Stronger than you
Gli
scoppiava la testa.
Il
silenzio e il buio della stanza che condivideva con Napa e Radish
non contribuivano ad alleviare quel dolore ad intermittenza che da un'ora gli
stava sfondando le tempie, eppure si ostinava a pensare, a rimuginare sulle
poche cose che sapeva sperando di trovare un'idea, un piano anche solo
vagamente accettabile per mettere fine a tutto quello strazio che ormai lo
assillava da anni.
Se
ne stava immobile, seduto per terra con la schiena appoggiata al letto, con gli
altri due Saiyan nella stessa posizione, uno alla sua
destra, l'altro alla sua sinistra.
«Prima o poi lo
ucciderò.» Il
vocione di Napa spezzò il silenzio, costringendo Vegeta ad aprire gli occhi. La
luce verdognola del corridoio, che entrava dalla vetrata rettangolare posta in
cima alla porta che aveva di fronte, lo obbligò ad abbassare lo sguardo,
ricordandogli senza pietà che le pupille erano ancora troppo abituate
all'oscurità.
«E sentiamo, chi
vorresti uccidere?»
Domandò stizzito con tono sprezzante.
«Dodoria,
ecco chi. Gli piace pavoneggiarsi perché sa di avere il culo protetto, quel
bastardo.»
«Smettila di dire
stronzate. Non ucciderai nessuno.» Richiuse gli occhi. Era stanco. Stanco
di vivere, stanco di fingere obbedienza, di autoconvincersi di avere ancora un
briciolo di dignità, di essere ancora un nobile. O almeno riconosciuto come
tale. Stufo di essere stanco.
«Hai intenzione di
essere lo schiavo di Freezer per il resto dei tuoi giorni? Io no. Preferisco
morire piuttosto che conquistare ancora per lui.»
Radish non
aveva ancora aperto bocca, lasciando a Napa l'onore di dar voce a quelli che
erano i pensieri di tutti e tre. Perché anche Vegeta, nonostante frenasse gli
istinti di Napa, non poteva non dare ragione a quello che, un tempo, era stato
una delle guardie reali. Ma da buon principe qual era, Vegeta sapeva bene come
muoversi. Nel tempo aveva sviluppato notevoli qualità intellettive, le quali
avevano incuriosito positivamente Freezer che, oltre ad apprezzare i guerrieri
forti e prestanti, amava potenziare il suo esercito con leader che sapessero
usare anche il cervello oltre ai muscoli. E Vegeta poteva vantare entrambe le
cose. Gli era stato insegnato a sapersela cavare anche in maniera furtiva,
perché sebbene i Saiyan fossero un popolo rozzo e
violento, gli esponenti reali ricevevano un addestramento molto più completo e
teorico rispetto alle seconde e terze classi.
Vegeta
sfruttava la situazione a suo vantaggio senza destare sospetti, perché un Saiyan comune avrebbe attaccato Zarbon
e Dodoria alla prima occasione, proprio come Napa. Lui
no.
«Allora la prossima
volta attaccalo. Moriresti nel giro di cinque secondi.» Lo
zittì. Il pelato serrò i denti, tra i tre era secondo in potenza solo a Vegeta,
che a sua volta non poteva competere con Dodoria,
figuriamoci con Zarbon. A Freezer, per il momento,
non pensavano neanche.
«Vegeta
ha ragione, pezzo di idiota.» Radish parlò,
infastidito da tanta spavalderia ingiustificata. Lì dentro, l'unico che potesse
permettersi di darsi arie era il Principe, ma persino lui evitava, riconoscendo
i suoi limiti. In quell'astronave il suo titolo valeva meno di zero, Freezer
cercava di tenerlo buono sottolineando ogni tanto il fatto che fosse di sangue
reale, ma a Vegeta -e a tutti gli altri- suonava più come una presa in giro. E
nonostante tutto sopportava. Sopportava senza mai sgarrare, senza mai farsi
tradire neanche da una smorfia. Quante volte aveva ignorato gli insulti di Zarbon? Quante umiliazioni aveva incassato? E quante volte
aveva represso la voglia di ribellarsi? Troppe. Aveva perso il conto. Lo ammirava
per questo, era fiero di avere come Principe e come caposquadra un uomo come
lui. Sempre composto e preparato.
«Non
dirmi che ti va bene questa situazione!» Berciò Napa, indignato. Possibile che
fosse l'unico a sentirsi umiliato peggio di un animale?
«Qui
a nessuno garba la situazione, ficcatelo bene in testa.»
Vegeta riaprì gli occhi, deciso a stroncare quella stupida e inutile
discussione. «Freezer sta sfruttando la nostra forza per
ampliare il suo dominio, questo lo so benissimo, ma cosa proponi, eh? Di
attaccarlo? Nelle condizioni in cui siamo adesso non abbiamo nessuna speranza.» Lo
guardò serio, aspettando che il compagno ribattesse. «Sopprimo
l'istinto di attaccare quei due buffoni solo perché non servirebbe a niente.
Non mi darebbe onore morire esattamente come tutti gli altri, al contrario, gli
darei solo soddisfazione. Freezer, a sua insaputa, ci sta allenando. Mandandoci
a morire in tutte quelle missioni, non sospetta minimamente che ogni volta che
guariamo diventiamo più forti, e questa cosa lo porterà alla morte. Devi solo
avere pazienza. Quando avrò raggiunto una potenza tale da sconfiggerlo prenderò
io il suo posto.»
Vegeta
non era come tutti gli altri. Lui pensava, era un falso doppiogiochista.
Lasciava credere agli altri di avere la meglio, ma alla fine era lui a
fotterli. Sempre e comunque.
«Quanto
credi che ci vorrà prima di raggiungere una forza sufficiente ad ucciderli?» Radish serrò la presa sui bicipiti, pregustando già il
momento in cui si sarebbero vendicati di anni di prigionia.
Vegeta
scosse piano la testa, tenendo lo sguardo fisso a terra. «Non
ne ho idea. Anni. Non saprei dirti quanti di preciso. La cosa certa è che più
missioni portiamo a termine, prima arriverà quel giorno.»
Dovevano allenarsi e diventare più forti. Erano gli ultimi tre, gli ultimi tre Saiyan nell'universo, ed era suo preciso dovere dimostrare
a quella marmaglia di alieni impreparati che militavano per Freezer, che lui
era il miglior esponente della miglior razza combattiva in circolazione. Al
diavolo le vendette, al diavolo suo padre. Non aveva fatto altro che riempirgli
la testa di inutili fandonie sulla forza della loro famiglia e dell'orgoglio
dei Saiyan, ma alla prima occasione si era venduto a
Freezer come il peggior mercenario, cedendo lui, suo figlio, il suo unico
erede*, al tiranno che li aveva sottomessi.
D'improvviso
si ricordò di un piccolo, ma fondamentale dettaglio.
«Kakaroth.»
Disse soltanto.
«Cosa?»
Il
Principe guardò Radish. «Kakaroth,
tuo fratello. Dovrebbe essere ancora vivo, sulla Terra non dovrebbe aver avuto
grosse difficoltà.» Se
lo ricordava appena, quel Kakaroth. Vegeta aveva solo
quattro anni quando quel neonato piagnucolone era stato spedito sulla Terra.
«No,
suppongo di no. A cosa ti serve, scusa?»
«Lo
addestrerai. O lo farò io, se necessario, l'importante è che venga messo al
corrente. Un Saiyan in più non potrà che essere d'aiuto.»
Radish
annuì concorde. Non faceva molto affidamento sulla potenza del fratello, poiché
sulla Terra non poteva aver avuto chissà quali occasioni per migliorare, ma se
allenato correttamente, Kakaroth poteva rivelarsi
d'aiuto.
«Come
lo rintracciamo?»
Domandò.
«Andrai
di persona non appena Freezer ci concederà del riposo. Non penso dovremo
aspettare molto.» Gli
altri due annuirono e Napa piegò la testa di lato, facendo scricchiolare il
collo. Non aveva mai dubitato di Vegeta, lo conosceva abbastanza bene da sapere
quanto lo irritassero i modi di Zarbon e Dodoria, ma non riusciva a spiegarsi come potesse restare
così calmo davanti a quel palese rispetto derisorio. Lui era perfettamente
consapevole di non avere speranze contro quei due alieni, ma la soddisfazione
di non piegarsi di fronte alla loro arroganza se la voleva togliere.
Senza
aggiungere una parola, Vegeta si infilò nel letto, coprendosi fino a metà busto
e dando le spalle alla porta. La fastidiosa luce del neon del corridoio lo
tormentava nonostante avesse gli occhi chiusi, ma si sforzò di ignorarla.
Doveva dormire, doveva calmarsi e riposare. Aggrottò le sopracciglia a quel
pensiero. Non dormiva rilassato da anni, ormai. Ogni notte la passava con i
nervi tesi e i muscoli pronti a scattare in qualsiasi momento, le palpebre
abbassate per riposare, ma senza mai cadere in un vero e proprio sonno
ristoratore. Il fisico cedeva solo a tarda notte, concedendosi a malapena un
paio d'ore di sonno profondo, ma poi si svegliava, drizzando le orecchie ad
ogni minimo rumore percepisse temendo un attacco a sorpresa. Molte volte si era
ripetuto che Freezer non l'avrebbe mai ucciso così, che se l'avesse voluto
morto l'avrebbe ammazzato tempo addietro e certamente in un modo diverso,
probabilmente malmenandolo di persona, eppure non si dava pace. Non si fidava
di nessuno tra gli alieni che viaggiavano su quell'astronave, se non dei due Saiyan che in quel momento stavano russando bellamente a
pochi metri da lui.
Sospirò
esausto. Voleva dormire, gli occhi gli bruciavano e il corpo implorava pietà.
Era stanco, le ossa doloranti e i muscoli provati. Non che una dormita gli
avrebbe alleviato il dolore, ma sperava almeno di alleggerire la mente.
Le
palpebre iniziarono a diventare pesanti, il muro metallico che aveva a una
spanna dal naso iniziò a diventare sfocato, così come l'alone di luce accecante
che dalla porta si rifletteva sulla parete fredda e lucida. Si mosse piano
sotto la coperta, percependo appena i suoi stessi movimenti e infine crollò,
arrendendosi alla stanchezza.
Quando
si svegliò di soprassalto non si ricordò nemmeno di essersi addormentato.
Nonostante il sonno profondo, i suoi sensi percepirono nettamente il rumore metallico
non poi così distante dalla loro stanza.
Rapidamente
allungò una mano, afferrando lo scouter appoggiato a
terra, accanto al letto, per poi metterlo sull'occhio sinistro. Lo accese, ma
sul display non apparve nulla. Non c'era nessuno nei paraggi, eppure il rumore
non se l'era sognato.
Si
tolse l'apparecchio imprecando a denti stretti, poi si lasciò cadere sul
materasso. Doveva calmarsi e smetterla di essere così paranoico. Nessuno su
quella fottuta astronave aveva voglia di perdere tempo per ammazzarlo di notte.
Freezer non era clemente con nessuno, non concedeva riposo a nessun soldato se
non nel periodo prestabilito, quindi quale folle avrebbe sprecato quelle poche
ore di sonno per tentare di farlo fuori? Inutilmente, tra l'altro, perché gli
unici in grado di metterlo in difficoltà erano appunto Dodoria,
Zarbon e ... Kyui. Già.
Quel pidocchioso alieno viola con forza combattiva di diciottomila. Esattamente
come la sua. Ma no, era da escludere fosse lui. Ricordava perfettamente di
averlo visto partire in missione per un pianeta lontano qualche giorno prima.
Chiuse
gli occhi e tirò un profondo respiro. Era troppo prezioso per Freezer. Per
quanto si ostinasse a sminuirlo davanti a tutti, Vegeta sapeva benissimo di
essere uno dei più forti dopo la squadra Genew. Era
uno dei prediletti, e con questo pensiero a placargli l'ansia riuscì a
riprendere sonno.
***
Da
quella notte tormentata erano passati un paio di giorni. L'alba giunse troppo
in fretta per tutti, anche se dando una rapida occhiata dagli oblò si poteva
intuire di essere nello spazio aperto, senza nessun sole cui fare riferimento.
Avrebbero potuto dormire ancora per quel che ne sapevano, ma l'impianto
acustico presente in tutte le stanze era stato forte e chiaro: era ora di
alzarsi.
I
tre Saiyan si stavano dirigendo verso la mensa per
consumare la loro colazione, quando la voce melliflua di Dodoria
chiuse la bocca dello stomaco del Principe.
«Freezer
ha chiesto di voi. Soprattutto di te, Vegeta.» Nonostante fosse più basso
ed esile, il Principe gli riservò una delle sue tipiche occhiate, un misto tra
compassione, derisione e superiorità. Perché per quanto quell'alieno rosa si
vantasse della sua forza fisica, per Freezer non era altro che un pidocchio
fastidioso, utile solo come schiavo personale da usare per le faccende noiose.
«Andremo
a fargli visita non appena avremo finito la nostra razione.»
Fece per superarlo, ma la stazza di quel ciccione occupava quasi tutto il
corridoio.
«Quanta
fretta! Voi scimmioni non ragionate più quando davanti al naso avete del cibo, hmhm. Se vuoi un consiglio, fossi in te andrei da Freezer a
stomaco vuoto.» Ghignò sadicamente, ma Vegeta lo imitò.
«Qui
dentro sei tu l'unico che dovrebbe digiunare. Mi domando se sotto quello spesso
strato di lardo ci siano dei muscoli.» Stava tirando la corda, ne era
perfettamente consapevole, ma il suo orgoglio gli imponeva di rispondere.
«Come
osi?!»
Berciò Dodoria. Trasudava rabbia, avrebbe tolto di
mezzo gli ultimi tre esemplari Saiyan in quel preciso
istante, ma sapeva che Freezer non avrebbe gradito.
Vedendolo
esitare Vegeta ghignò ancora, superando l'alieno.
«Oso
eccome, ricordati chi hai davanti» e nel dirlo, stavolta, non rise.
Entrò
nel salone allestito a mo' di mensa. Era una stanza ampia e squadrata, con
tavoli metallici rettangolari più o meno lunghi e, in fondo, sul lato di fronte
all'entrata, una tavolata piena di vassoi da cui ognuno poteva servirsi
autonomamente. I tre Saiyan riempirono due piatti
ciascuno, per poi occupare il loro solito tavolo, che si trovava all'estrema
destra della parete da cui si accedeva alla mensa.
***
La porta
metallica si aprì al loro passaggio, mostrando ai tre Saiyan
la sala comandi dell'astronave, luogo in cui Freezer se ne stava rintanato
giorno e notte.
Egli
mostrava il suo profilo corrucciato, volgendo lo sguardo oltre l'enorme oblò
che aveva davanti.
«È
sorprendente»
iniziò con un mezzo sorriso «come un moccioso di
quattro anni possa essere più forte del guerriero più rispettato del pianeta,
non è vero?»
Vegeta serrò un pugno, mantenendo la stessa espressione seria e apparentemente
apatica alla situazione. «Tuo padre non avrebbe
saputo insegnarti nulla che già non sapessi, sarebbe stato uno spreco lasciarti
su quel sasso abitato da gorilla rozzi e arretrati.»
Proseguì continuando a guardare lo spazio aperto. «Sai
a cosa stavo pensando ultimamente?» Si girò a sinistra, degnandosi di
guardare in faccia il Principe.
Vegeta
non rispose. Il pugno destro, ancora serrato, iniziava a dolergli.
«Pensavo
che, nonostante tutto, il tuo potenziale è ancora sprecato. Stavo ponderando
seriamente di farti diventare il mio braccio destro, di metterti al comando di
uno dei miei eserciti in modo da darti il potere e il rispetto che meriti data
la tua forza, ma qual è la cosa che non può assolutamente mancare in
un'alleanza simile?» Zarbon lo fissava con astio, ma di quello non si stupiva.
Sapeva di stargli sull'anima, odiava il fatto che un rozzo e sanguinario
guerriero come lui fosse il pupillo del suo capo.
Dodoria si
limitava a guardarli, facendo saltare lo sguardo da Napa a Radish,
e infine su di lui.
I
suoi sottoposti erano ammutoliti, neanche li sentiva respirare.
«Ti
ho fatto una domanda, Vegeta» incalzò facendo ruotare la strana sedia
volante su cui stava seduto.
«La
lealtà»
«Esatto»
ghignò appena «la lealtà. Tu mi sei leale, Vegeta?»
«Certo,
Grande Freezer»
rispose senza neanche pensarci e Napa continuava a non capacitarsi di come
riuscisse a mentire con tanta spavalderia.
«Davvero?
Perché mi sono giunte voci che non mi sono affatto piaciute. Te lo dico
francamente: non tollero che i miei soldati mi si rivoltino contro, è chiaro?
So che state architettando qualcosa, un piano che si avvicina alla ribellione,
ed io questo non posso permetterlo.»
Napa
e Radish aggrottarono le sopracciglia, ringhiando
come cani.
«Chi
ti ha dato queste informazioni?»
«Non
ha importanza, Vegeta.»
«Chiunque
sia stato, ti ha mentito»
eppure
era sicuro che nella loro stanza non ci fossero telecamere o altri marchingegni
in grado di registrare i loro discorsi, aveva controllato più volte e
minuziosamente ogni angolo di quella fottuta cella e non aveva trovato niente
di niente. Che quei due imbecilli avessero parlato del piano in presenza di
qualcun altro? No. No, si rifiutava di crederli tanto idioti e irresponsabili.
«Davvero?
Tuttavia il tuo atteggiamento è sempre stato... come dire, seccato. Non ti
piacerà mai stare al servizio di qualcuno, neanche se questi è più forte di te
e potrebbe ucciderti con un solo dito.» Ridacchiò divertito. «Voi
scimmioni siete così, non c'è nulla da fare.»
Dodoria
avanzò di qualche passo verso di loro, ma Vegeta s'impose di restare calmo.
«Quindi
non mi credi?!»
«Non
è questo il problema, il punto è che non mi fido abbastanza di te da essere sicuro
che certe voci siano false.»
Un
ampio ghigno si delineò sul grasso volto di Dodoria e
in mezzo secondo Vegeta si ritrovò piegato su se stesso, senza fiato, con un
pugno dell'alieno affondato nell'addome. La vista gli si annebbiò e a stento
percepì la voce di Napa dare del bastardo a chi l'aveva colpito. Non fecero in
tempo ad intervenire che Zarbon li colpì entrambi al
collo, facendoli cadere a terra come sacchi di patate. Non che avessero avuto
chissà quali speranze, sia chiaro.
Colto
da una forza improvvisa Vegeta scattò di lato, allontanandosi dai due scagnozzi
che, intanto, l'avevano accerchiato. Cercava di riprendere fiato mentre una mano
copriva il punto ancora indolenzito.
«Pensa» ma era perfettamente consapevole di non
avere possibilità. Poteva solo sperare che Freezer non si fosse ancora
scocciato di lui, che avesse ancora voglia di mandarlo in luoghi sperduti nello
spazio a conquistare in sua vece, perché se sapeva di non poter vincere
affrontando anche uno alla volta quei due mostri, tutti e due insieme era
folle.
Con
sua sorpresa Zarbon si fece da parte, affiancando
Freezer mentre Dodoria si sgranchiva una spalla.
«Sei
pronto, scimmione?»
Vegeta deglutì, aspettandosi un attacco da un momento all'altro. Dopo mezzo
secondo, infatti, Dodoria scattò in avanti, ma Vegeta
schivò prontamente il pugno per poi ristabilire una distanza di sicurezza. Sarebbe
stato stupido affrontare un bestione del genere a viso aperto, la cosa migliore
che potesse fare era quella di evitare di subire danni e attaccare alla prima
occasione buona. Ma purtroppo non fece i conti con la velocità dell'avversario,
che comparve alle sue spalle e lo colpì alla nuca con una gomitata.
Vegeta
atterrò sul pavimento metallico con un tonfo, accusando il colpo e soffocando
un lamento. Fece leva sui gomiti per rialzarsi, ma un pesante piede di Dodoria si appoggiò senza garbo sulla sua schiena,
costringendolo a sbattere ancora contro la lastra liscia e fredda.
Lanciò
un'occhiata a Radish e Napa: erano ancora privi di
sensi.
Zarbon
ridacchiava in silenzio, le braccia conserte e quel sorriso del cazzo stampato
in viso. Freezer, invece, era impassibile. Lo guardava severo, come se sperasse
di ricevere delle scuse, o magari di essere implorato di fermare quella furia
rosa, ma tutti i presenti sapevano che Vegeta si sarebbe lasciato ammazzare
piuttosto che abbassarsi a tanto.
Gli
sfuggì un lamento a causa della pressione sulle costole, il viso contratto per
il dolore e i pugni chiusi. Poteva immaginare il ghigno sadico di Dodoria, quel lurido figlio di puttana l'avrebbe pagata,
prima o poi.
Appena
sentì diminuire il peso dell'alieno Vegeta scattò di lato, ritrovando l'energia
che credeva di aver già esaurito, ma fece appena in tempo a scorgere con la
coda dell'occhio l'oggetto indistinto che lo colpì in pieno viso con una
potenza tale da spezzargli il respiro.
I
sensori della porta a scorrimento che dava sul corridoio non fecero in tempo a
percepire il movimento, e Vegeta, scagliato ad una velocità supersonica da un
calcio di Zarbon, la prese in pieno con la spalla
destra, sfondandola.
L'impatto
col muro fu atroce, e il Saiyan cadde a terra quasi
privo di sensi, un paio di ossa rotte e l'orgoglio calpestato per l'ennesima
volta. Inspirò profondamente per assicurarsi di essere ancora vivo, ma si
maledisse subito. Il petto gli doleva come mai prima di allora, anche il minimo
movimento gli procurava fitte insopportabili, ma nonostante questo si mise in
ginocchio. Del sangue gocciolò a terra, schiantandosi sul metallo proprio
vicino alla sua mano destra, e solo in quel momento percepì un formicolio
vicino al sopracciglio destro. Erano bastati un paio di colpi per rompergli due
costole, fratturargli una spalla e ferirlo alla testa. E Vegeta si rese conto
con amarezza che andando avanti così non avrebbe concluso nulla, non sarebbe
mai riuscito a vendicarsi come sognava e non sarebbe mai riuscito a dimostrare
quanto valeva realmente. La consapevolezza di tutti quei fallimenti gli fece
dimenticare il dolore fisico, e con rabbia chiuse gli occhi, cercando di
rilassare i muscoli e di focalizzarsi su un'unica cosa: l'ira. Tese il braccio
sinistro di lato, verso la sala comandi. La mano aperta, il guanto bianco
leggermente sporco di sangue. Incanalò tutta l'energia che gli rimaneva nel
palmo, e con un urlo liberatorio scagliò un ki blast addosso a Freezer e Zarbon.
La
navicella non subì danni, Freezer parò l'attacco con un dito, causando
un'esplosione che riecheggiò in tutte le stanze dell’astronave, ma Zarbon, preso di striscio, aveva tutta la parte sinistra
ferita. La battle suit
tranciata di netto, il mantello bruciato fino a metà, così come i capelli
-leggermente anneriti- e le parti di carne scoperte presentavano ferite qua e
là.
«Notevole»
commentò Freezer, divertito. Il ghigno si ampliò quando, oltre il fumo, riuscì
a scorgere la sagoma di Vegeta riversa a terra. «Portate
questi tre nella loro stanza, ne ho abbastanza per oggi.»
Zarbon
annuì. «Certo, Grande Freezer.»
***
Il
silenzio che regnava in quella fredda e squallida stanza venne spezzato da un
lieve gemito, e Napa e Radish voltarono
immediatamente lo sguardo verso il letto del loro Principe. Dopo pochi secondi
Vegeta aprì gli occhi, e se avesse avuto abbastanza forza per farlo, avrebbe
imprecato nel modo più volgare di cui era capace. Era a petto nudo, il busto
fasciato, così come la spalla. Un fastidioso cerotto sulla tempia lo innervosiva
ad ogni movimento e le ossa erano peste.
«Freezer
non ha voluto farti curare con la vasca di rianimazione»
intervenne Napa, vedendo quanto fosse disorientato il suo capo. «Ha
detto: “per fargli imparare la lezione”»
Vegeta
lo fulminò con lo sguardo, come se lui avesse colpa, inorridendo per ciò che
aveva sentito.
«Non
mi interessa quanto ci metterò a guarire. Sono vivo, e questo significa che
sono più forte.»
Radish lo
guardò dal proprio letto. «Penso saremo sospesi
dalle missioni per un po', almeno finché non ti rimetterai in sesto.»
«Bene.
Appena torniamo alla base partirai per la Terra.»
The End.
*=
lo so, tecnicamente esiste anche Tarble, ma era stato
mandato via come Goku dato il basso livello combattivo, quindi non conta, lol.
Angolo
autrice:
Non
so esattamente da dove sia uscita questa One Shot, forse è merito del ribrezzo che, di tanto in tanto, mi
provoca DB Super. Sì, è un’ipotesi molto probabile. Mi rifiuto di credere che Toriyama approvi cambiamenti del genere, ma va beh, questo
è un altro discorso.
Grazie
mille a chi è arrivato a leggere fin qui e un biscotto caldo a chi perde due
minuti per lasciare un commento.
A preeeesto!