Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: auaura    01/03/2016    1 recensioni
Storia priva di senso e originalità. Presto la storia con più recensioni negative.
E se scoprissimo il significato dei poteri di Elsa? E se fossero legati ad una persona oscura?
E, allo stesso tempo, la legassero dalla sua nascita ad.. un ragazzo?
Vi prego, non scartate la storia solo perchè non appoggiate la coppia, e..no, non è la coppia che pensi tu.
Dal testo:
"Elsa deglutì lentamente e, tenendo la bambina dai capelli scuri con un braccio, con l'altro creò un lampo di ghiaccio, per potersi difendere da quel...quel..mostro che aveva davanti. La figura si mise seduta e fissò un po' stordita Elsa, poi, quando notò i suoi poteri, alzò le braccia, terribilmente enormi, come per chiedere pietà"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’erba giallastra creava uno stranissimo effetto contro il cielo blu, quasi nero.  L’aria era immobile, le stelle bianche spuntavano nel cielo come piccoli aghi fluorescenti. Se non fosse stata una prova, sarebbe sembrato di certo un sogno. Si alzò, lasciando scivolare le mani fra l’erba soffice. Si alzò, e il terreno sotto di lui si inaridì, diventando nero come la pece.
-Che ci faccio qui?-
Ralph si guardò intorno: non c’era nulla di troppo strano. Avanzò, trascinandosi dietro una scia nera di erba bruciata. Dove metteva i piedi, tutto appassiva. Osservò quell’oscurità nera, che inghiottiva quell’erba color sole, ne divorava i raggi, la sua essenza. Era un po’ ciò che gli incubi e il terrore avevano fatto con lui per anni interi. Lo avevano divorato, strappato la gioia, gli avevano lasciato solo un vuoto di oscurità. Non avrebbe permesso mai più a nessuno di calpestarlo. Mai più…
-Non male, eh?-
Si voltò.
Incontrò sé stesso.
Aveva i vestiti neri, bruciacchiati, lo sguardo crudele e i capelli sporchi. Se ne stava dritto, a petto in fuori, con le braccia muscolose incrociate.
Ralph invece era leggermente ricurvo in avanti, ferito e dolorante.
-Questa la chiamerei una giusta spiegazione.- esordì l’altro.
-Che intendi dire?-
-Quello che fai all’erba lo fai alle persone.- un ghigno –Si avvicinano troppo, e tu le uccidi.-
-Non è vero.- Ralph scosse la testa. –Io lo so.-
-Davvero?-
Ralph sospirò e si grattò il retro del collo. –Non ho tempo da sprecare con te, adesso.-
L’altro lo colpì alla mascella, Ralph barcollò e poi attaccò, facendolo cadere a terra con due pugni.
Si alzò il vento. La terra sotto i loro piedi si curvò leggermente. Si stava lentamente alzando da un lato e abbassando dall’altro, come una enorme moneta di terra. Ralph corse verso la parte più alta, mentre l’altro lui gli arrancava dietro. L’altro lui gli si lanciò contro, afferrandolo per i piedi e facendolo crollare a terra.
Ralph lo colpì con un calcio al viso, lasciando l’altro a terra, con la bocca piena di sangue. L’altro sputò, si pulì la bocca con un polso, lasciando una disgustosa scia di sangue e saliva sulla mano. Ralph riprese la sua scalata il più rapidamente possibile, affondando le dita fra l’erba cercando appiglio quando raggiunse la fine del blocco di terreno.
E ora?
Si voltò a guardare il rivale che procedeva sempre più rapidamente.
“E’ tutto frutto della mia testa…” pensò, guardando l’abisso nero subito dopo la fine del terreno. “Posso controllarlo, se voglio.” Tanto ormai la moneta di terra stava per sistemarsi verticalmente, sarebbe caduto nell’abisso comunque. Corse verso il bordo, si aggrappò alla sporgenza con le mani e si lanciò di sotto.
Si parò il viso con le mani.
“Concentrati.” Si disse. “Ora…ora…apparirà sotto di me…un..un…” beh, era difficile pensare a qualcosa mentre precipitava rapidissimo. “Un…un…”
Stava per cadere verso un lago nero, da cui uscivano vari sbuffi di fumo. La nuvola grigia sfiorò la superficie degli angoli color petrolio e l’intero lago prese fuoco nel giro di pochi secondi.
-Cuscino!- gridò, quasi d’istinto.
“Stupido! Stupido! Stupido!”
Un’enorme e soffice cuscino crollò sopra il lago, spegnendo l’enorme incendio. Ralph si ritrovò a fluttuare nello spazio, il cielo perse completamente colore e le stelle sparirono. Si guardò intorno. Tirò fuori la chiave dalla tasca e con uno scatto rapido tagliò l’aria, facendo apparire uno squarcio bianco fluttuante. Aprì lo strappo con entrambe le mani e si trovò davanti ad un  passaggio. Entrò respirando affannosamente. Era stato troppo facile.
 
Nel bianco della neve la figura della regina si ergeva rigida. I capelli e il vestito venivano leggermente mossi dal venticello freddo che correva intorno a loro.
-Ralph?-
La sua voce delicata rendeva l’apparizione ancora più angelica.
-Elsa?-
 Sembrava impossibile, era impossibile. Non c’erano dubbi. Ma lei era lì…
Ralph corse verso di lei:-Come…come puoi essere qui?-
Lei  corse piena di gioia, gli si buttò al collo prima che lui potesse rendersene conto:-Non lo so, stavo vagando per un corridoio buio e sono finita qui!-
Lui la strinse di più:-Sei qui…- mormorò, senza fiato. –Sei qui…-
-Dobbiamo trovare Anna…-
Ralph sorrise appena e sciolse l’abbraccio. La guardò, rattristandosi di colpo:-Mi dispiace.-
-Cosa ti dispiace?-
-Non è reale.-
-Lo so, Ralph, è tutto un maledettissimo incubo. Dobbiamo andare via.-
-No, non tutto questo.- Ralph fece un passo indietro –Tu….tu non sei reale.-
-Che cosa?!?- Lei scosse la testa con forza –Che diavolo stai dicendo Ralph?-
Lui inspirò profondamente:-Quasi ci avevo creduto sai?-
-Mi stai prendendo in giro? Dobbiamo trovare Anna e Kristoff e Vanellope, non c’è tempo per queste sciocchezze.- Elsa aggrottò le sopracciglia.
Ralph si incurvò leggermente, per permetterle di fissarlo negli occhi:-Se c’è una cosa che so di Elsa è che ha sempre il terrore di toccare qualcuno. Quelle poche volte che lei a prendere l’iniziativa, trema come una foglia. Lei non si sarebbe mai lanciata contro di me in quel modo. E se l’avesse fatto, l’avrei sentita tremare, avrei sentito le sue mani come percorse da piccole scosse. Anche solo impercettibilmente.-
“Elsa” sgranò gli occhi.
-Mi dispiace.-  Ralph sorrise tristemente –Mi dispiace per averti scambiato per lei. Perché Nessuna sarà mai come lei.-
La figura di Elsa tremolò e si frantumò in milioni di pezzetti di cristallo, mentre il suono delle parole di Ralph si ripeteva come una cantilena, diminuendo pian piano d’intensità: “ Nessuna sarà mai come lei…”
 
 
 
 
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-Elsa, sei certa che ci sia un modo per scappare?-
La regina delle nevi scrollò le spalle:-Non ci resta che sperare. Dobbiamo trovare mia sorella, Kristoff e Ralph, prima di tutto.-
Vanellope annuì:-Bene.-
Il silenzio ingombrante occupò ancora l’enorme tunnel nero, premendo sui petti delle due, costringendo i loro cuori a battiti rapidi e leggeri.
-E’ strano da dire in questo momento…- la voce di Vanellope, in genere squillante, era bassissima –Ma sono contenta che Ralph…cioè…..preferisco te ad altre, insomma sei una brava ragazza… donna! Ehm, comprendi, no? No…Io..io non so come…-
-Ho capito.- Elsa sorrise e annuì, guardando la bambina –Grazie.-
Vanellope sorrise, con una scossa di luce blu che la percorse da capo a piedi. Continuarono a camminare, quasi completamente al buio.
Tic, tic, toc, toc, tic…
-Cos’era?- Vanellope si voltò di scatto, tremando –L’hai sentito anche tu?-
Elsa scrollò le spalle:-No, non ho sentito niente.-
-Sicura?-
-Sì.- Elsa le prese una mano –Ne sono certa.-
Toc, toc, tic, tic, toc…
-E adesso?!-
-No, proprio niente.-
Vanellope guardò la regina con sguardo supplichevole:-Non posso essermelo immaginato.-
Elsa si abbassò per poterla guardare negli occhi:-L’hai immaginato.-
-Ma Elsa…ti giuro che l’ho sentito!- la bambina iniziò a tremare.
Tic, toc, tic, tic, crack…
-Sembra qualcosa che zampetta- Vanellope si guardo dietro.
Crack…scrak…
-Io direi qualcosa che gratta contro il muro.- bisbigliò la regina delle nevi. Poi alzò la voce:-Ma non sento niente...sei sicura di sentire qualcosa?- Elsa sgranò leggermente gli occhi, facendole appena intuire il suo piano.
-No.- Vanellope deglutì. –Non sento nulla.-
-Bene così. Continuiamo.- e la regina la trascinò in avanti.
Il rumore si ripeté, sempre più vicino. Le ragazze avanzarono senza mostrar timore, mentre la paura divorava i loro cuori.
Elsa si fermò,
crack, tic, toc…
Si voltò e congelò tutto dietro di sé, creando un’enorme muro. Una piccola mano aguzza colpì il ghiaccio e rimbalzò all’indietro.
-Stava per attaccarci…-mormorò Vanellope.
-Sì, volevo fargli credere che non lo sentivamo, ma non ha funzionato più di tanto. Forza, corri ora che abbiamo guadagnato tempo.-
 
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La giovane premette la fronte contro il vetro, mentre il gelo le divorava le gambe. Doveva esserci qualcuno, non poteva essere sola. Era stanca di tutto quel gridare e le faceva male la gola. Si premette le mani sul petto, dove era certa che il gelo sarebbe presto arrivato. Gridare ancora sarebbe stato totalmente inutile, lo sapeva, perciò si rassegnò. Il vetro si appannò, non permettendole di vedere molto, dietro la chiazza bianca. Le palpebre erano diventate pesanti, e lottare per rimanere sveglia era sempre più difficile, così crollò. Era tutto così calmo…e così….freddo…
 
 
 
-Anna?-
Aprì gli occhi, e la prima cosa che mise a fuoco furono tanti pezzi di vetro, ai suoi piedi. Poi sollevò leggermente lo sguardo e vide una sagoma, aspettò altre secondi e lo riconobbe:-Ralph? Che ci faccio qui?-
-Non lo so, ma dobbiamo trovare tua sorella, Kristoff e Vanellope.- Ralph scosse una mano intorpidita –Avanti, non abbiamo tempo da perdere.-
Anna annuì e si alzò, poggiandosi contro il vetro intatto dell’enorme scatola:-Ma dove andiamo?-
Ralph le mostrò una chiave rossa:-Penso di sapere come fare…-
La principessa sollevò un sopracciglio:-Che intendi dire?- domandò, toccandosi la testa dolorante.
-E’ con questa che ti ho trovata, quindi credo di poter trovare gli altri anche così.-
-Non è troppo facile?-
-Già.- Ralph scosse la testa –Ed è questo ciò che mi preoccupa.-
Ralph andò verso il buio, e mosse la chiave come un coltello, dall’alto verso il basso, aprendo uno squarcio arancione:-Prima le signore.- disse, con un gesto elegante di una manona.
 
 
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La porta apparve nel nulla, davanti alle due.
-E adesso? Che si fa?- Vanellope deglutì, nervosa.
-Non c’è molto altro da fare..- Elsa le lanciò uno sguardo. -Quindi entriamo-
Aprì la porta cigolante di legno massiccio. Entrò seguita subito dalla bambina. Si materializzò una enorme scalinata davanti alle due, che iniziarono a scendere titubanti. Alla fine della rampa di scale, delle luci si accesero lungo un corridoio roccioso pieno di ragnatele, e le due lo attraversarono   correndo. Il corridoio finiva con un’altra scala, ma stavolta di legno e a pioli. Scesero e si ritrovarono su un lungo ponte fatto di placche bianche, e da alcune nere fra una placca bianca e l’altra. Dall’altra parte c’era un enorme blocco di terra nera, apparentemente brulla.
Vanellope si mise sulla prima placca e saltò sulla seconda, che emise un sinistro rumore acuto. Elsa saltò sulla seconda e poi si lancio il più lontano possibile, finendo su una placca nera, che emise un rumore strano, tipo di un qualcosa di morbido che viene spappolato con un peso. L’enorme struttura   traballò:-Schiaccia mento tasti possibili. Non si sa mai.-
Vanellope annuì e saltò due placche, poi insieme ad Elsa ne superò altre tre, poi una sola, poi altre due.
Davanti a loro apparve un fungo enorme viola, poi un altro, e un altro ancora. Si voltarono ed intorno a loro si era formata una foresta di funghi viola alti dodici metri, con tanti piccoli arbusti e cespugli. Il sole era una grande macchia arancione e il cielo era giallastro e tremolante. Non c’erano nuvole, ma faceva molto caldo. Elsa si sentiva così piccola rispetto a quei funghi, e il caldo la stava soffocando, l’abito di ghiaccio non la rinfrescava molto. Il caldo però, sembrava dar fastidio solo alla regina, Vanellope non lo notò quasi.
-C’è del fumo!- esclamò la bambina indicando lontano -Che facciamo? Scappiamo o andiamo laggiù?-
Elsa guardò in giro:-Non c’è molto altro di significativo qua, andiamo verso il fumo.- creò una lunga spada di ghiaccio -Preparati, se c’è una cosa che ho capito di queste prove è che sono imprevedibili.-
Si diressero verso il fumo grigiastro. Esso saliva dalla terra fino al cielo, divorandone pezzi interi. Il cammino sembrava scorciarsi ad ogni passo, tanto che dopo nemmeno un minuto, quella che sembrava un ora di viaggio, si era ridotta a qualche minuto. Il fumo proveniva da un gruppo di sagome nere. Si avvicinarono ancora di più e scoprirono che il fumo veniva dal centro di un paese completamente distrutto dalle fiamme. Si addentrarono con i cuori in gola e piedi nella terra sporca, sfiorando le macerie di quello che una volta probabilmente era un paese felice.
Si diressero verso una casa, probabilmente l’edificio più grande. Doveva avere più piani, di cui ne erano rimasti solo due, e la polvere che lo circondava svolazzava in modo innaturale, troppo compatto e rapido. Una strana risata svolazzò nell’aria sporca. Echeggiò, e Vanellope sentì i brividi partire dalla punta dei piedi e scuoterla fino alla punta dei capelli.
-Andiamo via.-
Elsa scosse la testa:-E se ci fosse qualcosa di importante, qui?-
-Non m’importa.-
-Anche io ho paura. Ma è tutto basato sulla paura.- Elsa alzò le braccia, come a voler indicare tutto intorno a lei –Secondo te perché siamo qui? Vogliono metterci paura. Non glielo devi permettere.-
Vanellope strinse i pugni e annuì.
Elsa toccò un pezzo di parete intatta:-Chissà se c’è un modo per sapere cos’è successo.-
Vanellope le strinse il braccio:-Io…io…credo di saperlo.- sollevò un braccio tremante e indicò una enorme figura, illuminata dalla luce cocente, che faceva diventare la sua pelle squamosa color oro. Sembrava una gigantesca lucertola, sui dodici metri, con due ali grandissime e quattro zampe possenti. Era un drago. Il mostro girò in tondo e poi si adagiò sul terreno, con il collo leggermente alzato,  gli occhietti luccicanti che si guardavano intorno, come alla ricerca di un’ultima preda.
Elsa era certa che quella creatura fosse solo il tipico nemico di una favola, non avrebbe mai pensato di poterselo trovare davanti, in carne ed ossa. E non avrebbe mai pensato di potersi ritrovare in un incubo infinito, e in tutte quelle situazioni spiacevoli; ma adesso era lì, e non aveva tempo per perdersi nei suoi pensieri. La bambina indietreggiò e colpì con la schiena un muro tremolante che lasciò cadere alcuni mattoni a terra. Il drago sollevò l’enorme collo e guardò gli edifici fumanti con i suoi occhietti scuri.
-Che facciamo?- Vanellope si scompose in tante figure blu e guardò terrorizzata la compagna.
-Io…- Elsa si guardò intorno freneticamente –Nascondiamoci, ho bisogno di pensare.-
La regina entrò nel palazzo distrutto, seguita dalla bambina e  si nascose dietro un muro.  Rimasero in silenzio scervellandosi sul da farsi. Il drago ruggì in modo basso, stiracchiò il lungo collo, poi si adagiò di nuovo per bene a terra.
Dovevano scappare ma non potevano tornare indietro: avrebbero svegliato di certo l’animale. Dalla parte opposta non c’era niente, invece.
-Potremmo usare la chiave.- propose Vanellope in un sussurro –Quella luminosa che hai usato per liberarmi.-
Elsa la estrasse dalla tasca strappata che aveva creato per riporre la chiave e la fissò: non era più luminosa. Provò ad aprire serrature intorno a lei, ma fu inutile:-Non possiamo scappare a quanto pare.-
-Va bene, va bene..-la bambina si mise le mani fra i capelli –Deve esserci un altro modo.-
La regina si sporse appena oltre ciò che rimaneva delle parete, sentì una voce potente ringhiarle nella testa: “COMBATTI! Maledizione, è così difficile da capire?” strinse un pugno e un manico di ghiaccio le apparve fra le dita delicate. Dal manico si allungo una lama, e si ritrovò a stringere una spada. Inspiro  ed espirò più volte, per cercare di calmarsi. Il solo fatto di star impugnando un’arma le faceva venire i brividi. Però non aveva il tempo per lasciarsi sopraffare da sentimenti così forti.
-Devo ucciderlo.- mormorò, guardando il riflesso del suo viso pallido sulla lama.
-Cosa?- Vanellope quasi gridò –Che diavolo stai dicendo??-
-Hai un piano migliore? Sono aperta a suggerimenti.-
-No, non ho idee migliori, però è troppo rischioso.- Vanellope scosse la testa –Non possiamo farlo.-
-Dobbiamo.- Elsa creò un’altra spada più piccola e gliela diede cercando di sorridere –Vedila così: prima riusciamo ad andarcene da qui, prima troviamo gli altri e prima torniamo a casa.-
-Vorrei riuscire ad essere così positiva anche io.-
Elsa sorrise e le prese una mano:-Io vado, tu intervieni solo in caso di necessità.-
-Cioè?-
-Cioè non preoccuparti, non ce ne sarà bisogno.- e le fece l’occhiolino. Peccato però che il suo cuore non era poi così d’accordo, le stava esplodendo nel petto con la potenza di una bufera.
 
 
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-E’ piuttosto buio, qua…-
-Già.-
-E polveroso.-
-Sì.-
Anna stava cercando in tutti i modi di poter parlare con il gigante, ma le sembrò impossibile. Magari non era né il luogo, né il posto adatto per indagare sul “fidanzato” (adorava definirlo così) di sua sorella, però voleva provarci comunque. E poi voleva concentrarsi su qualunque cosa non fosse quel bosco buio. Nei seguenti due minuti si limitò a giocare con la gonna, a testa bassa. Cercò di resistere alla tentazione, ma voleva disperatamente parlare. Di qualunque cosa. Anche solo per distrarsi. Ralph, per quanto odiasse le chiacchiere inutili, la pensava allo stesso modo. Il silenzio rendeva il tutto ancora più inquietante. Però il silenzio era d’obbligo: dovevano sentire l’arrivo del pericolo o la presenza di Kristoff, Elsa o Vanellope.
Anna pensò ad ogni tipo di frivolezza pur di non concentrarsi su ciò che poteva star passando sua sorella o Kristoff in quel momento. Provò all’improvviso una pena assurda, che la colpì come uno schiaffo in pieno viso. La principessa sollevò la gonna dell’ingombrante vestito da sposa, e a fatica cercò di avanzare più velocemente, per stare al passo col gigante.
A un certo punto, dopo un bel po’ di cammino, gli alberi iniziarono ad abbassarsi e a diminuire. Era notte, il cielo era scuro e privo di stelle e nuvole.  Appena fuori dal bosco, si estendeva un piccolo sentiero di terra nera che conduceva a una torre. La struttura era grigia e alta, il tetto sembrava toccare il cielo. Continuarono a camminare fino ad arrivare sotto di essa. Dall’ultimo piano, dall’unica piccola finestra, proveniva un fortissimo rumore di ferro contro ferro, oltre a qualche grido di dolore o verso di sforzo.  Si udiva anche qualche parola, ma troppo deboli per comprendere frasi intere.
Anna indicò la finestra, con gli occhi lucidi:-Questo…questo è Kristoff!-
Ralph guardò lei e poi la torre:-Sei sicura?-
La principessa annuì con foga:-Sì! Dobbiamo aiutarlo.-
Il gigante toccò i mattoni della torre:-Non c’è una porta..- sbuffò –Stai indietro, butto giù il muro.-
-Non crollerà tutto?- Anna cercò di sollevarsi la gonna e fissarla al bustino per smettere di sembrare un pupazzo di neve che camminava.
Ralph osservò i tentativi goffi della ragazza di sistemarsi il vestito e scosse la testa:-Non preoccuparti, so essere piuttosto preciso.-
-Ah, va bene.- Anna si tirò indietro soffiando via i capelli dal viso –Fai pure, allora.-
Il gigante strinse le dita e tirò un pugno contro il muro, che si sfracellò in pochi secondi sollevando una polvere grigiastra. Si era formata una apertura perfetta per farli passare. Ralph le fece un cenno verso l’entrata:-Prima le signore, io ti sto dietro.-
 
 
 
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Elsa inspirò ed espirò, uscì appena dal muro e guardò l’enorme drago a qualche metro da lei. Lanciò uno sguardo a Vanellope, quattro edifici più giù e si convinse a combattere. Lentamente avanzò verso il drago dormiente. “Salirò sul suo collo e gli taglierò la testa” pensò “rapido ed indolore.” Si fermò appena fu a tre passi dalla bestia. Sollevò la lama e fece un altro passo.
Uno” contò “Devo ammazzarlo per salvare Vanellope”
Fece un altro lento, tremolante, passo: “Due, devo ritrovare Anna”
Fece l’ultimo passo e sentì le caviglie cederle, ma non crollò: “Tre; devo tornare da Ralph, dal mio regno, e tutto questo deve finire.”
Sollevò la spada sopra la testa. Fece per attaccarlo, ma il drago aprì di scatto gli occhi e la colpì con la coda, lanciandola all’indietro. Elsa finì  contro un muro, sfondandolo. La schiena faceva malissimo, aveva le gambe piene di graffi e sentì qualcosa di caldo scivolarle lungo la guancia. Si toccò proprio dove sentiva la sostanza scivolosa, si guardò la mano e la trovò sporca di sangue. Deglutì. Il drago torreggiò su di lei, ruggì con forza, schiacciandola contro i mattoni. Il mostro tentò di schiacciarla con una zampa, ma la regina delle nevi rotolò di lato, causando dolorossissime fitte alla schiena, e la zampa schiacciò solo un lembo del vestito azzurro. Elsa si alzò, la stoffa si strappò, finendo fra le unghie del drago. Lei strinse la spada e provò a colpirlo, ma riuscì solo a graffiargli il collo squamoso. Corse sotto il corpo dell’animale e affondò la spada nella pancia grigia e rugosa. Tirò via l’arma e scappò, nascondendosi fra i resti di una casetta di legno poco distante, per riprendere fiato. Il drago si ripiegò a palla, su sé stesso, ringhiando di dolore. Il sangue verde del mostro scivolò sul terreno, e a contatto con essa emise un fumo giallastro. Il drago ringhiò ancora, poi ruggì con così tanta potenza  da scuotere il terreno e ciò che rimaneva delle case. Elsa trattenne le lacrime di terrore. Fissò la spada di ghiaccio che si stava liquefacendo fra le sue mani e con un sobbalzo la lanciò via. Il sangue verde stava sciogliendo il ghiaccio, riducendolo ad acqua sporca. Ne creò un’altra, più appuntita e se la strinse al petto, in attesa di trovare il coraggio necessario per attaccare di nuovo.
Il drago sputò una palla di fuoco e ridusse in cenere un vecchio pagliaio poco distante. Poi con un colpo di coda abbatté due casette. Elsa si sporse appena per poter vedere, stringendo l’arma fino a far diventare le nocche bianche. Deglutì ancora. La ferita alla testa continuò a sanguinare, così si premette una mano sulla fronte, e congelò la ferita. Rabbrividendo si pulì la mano sporca sul vestito, lasciando una impronta rosso scuro.               Corse di nuovo verso il mostro. Esso ruggì ancora, sollevandole capelli e vestiti. Provò ad attaccarla con una palla di fuoco, ma lei gli tirò un lampo di ghiaccio nella gola. Il drago iniziò a fare versi strozzati, e per riflesso colpì Elsa con una zampa, non dandole nemmeno il tempo di rendersene conto. La regina finì di nuovo fra le macerie.
 
 
Vanellope guardò tremante la spada di ghiaccio conficcarsi a pochi metri da lei, poi sollevò lo sguardo e vide la regina svenuta fra un cumolo di mattoni, piena di lividi e graffi. Il drago si avvicinò alla figura priva di sensi di Elsa e provò a sollevare una zampa per schiacciarla.
-FERMO!- il gridò uscì potente e incontrollato dalla bocca della bambina. Ora non poteva tirarsi indietro. Corse e prese l’arma di ghiaccio, per poi scomporsi in tante figure blu e teletrasportarsi dietro il mostro. Tagliò la coda con un solo colpo ad occhi chiusi. Ma riuscì solo a provocare una grande e ferita e non a tagliarla di netto come aveva previsto. Si teletrasportò ancora sopra le macerie di un palazzo per essere all’altezza del muso del drago. Esso provò a mangiarla, ma lei si tirò indietro, poi si lanciò contro il mostro e gli affondò la spada fra le narici, poi la ristrasse con forza. Si teletrasportò sopra altre macerie, mentre il drago si buttava a terra facendo versi di dolore. Vanellope saltò giù verso il collo del mostro a spada sguainata e gli tagliò la testa. Era successo con così tanta velocità che quasi non se ne era resa conto. Indietreggiò e la spada le scivolò dalle mani, cadde a terra e si frantumò in milioni di cristalli di ghiaccio. Lanciò uno sguardo ad Elsa che stava cercando di mettersi seduta, con il cuore che le batteva nelle orecchie e rimbombava con forza nella testa. Si portò una mano alla fronte e cadde in ginocchio, fra il sangue verde, che le scivolò sulle ginocchia, fra i piedi. E a contatto con la pelle bruciava, ma non ci prestò attenzione, era troppo occupata a cercare di respirare in modo normale. Elsa si mise in piedi ignorando la sensazione di nausea e la testa che girava. Corse verso la piccola Vanellope, si buttò in ginocchio anche lei e la strinse forte:-Va tutto bene.-
Vanellope annuì:-Adesso sì, credo.-
-Mi dispiace non ti ho protetto come volevo. Stavi per morire e io non sono riuscita a….- Elsa si premette una mano sul viso e soffocò un singhiozzo –Mi dispiace…-
-Elsa,- Vanellope la guardò ancora un po’ tremante –Guarda come ti sei ridotta per salvarmi…stai scherzando?-
La regina delle nevi scosse la testa:-E’ che…è che…..- non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di sua sorella diventata una statua di ghiaccio. Vanellope, Anna, anche Kristoff stavano rischiando la vita per colpa di un potere che sembrava una maledizione che si divertiva a renderle la vita impossibile.
-Elsa, dobbiamo trovare gli altri.-
-Lo so…- la regina si asciugò il volto –Andiamo.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Angolo Autrice:
Saaaalve. Come va? E' una vita che non scrivo e mi dispiace da morire, ma ultimamente avrò meno tempo, per cui aggiornerò di meno ma con capitoli più lunghi del solito. Comunque manca veramente poco alla fine, un po' mi dispiace, ma voi sarete sollevati, immagino. XD
Vorrei ringraziare chiunque ha recensito questa storia (e chi lo farà) e chi ha messo questo "coso" fra le storie
 preferite/da ricordare/seguite.
Grazie mille, ancora, grazie, grazie, grazie, grazie. 

A prestissimo (si spera).
CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!


 
                                                   
 
  
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