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Autore: Malanova    24/02/2016    5 recensioni
Bulma era una vivace bambina di cinque anni che viveva in una bella casetta a forma di igloo in mezzo alla grande Città dell’Ovest insieme ai suoi amorevoli ma svampiti genitori ma divenne protagonista della celebre storia di Frank Baum, insieme a altri pittoreschi personaggi nati dalla fantastica mente di Toriyama ... Spero che l'introduzione vi sia piaciuta e ... Buona lettura!
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bulma, Jaco, Tights
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Queste oscure favolette'
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Qualche ora dopo …

Bulma era stanca, scocciata e arrabbiata. Era una bimba di città per cui non era abituata a camminare per così tanto tempo e, essendo un tipetto molto espansivo, odiava anche starsene da sola. Fino alla fine aveva sperato che uno dei nanetti dalla testa a confetto ritornasse sui suoi passi e si proponesse ad accompagnarla almeno per metà strada ma quelli preferirono ritornarsene al loro villaggio e festeggiare la dipartita del Maestro della Gru. La piccola turchina poteva sentire anche da quella distanza che i Tech-Tech si stavano dando da fare con musiche, cibi abbondanti, balli imbarazzanti ed a vendere bastoni allungabili per selfie. “Una morte che ho causato io, anche se non volevo …” borbottò Bulma prendendo a calci i ciottoli sparsi sulla strada “Dovevano essermi più riconoscenti …”.

Oltrepassò le zone urbane ed arrivò in aperta campagna quando il sole stava per tramontare. Gli immensi campi di grano sembravano risplendere sotto il sole calante come un mare platinato e sovrastavano la strada di mattoni, proseguendo incontaminati per decine di chilometri. La bambina, vedendo tutto ciò, quasi scoppiò a piangere. In quel momento una voce femminile le domandò “Ehi, bambina! Come mai sei così triste?”. Bulma sussultò al suono di quella voce e si guardò intorno. Da dove veniva? Eppure non aveva visto nessuno … Alla fine i suoi occhi caddero su uno dei campi alla sua sinistra. In mezzo al campo c’era un palo di legno alto tre metri, a forma di croce, e una ragazza ci stava seduta sopra facendo si che le gambe avvinghiassero il sostegno. Ella doveva aver circa diciassette anni. I capelli, leggermente più scuri delle piante sottostanti, erano lunghi e sciolti sulle spalle tranne per una piccola ciocca che aveva la punta arricciata all’insù. Gli occhi neri erano allegri ed erano fissi sulla bimba, che a sua volta fissava la sua mise. Era chiaramente uno di quelli che indossavano i Tech-Tech, viola con le maniche e i pantacollant grigi, una cintura d’argento alla vita e calzava scarpe da ginnastica bianche però sopra a questa ragazza era ridicolo perché, oltre a esser corto di maniche e gambe, aderiva in certi punti dove non era conveniente a una signorina perbene. Bulma si avvicinò di più e si mise in punta di piedi. La ragazza le fece l’occhiolino. “Tu sei una di quelle donnine che aspettano le auto sotto i pali della luce?” le domandò la piccola turchina con candore.

L’altra smise di sorriderle, diventò rossa e si mise ad urlare “Ma come ti permetti di paragonarmi a quelle?!? Non lo vedi che cosa sono? Hai davanti a te un fior fiore di Spaventapasseri!” “Mi prendi in giro?” ribatté la bimba “Gli Spaventapasseri sono dei grossi pupazzi un po’ grossolani fatti di paglia e stoffa …” “Oh, bimba siamo nel 739! Se ci sono macchine che volano e le caramelle che con una parola ti mandano in diarrea; ci sono anche gli Spaventapasseri identici alle persone comuni …” “E che ci fai qui?” “Protesto” “Protesti?” le fece eco la bimba. La bionda annuì “Perché non è giusto che gli altri lo abbiano e invece le bionde no … è una discriminazione bella e buona!”. Vedendo il viso perplesso della sua piccola interlocutrice; la Spaventapasseri scese agilmente dal palo e lo girò. C’era un piccolo rettangolo di stoffa con su scritto “UN CERVELLO ANCHE PER LE BIONDE! Bionde di tutta Oz, unitevi e ribellatevi! Anche voi avete diritto a un cervello funzionante all’interno della vostra scatola cranica …”. “Wow …” fece Bulma mentre l’altra gonfiava il petto “Sono due giorni che sto cercando altre bionde che supportino la mia causa ma credo che sia meglio cambiare scenario: qui intorno ci abitano solo Tech-Tech e loro non possono capire la gravità della situazione … non c’e li hanno!” “Se vuoi puoi venire con me” disse la piccola turchina con un sorriso “Mi sto dirigendo verso la Città di Smeraldo per incontrare il Maestro Muten per far si che ritorni a casa …” “Hai mai sentito parlare di autobus?” domandò sarcastica la Spaventapasseri. La bambina le spiegò le vicende avvenute nella giornata e di come la strega sia stata categorica nel farle fare la strada a piedi “Anche perché senza soldi non faresti molta strada …” borbottò la bionda, assorta nei suoi pensieri. Alla fine disse, sorridendole “Mi hai convinto, verrò con te. Sono sicura che in una città grande come quella troverò un sacco di bionde pronte a lottare insieme a me …”. Si avvicinò a Bulma e le tese la mano “Mi chiamo Tights”. La turchina si presentò a sua volta e solo allora si accorse che la sua nuova compagna di viaggio portava alla cintola una piccola sacca di tela “Che cosa c’è li dentro?” “Oh … è uno strano oggetto che ho trovato in mezzo al campo …”. La prese e svuotò il contenuto sul palmo della mano. Era una Sfera del Drago dotata di tre stelline rosse. Il viso della bimba si illuminò di gioia.

Bulma era felice di aver trovato qualcuno con cui proseguire il viaggio, anche se era una Spaventapasseri che aveva il pallino per le manifestazioni assurde. Tights non ne volle sentir parlare di mollare nei campi il suo palo-cartellone “Tu lasceresti la bandiera della tua nazione abbandonata in aperta campagna tra insetti e intemperie? Questo palo, per me, è l’emblema dell’uguaglianza …” così se lo portò dietro, appoggiato su una spalla, marciando come se fosse un soldato diretto alla guerra. Intanto era calata la notte e uno spicchio di luna illuminava debolmente il sentiero, dove i campi di grano diminuirono per far spazio ai primi alberi di una foresta. La bambina era arrivata allo stremo delle forze e iniziava a ciondolare dal sonno “Non c’è un posto dove poter dormire da queste parti?” domandò la bimba facendo uno sbadiglio. La bionda dette un’occhiata intorno a sé e rispose “Non saprei … Non sono mai uscita dalla terra dei Tech-Tech …”. Guardarono entrambe il sentiero di mattoni gialli che si insinuava nella parte più fitta della foresta. Le due deglutirono, intimorite da tutta quell’oscurità, ma fecero un respiro profondo e proseguirono la strada. Gli alberi erano così alti che le loro fronde ricoprivano il cielo e non lasciavano filtrare neanche la più fioca delle luci. La bambina era talmente stanca che gli occhi si chiudevano anche mentre camminava così Tights la prese in braccio e continuò a camminare in mezzo al sentiero. “Come fai a vedere?” domandò la piccola turchina, mezza addormentata “Sono una Spaventapasseri, dopotutto … i miei occhi sono diversi da quelli di un umano”. Poi la bionda sgranò gli occhi ed esclamò “Bulma! Vedo una casa laggiù! Andiamo a vedere!” ma la bimba era già partita per il mondo dei sogni. Tights le sorrise dolcemente e si avviò verso la casa. Solo quando fu abbastanza vicina si accorse che l’edificio era stato abbandonato da tempo: il tetto era ricoperto da foglie bluastre ed in un angolo c’era anche un grosso buco che faceva intravedere i bordi delle travi. Le finestre erano sbarrate, con i vetri ricoperti da uno strato di polvere e non aveva più una porta. “Spero che questa topaia abbia almeno un letto …”.

Quando Bulma si risvegliò; si accorse di essere stesa su un lettino polveroso, con Tights seduta al suo fianco. La biondina, sentendola muoversi, alzò gli occhi dal pavimento e la salutò con un sorriso “Buongiorno Bulma” “Ciao!” rispose l’altra, sbadigliando “Dove siamo?” “Penso che era l’abitazione di un boscaiolo prima di andare in malora …”. Poi mostrò alla bambina il Dragon Radar (come l’aveva nominato la piccola turchina il favoloso aggeggio che era in grado di trovare le Sfere) che stava producendo una serie di BIP e un punto giallo era apparso sullo schermo verde “Da quando sono arrivata qui questo coso non ha smesso di suonare … L’ho dovuto infognare sotto a delle coperte muffite che ho trovato in un armadio altrimenti non ci avrebbe fatto dormire” “Questo significa che c’è una Sfera del Drago qui in giro …” spiegò la bimba stiracchiandosi “Se ti va bene; andremo a cercarla dopo aver mangiato …” “Mi sembra un’ottima idea”. Dopo aver fatto colazione a base di frutta, ciò che la bambina trovò nel cesto donatale dai Tech-Tech, poi seguirono il segnale del Dragon Radar verso il centro della foresta e lì videro qualcosa che lasciò le due a bocca aperta.

  
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