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Autore: Kira Eyler    23/02/2016    4 recensioni
[Storia MODIFICATA e RISCRITTA]
[SOSPESA causa motivi spiegabili in MP. Scusatemi tanto.]
Dopo la sconfitta di Cell, sulla Terra la vita procede serena, tra lavoro, scuola, famiglia e uscite con gli amici o con il gruppo.
Tuttavia, fino a quando si può vivere tranquilli se il destino di una persona normale si intreccia con quello di un potente e malvagio demone, che si nutre di odio e di tristezza? D'altra parte, non si può essere sempre felici...
"[...]Calipso uggiolò, dagli occhi azzurri cominciarono ad uscire delle lacrime cristalline; non si accorse nemmeno di star indietreggiando lentamente, passo dopo passo.
Arrivò alla fine della superficie della roccia su cui si trovava e con una zampa posteriore toccò il vuoto: subito, scivolò; invano fu il tentativo di risalire sulla roccia contando solo sulle zampe anteriori e cadde. Quella volta, non ci fu nessuna barriera a salvarla.[...]"

Una nuova avventura, composta anche da amori, delusioni e tradimenti, attende i Guerrieri Z. Riusciranno a riportare la pace sulla Terra anche questa volta?
Genere: Avventura, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Bulma, Gohan, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: 18/Crilin, Bulma/Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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ATTENZIONE: questa è una mia storia riscritta e modificata. Completamente modificata, come potete osservare anche da questa piccola introduzione :3

Introduzione

Stava piovendo quella notte di dicembre. Il cielo scuro e nuvoloso veniva illuminato solo dai lampi, e il rilassante crepitio della pioggia si univa a quello forte e spaventoso dei tuoni; cominciavano già a cadere i primi fiocchi di neve sull’erba fresca e bagnata del bosco.
Nel cuore di quel bosco, ricco di vegetazione e buio, vi erano quattro lupi: si poteva pensare che si trattasse di un branco normale, ma in realtà non era così; si dividevano in due lupi bianchi e in due lupi neri che si guardavano impazienti e quasi con puro e profondo odio.
I loro occhi erano diversi da quelli degli altri lupi, al contrario del pelo: una lupa bianca, la più grossa del gruppo, aveva dei profondi e stupendi occhi azzurro chiaro, che incantavano chiunque la guardasse. Era anche l’unica che non provava nessun odio, anzi, era tranquilla e serena; sapeva che non  avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo e che non doveva essere tranquilla quando quei due lupi neri la guardavano, ma non riusciva a farne a meno. Era cresciuta nella tranquillità, amava essere circondata da essa e odiava vedere qualcuno litigare o fare delle risse: quando le vedeva, interveniva per fermarle anche a costo di rischiare la vita.
Forse era questo che la rendeva piuttosto vulnerabile ad ogni attacco, anche perché non reagiva.
L’altra lupa bianca aveva gli occhi più strani del gruppo di lupi: uno era giallo, quello destro, e l’altro rosa scuro, quasi fucsia. Al contrario dell’altra lupa bianca, che era sua sorella maggiore, i suoi occhi esprimevano tutte le sue caratteristiche comportamentali: erano determinati, orgogliosi e combattivi. Sempre contrariamente alla sorella, era la prima a creare una rissa dalla quale ne usciva quasi sempre vincitrice, o piena di ferite. Amava la sorella anche se erano completamente diverse in caratteristiche comportamentali, e cercava di difenderla in qualunque maniera a lei possibile, non separandosi mai.
Fiocchi di neve più grandi cominciarono a cadere sul loro folto e bianco pelo bagnato, mimetizzandosi tanto era uguale il candore.
L’unico maschio era un lupo nero, dai grandi e magnetici occhi gialli e un grosso graffio sul muso. Se lo era procurato durante una battaglia e questo lo rendeva più spaventoso di quanto già non lo fosse; faceva paura a tutti e attaccava sempre i più deboli, specialmente se bloccavano il suo cammino, ma a volte anche per il solo gusto di farlo. Non aveva un motivo logico, lo faceva e basta.
La sorella era l’ultima lupa rimasta, anche lei dal folto pelo nero come la notte. Era la più crudele di tutti, come già gli occhi rossi come il sangue facevano presumere; fortunatamente, al contrario del fratello, non attaccava se non provocata e passava le giornate a starsene lontana da tutti, senza farli avvicinare. Odiava gli esseri viventi e meno li vedeva, meglio era.
-Allora, vogliamo cominciare?- chiese la lupa nera, la quale si chiamava Luxo, rivolta alla lupa dagli occhi azzurri, dopo interi minuti passati a fissarsi dritti negli occhi.
Non erano lupi come gli altri, per questo potevano parlare. Erano esseri... un po' speciali.
Quest’ultima osservò il cielo: la pioggia cominciava a farsi sempre più fitta e i tuoni sempre più forti, rimanere senza un nascondiglio era pericoloso.
-Va bene, Luxo! Ma facciamo in fretta- rispose Calipso, questo il nome della lupa bianca, desiderosa di trovare un riparo al posto di lottare.
Non aveva mai combattuto in vita sua, specialmente in un corpo che non era il suo. Sapeva che ne sarebbe uscita molto probabilmente senza vita, però sapeva che se non combatteva Luxo l’avrebbe attaccata in ogni caso: la conosceva fin troppo bene.
Guardò la sua sorellina, Astralia: i suoi occhi bicolore erano puntati su di lei e si vedeva che era preoccupata. Avrebbe tanto voluto vederla rifiutare quel combattimento.
Astralia e Luxor, il nome del lupo dagli occhi gialli, indietreggiarono di qualche passo lasciando Calipso e Luxo faccia a faccia.
La lupa dagli occhi bicolore si spostò sotto un albero velocemente per ripararsi dalla pioggia, ma le gocce, scivolando dalle foglie, continuavano a bagnarla. Tuttavia, a lei non importava: aveva un brutto presentimento e credeva che sarebbe successo proprio alla sua amata sorella. Si teneva pronta ad attaccare in caso di pericolo mortale per Calipso e osservava Luxor attentamente: gli occhi gialli di lui guardavano dritto davanti a sé, ma Astralia sapeva che aveva predetto la sua idea e che la stava tenendo d’occhio.
Luxo si gettò con un salto su Calipso, buttandola a terra. La lupa bianca lanciò un abbaio corto e acuto per la sorpresa iniziale, stupita dalla velocità di Luxo, poi provò a rialzarsi sulle quattro zampe; non ci riuscì. Luxo la teneva ben salda al suolo a pancia all’aria ed era su di lei, cercava di morderla per ucciderla velocemente.
Calipso, che prima si limitava a schivare i morsi della lupa nera voltando il capo o agitandosi, reagì con tutte le sue forze: con le zampe posteriori posizionate sul ventre di Luxo la spinse lontano. Come si aspettava, cadde a terra con un piccolo abbaio dolorante e lei poté alzarsi in quel breve arco di tempo.
Luxo agitò il corpo, come fa un cane bagnato, per far cadere dal folto pelo nero alcune gocce d’acqua, fiocchi di neve e fili d’erba bagnati che vi erano rimasti attaccati. Si voltò verso Calipso e ringhiò ferocemente, rizzando il pelo dal collo fino alla punta della coda, passando per la schiena.
-Scusa Luxo, non l’ho fatto con l’intenzione di ferirti!- disse Calipso malinconicamente e dispiaciuta, abbassando lo sguardo.
Luxo non poté credere alle sue orecchie: Calipso, nel mezzo di un combattimento in cui stava per essere uccisa, si scusava? Questa cosa la infastidì parecchio, anche conoscendo bene il carattere di quella lupa pacifista. Anche Astralia non poteva credere a ciò che aveva udito: sospirò e si accucciò a terra, con la testa tra le zampe anteriori; solo Luxor scoppiò a ridere, andando a sedersi vicino un albero.
La lupa dagli occhi rossi scosse la testa riprendendosi dallo shock e senza avvertimenti scattò in avanti nuovamente. Calipso lanciò un piccolo abbaio, ma indietreggiò e scappò prima che potesse essere morsa; passarono alcuni attimi, quindi, a rincorrersi come gatto e topo in quell’unica zona del bosco.
Astralia faceva ora fatica a prevedere cosa sarebbe potuto accadere e Luxor... beh, si stava arrabbiando e infastidendo della cosa. Lui non voleva nemmeno trovarsi su quel pianeta, e ora doveva aspettare che Calipso si stancasse per fermarsi ed essere uccisa; doveva ammettere che correva veloce, però. Forse avrebbe potuto aiutare la sua sorellina Luxo...
Quest’ultima iniziava a stancarsi, mentre Calipso correva sempre più veloce girando spesso in cerchio e facendo slalom sconnesso tra gli alberi che si trovavano lì in mezzo. La lupa nera stava pensando di salire su un albero e di lanciarsi dall’alto sulla nemica, ma scartò l’idea quando vide l’aiuto del suo “amato” fratello. Una grande roccia ruvida e grigia cominciò ad uscire lentamente dal terreno e a salire su nel cielo; sotto e intorno a lei, uscivano dal terreno rocce più piccole e appuntite, distruggendo e facendo cadere la maggior parte degli alberi a terra con lievi scosse di terremoto.
Molti uccelli volarono emettendo cinguettii acuti e strazianti al cadere degli alberi su cui avevano costruito il loro nido.
Calipso provò a rimanere in equilibrio sulla superficie scivolosa, ma con la pioggia che continuava incessante le riusciva assai complicato; inoltre, era spaventata.
Luxo fissò il fratello per un secondo: questi aveva gli occhi gialli illuminati puntati su Calipso ed era avvolto da una luce gialla, di cui alcune piccole sfere entravano nel suolo creando quelle grandi rocce. Non lo avrebbe mai perdonato per quell’aiuto indesiderato, ma almeno Calipso era ferma!
-CALIPSO!- esclamò Astralia spaventata per la sorella, piombando sulle quattro zampe in un colpo.
Senza pensarci su neanche una volta, da impulsiva qual era, prese a correre e saltò su Luxor, facendolo cadere a terra e mordendogli un orecchio, prima parte del corpo che riuscì a vedere.
-Ehi, tu!- esclamò Luxo in risposta, guardandola infastidita, ma stupita dal suo coraggio.
Corse ad aiutare il fratello, sotto lo sguardo disperato di Calipso.
La lupa bianca guardava sotto di lei impaurita, deglutendo, con gli occhi azzurri che le luccicavano. Le rocce avevano smesso di crescere, se saltava senza cadere o scivolare poteva atterrare senza ferirsi con le punte affilate. Tuttavia, era sicura di riuscire a fare una cosa del genere?
Sentì un guaito: la sorella, la sua piccola Astry, era già ferita ad una zampa e a terra, circondata da Luxor e Luxo. Doveva aiutarla, quindi doveva saltare: non poteva tirarsi indietro e mostrarsi codarda, no! C’era a rischio la vita di Astralia e per quanto le facesse male ammetterlo, sua sorella era più debole rispetto a loro due.
Prese un respiro profondo e saltò. Per sua sfortuna, scivolò all’ultimo secondo ed iniziò a cadere velocemente e pericolosamente, con la testa rivolta verso le rocce acuminate e gli occhi chiusi per non guardare: aspettò l'impatto violento e doloroso in silenzio. Si sentì strana e quasi vuota quando percepì di essere atterrata su qualcosa di morbido come un materasso: aprì gli occhi lentamente e vide che si trovava sdraiata all’interno di una barriera rosa a forma di bolla che lei stessa aveva creato senza accorgersene.
Sospirò dal sollievo e subito, una volta essere atterrata in zona sicura, si lanciò sui nemici: prima camminò solo velocemente, a metà percorso iniziò a correre puntando Luxo con gli occhi stretti in due fessure. Colpì Luxo con un morso al collo, non abbastanza potente: affondò solo i canini bianchi nel pelo, senza andare in profondità perché, anche con quello che stava facendo, non voleva farle del male.
Luxo si voltò, si liberò dalla presa con uno strattone potente e le diede una zampata sul muso, graffiandola e costringendola ad abbassare lo sguardo al suolo; successivamente la colpì con un morso al collo. Fu un morso molto più potente di quello che aveva ricevuto: le penetrò il pelo, la pelle e la tenera e morbida carne. Sentì il sapore del suo sangue nella bocca a causa dei canini sporchi e le venne ancora più voglia di morderla per ucciderla.
Calipso guaì dal dolore e provò a sottrarsi dalla lupa nera. Però, man mano che provava ad allontanarsi, sentiva carne e pelle tagliarsi; il pelo bianco cominciava a sporcarsi di rosso. In quel momento aveva più paura di prima, ma non per lei: se avesse ceduto e fosse morta, Astralia sarebbe poi stata in pericolo di vita.
-Calipso!- urlò Astralia con le lacrime agli occhi.
Provò ad alzarsi e Luxor la vide: fece la stessa cosa fatta precedentemente, in modo veloce. Una nuova roccia sollevò Calipso da terra, mentre Luxo teneva ben salda la morsa rimanendo penzolante lungo la parete. Calipso veniva trascinata di sotto dal peso della nemica e riusciva a malapena a restare fissa sulle quattro zampe senza cadere; Luxo si staccò solo quando sentì quella parte di pelle e carne cedere, cadendo così a terra con un tonfo. Calipso uggiolò, dagli occhi azzurri cominciarono ad uscire delle lacrime cristalline; non si accorse nemmeno di star indietreggiando lentamente, passo dopo passo.
Arrivò alla fine della superficie della roccia su cui si trovava e con una zampa posteriore toccò il vuoto: subito, scivolò; invano fu il tentativo di risalire sulla roccia contando solo sulle zampe anteriori e cadde. Quella volta, non ci fu nessuna barriera a salvarla.
Astralia sgranò gli occhi bicolore e abbassò le orecchie, così come la coda. Luxo si leccò i denti sporchi di sangue e raggiunse indifferente il fratello, che sghignazzava sadicamente con gli occhi che gli brillavano.
La lupa bianca iniziò ad avvicinarsi alle rocce lentamente e zoppicando a causa della zampa ferita. Raggiunse il luogo in cui le rocce attraversavano il corpo di Calipso, tingendosi di un rosso vivo. Quest’ultima se ne stava con gli occhi spalancati e con la pancia, attraversata da due rocce acuminate, all’aria; per Astralia, era uno spettacolo orribile.
-Sorel... lona...- sussurrò, con voce così flebile che era appena percettibile.
La pioggia cadeva sul corpo di Calipso insieme alla neve. Un lampo squarciò il cielo illuminando tutto, comprese la figura distrutta di Astralia e il cadavere della sorella.
-Sorellona... sorellona, ti prego... rispo... ndimi...-continuò a sussurrare, la voce sempre più debole e rotta dal pianto che tentava di non far fuoriuscire.
Si avvicinò di più a lei, sollevandosi su due zampe contro quelle rocce. Sfiorò col naso la testa della sorella, facendola ondeggiare, e la leccò dolcemente dietro un orecchio per un secondo.
Non voleva piangere, anche se era morta sua sorella. Lei non voleva vederla piangere, ne era certa.
Il mondo le era crollato addosso in un attimo. Le rocce l’avevano trafitta e non aveva potuto trarla in salvo. Era stata inutile, inutile. Voleva morire.
Si sedette a terra, senza distogliere lo sguardo affranto dal corpo morto.
Cosa avrebbe fatto senza di lei? Come sarebbe potuta tornare a casa senza di lei, vivere senza di lei? Non aveva più una confidente, una parte di sé. Odiava Luxo, la odiava con tutta se stessa; voleva vederla al posto di Calipso.
Vide il cadavere venire illuminato da una potente e abbagliante luce bianca.
-... no... rispondimi...-
Sapeva ciò che stava succedendo in quel momento: sua sorella sarebbe sparita per sempre e non avrebbe avuto neppure un corpo su cui piangere. Infatti, cominciò a dissolversi: a partire dalle zampe posteriori, spariva come polvere, bianca e luminosa, trasportata dal vento e saliva verso il cielo buio.
Astralia scosse la testa, non voleva credere a ciò che guardava. Voleva urlare tutto il suo dolore a quel mondo ancora sconosciuto e già fatale su cui era atterrata.
Quando anche la testa di Calipso sparì, Astralia scattò verso Luxo e Luxor con gli occhi carichi di rabbia e voglia di vendetta: balzò contro di loro, ma una roccia uscita dal terreno la fermò, sbattendo contro di lei; uggiolò, con il muso dolorante e il naso che sanguinava abbondantemente per la botta violenta ricevuta.
Sentì Luxo ridere, in modo fastidioso e sadico.
Si rialzò in piedi e corse di nuovo, ma un’altra roccia la bloccò: questa volta rise anche Luxor. Si stavano divertendo quei due sadici assassini e non riusciva a sopportarlo in quelle condizioni.
Si sedette a terra e fece l’unica  cosa che in quel corpo riusciva a fare: ululò. Ululò tutto il suo dolore alla pioggia e al vento, al cielo nuvoloso, ai lampi e ai tuoni che ritornarono a rimbombare furiosi come per punire i due lupi neri. Udì le ultime parole di Luxo, prima che questa sparisse insieme al fratello: “Devo fare qualcosa di più importante. Magari ci rincontreremo nel mio piano di distruzione del nostro mondo.”
La rabbia in lei crebbe e strinse i denti affilati, procurando un fastidioso rumore. Sentendosi impotente e più inutile di prima, scappò verso l’uscita del bosco con gli occhi chiusi: non conosceva la Terra, voleva solo correre sotto la pioggia per sfogarsi un po’. Le piaceva correre libera.
Tuttavia, non ebbe una bella avventura fuori dal bosco. Appena uscita, si ritrovò su una stradina illuminata da qualche lampione disposto a uguale distanza l’uno dall’altro, sul lato che si affacciava ad un precipizio.  Nonostante si potesse pensare che fosse deserta, vista l’ora tarda, non lo era: una macchina nera la colpì e lei cadde dopo essere stata lanciata a qualche centimetro di distanza, perdendo i sensi a causa dell’impatto improvviso.
-Oh, no! Dimmi che sta bene!- esclamò una voce femminile, preoccupata.
Una donna scese dall’auto, lasciando lo sportello aperto. Aveva dei pantaloni lunghi e bianchi con sotto delle scarpe da ginnastica ugualmente bianche, poi veniva una maglia a maniche lunghe rosse; i capelli corti e turchini le incorniciavano il volto pallido dovuto a causa dello spavento e con gli occhi azzurri osservava chi aveva investito, terrorizzata.
Bulma si inginocchiò a terra, non curante della pioggia che la stava bagnando, e toccò il lupo per vedere se respirava: quando si accorse che respirava, sospirò dal sollievo e la caricò in auto, desiderosa di curarla per cercare di rimediare a ciò che aveva fatto senza volerlo.


Angolo Autrice:
Dio, ce l'ho fatta a battere la paura di pubblicare (XD)! *^* Vi presento il nuovo prologo ;D <3
Dunque, cosa dire? Prima di tutto, è breve: lo so. Non è uscito più lungo di così, ma il prossimo lo sarà senz'altro perché ci saranno molte cose da dire. 
Se ci sono dei nuovi lettori, chi sono i quattro lupi, cosa vogliono e da dove vengono lo scoprirete più avanti nella storia. L'avvertimento "Triangolo" sta nel fatto che ci saranno alcuni triangoli... xD e il rating giallo per alcuni argomenti che tratterò (niente di orribile, tranquilli!) e per altri avvenimenti. Non credo ci sia altro da aggiungere, quindi...
Ringrazio chi legge e chi vorrà lasciare una recensione; se ho fatto errori, scrivetelo, come sempre! E anche se avete domande. Ringrazio in particolare due autori che mi hanno dato il coraggio di riscrivere la storia, battendo la mia sciocca timidezza: Sasi02 e felinala! 
Spero che questa mini introduzione vi sia piaciuta! Alla prossima,
vostra Kira.

 
   
 
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