualcosa. Non perché non tenesse a lui tutt’altro, ma perché fra loro c’erano dei limiti e Monty non li avrebbe mai superati. Jasper li aveva cacciati tutti fuori dalla sua vita e ora era lì, in quella caverna che aveva trovato.
Distante meno di un giorno di cammino dal campo Jaha, lontana dai territori dei Tree People, nella direzione opposta di Mount Weather, sperava fosse abbastanza lontana dai territori degli altri clan.
Quella vita solitaria era difficile, specialmente le notti quando il ricordo di Maya e dei suoi amici si faceva più pressante. Laggiù in mezzo al nulla aveva trovato una sorta di apparente pace nella routine di ogni giorno.
Durante il giorno girovagava, mai troppo lontano dalla caverna, cercava cibo e il resto del tempo lo impiegava per costruirsi qualcosa, oggetti che potevano essere utili. Era un’attività che gli teneva impegnata la mente, lo stimolava fino all’arrivo della sera quando i fantasmi del passato bussavano alla sua porta.
Demoni, che giorno dopo giorno, diventavano sbiaditi come i ricordi di Maya, come i sentimenti che provava. Possibile che quello che avevano vissuto fosse solo un’emozione passeggera. Si odiava, si sentiva tradito dal suo stesso cuore.
Queste sensazioni lo facevano sentire ancora più meschino e volubile.
Ogni tanto cercava di aggrapparsi a ciò che era avvenuto negli ultimi istanti di vita di Maya, ciò che aveva perso a causa di Clarke e Bellamy e le ultime parole della ragazza gli tornavano alla mente “nessuno di noi è innocente”. Quelle parole che come un loop erano state il suo mantra per fomentare l’odio che riempiva la voragine della sua anima cominciavano ora ad assumere un diverso significato. “Nessuno di loro era innocente” ma “nessuno di loro era del tutto colpevole.” Quel mondo li aveva cambiati o semplicemente forgiati. Prima avrebbe accettato quella realtà, prima forse sarebbe riuscito a venire a patti con se stesso e la sua perdita.
Giorno dopo giorno stava cominciando a perdere se stesso senza trovare una strada da seguire.
 
Quella mattina stava raggiungendo la riva di un ruscello quando venne distratto da un uccello che aveva spiccato all’improvviso il volo.
Si immobilizzò.
Percepì la presenza di qualcuno. Con il tempo si era abituato ai rumori della foresta e cominciava a carpire qualunque suono diverso.
In quel momento era seminascosto da crinale che delimitava il ruscello. Silenziosamente si spostò quanto gli serviva per osservare oltre i ciglio.
Un uomo veniva verso la sua direzione. Si abbassò di colpo, poteva essere un grounder.
Prese un respiro, sentiva i passi avvicinarsi.
Cercò una zona più riparata dal quale osservarlo.
Alzò di nuovo il capo con la speranza che non riuscisse ad individuarlo in mezzo alla sterpaglia che cresceva sul argine del ruscello.
L’uomo dalla carnagione scura si aiutava con un bastone, sembrava anziano. Il suo viso era rivolto al terreno impegnato a vedere dove metteva i piedi.
I suoi vestiti erano sdruciti come quelli di chi ha viaggiato tanto.
Jasper nello stesso istante si rese conto che non era un terrestre ma uno di loro.
Un lampo di riconoscimento.
Thelonious Jaha, il loro cancelliere.
Era vivo.
Aveva saputo, come tutti i ragazzi sopravvissuti, l’epopea che aveva portato l’Arca sulla terra e la scelta dell’ormai Ex-cancelliere di partire alla ricerca della leggendaria citta della Luce.
Che l’avesse trovata, si chiese Jasper sorpreso.
Non gli passò nemmeno un’istante di seguire l’uomo o aspettare prima di mostrarsi.
La prima cosa che fece fu quella di alzarsi e farsi riconoscere.
L’uomo si bloccò di colpo poi una voce sussurrata raggiunse il ragazzo
“Jasper Jordan”.
Un sorriso di gioia si aprì sul suo volto che venne subito ricambiato dal ragazzo.
Si vennero incontro e, cosa che mai sarebbe potuta accadere sull’Arca o anche solo al campo Jaha dove le reminiscenze del passato erano ancora potenti, si abbracciarono.
“È bello rivederti giovanotto, è bello rivedere un viso amico” esclamò l’uomo appena sciolto l’abbraccio. Poi il suo occhi scrutarono i dintorni, in cerca di altri.
“Ci sono solo io” disse il ragazzo notando lo sguardo. Si scostò e abbassò gli occhi, non era in grado di sopportare domande.
L’uomo parve capirlo ma non potè fare a meno di chiedere inquieto “C’è ancora il campo Jaha, gli altri stanno bene?”
Jasper sorrise amaramente “Si, il campo esiste ancora e tutti stanno più che bene”.
Quelle parole furono un sollievo per l’uomo ma, allo stesso tempo, insinuarono una certa preoccupazione.
Si scrutarono, la deferenza che una volta c’era stata, la distanza delle esperienze, era difficili da superare.
“Daresti qualcosa a quest’uomo stanco da un lungo viaggio?” chiese l’ Ex-cancelliere tentando di rompere così il silenzio.
Jasper sorrise e fece strada all’uomo verso il luogo che, in quei giorni, era diventata la sua casa.
Ravvivò il fuoco e mise a scaldare dell’acqua nel quale disciolse alcune erbe che aveva trovato.
Jaha osservava i movimenti del ragazzo, il profumo di pino si sparse nell’aria. Respirò a pieni polmoni quella deliziosa fragranza.
“Cos’è?” chiese curioso mentre il ragazzo gli passava la tisana e della carne di scoiattolo arrostita avanzata dalla sera prima.
“Una tisana con germogli di pino e abete bianco. Una delle tante cose che ci ha insegnato Laudria” rispose sorridendo Jasper prima di snocciolare le proprietà benefiche di quella bevanda.
L’uomo rimase sorpreso, assaggiò cauto la tisana. Il suo sapore forte e balsamico fece subito effetto.
Si godette la bevanda, dopo giorni di semplice acqua spesso dal vago sapore stantio, quell’infuso aveva un aroma celestiale.
Si chiese per la prima volta quanto fosse in realtà cambiato il campo dopo la sua partenza. Un piccolo tarlo si insinuò nella sua mente,  fino ad allora aveva sempre immaginato il campo identico a quando era partito e, se non fosse stato così?.
“Chi è Laudria?”.
“È una guaritrice del popolo delle barche”. Il ragazzo notò lo sguardo confuso. Si rese conto che l’uomo era lontano da troppo tempo per sapere cosa fosse successo in tutti quei mesi e così cominciò a descrivere la vita al campo, dei piani per il futuro.
“ E tu, perché non sei con loro?” chiese incuriosito l’uomo quando Jasper terminò di parlare.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e mormorò “non era più il mio posto”
Jaha, sapeva da Emerson cosa era accaduto durante la prigionia dei ragazzi a Mount Weather, le ferite che avevano subito in quel periodo erano molte, si rese conto l’uomo, ci sarebbe voluto molto tempo prima che guarissero.
“Ho trovato un luogo” cominciò a raccontare “Un posto dove potremmo essere al sicuro da ogni pericolo, dove potremmo vivere la vita che ci aspettavamo quando siamo scesi sulla Terra. Ho viaggiato a lungo fino a trovarlo. Sono tornato per questo. Per portarvi tutti là come avevo promesso quando sono partito.” Concluse l’uomo osservandolo.
Leggeva negli occhi il dubbio e la confusione ma anche speranza.
“Accompagnami fino al campo Jaha” chiese l’uomo senza esitazione.
Jasper avrebbe voluto rispondere negativamente, indicargli solo la strada eppure, nel suo intimo, sapeva che rimanere là fuori non lo stava aiutando, forse era un debole, forse aveva bisogno di un altro mondo da vivere, una speranza per poter relegare ciò che era avvenuto ad un incubo del passato.
Annuì esitante poi vide l’uomo sorridergli e questo lo conquistò.
Forse le cose potevano ancora cambiare per lui. Forse c’era ancora una speranza.
 
Camminarono a lungo per tornare al campo, il silenzio inframezzava i racconti della vita al campo e quello che aveva trovato l’ex-cancelliere. Raccontava al ragazzo dei giardini, delle piante, della cupola ancora integra che faceva filtrare la luce e innondava gli spazi. Lasciava che il ragazzo riempisse i buchi con la sua immaginazione, creando davanti ai suoi occhi il paradiso che quel luogo rappresentava e, nel frattempo, sottilmente cercava di farsi un’idea di quello che avrebbe trovato arrivati al campo. Mascherò il disappunto quando seppe dell’accordo con il popolo delle barche, annuì soddisfatto quando seppe della preoccupazione nei confronti degli altri clan. Un problema sul quale sperava di fare leva sugli abitanti del campo. Comprese, parlando con il ragazzo, che Murphy non era mai riuscito ad arrivare al campo, si chiese che fine avesse fatto e, nel caso fosse apparso, se sarebbe stato un problema o meno.
Quando era partito credeva in lui ma, un sottile senso di sfiducia non lo aveva mai abbandonato. Forse ucciderlo sarebbe stata la soluzione più semplice eppure, no, non lo avrebbe fatto. Non ora che erano sulla Terra, altri sarebbero dovuti morire, gli altri, non i suoi, a meno che, non si mettessero in mezzo.
Man mano che le ore passavano e si avvicinavano al campo Jaha cominciava a fare piani, capire fino a che punto si sarebbe potuto spingere per parlare con Abby e i ragazzi che, a detta di Jasper, avevano cominciato ad aiutare il nuovo cancelliere nella gestione del campo.
 
Arrivati al limitare del bosco, ormai vicini al campo Jasper si bloccò. Parlare con Jaha lo aveva in qualche modo rinfrancato, ma lì, in sottofondo, sentiva ancora un rumore, non tutto sarebbe stato così facile, avrebbe affrontato di nuovo tutti loro. Sarebbe riuscito a guardarli in faccia senza che qualcuno pensasse alla sua superficialità. Stare da solo era stata una prova, seppure breve che forse non era riuscito ad affrontare. Oppure, tornando si sarebbe nuovamente reso conto che quel mondo, il campo, gli amici non erano più la stessa cosa per lui?.
Jaha vide da lontano il campo, era cambiato molto da quando lo aveva lasciato mesi prima, “Saranno felici di vederti, ne sono certo” disse alla ragazzo alle sue spalle “Andiamo” ma, quando si girò Jasper era scomparso fra gli alberi. L’uomo scosse la testa poi si incamminò verso il campo.
 
Alle luci del tramonto l’ex-cancelliere Thelonoius Jaha varcò le soglie del campo Jaha fra lo stupore e la gioia dei presenti.
Tutti gli si fecero vicino, ognuno di loro con mille domande o solo per osservare il cambiamento che quei lunghi mesi lontano da loro aveva apportato.
Fra la gente scorse Abby, lo aspettava all’ingresso del relitto della nave, le braccia conserte. Un sorriso di benvenuto sulle sue labbra, una luce diffidente nei suoi occhi.
Venne accolto come un eroe di ritorno da una grande impresa, con tutti gli onori. Osservava i volti sorridenti e sereni della gente, le casupole che erano state costruiti nel campo, i ragazzi allenarsi, i laboratori allestiti per le varie attività. Le guardie non indossavano più le divise, le armi e giravano rilassati fra la gente.
No, non sembravano un popolo in Esilio in cerca di una casa e per la seconda volta nello stesso giorno Jaha ebbe un motto di paura e si chiese se ciò che aveva fatto era stato giusto. 


----------------------------------------
NOTA: Grazie a tutti quelli che mi seguono, mi dispiace per questo ritardo ma, lo ammetto, ieri sera l'ho passato a commentare la 3x01 di The 100, come tutte voi immagino....straordinario inizio, finalmente l'attesa è finita e ne è valsa la pena...spero comunque che la mia storia vi stia piacendo abbastanza da seguirla ancora :)
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: Avenal Alec