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Autore: Neverland98    26/01/2016    2 recensioni
-Ho sentito molto parlare di te- il ragazzo assottigliò gli occhi, rendendoli due fessure del color del ghiaccio. -So che sei in grado di fare quello che faccio io- saltò giù dal cornicione e le si avvicinò, sul suo viso vedeva dipinta la stessa meraviglia, la stessa curiosità e, soprattutto, la stessa gioia che provava lei. Era come guardarsi allo specchio. -Sei reale?- le domandò infine, e nel suo tono di voce traspariva tutta la vulnerabilità e la solitudine che accomunava due esseri come loro.
Elsa annuì decisa, il ragazzo le porse la mano.-Molto piacere- disse -Mi chiamo Jack Frost-
-
Salve ^^
E' il mio primo crossover, quindi vi prego di essere buoni e di farmi sapere che ne pensate! Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE!
Prima di iniziare, volevo segnalarvi questa mia storia, se siete interessati: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3369678&i=1
E' davvero una cosa nuova, per me, e sono abbastanza in ansia ^^"
Vi preeego, dateci un'occhiata e ditemi che ne pensate (fate conto che sia Olaf a chiedervelo C;)
THAT SAID, buona lettura! :D
- Francesca.
 

 
XV
 
 
 
- Trovato!-
Babbo Natale si alzò di scatto, sbattendo il libro sul tavolo di legno. Le pareti tremarono. Era paonazzo e sprizzava gioia.- Ho trovato! Venite, guardate!-
Jack e Dentolina si scambiarono un'occhiata, confusi. E subito dopo avvamparono e distolsero lo sguardo. Era stato istintivo. Erano migliori amici da tanto tempo, tra loro c'era sempre stata un'intesa particolare. Per questo, inconsciamente, avevano cercato l'uno gli occhi dell'altra.
Il fatto che una cosa che fino a poco tempo prima era naturale causasse un tale imbarazzo ferì Jack profondamente. E anche Dentolina, ne era sicuro. Gli dispiaceva per la sua amica. Quanto doveva stare soffrendo? Mentalmente si diede dello stupido, come ormai faceva spesso. Ma perchè non si era mai accorto di nulla? Possibile che non l'aveva capito? Era stato così concentrato sui suoi sogni, sulla sua solitudine, su se stesso... Egoista che non era altro. Accidenti, se Dentolina soffriva anche solo la metà di quanto aveva sofferto lui la prima volta che aveva parlato con Elsa, che gli era sembrata così distante, allora doveva proprio essere a pezzi. Jack non sapeva cosa volesse dire che il proprio amore non era ricambiato. Non sapeva cosa volesse dire essere condannati a dare sapendo di non ricevere nulla in cambio. Era una crudeltà bella e buona. Scrutò di sottecchi Dentolina. Per tutto il tempo aveva sorriso e scherzato con gli altri. Questo invece non gli era nuovo. Fingere di stare bene e voler urlare continuamente che no, non stai bene. Stai malissimo.
- Jack, non vieni a vedere?- lo richiamò Calmoniglio. I Guardiani avevano accerchiato Babbo Natale, intorno alla grande scrivania in noce ricoperta di antichi volumi.
- Sì, certo.- scosse la testa e li raggiunse. Seguì con lo sguardo l'illustrazione sulla pagina ingiallita. - E' un cerchio...-
Cercò lo sguardo di Babbo Natale, ora che lo vedeva da vicino poteva notare le profonde occhiaie che gli segnavano gli occhi. Del resto erano giorni che tutti loro non avevano fatto altro che leggere, leggere, leggere alla ricerca di una qualunque traccia di un qualunque portale. Le fate di Dentolina avevano portato da tutto il mondo i libri delle culture più antiche. Li avevano tradotti, analizzati, studiati. Avevano iniziato a perdere la speranza. Elsa aveva insistito per aiutarli. "Siete troppo buoni." aveva protestato con dolcezza ma anche con fermezza. "In fin dei conti è una cosa che riguarda me. Conosco molte lingue, posso aiutarvi."
Ma loro erano stati irremovibili. Temevano - o meglio, Jack temeva e aveva convinto gli altri a temere altrettanto - che, in caso di fallimento, Elsa si sarebbe scoraggiata immediatamente. Non voleva deluderla così. Loro altri erano più lucidi, meno coinvolti, non si sarebbero abbattuti facilmente.
-No- precisò Babbo Natale.-E' il cerchio.-
Lo sguardo di Dentolina si illuminò.-Vuoi dire che...-
-Esatto amici miei. Finalmente trovato soluzione. Qui è scritto tutto quello che Elsa detto a Jack. Anche scritto dove trovare.-
Jack non riuscì a trattenere una risata di gioia. Non poteva crederci.- Ma è fantastico.-
Persino Calmoniglio sembrava allegro. Beh, sì, insomma, per quanto potesse essere allegro Calmoniglio.
-Allora che aspettiamo?- continuò Jack.- Andiamo. Troviamo i pezzi e...- si bloccò.
Ecco, questo era il punto.
Come aveva fatto a dimenticare il dettaglio più importante?
- E mandiamola indietro.- completò per lui Dentolina, con una nota di malcelata soddisfazione. La guardò di traverso, ma lei finse di ignorarlo.
C'era da aspettarselo. Dopotutto, non poteva fargliene una colpa.
Però faceva male lo stesso. Mandarla indietro. Era sicuro di farcela?
Scosse la testa. Certo che lo era.
Doveva smetterla di essere egoista, una buona volta.
- Finalmente- sbottò Calmoniglio.-Forse facciamo in tempo a limitare i danni.-
Babbo Natale sospirò.- Purtroppo, amici miei, non è così semplice. Pezzi di cerchio sono sparsi per mondo. E anche gli altri oggetti. Inizieremo da questi, è più semplice.-
-D'accordo. Qual è il primo?- domandò Jack.
- Primo è sciabola. Si trova negli abissi di Mare Artico. A mille metri di profondità. Qui scritto che innanzitutto noi dobbiamo costruire piccola chiave che si illumina quando vicina a oggetti che cerchiamo.-
-Oh, grandioso!- Calmoniglio non riuscì a trattenersi.- E dov'è questa piccola chiave?-
Babbo Natale sorrise, enigmatico.-E' dentro regina Elsa.-
 
 
 
***

 
 

- Dentro di me?- Elsa lo guardò, confusa.
-Esatto. Babbo Natale dice quando la spada ti ha trafitto ha lasciato dentro di te dei frammenti minuscoli... Frammenti magici, che si illuminano quando sono vicini agli altri strumenti che hanno aperto il portale.-
Elsa si portò istintivamente una mano sul petto, dove la sciabola di Jan l'aveva trapassata. Il dolore era un ricordo ancora vivido.
Diede le spalle a Jack.
Erano nella camera di Elsa. La grande camera spaziosa che gli elfi le riordinavano ogni giorno, nonostante lei implorasse di aiutarli. Alla fine, si era accontentata di dar loro una statuetta di ghiaccio ogni giorno. La forma la decidevano loro. Ci andavano pazzi.
Jack sentiva il suo marchio ovunque. Il suo profumo era come qualcosa di materiale, qualcosa di concreto che riempiva l'ambiente.
Elsa si voltò a guardarlo.- Beh, se non altro è un inizio.- sorrise e chiuse gli occhi. Era la prima volta che Jack la vedeva sorridere in quel modo. Sembrava felice, davvero felice. Era bella da togliere il fiato. E, nonostante tutto, una punta di amarezza lo colpì quando si rese conto che a lei il viaggio di ritorno non avrebbe arrecato alcun dispiacere.
-Tutto bene?- Elsa sembrò leggergli nel pensiero. Lo guardò con dolcezza.
Jack fu costretto a distogliere lo sguardo.-Sì, certo.-
-Jack, io devo ringraziarti.-
-Non c'è bisogno. Davvero.-
-Ce n'è, invece. Ti sei impegnato così tanto... Hai fatto davvero molto per me. Tutti voi, certo, ma tu particolarmente. Io, onestamente, non sono sicura di meritarmelo.-
-E perchè no?- Jack la guardò, sinceramente sorpreso.
Allora anche Elsa si sentiva in colpa per qualcosa. Anche lei aveva i suoi demoni. Come lui.
Voleva saperne di più.
Elsa abbassò lo sguardo e si sedette sul letto. La bionda treccia le ricadeva sulle spalle lasciate scoperte dal vestito chiaro.
- Ho causato molto dolore.- ammise, e dal suo tono Jack intuì che era la prima volta che ne parlava con qualcuno. In un certo senso, ne fu onorato. Era un momento molto delicato. -Alle persone a cui tengo di più. Sai, io... Come ti ho già detto, non so perchè sono così.- si guardò le mani, con curiosità. Come se non fossero le sue. -Non ne ho idea. Non lo sapevano neanche i miei genitori. Loro... Loro hanno cercato in tutti i modi di aiutarmi, di capirlo. Ma non ci sono riusciti, e sono morti quando ero poco più che un'adolescente. Erano in viaggio, la loro nave è affondata. Siamo rimaste sole io e mia sorella, ma in realtà eravamo quasi sconosciute.- lo guardò negli occhi.- Una volta, da bambine, stavamo giocando. Lei, sai, lei amava i miei poteri. Mi faceva sentire speciale, non diversa. Al punto che anch'io li amavo.- rise amaramente.- Che assurdità, vero?-
Jack la guardava impassibile, rapito dal suo racconto. La ascoltò parlare di come, involontariamente, aveva ferito la persona a cui teneva di più al mondo. Di come, per la prima volta, si era sentita un mostro. Gli parlò dell'incantesimo dei troll, del rapporto perso tra le due sorelle. Della fatica per ricostruirlo dopo aver congelato il regno. Dopo che il calore dell'amore aveva sciolto il suo cuore di ghiaccio.
Elsa si stupì di se stessa. Le parole le uscivano come un fiume in piena, un fiume che era stato troppo a lungo trattenuto da una diga e ora, finalmente, la ditruggeva e si liberava in tutta la sua potenza. Perchè era proprio così che si sentiva. Libera. Più ne parlava, meglio si sentiva. Gli occhi di Jack la seguivano attenti, interessati. Si sentì invadere da una profonda gratitudine, una gratitudine che non aveva mai provato prima e... anche qualcos'altro. Non era molto sicura di cosa, e probabilmente nemmeno voleva indagare oltre, però c'era qualcos'altro. Questo era un dato di fatto.
Ad un tratto le parole finirono. Elsa rimase a bocca aperta, come se per un breve lasso di tempo il suo corpo non fosse stato controllato da lei. E ora le veniva restituito senza preavviso. Guardò Jack, più confusa di lui.
Jack le sorrise, il suo sorriso accogliente, confortante. Attraente.
-Onestamente, non credo affatto che tu sia un mostro. Beh, magari sono un po' di parte- rise, e Elsa lo seguì. Inaspettatamente. - Però capisco quello che vuoi dire. Tutti commettono degli errori e tutti si sentono confusi. Non ci crederai, ma anche i comuni mortali tendono ad essere insicuri.- le fece l'occhiolino.- In ogni caso, perchè non mi fai vedere quello che sai fare?-
Elsa sbattè le palpebre.-Come, scusa?-
-Sì, insomma. Siamo simili, ma non così tanto. Io, per esempio, sono meglio.-
-Non è assolutamente vero!- ribadì Elsa, ridendo.
Jack si alzò dal letto con fare melodrammatico.-O, sì, invece. E anche tanto.-
-Mi stai sfidando?- Elsa gli si parò innanzi, fiocchi di neve si librarono in aria dal palmo della sua mano.
-A buon intenditore poche parole.- le strizzò gli occhi e si lanciò fuori dalla finestra, fluttuando lentamente, con nonchalance.-Allora, sai fare questo?-
-No...- lei sorrise con aria di sfida.- Ma so fare questo.-  dalle sue mani si dispiegarono scie azzurre che oltrepassarono la finestra e disegnarono un'ampia scalinata di ghiaccio in mezzo al nulla. Elsa si affrettò sui gradini.-Allora, che te ne par... Ehi!- la palla di neve la colpì senza preavviso.
.-Adesso capisco perchè i ragazzini lo trovano così divertente!- Jack le svolazzava intorno, ridendo.
- Non dovresti abbassare la guardia. Centro!-
-Ehi!-
Elsa rise. Ed era la prima volta in tutta la sua vita che rideva così. O meglio, la prima volta da quando i troll avevano cancellato la memoria di Anna.
Si sentiva una bambina. Spensierata, libera. Non aveva segreti con Jack, non più. Non doveva mantenere il controllo, non si sentiva in colpa, perchè lui sapeva cosa aveva fatto e l'aveva sminuito con tanta sincerità che Elsa gli aveva creduto. Non era un mostro, era speciale.
Erano passati anni dall'ultima battaglia di palle di neve, non credeva che si sarebbe ripresentata l'occasione.
Ora che sapeva di poter tornare a casa, non c'era davvero nulla a turbarla e per un attimo fu persino grata a Jan. Se non fosse stato per lui, non avrebbe conosciuto Jack.
Lo guardò ridere. I capelli bianchi come la neve, gli occhi allegri. Anche lui aveva sofferto, Elsa lo capiva. E più giocavano - sì, esatto: giocavano! - più "quell'altra cosa" che sentiva prendeva forma. Assumeva un nome.
   
 
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