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Autore: _asmodai_    02/03/2016    0 recensioni
Mi guardi per l’ultima volta. Stai sorridendo.
Hai vinto. Ancora una volta. Hai vinto. E lo sai bene.
(Ispirata da una canzone sconosciuta al mondo intero)
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ricordo che eravamo sempre noi due.

Qualunque cosa io facessi, dovunque andassi, Vi ritrovavo sempre.
La mia memoria non è così completa, in realtà. Ho vissuto così tante vite, che la maggior parte sono solamente dei ricordi sbiaditi.
Ero uomo, donna, bambino. Ricco e povero. Nobiluomo e contadino.
L’unica cosa che rimane sempre uguale, siete Voi.

Voi, che mi cercate sempre così disperatamente. Perché mai? Che fosse il Vostro desiderio di giustizia? Vendetta? O perché, semplicemente, VOLETE trovarmi?
Trovarmi e uccidermi.
Complimenti, ci riuscite sempre. Siete l’unico, lo sapete, vero?

La stregoneria, come la chiamate Voi, non è amata in questo mondo che teme tutto ciò che è diverso. Ed essa, sicuramente, esce dal limite del mondo conosciuto.
Gli stregoni, come li chiamate Voi, sono tutti considerati dei mostri, crudeli e pericolosi.

E, sicuramente, è pericoloso un ragazzino pallidissimo e magro, senza un soldo e un’anima viva che potrebbe accudirlo.
Per questo cominciò a parlare con quelle morte.
Gli veniva spontaneo, era un dono (maledizione?), non ne aveva la colpa. Non voleva.
Non volevo.
Non per Voi, ovviamente.

Vi ricordate?
Credo di si. È stato proprio quello il nostro primo incontro, giusto? Quando ci siamo conosciuti.
Non immaginavo che il fuoco facesse così male.
Credo che eravate soddisfatto a veder perire un’altra anima persa, come le chiamate Voi.
Ed era solo l’inizio.

Non era la mia intenzione tornare, ma ero tornato.
Ho scoperto che potevo non solo parlare ai morti, ma anche comandarli.
E questa volta non ero così ingenuo. Mi controllavo. Ma, evidentemente, non ero stato così attento come credevo. Chissà chi era ad accusarmi di stregoneria.

E Voi siete tornato.
Ovviamente, non mi avevate riconosciuto. Non subito, almeno.
Ancora il fuoco? Hm, originale.
Faceva male. Anche quella volta. Mi chiedevo se fosse il destino, che ogni volta che ci incontrassimo io dovevo provare dolore e Voi soddisfazione.
Ora sono sicuro che è così.

Ero tornato anche quella volta. E un’altra volta mi avete trovato. E ancora. E ancora. Sempre il fuoco e la Vostra espressione soddisfatta.
Finché non avete cominciato a sospettare qualcosa. Ed alla fine avete capito.

Mi avete riconosciuto. E avete cominciato a cercarmi di proposito.
Avete cominciato ad essere più originale. Tentavate di uccidermi in ogni modo possibile. Fuoco? Non è nuovo. Corda? Scomodo. Spada? Carino.
E così ancora e ancora.
Riuscivate sempre ad essere più forte.
La stregoneria, le anime ed anche il veleno non riuscivano a ferirvi. Non posso dire che mi dispiacesse. È onorevole avere un nemico come Voi.
Il mio Miglior Nemico.

L’unico che riusciva sempre a trovarmi e sconfiggermi, nonostante i miei poteri.
L’unico che mi riconosceva sempre.
Ho perso il conto delle volte in cui mi avete ucciso.
Dieci? Cinquanta? Cento? Non ha più importanza.

Io tornavo. E Voi mi trovavate. Io diventavo sempre più furbo. Voi diventavate sempre più potente. Io scappavo. Voi mi inseguivate. Io perdevo. E Voi mi uccidevate.

Ma poi mi sono stancato. Se solo sapeste, come sono stanco. E Voi no?
Si. Lo vedo nei Vostri occhi.

Dobbiamo farla finita. E Voi lo sapete. Chi, se non Voi?
Dobbiamo finire questa gara. Era una gara, no?
Questa volta sono IO ad inseguirvi. A trovarvi. E sarò IO ad uccidervi.
Lo sapete. Lo sapevate sempre.

Vi svegliate, quando entro nella Vostra stanza.
Vivete ancora solo, non potete sposarvi secondo l’Ordine. O non volete?
Non siete cambiato dall’ultima volta che Vi ho incontrato.
State tremando. È il freddo, o la paura della morte? Perché sapete già come andrà a finire.
Lo avete sempre saputo.

Non ho le armi. Non mi servono, ma questa volta non posso farne a meno.
Prendo la Vostra spada. Mi ci avete infilzato talmente tante volte, che la riconoscerei anche al buio. Ricordate?

Non parliamo. Non ne abbiamo bisogno. Avete già capito tutto.
Vi alzate. Vi sistemate la camicia da notte (riuscite ad essere preciso ed ordinato anche in faccia alla morte). Non state più tremando.
Non abbiamo fretta, c’è l’intera notte davanti a noi.
Mi piace la vostra sicurezza. Severità. Siete sempre compostò e rigido. Non per molto, ancora.

Non chiedete niente, non ce ne bisogno. Perché? Lo sapete fin troppo bene. Ve lo siete meritato, ammettetelo.
Mi guardate fisso negli occhi, anche quando Vi mettete in ginocchia aspettando il colpo finale.

Provo un attimo di delusione. Ma cosa mi aspettavo? Rimorso? Siete sicuri di aver sempre fatto la cosa giusta. E forse è così.
Ma abbiamo già perso troppo tempo.

Tagliare la testa? Brutto. Non mi era mai piaciuto questo modo. Avevo promesso a me stesso di non essere crudele con Voi. Siete troppo... significante per me.
Un colpo sicuro dritto al cuore.
Mi guardi per l’ultima volta. Stai sorridendo.

Hai vinto. Ancora una volta. Hai vinto. E lo sai bene.

Lascio il tuo corpo per terra, oramai non ha più importanza. È morto.
Lascio la tua casa. Non sono soddisfatto. Non sono soddisfatto, come lo eri tu quando mi uccidevi. Non mi piace uccidere. Non mi piace ucciderti.

Non avevo mai fino ad oggi pensato, a quanto tu fossi importante nella mia esistenza. Perché questo non può essere chiamato “Vita”.
Lascio la tua casa con il tuo corpo, e anche con una parte di me.
Ti ho finalmente ucciso, così come ho ucciso il mio cuore, che credevo di essere morto da troppo tempo.
Forse ci rivedremo ancora, chi lo sa. Forse tornerai un giorno anche tu.
Ma questa volta sarò io a trovarti.
Siamo pari, adesso. Possiamo ricominciare.

Non vedo l’ora di rivederti, oh
mio Miglior Nemico. 
  
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