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Autore: Maty66    16/02/2016    2 recensioni
Cosa si nasconde nel passato del più giovane e brillante capitano della Flotta Stellare? Quali oscuri ricordi tornano all’improvviso a tormentare l’animo di James Tiberius Kirk, proprio quando ha trovato una famiglia nel suo equipaggio ed una casa sull’Enterprise? Potranno i suoi amici aiutarlo a superare l’incubo che credeva ormai sepolto nella sua mente?
Ambientato dopo Into Darkness, durante il primo anno della missione quinquennale.
Attenzione è una storia NO SLASH.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dottore, James T. Kirk, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 29
La giustizia dei vivi

Nave Stellare USS Enterprise
Data Stellare 2261.5.16
 
Spock  sembrava quasi  mostrare segni di impazienza mentre aspettava, in sala teletrasporto, che Scotty azionasse i comandi per teletrasportare Jim e gli altri dalla superficie del pianeta.
Quello che era successo su Tarsus poco dopo che aveva fatto rientro sulla nave aveva spiazzato anche il vulcaniano.
McCoy gli aveva riferito di quanto il suicidio di Leighton avesse sconvolto il capitano ed il fatto gli era inizialmente sembrato illogico; dopo tutto quell’uomo aveva tradito Kirk e lo aveva consegnato al suo peggiore nemico.
Il rimpianto per la morte di un traditore non era logico per un vulcaniano. Ma Jim era Jim, e Spock  ormai aveva imparato a capire che nonostante tutto il capitano vedeva in Thomas Leighton sempre e comunque il suo amico di infanzia.
Poco prima che la squadra si materializzasse sulla piattaforma fecero il loro ingresso nella sala Uhura  e Chekov; tutti sembravano impazienti di rivedere il loro capitano. Spock si meravigliò immediatamente per la mancanza di Riley, ma non ebbe il tempo di riflettere, posto che il solito sfarfallio annunciò  l’arrivo della squadra.
Neppure il tempo di rimaterializzarsi che Kirk venne quasi buttato a gambe all’aria da Uhura in un abbraccio travolgente.
“Non farlo mai più!” quasi gli urlò con voce commossa.
Jim le sorrise restituendo l’abbraccio, ma McCoy si accorse subito che il sorriso non raggiungeva i suoi occhi. Il giovane era stato decisamente traumatizzato dalla morte di Leighton, molto più di quanto non fosse per il resto delle cose che aveva dovuto affrontare in quei giorni.
McCoy aiutò Claire a scendere dalla piattaforma e l’affidò alle cure di una delle giovani guardiamarina presenti, mentre il resto della squadra di comando salutava il capitano.
Il più affettuoso di tutti appariva Chekov, sembrava un cucciolo che faceva le feste per il padrone appena tornato.
“Stai bene capitano? Tutto bene? Davvero tutto bene?” chiedeva continuamente  agitandosi attorno a Jim.
“Sì Pavel. Sto bene, grazie a tutti voi” rispose Jim, ma ancora una volta il sorriso che comparve sulle labbra non raggiunse i suoi occhi.
“Dov’è Kevin?” chiese poi Kirk girando lo sguardo nella stanza.
“Avete detto che sta bene… dov’è?” chiese ancora mentre sentiva una morsa gelata nello stomaco.
“Ho lasciato il tenente Riley poco fa, mi ha detto che sarebbe venuto anche lui qui…” rispose perplesso Spock.
“Dov’è Kodos?” fece Jim mentre una intuizione spaventosa si faceva strada in lui.
“Nelle celle di sicurezza. Ho rafforzato le misure come mi aveva…”
Spock non riuscì  finire la frase perché Jim si era già precipitato fuori correndo.
 
Il turboascensore sembrava metterci un’eternità a raggiungere i livelli inferiori, dove erano posizionate le celle di sicurezza.
McCoy era riuscito ad infilarsi appena prima che le porte si chiudessero e ora non poteva fare a meno di guardare Jim preoccupato.
“Jim… ma cosa sta succedendo?” chiese a fil di voce.
Ma Jim non rispose, picchiettando nervoso le dita sulle porte del turboascensore.
Finalmente un sibilo annunciò l’arrivo  a destinazione.
Il giovane capitano non attese neppure la completa apertura delle porte, si infilò fra le stesse e prese a correre verso le celle.
 
La vista che accolse Kirk entrando nel reparto di detenzione lo lasciò senza fiato.
Le guardie di sicurezza erano ferme a guardare la scena con gli occhi sbarrati.
“Capitano… mi spiace signore… ha chiesto di vedere il prigioniero, io davvero non credevo che potesse…” balbettò il tenente Market vedendo Kirk.
Jim non lo stava a sentire. Tutta la sua attenzione era rivolta alla cella di fronte a lui.
All’interno c’era il corpo di Kodos, steso terra con gli arti scomposti, ed un’enorme macchia di sangue che si allargava sotto di esso. 
Gli occhi sbarrati a guardare il soffitto e la gola tagliata da un orecchio all’altro.
Jim si costrinse a camminare e ad avvicinarsi a Kevin, fermo immobile accanto al corpo di Kodos con ancora il coltello insanguinato in mano.
“Oh Kevin…” balbettò mentre dolcemente gli toglieva l’arma dalle mani.
McCoy si inginocchiò accanto al corpo, ma scosse subito il capo; era evidente che non c’era nulla da fare.
“Mi spiace Jim… ma sai… i morti non si preoccupano della giustizia dei vivi” disse Kevin con voce flebile, mentre Jim lo conduceva fuori.
 
“L’ho sedato. Dormirà per un bel po’” informò McCoy uscendo dalla infermeria dove avevano portato Kevin.
“Certo che sarà difficile spiegare tutto questo al Comando di Flotta” sospirò Sulu.
“Come se non avessimo già da spiegare altre cose” quasi rise amara Uhura.
Ma Jim non aveva voglia di ridere.
La situazione era sempre più fuori controllo.
Il suo equipaggio, dal primo all’ultimo membro, era a rischio corte marziale per aver disobbedito agli ordini pur di salvarlo, lui stesso poteva finire sotto processo per aver abbandonato la nave senza dare spiegazioni e Kevin rischiava la galera per aver ucciso un prigioniero sotto custodia preventiva.
Tutto il suo mondo, le cose  per cui aveva lottato, gli uomini e le donne che aveva sempre tentato di proteggere erano in pericolo e non c’era nulla che lui potesse fare.
Quello che era accaduto lo lasciava sbalordito; preso dagli eventi di quei giorni non aveva neppure avuto il tempo di pensare alla morte di Hoshi ed ora doveva affrontare il pensiero del tradimento di Tom e della sua morte, la rabbia ed il dolore del suo migliore amico, la possibilità di perdere il comando della sua nave e di vedere i suoi ufficiali degradati. E la concreta possibilità che Kevin finisse in galera o in clinica psichiatrica per molti anni.
Sopraffatto dai pensieri neppure si rese conto che si era avviato automaticamente verso la camera mortuaria.
Cercò di ignorare il corpo di Kodos steso sul tavolo delle autopsie e si avvicinò invece alla bara in metallo che giaceva sul lato della sala.
“Hoshi san… che devo fare?” si ritrovò a chiedere mentalmente.
“Promettimi che alla mia morte… se avrai bisogno di un’arma contro di loro”
Il chip che gli aveva dato Hoshi il giorno della sua nomina a capitano.
Lo aveva chiuso in un cassetto della scrivania e non ci aveva pensato più.
Ma ora era arrivato il tempo di aprirlo.
 
 
 
Con la mano che gli tremava Jim inserì il chip nel data padd del suo alloggio.
Subito sullo schermo comparve la figura esile di Hoshi, i lunghi capelli argentati sulle spalle ed il solito sorriso dolce.
Jim sentì le lacrime salire alla vista della donna che aveva amato come una madre. Quasi non gli sembrava vero che ora fosse chiusa in una bara nella camera mortuaria.
La figura sullo schermo  parlò con voce bassa e tremula.
Caro Jim…  mi rendo conto che forse dovrei parlarti dal vivo di quello che sto per dirti. Ho provato credimi, tante volte, ma quando vivevi con me eri troppo giovane e poi… beh non ho mai trovato il coraggio. Sono stata vigliacca, ma la paura del tuo odio mi ha bloccata.
Perché probabilmente quando avrai finito di ascoltarmi tu mi odierai. Ma devi sapere la verità. Meriti di sapere cosa è realmente accaduto su Tarsus, lo meriti tu e tutte le persone che sono morte lì.
Prima però devi  renderti conto, bambino mio, che quando l’allora capitano Alexander Marcus, Kodos, io e gli altri della sezione 31 abbiamo deciso di creare l’Accademia di Tarsus la Terra, l’intera Federazione e la Flotta erano in pericolo.
Almeno credevamo davvero che il mondo come lo conosciamo fosse in pericolo e che per proteggerci erano necessarie misure estreme. Che fosse necessario il ricorso a misure estreme, ad armi create appositamente, a soldati forgiati e cresciuti al solo scopo di proteggerci dai nemici, sia interni che esterni.
Anche io ho creduto alla bontà del progetto; quando ho aderito ed accettato di far parte della sezione 31 l’ho fatto nell’assoluta convinzione che fosse  necessario, che quello che facevo lo facevo per il bene del mio mondo.
Ma ovviamente mi sbagliavo.
Lentamente quello che doveva essere un luogo destinato a creare i difensori della Terra e della razza umana è diventato il regno di un folle sanguinario.
Avrei dovuto accorgermi prima di quello in cui si stava trasformando Robert e tutta la sezione 31. Sono stata vigliacca e ho chiuso gli occhi davanti alla realtà, perché non volevo credere che tutto ciò per cui avevo lottato si era trasformato in violenza e terrore.
Le rare volte in cui ho cercato di mettere al corrente la Flotta ho ricevuto solo rifiuti; nessuno ha mai avuto intenzione di scoperchiare la pentola dello scandalo. Perché la sezione 31 non è una organizzazione clandestina. E’ nata e cresciuta perché la Flotta e l’intero comando l’hanno voluta e la stanno mantenendo  da anni
Jim vide sulla schermo la faccia di Hoshi diventare ancor più pallida.
“Ho cercato di fermare il genocidio, Jim, ma Robert era orami impazzito. E la Flotta lo sapeva, ma non  è intervenuta perché avrebbe dovuto ammettere chi era veramente Kodos, l’esistenza della sezione 31 e cosa c’era su Tarsus IV.
E quando sono arrivata alla Base Stellare dopo essere scappata con la navetta nessuno nella Flotta, a parte Archer, mi ha aiutata.  Ho impiegato messo quasi tre mesi per convincerli ad intervenire. Mi hanno costretta ad aspettare e hanno ritardato il loro intervenuto nella speranza che tutto si risolvesse  da sé, che Kodos finisse ucciso dai suoi stessi uomini. Solo quando ho minacciato di rilevare alla stampa tutto con l’aiuto di Archer, si sono decisi, ma era tardi… troppo tardi.  Sapevano bene anche che Kodos non era morto, ma non lo hanno cercato, non potevano e non volevano.
Mi spiace Jim, mi spiace davvero per quello che ti è successo… è solo colpa mia… so che ora mi odierai, ma io….”
La voce di Hoshi si ruppe in un pianto disperato e lo schermo si oscurò per poi riprendere dopo alcuni secondi.
Hoshi appariva ancora pallida e tirava su con il naso.
“Non ti  fidare di loro Jim, non ti fidare della Flotta, ad eccezione di Pike e, forse, di Archer. Nel file allegato ci sono i nomi di tutti quelli che hanno fatto e tutt’ora parte della sezione 31. E… Jim… un’ultima cosa, la più importante… il nome di Kodos, il vero nome….”
 
 
Star Trek non mi appartiene. Come vedete ho suddiviso l’ultimo capitolo… quindi a breve la conclusione. Spero di non avervi annoiato troppo.
 
Saluti a tutti
  
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