“Che cosa hai intenzione di fare?”
“Lo ucciderò”
Fisso la tomba e il nome inciso, le mani nelle tasche, la rabbia che sta ribollendo dentro di me, la rabbia per non essere riuscito a salvarla. Accanto a me c’è Barry, il quale mi fissa sgomento e capisce che è meglio sfrecciare via, lasciarmi in balia dei sentimenti e delle emozioni, della voglia di ritornare all’oscurità, un’oscurità costretta perché una persona non può stare troppo a contatto con la luce.
Altrimenti potrebbe perdere di vista il suo vero obiettivo da eroe.
Mi inginocchio e prendo tra le mani una manciata di terra, trattenendo le lacrime, il respiro in bilico, la morte che soffia a pochi passi da me. Nella mia mente ho il ricordo terribile della sua uccisione, Damien Darkh che fa volteggiare coltelli e frecce e dopo le scaglia contro, trapassando il torace, il caldo sangue che scorre lungo il corpo, gli occhi della vittima che mi guardano, che mi assicurano che non è stata colpa mia, che non devo più riscendere all’Inferno.
Peccato che questa non sia una promessa che posso mantenere.
Mi alzo e mi dirigo verso la limousine. Dentro c’è Felicity, la mia Felicity, la stessa persona che mi ha fatto scoprire di essere un uomo migliore, una donna che è stata ferita nell’intimo, passando dalla dolcezza assoluta a uno sguardo freddo e glaciale.
Ci guardiamo, tra di noi ci sono i fantasmi dei ricordi, ricordi che testimoniano un amore puro, un amore fatto di baci appassionati, di sguardi di intesa, di incoraggiarsi a vicenda.
“Sicuro di volere andare da solo?”
“Io non sono solo, ho te che vegli su di me”
Adesso c’è il ghiaccio tra di noi, un ghiaccio spesso, un freddo dettato dall’odio e dalla follia sconsiderata di una famiglia che ha una visione del mondo distorta.
Vorrei avvicinarmi a lei, vorrei baciarla, vorrei lasciare alle spalle l’odore nauseabondo del terrore, affondare le mie mani nei suoi lunghi capelli biondi, vorrei ritornare l’Oliver che correva spensierato solo per fare sport e non per inseguire i criminali, vorrei trovare Felicity seduta sul banco della cucina a improvvisarsi una chef.
Come quella volta in cui aveva cercato di prepararmi una torta al cioccolato e aveva rotto il forno, il fumo che invadeva la cucina, il sensore antincendio che era impazzito e lei che era scoppiata a ridere tra le lacrime, affermando che preferiva violare un sistema di sicurezza piuttosto che cercare di essere la perfetta massaia.
E invece non posso.
“Lo sai che cosa devi fare, vero?”
Io annuisco e lei continua con un’ira non da lei “Devi uccidere quel figlio di puttana”
Batto il vetro che separa i sedili posteriori da quelli anteriori e la macchina parte. Durante il viaggio ci guardiamo, nei nostri occhi vi è il desiderio comune di  sbarazzarci una volta per tutte di Damien Darkh , il desiderio comune di ritornare alla nostra vecchia vita.
Il desiderio comune di vedere sciolto il ghiaccio che si è insinuato tra di noi.