Venezia
Mi chiedi di Venezia.
Chiedi ai mattoni
alle tegole sbrecciate
ai comignoli eretti da secoli
alle colonne dei Tolentini
alle calle e ai sotopòrteghi
ai ponti custodi di luoghi lontani
a ogni pietra che la compone
E chiedi al legno e all'acqua antichi,
belli e terribili
come un furioso temporale,
che le permettono di vivere
e la faranno morire.
Chiedi ai canali
alle loro acque verdi e calme;
chiedi all'Acqua Alta
e alle statue immortali
al fiero Leone
a san Marco e santa Margherita
e ascolta la loro risposta.
Chiedi ai vocianti di Rialto
ai savi di Dorsoduro
e ai tranquilli dei Giardini
ai dolenti delle Guglie
agli artigiani di Murano
e ai passanti della Giudecca
Chiedi alle antiche botteghe
alle vetrine
alle maschere beffarde
agli eleganti soprammobili
alle dolci caramelle
Chiedi ai gabbiani
e alla nebbia che serpeggia d'inverno
al limpido cielo sopra il Canale
al vento del Lido
Chiedi ai gondolieri
e ascolta la risposta in rima,
chiedi ai veneziani
all'ombra della Salute
chiedi a Goldoni nella sua casa
e a Goethe nel suo inchiostro
Chiedi a chi si affretta sul Ponte dell'Accademia,
chiedi a chi si perde nel labirinto,
chiedi a chi si ferma in una legatoria
in una locanda
davanti a un quadro
dentro una chiesa.
Chiedi
a chi ci ha lasciato il cuore
a chi ogni giorno cammina tra le calli
all'alba, a mezzogiorno, al tramonto
a chi ci camminerebbe tutto il giorno, senza fermarsi,
con gli occhi all'arte e il cuore sotto i piedi
nei muri
sui fili del bucato
in ogni pezzo di città,
col pensiero
a chi l'ha creata
ricompensando il mondo
con una quieta magia.