Lost Kingdom
-Prologo-
Regno Youkai
dell’Hakurei, 3000 anni fa.
I rumori della
battaglia arrivavano sino all’interno degli appartamenti reali, nonostante le
finestre barricate da mobili e assi di legno.
Un boato e le
l’aumento delle urla suggerirono che le mura di cinta della fortezza erano
crollate sotto i colpi dell’esercito avversario.
“Maestà, non
possiamo più aspettare, dobbiamo uscire” Disse la Sacerdotessa, sua guardiana. Portava
la faretra colma di freccie sulla schiena, e stringeva convulsamente nelle mani
il proprio arco.
Ma la Regina
scosse fieramente la testa. “Non lascerò mai il palazzo. Non scapperò come una
codarda lasciando mio marito a morire in battaglia.” Si avvicinò all’unico
tavolo, unico mobilio della stanza che non era stato utilizzato per bloccare le
finestre e raccolse il proprio ventaglio, la sua infallibile arma, stringendolo
tra le lunghe dita affusolate. “Scenderò in campo.” Annunciò, decisa.
“Maestà, vi prego”
implorò nuovamente la sacerdotessa. Nella culla, sentendo i rumori esterni, la
neonata principessa aveva iniziato a piangere disperatamente. “Gli ordini di
Sua Maesta il Re sono stati chiari: quando il pericolo si avvicina dobbiamo
abbandonare il Palazzo.” Si avvicinò alla bambina e la sollevò, stringendola al
petto. “Non ci tenete alla vita di Vostra figlia?”
Lei la guardò
furiosa: “Insolente! È questo il motivo per cui voglio partecipare alla
battaglia. Se Naraku mi vedrà combattere al fianco di Sesshomaru, non crederà
più necessario attaccare il palazzo. E mia figlia sarà salva.”Accarezzò la
guancia rosea della bambina, un atteggiamento insolitamente dolce per una
guerriera feroce quale era conosciuta la Regina Kagura. Prese tra le dita il
gioiello che la piccina portava al collo. Una sfera così piccola, dal potere
enorme, di cui era stata fatta suo malgrado custode. La prese in braccio,
cullandola, sorridendole tristemente.
“Kikyo.” Sospirò,
rivolta alla sacerdotessa. “Prendi la bambina e dirigiti verso le condutture
dell’acqua. Io vi coprirò le spalle.” Un altro boato, vicinissimo, fece vibrare
il palazzo. Dalla polvere che impregnò l’aria, capirono che doveva essersi
aperta una breccia del muro. La Regina fece segno alla sacerdotessa di seguirla
nel corridoio. A terra, vi erano i primi calcinacci degli affreschi che ornavano
la Residenza Reale, e suppellettili caduti a terra.
“Non avete
possibilità di salvezza, Maestà! Siete ancora debole per il parto… lasciate che
sia io, con i miei poteri, a coprire la vostra fuga.”
“I tuoi poteri non
li noterebbero neppure. I miei possono a malapena fermarli. La cosa importante,
è che la bambina sia salva. Te l’affido.” Gliela mise tra le braccia e la
spinse verso le scale.
La sacerdotessa
provò a protestare, ma si scontrò con gli occhi amaranti della Regina, tornati
feroci e impassibili. “Non fermarti per nessuna ragione al mondo.” Si
raccomandò.
Kikyo annuì,
guardando la bambina, che era tornata a piangere, tra le sue braccia. Aveva
appena un paio di giorni di vita, e nessun nome le era ancora stato imposto.
“Quale desiderate che sia il nome della Principessa?” domandò.
La Regina le aveva
voltato le spalle, e aveva già aperto il ventaglio, pronta per colpire.
“Sesshomaru voleva attendere la fine della battaglia: era sicuro che avremmo
vinto, e desiderava chiamarla con una parola di vittoria, o di gloria. Ma anche
se tu non sei riuscita a predirne l’esito, so già che non vi sarà nulla di ciò,
questa notte. E allora, chiamala con il nome dei miei fiori preferiti. Quelli
che nessuno aveva mai visto, prima che il vento mi portasse i semi, e che
profumano così tanto.”
Detto ciò, la
Regina tolse dalla sua acconciatura una piccola piuma, che si ingrandì
immediatamente, e con quella spiccò il volo verso la breccia che era stata
aperta nel palazzo.
Kikyio sentì le
lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro. Non era il momento di
lasciarsi andare a simili debolezze, tantomeno dalla Sacerdotessa Guerriera che
aveva in custodia la Principessa e la Sfera più potente che fosse mai stata
creata dai Demoni. “Addio, Regina Kagura” sospirò, voltandosi verso le scale e
percorrendole a perdifiato.
L’acqua gelida le
arrivava alle caviglie, ma non sembrava intenzionata a salire. La Sacerdotessa
corse nei bui condotti sotteranei, mentre, attorno a sé, i muri continuavano a
tremare e la polvere iniziava a cadere su di lei. Almeno, con tutto quel
rumore, il pianto della bambina non si sarebbe sentito. Cercò ancora una volta
di calmarla, fermandosi a riprendere fiato. Ormai doveva mancare poco.
Dopo essere uscita
da quel tunnel che pareva senza fine, avrebbe nascosto la bambina nella grotta
in riva al fiume, e l’avrebbe sigillata con un incantesimo. E poi si sarebbe
gettata anche lei nella battaglia, a combattere a fianco dell’uomo che amava, e
per cui sarebbe morta. Si, I suoi poteri non erano così blandi come credeva la
Regina. Lei ce l’avrebbe fatta, ne era sicura.
Prese dalla
faretra una freccia e se la posò tra le labbra, mormorando parole
impercettibili a qualsiasi orecchio, umano o demoniaco. La freccia sembrò
acquisire un proprio lieve bagliore. Ecco preparato l’incantesimo. Conficcando
la freccia all’ingresso della grotta, nessun demone avrebbe rilevato la
presenza della Principessa, e la piccola e il gioiello sarebbero stati salvi,
finchè lei o suo padre, Re Sesshomaru, non sarebbero tornati a prenderli.
Doveva fare in
fretta. Un altro boato. Altre grida. Una breccia che si apriva sopra di lei.
Balzo indietro, evitando per un soffio di essere colpita dalle macerie.
E poi una voce…
….quella voce…
“CICATRICE DEL
VENTO!”
“Inuyasha!”esclamò,
non potendo fare a meno di sentirsi sollevata. Era ancora vivo,nonostante
l’aspra battaglia, e ancora in grado di combattere! Allora forse non tutto era
perduto…
Le urla dei nemici
si spensero quasi subito. “Inuyasha!” chiamò di nuovo con tutto il fiato che aveva
in corpo. “INUYASHA!!!”
“KIKYO!”
L’aveva sentita!
Alla giovane le si inumidirono gli occhi dalla felicità, mentre la figura di
quello che sembrava solamente un ragazzo, vestito con una corazza saltava
dentro all’apertura e atterrava davanti a lei. L’abbracciò con trasporto,
tuffandosi contro il suo petto. “Ti stavo cercando…” mormorò lui, una nota di
sollievo nella voce affaticata. “Il palazzo ormai altro non è che un cumulo di
macerie. Ti scorterò fuori di qui.” Lo sguardo dorato del ragazzo cadde sul
fagottino strillante che la ragazza aveva tra le braccia. “La mia piccola
nipotina…” Poi, annunciando che non c’era altro tempo da perdere, sospinse la
sacerdotessa in direzione dell’uscita. “La situazione è grave…” spiegò,
affaticato.
“Sei ferito!”
esclamò lei allarmata, sentendo le mani sporcarsi del sangue caldo del proprio
amato.
“Non è niente”
mentì lui, cercando di nasconderle l’espressione sofferente del proprio volto.
“Kagura è morta.” La informò. “E’ saltata fuori dal palazzo che sembrava pronta
a spazzar via tutto, ma è durata poco. Sesshomaru non è riuscito a far nulla.
E’ fuori di sé dalla rabbia, e mi ha detto di cercavi e di portarvi fuori dalla
città.”
“Mi dispiace…”
mormorò lei, accorgendosi di avere ancora la freccia incantata tra le dita. Spiegò
a Inuyasha il piano che aveva in mente per salvare la bambina e la Sfera, ma
lui scosse la testa.
“Te lo puoi
togliere dalla testa… tu non ti muoverai di li.”
“io verrò in
battaglia con te!” ripetè ostinata la ragazza, fermandosi. “non potrai impedirmelo.”
“Bada Kikyio,
preferisco ammazzarti con le mie stesse zanne che farti anche solo sfiorare da
uno dell’armata di Naraku.”
“Non riusciresti a
farmi del male neppure con tutte le tue forze.” Rispose, guardandolo con sfida.
Lui ricambiò lo
sguardo di fuoco della ragazza. “Sei solo un’umana…” sibilò, cercando di
modulare la voce con tutto il disprezzo possibile.
“E tu sei un
mezzodemone. Né carne, né pesce. Io sono un’umana con poteri sovrannaturali,
che neppure tu stesso immagini. Se non rimarrai con me e la bambina, allora io
ti seguirò nella battaglia. Prefersco morire combattendo che vivere senza di
te.”
Inuyasha sembrava
avere l’impressione di volerla prendere a schiaffi. “Preferisci che io scappi
come un codardo? Preferisci che io calpesti l’onore che ho faticato tanto a
costruirmi?” nonostante le parole, pronunciate duramente, ad alta voce, il
ragazzo fu costretto ad indietreggiare. Kikyio stava avanzando verso di lui, la
bambina fra le braccia e l’espressione più minacciosa che il suo grazioso volto
poteva formare.
“Sei un mezzodemone:
ti hanno sempre denigrato, e ora tu vuoi morire per loro?”
“E’ una questione
d’onore!” urlò lui. Ormai si trovava con le spalle contro il muro limaccioso
del condotto. Lo scattò di un braccio di Kikyio sembrò atto a volerlo colpire.
Inaspettatamente,
non fu uno schiaffo della donna a colpirlo. Ma un bacio sulle labbra. Inuyasha
ne fu piacevolmente sorpreso. Ricambiò il bacio, avvicinando a sé la giovane
donna. Poi si staccò e la guardò negli occhi nocciola, l’espressione addolcita,
un piccolo sorriso che spuntava tra le labbra piagate dalla polvere della
battaglia. “Ti sembra il momento per simili smancerie?”
E poi l’urlo di
dolore, e un qualcosa di ardente che era conficcato nella sua spalla.
La freccia
incantata che Kikyio aveva in mano, ora gli spuntava a malapena dalla carne
della spalla, e lo ancorava saldamente al muro dietro di sé.
“Maledetta!” urlò
rabbioso, mentre la sacerdotessa si allontanava da lui, senza smettere di
fissarlo. “Liberami subito!” era paralizzato, non un muscolo rispondeva ai suoi
comandi.
“Tu mi attenderai,
Inuyasha.” Decretò Kikyio. “Non ti lascio andare al macello da solo.”
“Dannata!” esclamò
nuovamente il mezzodemone, tentando di divincolarsi inutilmente dalla morsa
dell’incantesimo. Si sentiva stordito, intorpidito, quella freccia sembrava
togliergli tutte le energie. Biasimò sé stesso per essere caduto in un simile
tranello, ordito da quella maledetta strega.
Lei scosse la
testa, sorridendo tristemente. “Non maledirmi, Inuyasha. Mi ringrazierai quando
vivremo insieme, io e te. E tutta questa stupida guerra sarà finita e
dimenticata.”
La bambina reclamò
l’attenzione della sacerdotessa. Strillava e piangeva, dimenando i pugnetti
sotto la coperta che l’avvolgeva. “Adesso devo andare… riposati Inuyasha, farò
alla svelta.” Sussurrò, concedendo un ultimo bacio a quelle labbra schiuse ed
addormentate.
Si voltò e corse
nel condotto.
Un altro boato,
più forte dei precedenti. La terra tremava.
La sfera degli
Shikon si avvolse di un bagliore accecante.
Kikyio chiuse gli
occhi, stringendo al petto la Principessa: attorno a sé percepiva un’aura
demoniaca di proporzioni immense. La terra non cessava di tremare, né la Sfera
di brillare. Re Sesshomaru stà dando
sfogo a tutta la sua potenza! Intuì, il cuore che le batteva all’impazzata.
Il Sovrano probabilmente era certo che la figlia fosse al sicuro, e nulla ora
poteva fermarlo dal distruggere qualsiasi cosa.
Anche la sua
stessa città.
Riuscì a schiudere
un occhio per guardarsi intorno: La luce violetta della sfera illuminava la
volta del tunnel.
Qui
crolla tutto! Pensò
disperata, alzandosi e iniziando a correre, faticando a mantenere l’equilibrio.
E poi la polvere si fece più intensa, e le pietre iniziarono a cadere l’una
dopo l’altra.
Finchè, avvolto
illuminato d’aella sfera degli Shikon, il soffitto del tunnel piombò su di
loro, seppellendole.
E il buio scese.
Ariecchimè.
So
che ho in corso un’altra Fanfiction di tutt’altro genere (La Complainte de la
Butte) ma non ho potuto fare a meno di decidere di cimentarmi anche in un’altra
impresa. La Complainte verrà ultimata per principio, con la dovuta calma e i
dovuti rimaneggiamenti che dovrò apportargli. ma in ogni caso ci sarà anche
questa a tenervi compagnia.
(che
stress che sono…)
Spero
di essere all’altezza della situazione.
EC