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Autore: ThorinOakenshield    31/01/2016    4 recensioni
Mai, mai trascurare il proprio hobbit.
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Sciocchissima Bagginshield, spero sia di vostro gradimento :)
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Thorin Scudodiquercia
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chiedimelo!

Un anello di fumo si librò armoniosamente sopra la testa di Dwalin.
Era da tanto tempo che il nano non si concedeva un attimo di pace per fumarsi tranquillamente una pipa, senza venir assalito da brutti pensieri. Finalmente Erebor era stata riconquistata, i Nani, gli Uomini e gli Elfi avevano vinto la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin Scudodiquercia aveva ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna.
Per quanto riguarda il signor Baggins, si era messo con Thorin e si era trasferito nella Montagna Solitaria.
Tutto era impeccabile. Insomma: il clima perfetto per rilassarsi gustandosi il buon Vecchio Tobia.
“Come stai, vecchio mio?”
Riconoscendo quella voce profonda e amica, Dwalin sorrise con la pipa tra i denti.
Il Re sotto la Montagna aveva preso posto accanto a lui, sul masso, nella quiete del bosco innevato.
“Tutto a posto” rispose il guerriero pelato. “Piuttosto tu, come stai? Come stanno andando le cose con Bilbo?” Come gli altri nani della Compagnia, anche Dwalin si era accorto che tra il Re e lo hobbit c’era qualcosa che non andava, ultimamente.
Thorin sospirò e tenne gli occhi incollati ad un ciuffo d’erba che spuntava dalla neve candida. “Si lamenta ogni giorno, dice che lo sto trascurando” rispose. “Ho cercato di spiegargli che ho un regno da portare avanti e che in questo periodo sono troppo indaffarato per chiedergli di sposarmi, ma lui si rifiuta di capire.”
Dwalin gli diede una pacca sulla spalla e fu sul punto di consolarlo, quando notò una cosa sconcertante: alte colonne di fumo si stavano levando verso il cielo, tra gli alberi.
Temendo un assalto, Dwalin e Thorin balzarono via dal masso e si inoltrarono nel folto della boscaglia.
 
                                                                                     ***

Non appena raggiunse il falò, Thorin spalancò gli occhi in preda all’orrore. “La mia macchina!” esclamò sconcertato.
All’interno di un fuoco rosseggiava un’elegante e costosissima auto nera sportiva.
Tutto sommato, Scudodiquercia avrebbe preferito incappare in dei vandali piuttosto che nella sua amatissima e fedelissima Ferrari in fiamme.
Una volta che il fumo si fu un po’ dissolto, dalle tenebre emerse la figura minuta di Bilbo Baggins. In volto aveva dipinta un’espressione maligna e soddisfatta, la quale la diceva lunga su chi fosse l’artefice di quella scelleratezza.
Thorin era arguto abbastanza da capire che era stato proprio il suo adorato hobbit a incendiargli la macchina. “Tu! Scassinatore da mezza tacca!” gridò indicandolo con dito accusatore. “Ora te la vedrai con me!” Si avvicinò pericolosamente al compagno.
Bilbo, tutto tranquillo, tirò fuori dalle tasche una sontuosa collana sbrilluccicante. “Tu osa solo toccarmi, e puoi dire addio a questo preziosissimo cimelio del tuo popolo.”
Come se avesse avuto un precipizio ai suoi piedi, Thorin Scudodiquercia si fermò di botto e non osò fare un solo passo avanti. “Quella è la Nauglamir” constatò osservando incantato il gioiello che riluceva tra le mani dello hobbit. “Il frutto del duro lavoro di noi nani… non vorrai ridurre a brandelli la Nauglamir… vero?”
“Dipende…” Piano piano, Bilbo Baggins rivolse un’occhiata eloquente al nano ed avvicinò sempre di più il monile al falò. “Mi chiederai di sposarti uno di questi giorni?”
“Passerotto,” disse Thorin impallidito, “ne abbiamo già parlat…”
“Ho capito.” Non gli diede neanche il tempo per concludere la frase: lo hobbit gettò la Nauglamir tra le fiamme ardenti, facendola scomparire in una nuvola di fumo.
L’espressione del Re sotto la Montagna era tale e quale a quella che aveva fatto quando suo nonno era stato decapitato, e quella di Dwalin non era da meno.
Questa volta il signor Baggins rivelò una collana argentata ben elaborata, al centro brillava un cuore mentre nella parte inferiore sfolgoravano dei diamanti che ricordavano vagamente delle stalattiti.
“No coniglietto mio” lo supplicò Scudodiquercia scuotendo disperatamente la testa. “Le gemme di Lasgalen no, Thranduil ha promesso di pagare un buon prezzo per queste!”
“Che peccato!” Senza il minimo riserbo, Bilbo fece divorare dalle fiamme anche quel prezioso gioiello.
Quando si pensa di aver ormai toccato il fondo e che non possa andare peggio di così, si può pur sempre aprire una voragine e sprofondare ancora di più: Bilbo Baggins tirò fuori l’Arkengemma, la quale era ancora più bella sotto la luce invernale, con la neve che le cadeva delicatamente sopra.
A quel punto, il Re sotto la Montagna ebbe una gran voglia di mettersi ad urlare, mentre Dwalin era troppo inorridito e addolorato per intervenire.
“Passerotto, l’Arkengemma no!” lo pregò con aria disperata Thorin Scudodiquercia, rinunciando per un momento alla sua dignità e al suo orgoglio. “Tutto, ma l’Arkengemma no!”
Lo hobbit stava giocherellando con il Cuore della Montagna: lo lanciava in aria con noncuranza per poi riprenderlo con la stessa mano. Rivolse al compagno uno sguardo vittorioso: l’aveva in pugno. “Chiedimelo.”
L’espressione del Re dei Nani mutò: da disperata e spaventata divenne confusa. “Cosa?” Era troppo preso dalla questione dell’Arkengemma per ponderare su quella semplice intimazione.
“Di sposarmi,” gli rispose con sufficienza Bilbo Baggins.
“Vuoi sposarmi?” gli chiese tenendo gli occhi incollati alla gemma.
“Chiedimelo meglio.”
Thorin sorrise nervosamente. “Luce dei miei occhi, mio grazioso passerotto,” esordì disgustato dalle se stesse parole, “vuoi sposarmi?”
“Smettila di fissare l’Arkengemma!” sbuffò lo hobbit. “Sembra che tu lo stia chiedendo a lei.”
“Mio coniglietto!” proruppe Thorin Scudodiquercia innervosito e ansioso di tornare a stringere fra le sue braccia il Gioiello del Re. “Vuoi concedermi il piacere di diventare mio marito?” Questa volta era stato molto attento a non volgere lo sguardo alla pietra.
In men che non si dica, Bilbo Baggins era guizzato fra le braccia del nano, facendolo cadere a terra. Prese a baciargli continuamente la bocca. “Certo che voglio sposarti, amore mio!” squittì come un’ochetta in calore.
Nel frattempo, il Re non aveva levato gli occhi dal Cuore della Montagna, il quale si trovava immerso nella neve soffice, riflettendo la luce del sole.

   
 
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