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Autore: Nocturnia    02/02/2016    5 recensioni
"Overwatch."
"Che razza di nome sarebbe?"
"Avevo pensato a Oracle, ma era già occupato."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Thea Queen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Overwatch
Disclaimer: Oliver Queen, Felicity Smoak e tutti gli altri personaggi appartengono a George Papp e Mort Weisinger, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



"Great heroes need great sorrows and burdens,

or half their greatness goes unnoticed.
It is all part of the fairy tale."
- Peter S. Beagle -




Overwatch




Star City ha cambiato nome, identità, vestito; ha indossato una nuova maschera, un nuovo sorriso - ha nascosto le ferite di una guerra che aveva creduto di poter vincere.
Metropolis l'ha ascoltata piangere, indulgente; Gotham le ha riso in faccia con la dissennata arroganza di chi ha troppe cicatrici per poter ricordare la propria pelle.
È tiepida la notte di Star City, un cielo pieno di stelle e quieto - rassegnato.
Oliver curva le spalle, ascolta il silenzio.

Il danno alla colonna vertebrale è permanente.

Al suo fianco Laurel è un profilo scuro, durissimo.
Dondola sui talloni, sfiora con la punta delle dita i bastoni da escrima.
Ha raccolto ciò che rimaneva di Sara e ne ha fatto qualcosa di diverso - di nuovo.

Black Canary.

"Che c'è?" gli chiede, e sorride, ricordandogli un tempo in cui correre sui tetti era roba per nerd e patiti di fumetti. (non miliardari e avvocati)
"Niente." replica, e Thea sbuffa, arricciando un angolo delle labbra.
"Bugiardo." è tutto quello che gli dice, stirandosi all'indietro "Quella faccia... " e gli punta l'indice contro "racconta sempre una storia diversa."

Felicity.

Oliver apre la bocca, la richiude.

"Arriverà un giorno in cui ti verrà richiesto un prezzo sempre più alto. Non c'è un limite, una linea di demarcazione. Questa vita - questa città - non fa sconti, non ha pietà. Se ne frega dei tuoi sentimenti, delle tue speranze, dei tuoi affetti. Ciò che le importa davvero è prendersi tutto, ora e per sempre. Devi essere pronto ad affrontare una simile eventualità, Oliver."

"Non meritava quello che le è successo."
Diggle annuisce, controlla il carrello della pistola.

"Overwatch."
"Che razza di nome sarebbe?"
"Avevo pensato a Oracle, ma era già occupato."

"Nessuno di noi lo merita mai." lo interrompe Thea "Eppure è ciò che facciamo: ciò che siamo. Lo scudo che ripara questa città - questa gente. Siamo l'unica cosa che li divide dal caos, dalla follia. Ed è questa la strada che abbiamo scelto."

"Mi dispiace per la signorina Smoak."
"Grazie."
"Si riprenderà."
"Come lo sai?"
Un sorriso storto - sbagliato.

L'auricolare si accende con un ronzio di sottofondo, la voce di Felicity interrompe i suoi pensieri.
"Ho sbloccato le porte." e c'è tutto l'orgoglio di chi ha saputo rialzarsi in quelle parole; la forza di chi non ha alcun superpotere, se non quello della propria mente "Da qui in poi avete la strada libera."
Laurel gli sfiora il braccio, inclina la testa verso la sede dell'A.R.G.U.S.
Per un attimo, un doloroso istante, Oliver li vede tutti.

Suo padre, sua madre, Shado, Tommy, Slade, Felicity.

Corpi spezzati, vite distrutte.
Domani a cui aveva strappato ogni possibilità, martiri di una causa che lui aveva iniziato - di cui era responsabile.

"Succederà. E in quel momento capirai che no, non sei solo. Nonostante i tuoi sforzi."

"Andiamo a prendere a calci in culo qualche terrorista." esordisce Thea, e si lancia sull'edificio adiacente.
Diggle la segue, Laurel gli tende la mano.

"Capirai che hai ancora una famiglia."

Oliver intreccia le dita a quelle di Laurel, accetta un tacito invito - una silente resa.
Felicity ride dall'altra parte del silenzio e gli ricorda il motivo per cui ancora combatte - per cui non si è ancora arreso.

"Perché nessuno mai debba soffrire come abbiamo fatto noi."

Eroe è solo l'altro nome che diamo a chi si fa carico anche del nostro dolore.


   
 
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