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Autore: BarbieShoes    27/02/2016    7 recensioni
Emma stava fissando, senza battere ciglio, fuori dalla finestra dell'ospedale. Pioveva e i rigagnoli di pioggia sul vetro ricordavano le lacrime che le scendevano giù per le guancia. Desideravo ardentemente raggiungerla per asciugare via quelle lacrime, anche se sapevo che fosse impossibile. Mi chiesi se fosse ancora arrabbiata con me. Volevo chiederlo, ma non potevo.
ReginaPOV; OS SQ
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Emma stava fissando, senza battere ciglio, fuori dalla finestra della camera dell’ospedale. 

Pioveva, i rigagnoli di pioggia sul vetro ricordavano le lacrime che le stavano scendendo giù dalle guance. 

Desideravo ardentemente raggiungerla, per asciugare via quelle lacrime, anche se sapevo che fosse impossibile. Mi chiesi se fosse ancora arrabbiata con me. Volevo chiederglielo, ma non potevo farlo.

Distolse lo sguardo dalla pioggia, il suo viso si contorse mentre gridava, con le dita che stringevano il suo ventre prominente. Fui al suo fianco in un istante.

“Va tutto bene, Emma” Le sussurrai mentre respirava con dolore  “Sono proprio qui. Sta andando tutto bene”.

Ruby e Snow irruppero nella stanza proprio mentre la contrazione iniziava a placarsi. Credo che non fui dispiaciuta per la presenza di Ruby, ma volevo che Snow non fosse lì. Era il mio bambino. Mio e di Emma. Non il suo.

Ancora mi stupisco del fatto che Emma si offrì di farlo. Il mio cuore si stringeva ogni volta che ci pensavo. Anche adesso, nel momento del travaglio e del parto, avevo timore per lei.

 

 

 

Emma era venuta a prendere Henry dopo un week end che aveva trascorso con me. Dopo un inizio difficile, abbiamo scoperto che riuscivamo a fare i co-genitori di nostro figlio piuttosto bene, una volta accantonate le nostre divergenze personali. Qualcuno avrebbe esitato a chiamare la nostra amicizia, ma cominciavamo a comportarci in maniera più amichevole. In ogni modo, lei era la persona più vicina ad un’amica che avessi.

Henry e io avevamo perso la cognizione del tempo, e lui non aveva ancora preparato le sue cose.

“Non ti preoccupare ragazzino.” Disse lei. “Fa con calma.”

Preparai un drink e andammo a sederci sul divano.

Gli occhi di Emma caddero su una foto di scuola di Henry. Era di diversi anni prima, ma rimaneva una delle mie preferite: aveva perso i suoi incisivi quel anno.

“Posso chiedere…” Emma esitò, ma poi continuò “Perché l’adozione?”

Sentii un dolore familiare nascermi nel petto. In tutti quegli anni in cui Henry era stato con me, nessuno mi aveva mai fatto quella domanda. Immaginavo che prima o poi sarebbe dovuto succedere, ma io non lo avrei mai ammesso a voce alta, come se così facendo lo avrei reso più vero. Ammetterlo avrebbe significato rinunciare a quel sogno, accettare la sconfitta.

Guardai Emma e presi un respiro profondo. Era il momento di dirlo, il momento di lasciarsi andare.

“Non riuscivo a portare le mie gravidanze a termine.”

Lei mi guardò dolcemente, senza provare pietà per me, ed io di questo ne fui grata.

“Io…mmm” Lei esitò di nuovo, ed io mi chiesi se questa fosse davvero la sua idea di chiacchierata “Io non vorrei essere troppo curiosa….”

“Mi hanno detto che ho un ‘utero ostile’ Ho risposto prima che finisse la frase, così da salvarla dall’imbarazzo. Sorrisi leggermente e aggiunsi “Non è ironico? Credo che una volta che l’ostilità scorre nel tuo sangue non te ne potrai mai sbarazzare completamente.”

“Hai mai desiderato di averne di più?” Mi chiese.

“Sì!” Risposi.

Questa conversazione cominciava a farsi sempre più pesante con il passare del tempo. Mi schiarii la voce, cercando di schiarire anche la mia mente.

“ Mi dissero che le opzioni migliori erano una madre surrogata o l’adozione. Come puoi immaginare, non c’era esattamente una fila di candidate alla porta…”

“Io lo farei.” Dichiarò, questa volta senza esitazioni, facendomi smettere di respirare. 

Io ero come una donna assetata e lei mi aveva appena offerto un oceano. Anche se, mi ricordai, l’oceano è salato e berlo mi porterebbe solo ad aumentare la propria sete. 

Non osavo sperare, non fino a quando la cosa non fosse stata certa.

“Fare cosa?” Chiese Henry dal portone sorprendendoci.

“Oh…nulla” Balbettò Emma “Sei pronto ad andare ragazzino?”

Henry le fece uno sguardo buffo. Sapeva che non era “niente”, ma annuì comunque. Mi salutò con un abbraccio- un vero abbraccio, di quelli che terrò sempre nel cuore- poi corse via dicendo ad Emma che l’avrebbe aspettata in macchina. Lei lo seguì, ma tornò indietro sulla porta.

“Dico davvero” Mi disse seria “Lo farò, se tu vorrai anche me. Solo pensaci .”

 

 

 

“Fa male” Piagnucolò Emma, riportandomi al presente.

Feci un passo indietro quando Ruby e Snow si misero ognuna su di un lato del letto di Emma, tenendole le mani e accarezzandole i capelli.

“Lo so, tesoro!” Le sussurrò Snow al orecchio. “Lo so. Sei sicura che non vuoi nulla per il dolore?”

“No” Emma scosse la testa. “Nessuna droga”.

“Che dire allora di un incantesimo?” Suggerì Ruby.

“No!” Affermò decisa Emma. “Niente magia! Io e Regina avevamo deciso di non usare assolutamente la magia.”

Ho tirato un piccolo sospiro di sollievo. Anche se era ancora arrabbiata con me – ed era piuttosto probabile, conoscendola- almeno ancora apprezzava la mia opinione, ancora aderiva al piano che avevamo preparato insieme.

Un’altra contrazione la colpì, ed io quasi non riuscivo a sopportare la vista di lei che soffriva così tanto.

“Sei sicura?” Chiese Ruby una volta che la contrazione fu passata.

“La magia ha sempre un prezzo.” Borbottò Emma assonnata “E questo bambino non lo pagherà.”

“Ma potrebbe aiutarti a sopportare meglio il dolore.” Continuò Snow.

Emma scosse la testa debolmente avanti e indietro. “Nulla che possa rendere tutto questo più sopportabile.”

Mi faceva male, in fondo alla mia anima, non essere in grado di consolarla; sapevo che quello non era un dolore che veniva dal suo corpo, ma un dolore completamente diverso.

Il Dr. Whale venne a visitarla. Emma trasalì quando la controllò, stringendo forte la mano della madre. La rabbia scoppiò nel mio petto; era la mia mano che avrebbe dovuto stringere. Non quella di Snow, neanche quella di Ruby. La mia.

“Bene Emma” Disse Whale. “Sei dilatata di dieci centimetri. È il momento che tu inizi a spingere.”

“Che cosa?” Ansimò, guardandolo come un cucciolo spaventato. “No” Scosse la testa freneticamente. “Non posso. Non sono ancora pronta.”

“Beh, è il bambino di Regina quello che stai per avere.” Disse Whale cercando di scherzare, uno scherzo di cattivo gusto. “Quindi non credo che sia molto importante se sei pronta o no. Sta per nascere. Ora.”

“No.” Emma scosse la testa mentre le lacrime le scendevano lungo le guance e serrò le gambe. “Lo terrò dentro di me.”

“Emma, tesoro.” Disse Ruby con calma. “Lo sai che non lo puoi fare.”

“Non posso avere questo bambino ora.” Gemette Emma.

Il dottore con la testa fece segno a Snow di seguirlo.

“Se non la convinci a iniziare a spingere subito, rischia di avere serie complicazioni.” Le spiegò piano, anche se io riuscivo comunque a sentirlo. “Sia lei che il bambino. Forse dovremmo eseguire un cesareo d’urgenza.”

Mi sentivo impotente, seduta lì in disparte. Non c’era molto altro che potessi fare, ma dovevo provare. Camminai fino ad arrivare al lato del letto lasciato libero da Snow.

“Andiamo, piccola.” Supplicai, mentre le accarezzavo i suoi bellissimi capelli dorati, ora arruffati e bagnati dal sudore. “Tu puoi farlo. Lo so che puoi farlo.”

Lei girò la testa, guardando verso Ruby con quegli occhi verdi molto tristi.

“Io la odio” Disse tirando su con il naso.

“Chi?” Chiese Ruby.

“Regina.” Ringhiò Emma “Non doveva farmi questo, perciò la odio.”

Ruby sorrise tristemente. “Emma, lo sai che questo non è vero.”

Sapevo che non era vero. Le donne in travaglio dicono tutto il tempo cose del genere ai padri dei loro figli - nel nostro caso così particolare - credo che andasse a me quella parte.

Lei era arrabbiata con me, come sospettavo. Lei era arrabbiata con il mondo, e non era difficile capire il motivo. Era così arrabbiata da pronunciare quelle parole cattive. Ancora, io provai una fitta al petto nell’udirle. Sembrava che fosse passato così tanto tempo da quando ci eravamo odiate l’un l’altra, come se fosse successo in un’altra vita. Tutto quello che riuscivo a ricordare era quanto l’amassi ora.

 

 

 

“Edith?” Proposi.

“No!” Rispose secca Emma.

“Mable?”

“No!”

“Anges?”

“No!” Emma rise. “Cavolo Regina. Non hai mica 80 anni.”

Ormai ci vedevamo quasi tutti i giorni. L’accordo era che io avrei potuto essere coinvolta il più possibile nella gravidanza. La verità, tuttavia, era che io iniziavo ad essere felice di avere Emma intorno.

Ero preoccupata, e un po’ turbata, di scoprire quanto mi mancasse quando non era con me. Le visite cominciarono a diventare molto frequenti e di durata maggiore. Veniva regolarmente a cena da me, insieme a Henry, e venivo invitata io da loro - anche se non desideravo che le cene dai Charming diventassero per me un’abitudine.

Non sembrava avere importanza quanto spesso venisse o per quanto tempo rimanesse. Non era mai abbastanza, e ogni volta che andava via io desideravo solo che lei potesse rimanere. Non ero un ragazzina ingenua, sapevo che cosa stesse succedendo. Mi ero innamorata di Emma Swan.

“Dammi la tua mano!” Ansimò, posizionando il mio palmo sulla sua pancia, coprendola con la sua e premendo con decisione. Ero terrorizzata di fare male al bambino, ma Emma aveva detto che “era super protetto dentro di lei”:

“Non sento niente” Sospirai, delusa. Lei sentiva muovere il bambino già da due settimane. Era ancora presto, mi aveva assicurata, ma era incinta di quasi 18 settimane, e avrei dovuto cominciare a sentire qualcosa.

“Aspetta!” Sospirò, regolando leggermente la posizione delle nostre mani, quando il suo volto si illuminò improvvisamente. “Eccolo! L’hai sentito?”

“La piccola contrazione?” Chiesi.

“Sì” Sogghignò. “Era lei!”

Sollevai un sopracciglio.

“Davvero? E’ una femmina?”

“Mi sento in maniera diversa ora, rispetto a come mi sentivo quando aspettavo Henry, per questo penso che sia bambina.”

Dal modo in cui parlava, mi sentivo come se stessimo parlando dei nostri figli. Non solo di nostro figlio, ma dei nostri figli, al plurale. Non potevo fare altro che amare quest’idea. Nostro figlio. Il nostro bambino. La nostra famiglia.

“Possiamo aspettare che accada ancora?” Chiesi. Volevo aspettare di sentire ancora il bambino muoversi, ma anche perché stavo godendomi  la vicinanza di Emma.

“Certo!” Mi rispose sorridendo. 

Eravamo sedute in silenzio, con le cosce premute insieme, la sua mano sopra la mia, con le spalle che si sfioravano. Ero combattuta tra il desiderio che il bambino si sbrigasse a muoversi, e la speranza che rimanesse ancora un po’ tranquillo, ma sentii un’altra piccola contrazione.

“Era lei?” Chiesi eccitata, poi mi corressi. “O lui?”

Emma ridacchiò “Certo!”

Sorrisi, cominciando a disegnare piccoli cerchi sopra la pancia di Emma senza pensarci. Realizzai che cosa stavo facendo solamente perché lei aveva cominciando a guardare i miei movimenti con uno sguardo quasi malinconico. Smisi di muoverla, ma non la spostai.

“Emma, ho bisogno di saperlo.” Iniziai, agitandomi quando lei alzò i suoi occhi verso di me. “Perché vuoi fare una cosa del genere per me?”

Sembrava quasi timida e abbassò lo sguardo sulla mia mano ancora sopra al suo ventre.

“Perché penso che tu meriti di essere felice.” Disse tranquillamente.

“Ma che cosa significa questo per te?” Continuai. “Che cosa ci guadagni?”

“Io volevo…” Inizio, ma si fermò qualche secondo, prima di ritrovare coraggio e dire. “Voglio essere io la persona che ti renderà felice.”

Il mio cuore cominciò a battere velocemente. Le sue parole non lasciavano di certo spazio all’interpretazione, ma non avevo il coraggio di crederci. Non ne fui sicura fino a quando lei mi guardò ancora una volta, quasi per chiedermi scusa, decisamente nervosa.

“Mi stai dicendo che ti sei offerta di portare il mio bambino nel tuo ventre invece di chiedermi un appuntamento?” Non riuscivo ad evitare di sorridere mentre parlavo.

Emma sospirò, scosse la testa e balbettò. “Lo so che è ridicolo. Ma io…”

La baciai, per impedirle di continuare a parlare, per ringraziarla, per riuscire a dire finalmente che anch’io provavo la stessa cosa. Era così morbida e calda. Il suo bacio mi fece sentire come se stessi bruciando e cominciai a pensare da quanto tempo non venivo baciata così. Da qualcuno che volevo. Da qualcuno che voleva me.

Non passò molto tempo prima che mi ritrovai Emma a cavalcioni sul mio grembo, con le sue mani e la lingua che vagavano sulla mia pelle. Mi sembrava che fosse inevitabile andare oltre un semplice bacio. Ora che l’avevo, sapevo che avevo bisogno di tutto di lei. Emma sembrava concordare con me.

Sbottonandole la camicia, potevo rendermi conto di quanto lei fosse consapevole dei cambiamenti che stavano avvenendo nel suo corpo. Quando con le mie dita toccai quel piccolo rigonfiamento nel suo stomaco rimasi a dir poco sgomentata. C’era il mio bambino lì dentro. Quella donna incredibile stava aspettando il mio bambino.

Le accarezzai la guancia e le sussurrai. “Sei così bella Emma.”

 

 

“Emma devi spingere ora” Provò di nuovo Whale.

Emma scosse la testa. Le contrazioni erano talmente vicine che lei riusciva a malapena a riprendere fiato, ma ancora si rifiutò.

“Non posso!” Pianse. “Non posso farlo!”

Sapevo che lei non si stava riferendo solo al parto. Lei stava parlando di tutta la situazione. I pannolini, i capricci, la febbre. Crescere un pre-adolescente come Henry aveva di certo le sue difficoltà, ma non era niente in confronto all’iniziare tutto da zero. Lei era solo spaventata.

“Sei forte, Emma.” Volevo che lei capisse. “Devi credere in te stessa. Puoi farlo.”

“Sì, puoi farlo!” Fece eco Ruby ai miei pensieri.

“Non voglio…” Per quanto stava singhiozzando, non era quasi capace di formare le parole. “Non voglio farlo da sola.”

“Tu non sarai sola Emma.” Le sussurrò Snow. “Noi saremmo lì per te. Tutti noi.”

“Non doveva andare così!” Continuò a piangere senza ascoltare quello che le dicevano. “Avevamo programmato di farlo insieme. Regina mi aveva promesso che sarebbe stata qui.”

In quel momento pensai davvero di sentire il mio cuore spezzarsi.

“Sono qui, amore” Ho provato a dire impotente. Lei non riusciva a sentirmi.

“Lo so Emma” Disse Snow. “Regina vorrebbe essere qui per aiutarti a farlo.” La nota di compassione nella sua voce fece stringere il mio cuore. “Lei vorrebbe essere qui, per tenerti la mano, per tagliare il cordone. Lo so che lo vorrebbe, perché lei ti amava molto. Ma tu non puoi cambiare il fatto che lei se ne sia andata. Che cosa puoi fare allora tu? Puoi avere questo bambino e amarlo con tutta te stessa.”

Emma la fissò, con gli occhi rossi e gonfi per il pianto, ma alla fine annuì. Mai in vita mia mi ero mai sentita così tanto in debito con Snow come in quel momento. Inconsciamente, portai la mano sulla mia guancia, sorprendendomi di trovarla bagnata dalle mie lacrime. Di sicuro non vedeva l’ora di dire una cosa del genere dopo la mia morte.

 

 

 

Non avevo visto il camion arrivare se non poco prima di essere colpita. Ma il tempo fu sufficiente per farmi capire che non ne sarei uscita viva. Momenti della mia vita mi passarono davanti agli occhi come dei flash. Avevo sempre pensato che avrei rivissuto una serie di eventi del mio passato; la mia infanzia, Daniel, la mia vita da Regina Cattiva e la mia vita da sindaco.

Invece, io vidi solo tre persone; Emma, Henry e il bambino che doveva nascere. Loro erano tutto quello che contava per me in quel momento. Loro erano la mia vita. 

Non avevo paura di morire, ma provai una fitta di rimorso, che presto si trasformò in dolore quando mi resi conto che dovevo lasciarli.

Tutti quei pensieri passarono per la mia mente nell’attimo prima dell’impatto. Poi ci fu solo il buio.

Fino a quando non riaprii gli occhi. 

Non capivo che cosa fosse successo. Sapevo solo che era qualcosa d’ingiusto. Io di certo non mi sentivo come se fossi stata appena colpita da un camion. Non sentivo alcun dolore mentre salivo sopra a quello che era rimasto della mia macchina. Quel relitto era l’unico elemento che poteva dimostrare che c’era stato un incidente.

C’erano paramedici, e molte altre persone, tutti in attesa di vedere che cosa fosse accaduto. Tutti si muovevano accanto a me come se io non fossi presente. Certo, io non ero la donna più ben voluta della città, anche se l’amore di Emma mi aveva fatto guadagnare dei punti, ma pensavo che almeno una persona mi avrebbe notata in una circostanza simile.

In quel momento sentii la voce di Emma.

“Regina!” Disse mentre piangeva.

Appena mi girai verso di lei, capii che c’era qualcosa che non andava.

Era in preda al panico. Non era sollevata nel vedermi lì in piedi sul marciapiede, sana e salva.

Era accovacciata per terra accanto a qualcosa, o meglio qualcuno.

Mi ci volle un momento per riconoscere quel corpo come il mio. Le mie braccia erano ricoperte di tagli e graffi e chiaramente avevo una lesione alla testa.

Alzai le mie mani per poterle osservare meglio: non vi era neanche un graffio.

Ero davvero morta.

Emma portò la mia testa sul suo grembo, cercando di cullarmi nonostante il suo ventre ormai prominente.  Il sangue della mia ferita le stasa sporcando la maglietta. Istintivamente pensai a quanto tempo ci sarebbe voluto per togliere quella macchia di sangue, ma poi realizzai che non mi sarei più dovuta occupare del bucato.

“Svegliati Regina!” Supplicò tristemente, mentre faceva passare le sue dita tra i miei capelli in modo così naturale, come se fossimo a casa sedute sul divano.

“Emma, se n’è andata!” Sussurrò Snow, facendo un passo dietro a sua figlia. “Hanno detto che è morta sul colpo. Non ha sentito alcun dolore.”

“No!” Piagnucolò Emma, senza accorgersi del mio sangue sulle sue dita. “Si sveglierà presto.”

Si chinò e unì le sue morbide labbra sulle mie ormai fredde, ma non accadde nulla.

“Amore, lei non è stata maledetta.” Disse tristemente sua madre. “Mi spiace Emma, ma il bacio di vero amore non può portarla indietro.”

“Regina” Emma baciò ancora le mie labbra. “Per favore svegliati. Dimostra loro che si stanno sbagliando. Torna da me.”

“Lo vorrei Emma!” Mi inginocchiai accanto a lei, desiderando che potesse sentirmi. “Vorrei tornare indietro. Vorrei stare qui con te e i nostri figli. Lo vorrei, ma non so come fare.”

“Svegliati!” Urlò arrabbiata “Se tu mi lasci ora, io non ti perdonerò mai!”

Quindi, provai. Provai a ricongiungermi con il mio corpo in tutti i modi. Lo toccai e mi concentrai su di esso con la mia mente, come se fossimo tessere di un puzzle che dovevano essere montate di nuovo insieme. Non successe nulla. Sembrava che la connessione tra il mio corpo e la mia anima fosse stata completamente interrotta.

“Miss Swan, dobbiamo spostare il corpo ora!” La informò il paramedico, facendo del suo meglio per non turbarla ulteriormente.

Emma non si mosse, quindi Snow le mise delicatamente una mano sulla spalla.

“Andatevene!” Urlò scollandosi di dosso la mano di sua madre. “Non toccatela!”

Imperterrita, Snow si chinò abbracciando sua figlia. 

Alla fine Emma si arrese, crollando tra le braccia di sua madre tremando per i singhiozzi.

Lei non stava guardando quando misero il mio corpo all’interno di una sacca, la richiudevano e lo portavano via. Mi resi conto che non m’importava molto di quello che gli avrebbero fatto, di sicuro non mi sarebbe più servito.

Guardai impotente mentre Emma piangeva tra le braccia di sua madre, soffocando le parole che continuava a ripetere, più e più volte.

“Non sono neanche arrivata in tempo per dirle addio!”

 

 

“Un’altra spinta e potrai dire ciao al tuo bambino, Emma!” La incoraggiò Whale.

Emma produsse un suono simile a un ringhio quando la colpì la contrazione successiva, incapace perfino di urlare ormai.

Sua madre e Ruby le facevano forza accarezzandole le gambe, ma non c’era nessuno a tenerle la mano. Quello doveva essere compito mio.

Poi improvvisamente, era tutto finito. 

Emma ricadde sul cuscino e l’intera stanza tirò un sospiro di sollievo quando si sentì il pianto di un bambino.

“Eccola!” Proclamò Whale liberandogli velocemente il naso e la bocca.

“E’ una bambina!” Fece eco eccitata Ruby.

“L’ho sempre saputo che era una femmina!” Sorrise Emma, ansimando stancamente.

Emma sembrava finalmente felice, per la prima volta dopo la mia morte, con la bambina che piangeva contro il suo petto.

Le lacrime cominciarono a scendere di nuovo lungo le sue guance, ma sorrideva mentre cullava nostra figlia.

“Ciao amore mio!” Disse Emma. “Sono la tua mamma. Mi dispiace molto che l’altra tua mamma non possa essere qui per conoscerti. Lei voleva veramente esserci, direi più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma entrambe ti amiamo moltissimo.”

Le sue parole erano perfette e strazianti allo stesso tempo.

Emma non avrebbe mai permesso che la nostra bambina si dimenticasse di me, anche se lei non avrebbe mai avuto dei suoi ricordi personali di me.

Allo stesso tempo, capii che non desideravo altro che avere la possibilità di tenere mia figlia tra le mie braccia, di abbracciare mio figlio e baciare la loro madre. Solo una volta.

Anche Snow piangeva, accarezzando amorevolmente i capelli di sua figlia in un modo che mi rese molto invidiosa.

“E’ bellissima Emma!” La lodò Snow..

“Lo è. Assomiglia a Regina” Affermò Emma.

In quel momento arrivò l’infermiera a prendere la bambina, promettendo di riportarla appena fosse stata lavata, pesata e misurata.

“Vado a fare alcune chiamate.” Annunciò Snow. “In particolare devo dire a tuo padre che state tutte e due bene, è stato preoccupato per tutto il giorno. Gli dico di portare Henry con se quando viene?”

“Certo! Deve conoscere sua sorella!” Sorrise Emma.

Snow uscì dalla stanza.

Emma si prese un attimo di riposo mentre Whale finiva di somministrarle le cure post-partum. Aveva avuto bisogno solo di un paio di punti.

“Eccoci qui mamma!” Disse l’infermiera rientrando e passando ad Emma il fagottino. “E’ perfetta!” 

“Grazie” Sussurrò Emma, a malapena consapevole del mondo che le girava intorno mentre guardava la bambina che aveva in braccio.

“Ruby, vorrei chiederti una cosa!” Iniziò a dire un po’ nervosa. “ Non dirlo a mia madre, ma desidererei che tu fossi la sua madrina.”

Ruby la guardò meravigliata e anche io ne fui stupita. Non avevamo mai avuto l’occasione di parlare di questo, ma avevo sempre creduto che l’avrebbe chiesto a Snow.

“Perché non tua madre?” Chiese Ruby, consapevole di ferire i sentimenti della sua amica.

“Regina avrebbe voluto esserci stata. E sono felice che tu sia stata qui con me, anche se questo non mi fa sentire meglio come il pensare di poterla riavere con me. Inoltre, tu piacevi a Regina.” Spiegò Emma.

Aveva ragione, ma fui sorpresa che la sua scelta fosse ricaduta su Miss Lucas. 

“Davvero?” Ruby sembrava scettica, non riuscivo certo a biasimarla.

“Tu non eri intimidita da lei e ti facevi i fatti tuoi. Lei lo rispettava molto.” Le emozioni avevano iniziato ad avere la meglio su Emma, deglutì e disse “Allora vuoi essere la sua madrina sì o no?”

“Ne sarei onorata.” Rispose Ruby. “Posso sapere se la mia figlioccia ha un nome?”

Il suo nome. Il mio cuore si strinse ancora. Non sapevo il suo nome. Io e Emma dovevamo sceglierlo insieme, dopo aver stabilito che le sarebbe stata la madre di questa bambina tanto quanto me. Prima dell'incidente, noi avevamo parlato di diversi nomi, ma dovevamo ancora sceglierne uno.

“Regina amava tutti nomi vecchio stile e io l’ho sempre presa in giro per questo.” Iniziò Emma, sorridendo leggermente al ricordo. “Ma lei amava veramente il nome Faye. Ho cercato il significato dopo che lei…dopo l’incidente. Significa “fata o elfo” e penso che sia perfetto per una bambina che vive in una città abitata da personaggi delle favole. Sembrava che questo fosse il suo preferito.” Fece una pausa, guardando preoccupata Ruby. “E’ troppo sdolcinato?”

“No! Penso che tu abbia ragione: è perfetto!”

Emma annuì e tornò a guardare la bambina, nostra figlia, Faye. Sì, quello era sicuramente il suo nome. Allungai la mano per accarezzare i suoi soffici capelli neri, ma non potevo toccarla. 

Una lacrima atterrò sulla sua guancia paffuta e così Emma realizzò che stava ancora piangendo.

“L’amavo così tanto Ruby!” Disse, con la voce grave.

“Lo so, Em! So anche che lei ti amava moltissimo. Conoscevo Regina da molto, molto tempo, e lei era veramente felice quando era con te.”

Annuì, ridacchiando quasi amaramente. “Le dissi che io volevo essere la persona che l’avrebbe resa felice. È per questo che le ho voluto dare questa bambina, questa famiglia.”

“Tu l’hai fatto!” Le assicurò Ruby, e non aveva torto. 

Emma mi aveva dato la famiglia che avevo sempre sognato e mi aveva resa davvero molto felice.

“La vostra storia ha qualcosa di poetico: prima lei adotta tuo figlio e ora tu adotti sua figlia.”

“Sì!” Sbuffò Emma. “Peccato che lei a dieci anni non potrà andare a cercare Regina per riportarla da noi.”

Il silenzio piombò nella stanza.

Emma piangeva silenziosamente e Ruby le strofinò dolcemente la spalla, offrendole il suo conforto.

“Lo sai che non è giusto?” Gracchiò Emma. “Abbiamo avuto pochissimo tempo per essere “noi”. Dovevamo invecchiare insieme.” 

Fece una pausa per prendere fiato e continuò “Mi immaginavo noi due accompagnare Faye a scuola per il suo primo giorno, applaudire Henry il giorno del suo diploma e ballare al suo matrimonio. Regina non potrà esserci. Lei è morta. Lei è andata via.”

“Lei non è andata via.” Disse Ruby scuotendo la testa. “ Lei vivrà nei tuoi ricordi, nel tuo amore per lei, e in molte altre cose, come nell’amore che tu ora provi per questa piccolina.”

Emma annuì e, abbassando il volto, baciò la sommità della testolina di Faye.

Ruby si scusò con Emma e andò a cercare Snow, che era uscita dalla stanza ormai da diversi minuti.

Emma insistette che sarebbe stata bene da sola per qualche minuto, ed io potrei dire che era sollevata dalla prospettiva di avere un momento per se stessa.

Appena fu lasciata sola, pianse liberamente per alcuni minuti, stringendo la bambina al petto, come se avesse paura che Faye la potesse lasciare.

Essendo morta non dovevo provare dolore, ma trovavo straziante la sofferenza di Emma.

Mi chiedevo se mi trovassi all’Inferno. Avevo fatto molte cose orribili durante la mia vita, quindi la cosa non era esclusa. Essere costretta a rimanere lì a guardare senza poter parlare, senza poter toccare, senza poter dare conforto alle persone che avevo amato certamente era simile all’Inferno. Ma se io fossi stata davvero condannata, non sarei stata in grado di contemplare il volto della donna che amavo. Forse ero lì solo per aspettare lei. Era una cosa straziante da fare, aspettare pazientemente. Anche se speravo, per i nostri figli, che la nostra riunione non venisse tanto presto.

“Io ancora ti amo, Regina!” Piagnucolò  Emma in quella che credeva essere, anche se sperava non lo fosse, una stanza vuota. “Ti amerò per sempre. Ti prometto che mi prenderò cura dei nostri figli. Io spero davvero che tu possa essere felice, ovunque tu sia.”

“Io sono felice Emma. Grazie a te.” Mi piegai per sussurrarlo al suo orecchio, sapendo che lei non poteva sentirmi, ma speravo che una parte di lei potesse farlo. “Anche se è finita troppo presta, tu sei stata veramente il mio lieto fine.”

 

 

 

Salve a tutti! Ripubblico con piacere questa one shot fantastica di Barbie Shoes in questo nuovo profilo dedicato alle traduzioni delle sue storie.

Per chi volesse, questo è il link per leggere la storia in lingua originale:

https://www.fanfiction.net/s/9026287/1/Bye-Bye-Baby

Ringrazio tutti per aver letto o riletto la storia e vi do appuntamento alla prossima.

   
 
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