Prompt:
quell’imbarazzante momento in cui
Rapunzel vuole sapere se la prima notte di nozze deve succedere quello
che ha
letto nei suoi libri.
Assegnatomi da:
Little_Lotte
Rapunzel
osservava Eugene, in attesa.
Vide una gocciolina di sudore scendergli lungo la tempia, per poi
sparire fra
le basette scure. Le folte sopracciglia erano leggermente increspate
verso
l’alto e andavano ad incorniciare uno sguardo perplesso e imbarazzato.
In ginocchio sul
letto, l’uno di
fronte all’altra, si guardavano intensamente e in silenzio.
- Eugene...
Entrati nella
stanza, Il marito
l’aveva abbracciata e baciata, sussurrandole quanto
l’amasse e quanto fosse
felice di trovarsi lì con lei. Ma appena
un’ingenua Rapunzel gli aveva posto quella
domanda, l’atmosfera aveva finito
per raggelarsi tutto ad un tratto. Un silenzio denso e pesante era
calato fra
loro, come una cappa di fumo.
Eugene si
grattò una guancia.
- Rapunzel... davvero non sai
cosa...
– tossicchiò, mangiandosi le ultime
incomprensibili parole.
“Che
gli prende? Insomma!”. La ragazza non
riusciva a spiegarsi il perché di tutto
quell’imbarazzo da parte del marito. Era così
strano voler sapere se fra loro
doveva accadere quello?
- Eugene, ti prego, voglio sapere cosa devo fare! –
sbottò infine – non mi
sembra di aver posto una domanda così complicata!
Eugene
alzò i palmi, come in segno di
resa.
- Non c’è molto da spiegare – le disse
– devi solo... ehm... seguire l’istinto.
Deve essere un qualcosa che
viene naturale.
- Ma... come può venire naturale? – chiese ancora
– è una cosa così... strana!
Il volto di
Eugene avvampò come una
lampada ad olio. Si passò una mano fra i capelli,
guardandosi intorno come in
cerca di aiuto.
- Rapunzel... fare l’amore non è strano
– le si avvicinò e le diede un bacio
sulle labbra – È... bello
– e
proseguì a baciarla lungo il profilo del mento, fino al
collo candido e
sottile.
Rapunzel, dal
canto suo, trasalì e i
suoi occhi smeraldini divennero grandi il doppio. Si scostò
e osservò il marito
con aria smarrita.
- Fare l’amore?
– ripeté – ma di che
parli, Eugene?
Il sopracciglio
di Eugene prese a
tremare.
- Temo, allora, di non aver capito. Cosa dovremmo fare?
Sospirò,
spazientita. Sua madre aveva
proprio ragione: agli uomini bisognava spiegare sempre tutto!
Si
allungò verso il comodino e prese
il libro rilegato che vi stava sopra, mostrandolo al marito. Sulla
copertina
c’era l’immagine di un bambino che sbucava da sotto
un cavolo.
- Ho cercato tanto in biblioteca qualcosa che parlasse della prima
notte di
nozze fra due novelli sposi – spiegò – e
alla fine ho trovato questo! Vedi? Per
avere un bimbo, dobbiamo piantare un cavolo e attendere nove mesi
– Rapunzel
chiuse il volume con uno scatto – ma come possiamo fare,
Eugene? Dove piantiamo
un cavolo qui in camera da letto?
Eugene sorrise
nervosamente e le
sfilò di mano il libro, lasciandolo cadere a terra con
noncuranza. La strinse
poi a sé e la baciò, carezzandole la schiena con
gesti sempre più lenti e ampi.
- Amore mio, dimentica le favole – le soffiò
nell’orecchio – e lascia che sia
io, questa notte, a fartene vivere una.
Rapunzel sorrise e, rossa in volto, annuì. Chiuse gli occhi e si abbandonò a quella sensazione così piacevole che le dita di Eugene avevano iniziato a regalarle.