Se anni addietro qualcuno gli avesse predetto il suo futuro lui non ci avrebbe mai creduto –e certamente avrebbe pure ammazzato il malcapitato veggente-. Eppure ora se ne stava lì, in piena notte, a fissare il petto della sua secondo genita alzarsi ed abbassarsi nel silenzio del sonno. Si avvicinò cauto alla culla e passò il grande palmo della sua mano sulla fronte della figlia. No, ora stava bene la febbre era scesa. Vegeta sospirò, imbarazzato e leggermente umiliato da quelle sue paure paterne, così poco consone all’immagine del grande guerriero che aveva sempre dato di sé. La cosa più sensata da fare sarebbe stata quella di tornare nel suo letto, di stendersi di fianco a sua moglie e di riprendere a dormire. Stava per richiudere la porta quando la piccola Bra tossì nel sonno e, come mosso da una forza superiore, ritornò sui suoi passi e si sedette nuovamente sulla sedia di fianco alla culla.
Bulma quella mattina si richiuse la porta alle spalle con un sorriso, sperando di non svegliare nessuno: né Vegeta né la piccola Bra che dormiva serena tra le sue braccia.