“Quando ti ho detto che potevi venire da me mentre studiavo, non intendevo venire a distrarmi.”
Dean sorride sulla sua pelle. Ha il viso completamente nascosto nell’incavo del suo collo e la stava riempiendo di piccoli baci fino a quando lei non ha deciso di uscirsene con quella frase.
Sono sdraiati sul letto, a pancia in giù. Lei ha gli occhi fissi su un libro alto quanto un mattone, i capelli che ricadono lunghi sulle pagine e coprono i frammenti di qualche parola. Lui non sa nemmeno che materia stia studiando.
La ragazza si mette a sedere, incrociando le gambe come un’indiana e lo guarda. Dean si gira in costa, mettendosi su un fianco e appoggiandosi ad un gomito. Ricambia lo sguardo, senza dire niente, solo sorridendole.
Lei lo guarda con quegli occhi così grandi, così belli, così sinceri. Ci va matto, per quegli occhi. Gli hanno fatto perdere la testa dal primo momento che li ha visti.
Ripensa a come si sono conosciuti. Lei era venuta a fare visita alla Sonny’s Home for Boys dove Dean stava da qualche giorno. Suo padre l’aveva lasciato li per punirlo, per insegnargli che se fai una cazzata, ne paghi le conseguenze. Il suo vecchio non sa che gli ha fatto il favore più grande del mondo: se non l’avesse lasciato in quel posto, non l’avrebbe mai incontrata.
Ricorda che appena l’ha vista il suo cuore ha iniziato a martellargli forte in petto. Era così bella. I capelli sciolti al vento e un vestitino rosso che le arrivava fino alle ginocchia, leggero e delicato, come la sua bellezza.
Sonny l’aveva accolta con un abbraccio e avevano iniziato a parlare.
Quando poi l’aveva vista andare via, si era avvicinato a Sonny per chiedere informazioni. L’uomo l’aveva guardato con lo sguardo tipico di chi la sa lunga e sorridendo aveva detto che era la figlia di un suo caro amico.
Aveva avuto altre occasioni per incontrarla perché lei passava da Sonny quasi tutti i giorni, perciò Dean si era fatto coraggio e si era avvicinato.
La prima volta che ha incrociato i suoi occhi, ha pensato che niente fosse più bello di quel colore.
Se ripensa a come si è comportato, si da della femminuccia. Era così insicuro che ha passato tutto il tempo a balbettare e grattarsi la nuca. Lei con un solo sorriso, riusciva a disarmarlo della sua armatura da maschio strafottente e sicuro di se. La cosa, se ci pensa, non gli dispiace per niente. Con lei si sente libero di essere se stesso, con lei può essere Dean Winchester il sedicenne che passa pomeriggi a fare passeggiate in mezzo a campi pieni di fiori di cui non conosce nemmeno un nome, mentre lei glieli elenca uno per uno. Potrebbe ascoltarla parlare di fiori per ore, anche se a lui non interessano. Gli basta sentire il suono della sua voce così interessata, così intenta a descrivergli per filo e per segno le caratteristiche di quel fiore. Adora sentirla parlare in generale. Adora vedere quella luce che le illumina gli occhi quando parla di qualcosa che la entusiasma particolarmente. Forse la adora e basta, perché con lei può essere normale.
Possono andare al cinema a vedere un film che nemmeno trovano interessante, solo per avere una scusa per poter pomiciare o tenersi per mano o concedersi quelle tenerezze tipiche della loro età.
Possono andare al mare e raccontarsi i loro sogni, anche quelli più assurdi, anche quelli che di realistico non hanno niente, senza la paura di essere giudicato, perché i sogni – come dice lei – sono belli proprio per quello, perché puoi esagerare, puoi pensare a cose che normalmente non faresti mai e va bene lo stesso, perché altrimenti non li chiameresti sogni.
Con lei, può dimenticarsi di tutte le cose brutte che ha visto, che ha vissuto. Può dimenticarsi del lavoro che fa suo padre e che anche lui da grande dovrà fare perché sono gli affari di famiglia.
Con lei è felice, spensierato, sereno. Si sente leggero come non gli capitava da un sacco di tempo.
“Mi stai fissando, Winchester.”
Lui si allarga in un enorme sorriso.
“Non posso più farlo, adesso?”
“Non era un rimprovero, era una costatazione.”
Si sdraia vicino a lui, accostandosi per bene e guardandolo dal basso. Con lei così vicina, il mondo sembra meno schifoso.
“Pensavo dovessi studiare.”
“Pensavo non ti importasse.”
Dean ridacchia e si china su di lei per posare le proprie labbra sulle sue. Quando lei le schiude e da via al bacio, Dean capisce che se la felicità avesse un sapore, sarebbe proprio quello.