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Autore: AndreaMineLyo    06/03/2016    0 recensioni
Alexander Thorp è un brillante studente e un promettente psicologo, appena laureato, e aspirante ora ad un dottorato di ricerca. Per ottemperare a questo scopo e per risolvere i suoi problemi finanziari, Thorp accetta un breve stage in una strana società, la WIRE Corporation. Qui Thorp scoprirà qualcosa che gli cambierà la vita, e che devierà il corso della sua esistenza: "il soggetto A". Egli segnerà una grande svolta nella sua vita ed intraprenderà una "Epic Quest" per salvare il mondo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Thorp sembrò sensibilmente scosso dall'aspetto del ragazzo: “Avrà sì e no la mia età, eppure sembra così diverso.” pensò; era alto, anche se non avrebbe potuto dirlo con certezza dal modo in cui era rannicchiato a terra, portava una semplice maglietta e dei pantaloni, con una tunica aperta lateralmente, tutto bianco candido; aveva capelli neri, un viso di bellezza quasi celestiale, la sua pelle di un candore quasi in competizione con quello dei suoi vestiti; lo guardava lateralmente con la testa leggermente piegata, occhi neri, le pupille erano sostituite da strani simboli che cambiavano in sequenza “Ե, Գ, Թ, ʍ, ȝ, Ծ ed Ր” inoltre la “ȝ” appariva due volte di fila, tutto questo insospettiva Thorp, che segnò velocemente sul foglio i simboli e la sequenza. Poi di colpo Alexander si ricordò che il ragazzo aveva detto qualcosa “.oɒiɔ”. Non ne capì il significato: «Scusa, puoi ripetere? Non ho capito bene quello che hai detto.» Il soggetto scosse la testa, quasi si fosse ripreso da una trance, il nero e i simboli sparirono dai suoi occhi per essere sostituiti da un paio di occhi verdi intensi e profondi «Scusa, ogni tanto mi piace parlare al contrario. Ho detto “ciao”.» rispose alla domanda dello psicologo «Non c'è nessun problema, non so come tu ci riesca, ma è interessante.» lo rassicurò quindi Thorp. «Davvero? Non ti sembro... strano?» chiese il soggetto «Beh, se intendi strano negativamente, nient'affatto. Ti trovo interessante.» rispose Thorp, con una leggera nota di curiosità, sedendosi sulla poltrona probabilmente messa a sua disposizione. Appoggiandosi contro lo schienale Thorp notò la presenza di alcuni mobili saldati al tetto, e rimase a fissarli impietrito. Il soggetto, che ora si era girato verso il vetro, e, di conseguenza, verso lo psicologo, era ora passato da una posizione rannicchiata e tesa ad una più aperta e tranquilla: era seduto sul pavimento con le gambe incrociate e i gomiti appoggiati alle ginocchia, fissava intensamente lo psicologo «Ti chiedi come mai ci sono dei mobili sul tetto, eh?» chiese a quel punto. Thorp, riportò la sua attenzione sul soggetto A e disse «Sì, effettivamente...» il ragazzo, ridacchiando, rispose «Per questo.» e detto questo si alzò e cominciò a camminare verso la parete “Ma cosa..?” pensò Thorp, arrivato al muro, il soggetto A poggiò un piede, poi l'altro e cominciò a camminare sul muro raggiungendo poi il tetto. «Ecco perché.» disse a quel punto il ragazzo sedendosi sul tetto.

 

«Giorno 3, ore 8:34, continuo a scoprire un sacco di cose assurde sul soggetto A. Cammina sul tetto, medita senza toccare il pavimento, e sembra essere onniveggente, più moltissime altre cose che non so davvero come riesca a fare. E' probabilmente il paziente più interessante che ho avuto, ora devo solo cominciare a studiare la sua psiche approfonditamente.» così Thorp chiuse il suo audiodiario del terzo giorno di permanenza alla W.I.R.E. Corporation. Di colpo, mentre camminava verso l'edificio di contenimento del soggetto A, distratto dal cellulare con cui registrava il suo diario, si imbatté nel Sergente Maggiore White «Ah, S-Sergente White. Che piacere vederla.» disse rispettosamente Thorp «Alexander! Mi fermerei volentieri a parlare con te, ma ho da fare in questo momento. Ciao!» e detto questo, il sergente si allontanò correndo. “Strano.” pensò Thorp, tornando a dirigersi verso l'edificio. Thorp, ora più vicino, vide James e Trixie «Hey ragazzi!» li salutò, «Ciao Alexander!» dissero i due in coro, come al solito. Come gli ultimi due giorni, Thorp entrò nell'edificio di contenimento, poi nella camera di sicurezza, ed infine nella camera di contenimento del soggetto A. Alexander stava per salutare «Ehi...» ma si interruppe «Cosa succede?» chiese con aria interrogativa “A”, «Uhm. E' che, chiamarti “A” mi sembra brutto, e “Soggetto A” è ancora peggio.» spiegò Thorp «Come ti chiami?» chiese infine. Con un sorriso dispiaciuto “A” rispose «Mi dispiace, ma non posso dirti il mio nome. Posso solo scriverlo.» «Fallo allora!» rispose Thorp. Detto questo, l'indice e il medio del ragazzo diventarono improvvisamente neri, e cominciò a scrivere sul muro con le dita. Finito di scrivere, sul muro c'era scritto “ム乙ム乙乇レ” «Questo è il mio nome, purtroppo non posso leggertelo.» disse il soggetto A. Thorp, con aria interrogativa, rispose «Sembra ci sia scritto Azazel.» Azazel ridacchiando, rispose «Non è così che si legge, ma tu puoi chiamarmi così se lo desideri.» «Ok, Azazel. Sai perché sono qui?» chiese Thorp «Per fare una valutazione psicologica dello stato di salute mentale del soggetto A, vale a dire me.» «Ok, corretto. Da quanto sei qui?» «Esattamente 63 anni, 13 giorni, 8 ore, 47 minuti e 34 secondi.» Thorp inorridì a quest'ultima affermazione. «Se-Ses-Sessantatre anni? Come è possibile? Tu potresti avere al massimo la mia età.» affermò lo psicologo «Oh, così sembra. Ma l'universo è un'illusione, no?» chiese Azazel con un sorriso da psicopatico stampato sul volto, e con gli occhi coperti dai capelli neri come il cielo notturno; Alexander avrebbe potuto urlare, tremare dalla paura, “L'universo è un'illusione”, il nome della sua tesina di laurea scartata, un testo non pubblicato, di cui esisteva una sola copia: la sua. “Impossibile” pensò Alexander «O-ok. Non so come tu abbia fatto, ma devo proseguire con la mia analisi psicologica. Qual'è la cosa che ti piace di più fare?» chiese con voce ferma lo psicologo «Oh, mi piacciono la pittura, la scrittura, la scultura, il violino, il pianoforte, la tuba, il basso, la chitarra, il flauto traverso, il clarinetto, la tromba, la fisica, la chimica, la matematica analitica e statistica, l'architettura, la storia, la letteratura...» rispose Azazel. «Sai perché sei qui?» chiese quindi Thorp «Tu lo sai Alexander?» chiese a sua volta il ragazzo. Gli occhi dello psicologo sbarrati, fissi a guardare lo strano individuo che si trovava davanti a lui. «Voglio uscire. Trixie, James, fatemi uscire, ora.» ordinò Alexander, che come un fulmine si fiondò fuori dalla camera di contenimento, lasciando Azazel nella stanza, richiusa subito dopo. Thorp a questo punto non disse una parola, si diresse in linea retta verso l'ufficio di White, arrivato lì spalancò la porta «IO MOLLO.» White, seduto tranquillamente sulla sua scrivania, alzò gli occhi dal libro che stava leggendo per rivolgere il suo sguardo negli occhi di Thorp. «Tu non puoi mollare.» rispose con tono calmo White, tornando al suo libro. «C-Cosa? N-no. Non... non potete farmi ques-»

 

«Giorn- o- BZZZZT. Son-o -g- me- - che sono qu-i- Non posso andar-»

«Gior- n- BZZT. Azaz- perico- oso- incontr- labile. Cosa si- fac-»

 

Queste le uniche parole che ormai Thorp poteva sentire dalle sue plagiate registrazioni, un diario che rifletteva ormai solo la pazzia di un'incoscente. Decise di registrarne un ultimo, per poi abbandonare definitivamente la speranza:

 

«Giorno 1436...»

  
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