Sur la Lune
La
prima volta che lo vide fu a Parigi, anni addietro. I riccioli neri,
provenienti dal Tartaro, acconciati in boccoli gentili ad
incorniciare quel viso di neve. Un medico avrebbe potuto tracciare
l'esatto percorso delle vene bluastre, tanto la pelle era traslucida.
La bocca di una rosa e gli occhi di un aconito, spaziava seriosamente
per la sala con la dignità che solo un cervo poteva avere.
Od un
principe – dipendeva dal punto di vista.
Lo Chevalier si esibì
in un profondo inchino, mentre i suoi occhi color delle tenere gemme
in primavera riuscivano a stento a distogliersi dalla
severità
emanata dalla figura di Philippe I, duca d'Orleans. Il suo corpo,
efebico, che cantava della Magna Grecia, era fasciato in un elaborato
bustino color ocra, il viso da bambino adulto ora voltato verso la
finestra. E suo malgrado, Lo Chevalier lasciò scivolare lo
sguardo
sulla mascella volitiva.
Colui che gli stava davanti, incurante
delle risate di scherno degli altri nobili, un passo indietro
rispetto al Re, era un celestiale connubio di perfetti contrasti.
Veleno e voluttà raccontavano occhi e bocca, i tratti
fanciulleschi
induriti dall'espressione adulta e la mascella delineata, piattezza e
spigolosità celati sotto le vesti tipicamente femminili. Lo
Chevalier a lungo aveva pregato per essere accolto in Paradiso, ma
ora ne aveva la prova: alcuni angeli cadevano davvero.
“La
gente ride di voi, ma voi restate imperturbabile.” Fu
così che il
biondo cavaliere esordì, giungendo alle spalle del fratello
del re e
scacciando con un gesto noncurante della mano un violinista che si
era appartato con l'oggetto delle sue curiosità.
Philippe seguì
il musicista e posò uno sguardo supponente su chi gli aveva
appena
rivolto parola. Gli venne offerto dello champagne, che lui
accettò
con un'occhiata vaga.
“Dovrebbe tangermi, Chevalier?”
Lorraine si mise le mani dietro la schiena e si dondolò
appena sui
talloni, sorridendo furbescamente tra sé.
“Certo che no,
Vostra Altezza. Chiedevo solo, poiché raramente ho visto
incedere
donne con tanta grazia. Insomma, senza offesa, ma l'ultima voce che
girava sul vostro conto vi ritraeva come uomo.”
Philippe
sfarfallò le ciglia un istante, drizzando il mento con
fierezza. Poi
sorrise in modo affettato e la lama che era nascosta tra quelle
labbra d'Eros doveva poter tagliare l'aria.
“L'ultima volta che
ho controllato ero uomo, difatti. Ed in ogni caso, se siete attento
come volete far credere, dovreste anche sapere che mi vesto
così fin
da quand'ero bambino.”
E lo disse con tanta dignità e
sicurezza che avrebbe potuto bruciare l'Olanda, mentre si bagnava
appena le labbra con lo champagne che l'altro gli aveva offerto.
“Sono talmente attento d'aver notato che non dovreste stare
qui, Philippe. Le possibilità dovrebbero essere due: o a
dare il
volto a qualche cherubino, o nel letto di qualcuno.”
Ed a Lo
Chevalier non balenò neanche per la testa la
possibilità d'aver
esagerato. Le occhiate erano state fugaci, tante e promettenti.
Dietro le iridi così generosamente colorate, c'erano letti
sfatti ed
un amore forse malato, che era tuttavia già scoccato.
Nessuno
dei due credeva al colpo di fulmine. Eppure erano lì.
Il duca
d'Orleans si voltò di scatto verso l'altro, il viso ora
indurito in
un'espressione arcigna. I bei tratti femminei ed efebici disfatti,
sgretolati dietro il capriccio d'un principe.
“Avete idea di
chi avete davanti, Chevalier?”
“Completamente, Principe.”
Ed
ora le coperte erano davvero sgualcite, sudate e aggrovigliate tra le
gambe disegnate di entrambi. Era un cubo di Rubik, quello dei loro
corpi, inscindibili. Neanche loro avrebbero mai saputo dire dove
finiva uno e dove iniziava l'altro.
Il primo a svegliarsi fu
Philippe, con un mugugno di protesta che risolse nascondendo il
proprio viso contro la spalla del cavaliere. I capelli erano
filigrane d'oro e d'ebano, dai cui intrecci sarebbe stato possibile
far nascere un regale arazzo.
Fu anche il turno di Lo Chevalier
di aprire gli occhi, mentre si rigirava nell'abbraccio in cui il
principe l'aveva chiuso e posava sul petto di lui un bacio bagnato.
“Perché vi vestite così?”
La voce del biondo era
arrochita ed impastata dal sonno, mentre Philippe sussurrava un
“mon
Dieu” e respirava profondamente l'odore del suo amante.
“Perché
vi interessa?”
E Lo Chevalier si allontanò un po' dal corpo
d'alabastro dell'altro, duro come il cristallo e delicato come quello
di un pettirosso che ancora non s'era macchiato di sangue.
“Perché
non potrete più fare un passo senza di me, d'ora in avanti.
Perché
ogni giorno che sarò costretto a non toccarvi,
sarà un giorno
passato da morto.”
Seguirono delle occhiate cariche del mondo
ammutolito. Cariche d'aridi deserti inondati da oceani, cieli rossi e
amori concessi. E poi fu un bacio, così lento, caldo e bello
che
quasi gli uccelli si zittirono e la corte perse la sua ipocrisia. Coi
loro baci, il mondo girava all'incontrario.
“Sei un adulatore.”
“Un uomo onesto!”
Fu questo il rapido scambio successivo a
quel contatto e quelle carezze umide, mentre Lo Chevalier sorrideva
di quel suo sorriso mellifluo dietro cui Philippe già vedeva
Gioia e
il principe stringeva le labbra e aggrottava le sopracciglia, rapito.
Trovare la propria dimensione in un letto non era cosa da poco.
“E'
perché non devo oscurare il Sole. Perché io sono
nato pioggia e
nuvole e mio fratello centro.”
Gli confessò Philippe,
chiudendo pacificamente le palpebre sotto le carezze sornione del suo
amante, ora concentrato sul movimento impercettibile che le labbra da
bacio dell'altro compivano.
Lo Chevalier gonfiò il petto e
sollevò gli occhi al cielo, mentre esalava un sospiro
paziente.
“Magari sei nato nuvola, angelo o rana. Ma ti celi
cos'è ovvio
agli occhi di tutti, ma mignonette. Sai
cos'è l'opposto del
Sole, terribile, elegante e bellissima?”
Soffiò in un miagolio
il biondo, mordendo giocosamente la guancia all'altro che
aprì le
palpebre, incuriosito come un gatto da un gioco nuovo.
“Cosa?”
Lo Chevalier gli sorrise e Philippe trovò in quella curva
derisoria il senso di rabbia e felicità della sua vita.
“La
Luna. Sei Luna, mon amour.”
Walking_Disaster's
corner:
Chi l'avrebbe mai detto che sarei tornata a
pubblicare su un fandom che ancora è classificabile come
“sfiga-fandom”. A me le cose semplici proprio non
piacciono, eh?
Btw, spero vi piaccia! E' un ritorno alla scrittura tiepido, non
so neanch'io se mi piace o no, ma – su Philippe e Chevalier
non
potevo evitare di scrivere. Sarebbe stato fuori legge.
A breve
questa FF (si spera che) verrà messa anche su AO3 e vi
allegherò
qui il link.
Lasciatemi due paroline,
merci beacoup-
WD