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Autore: Walpurgisnacht    06/03/2016    0 recensioni
Vedete il buco nero a lato? Ecco, perché non vi ci tuffate dentro per seguire Jin, Hwoarang, Xiaoyu e tutta la compagnia di Tekken che già ci si sono accomodati?
[Dall'associazione a delinquere Mana Sputachu e Subutai Khan]
[Fa parte della serie crossover Tekken/KoF Lost in Savepoint]
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Lars Alexandersson, Ling Xiaoyu
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lost in Savepoint'
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More like: crossover cretini che sfuggono di mano, e da Tekken/King of Fighters si è passati a Tekken/King of Fighters/Puella Magi Madoka Magica. Dove le Puellae sono simpatiche vecchine appassionate giocatrici di bocce (idea nata anni fa da Subutai e che ha messo radici in altri crossover prima di questo).
Stiamo cadendo in basso, ne siamo consapevoli.
Ma ci divertiamo con poco.

L’associazione a delinquere Mana Sputachu & Subutai Khan

***

“A chi è venuta quest’idea del cazzo, eh? Si può sapere?”.
Ammetto che la domanda del coreano non è del tutto fuori luogo.
E quale sarebbe la fantomatica idea del cazzo in questione? Ma come, è così semplice.
Andare alla bocciofila, mi pare ovvio.
Devo dire di essere curiosa, perché in realtà nemmeno io so bene perché ci stiamo trascinando verso quel posto… inutile?
Manco so giocare a quella roba.
“Sono stato io, problemi?” sibila Iori, un paio di passi dietro a me.
“Ti piacciono i giochi da ottantenni arterisclepotici?”.
Arteriche? Si dice arteriosclerotici, maledetto mentecatto made in Seoul.
“Segui bene il labiale, Hwoarang: a-r-t-e-r-i-o-s-c-l-e-r-o-t-i-c-i. Quella parolona difficile si pronuncia così” lo percula Jin dopo essersi voltato nella sua direzione. Non posso che approvare.
“Avanti, due tiri non hanno mai ucciso nessuno” cinguetta Lars, rigorosamente apripista del gruppetto mentre saltella come manco la Vispa Teresa. Sembra davvero su di giri alla prospettiva e mi chiedo il perché.
“Ma se tu neanche giochi, zio lavativo?”.
“Embè? Io farò da supporto morale al vostro quartetto. Morale e con le cibarie”.
“Hai il coraggio di ritenere commestibili quelle… cose fatte in cemento”.
“Non chiamarle cose, nipote degeneration. Sono le mie adoratissime, buonissime, celestiali polpette uscite direttamente dalla sede principale dell’Ikea a Stoccolma”.
“Sembrano più originarie della palude di Swamp Thing…”.
Non mi sfugge un sorrisino infido di Thermos Vuoto, e solo per questa volta mi tocca dargli ragione. Probabilmente avrà pensato qualcosa tipo “e pure ‘stigrancazzi”.
“Comunque chi l’avrebbe mai detto che il terribile Iori Yagami, flagello del mondo civilizzato, distruttore di anime e mangiatore di carne umana… apprezzasse un gioco da plebei come le bocce”. Il commento, che dato il tono e il contenuto sembra preannunciare il desiderio di una morte lenta e piena di fiamme, viene immancabilmente dal nostro dispensatore di idiozie arancio-crinito. Santo cielo, devo smetterla con le definizioni sbarazzine. D’ora in avanti lo chiamerò “bestiaccia” e finita lì.
“Ringrazia che mi servi per la quadretta, altrimenti le braccia te le avrei fatte ingoiare intere dopo averti frantumato i denti uno ad uno”.
“Dai su, basta litigare. Siamo arrivati” annuncia tronfio Jin indicandoci il posto del nostro supplizio odierno.
Tu non me la conti giusta, Kazama. Sei troppo allegro. Il Jin che conosco si sarebbe lamentato in lungo e in largo per l'ingiusto destino, mentre tu te ne stai lì con quel sorriso da beota e sin troppo entusiasmo per uno emo dentro come te.
Oh beh, magari sto solo pensando male. Ma come si suol dire, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.
E finalmente, per modo di dire, ci avviamo.
Raggiungiamo le varie piste, invero molto poco frequentate se non per la presenza di qualche over novantacinque più rughe che pelle. Quanto mi sento a casa circondata da miei coetanei, mannaggia.
Il moto del gruppo si arresta da sé, per un qualche motivo non ben precisato. Ci guardiamo in faccia come cinque imbecilli, chiedendoci in maniera silenziosa cosa dobbiamo realmente fare e non sapendoci dare una risposta soddisfacente.
Yagami, cacchio. Sei tu l’espertone di bocce della compagnia, saprai da che parte girarti almeno.
No, al pari nostro pare genuinamente spaesato. Non è che tutta ‘sta passione ti deriva da Bocciofila Oggi 3000?
Poi arriva qualcuno che pare volerci tirare fuori dai guai, o se vogliamo essere più realisti buttarci a forza in fondo al pozzo: si avvicina un gruppetto di cinque signore, attempate ma rispetto alla media delle ragazzine, che paiono scioccate dalla presenza di qualcuno con meno di cinquantasette anni in un posto del genere.
“Occazzo, dei ragazzi! Qui! È il primo segno dell’apocalisse!”.
“Ma piantala di dire stupidaggini, Kyouko-chan, Il nostro è uno sport che ai giovani piace”.
“Non in questa linea temporale, cara la mia Madoka”.
“Sì, va beh. Comunque benvenuti, baldi giovani. Ve la fate una partita contro di noi?”.
La domanda ci viene posta da una signora sulla sessantina, bassa e con i capelli presumibilmente tinti di rosa. Già mi piace la nonnina.
I nostri maschioni si scambiano uno sguardo complice e Yagami si gira verso la vecchina in rosa: “Sarà un piacere giocare con voi, signore.”
Ma guardalo come fa la provola pure al reparto geriatria!
La signora ridacchia: “Oh, che giovanotto simpatico!” e lo prende a braccetto, “Io mi chiamo Madoka Kaname, ma puoi chiamarmi Madoka-chan come fanno le mie amiche!”
“Piacere di conoscerla, Madoka-chan. Il mio nome è Iori Yagami, ma mi chiami pure come vuole” e lei ridacchia ancora. Jin, dietro di lui, si sta sbellicando come mai nella vita. Cos’è, i tavolini del karaoke bar spaccati sulla schiena non vi sono bastati?
Poco a poco ci presentiamo tutti e impariamo i nomi delle amiche di Madoka-chan: Homura Akemi (una signora alta e ancora di bella presenza, ma con uno sguardo truce che farebbe impallidire pure il Jin pignainculo dei tempi andati), Kyouko Sakura (un’arzilla signora sboccata come Hwoarang e dai capelli rossi altrettanto tinti, e dalle cui maniche sbucano tatuaggi preoccupanti), Sayaka Miki (che in passato doveva essere stata decisamente la maschiaccia della combriccola) e Mami Tomoe (quella che Hwoa e Iori hanno prontamente definito “milfona coi fiocchi”, immagino per via dei capelli biondo platino perfettamente acconciati. O per quelle tettone che ancora sfidano la gravità).
“Allora ragazzini, conoscete già le regole o avete bisogno di una breve lezione?”
A parlare è la rossa, Kyouko Sakura, che nel farlo tira su le maniche del kimono mettendo in mostra quei tatuaggi che avevamo solo intravisto; l’espressione funerea di Jin conferma il terrore di un po’ tutti quanti: tatuaggi della yakuza.
La signora col taglio corto, Sayaka, deve aver notato il nostro disagio: “Oh tranquilli, non lasciatevi ingannare dai tatuaggi di Kyouko-chan! Quando li ha fatti non aveva idea del loro significato reale… sono più di quarant’anni che mi tocca inseguirla e infilarle a forza le maglie a maniche lunghe anche in agosto.”
I nostri sguardi si posano inevitabilmente da Kyouko verso Hwoarang, perché lo sappiamo tutti che lui sarebbe capace di farlo.
“Che c’è?”
“Niente, Corea. Niente” ridacchia Jin. Stranamente il coreano tutto speciale non si lancia in qualche insulto pronunciato male, preso com’è dall’ammirare i tatuaggi della signora Kyouko (che a sua volta li ostenta orgogliosa, con buona pace dell’amica dai capelli corti). Ho idea che tra qualche giorno ce lo ritroveremo tatuato dalla testa ai piedi, e voglio proprio vederlo quando si troverà la polizia sotto casa (perché succederà anche questo. Accade più o meno una volta a settimana e per le ragioni più disparate).
“Dunque, come ha detto prima Kyouko-chan” trilla la signora Kaname “voi conoscete le regole delle bocce? O volete che ve le spieghi?”
Ci guardiamo un po’ spaesati. Jin prende la parola: “In effetti... è la prima volta che veniamo qui. Siamo neofiti.”
Lei ci sorride, le sue amiche… hanno le reazioni più disparate.
“Oh, poveri ragazzi” sussurra la bionda, scuotendo la testa sconsolata.
“Ahi ahi… ne vedremo delle belle” è il commento di Kyouko-san, a cui Sayaka-san aggiunge: “Magari dovremmo dire a Madoka-chan di andarci piano.”
Solo Homura non parla, limitandosi a sorridere. Un sorriso quasi maligno, di chi sa che stiamo andando incontro a morte certa.
Mi sembra una reazione esagerata per uno sport innocuo come le bocce. Voglio dire, il peggio che può succedere è che Jin e Hwoarang comincino a tirarsi le bocce addosso per farsi i dispetti.
“Riconosco quella faccia” mi sussurra qualcuno… anzi no, qualcuna all’orecchio. Mi volto trovandomi davanti la suddetta Homura, lo sguardo furbetto.
Sì, ma… mezzo secondo fa era di fronte a me e ora… come ha fatto?
“È la faccia di chi non sa in che guaio si sta cacciando. Maddai, è solo una partita di bocce. Che male può fare? Beh cara mia, presto te ne accorgerai”.
Brrrrrrrrr. Cos’è ‘sto freddo polare? Mi sento come se avesse appena minacciato torture indicibili che neanche un’orda mongola quando erano particolarmente assetati di sangue.
Scusa, vuoi che muoro?
“Homura-chan, smettila di spaventarli! Non siamo in guerra, dai!” la rimprovera Madoka-san, guardandola con una faccia velatamente arrabbiata che, in tutta onestà, le sta proprio male. Sì, la conosco da quattro minuti e mi ci sto già affezionando. Problemi?
“Ma… ma io…” guaisce l’interpellata.
“Le stavi prospettando l’apocalisse. Guarda che ti conosco, mascherina. Non siamo qui per terrorizzare questi poveri ragazzi”.
E per grazia divina si allontana da me, mugolando qualcosa che penso volesse essere un verso di disappunto.
“Allora” riprende poi la mia over-sessanta preferita ever “le regole sono poche e semplici. Questo” dice chinandosi e raccogliendo un oggetto che dalla mia posizione svantaggiata non riesco a vedere bene “è il pallino. Lo scopo del gioco è fare in modo che vicino ad esso ci siano più bocce della tua squadra che di quella avversaria. Ciò si può fare in due modi: quello ovvio, cioè essere precisi quando si lancia e fare in modo di metterne molte in buona posizione, o quello più ovvio, cioè cacciar via quelle degli altri. E basta, non c’è altro di particolare da sapere. Nel caso vi diremo di volta in volta se dovesse essercene la necessità, ma mi sembrate giovanotti svegli”.
“Chi vuole l’onore del lancio del pallino?” chiede con gentilezza Mami-san.
“Faccio io, faccio io!”. E chi se non la bestiaccia in arancio poteva uscirsene con tutta ‘sta foga?
Prepariamoci a una figura di merda spaziale.
Getto lo sguardo su Iori e su Jin, che in effetti sembrano condividere la mia previsione. Non che fosse difficile dato l’elemento di cui stiamo parlando.
Hwoarang si fa consegnare l’affare, lo guarda, lo studia, lo soppesa e cerca di mangiarselo. Ops, no. L’ultima parte me la sono solo immaginata, ma sapete che sarebbe potuta succedere benissimo.
Poi si pone al centro della pista.
Fa lo splendido muovendosi in maniera esageratissima, specialmente il movimento per far roteare il braccio che sembra debba lanciare ottanta tonnellate di titanio.
Santo cielo coreano, sbrigati. Non abbiamo tutta la settimana.
E poi spara.
Non lo dico per dire, la spara davvero. Per non smentirsi si è calibrato a dir poco male, spedendo quella povera boccetta quasi in orbita.
“Cominciamo alla grande…” mi lascio sfuggire sconsolata mentre abbasso la testa. Riesco a scorgere Iori che lo prende a pedate sugli stinchi mentre gli intima di andare a recuperarla.
Fra l’altro, data l’età media dei frequentatori, un pallino lanciato con quella forza può provocare traumi cranici a profusione.
Porca vacca. Non sono venuta qui per potare gente nata prima del 1920.
Hwoa sta per andare a cercare il boccino (non prima di aver salutato Yagami con il dito medio), quando Homura appare di nuovo alle nostre spalle: “Eccolo qui” dice, e porge la pallina a Madoka-san, che sorride come se tutto fosse normale.
Normale un par de palle, se mi permettete la caduta di stile.
“Come diamine ha fatto…” borbotta Jin accanto a me, e io annuisco: “Ecco, allora non sono l’unica ad averlo notato!”
Uno sguardo di Homura ci zittisce all’istante. Comincio ad avere paura di non uscire viva da una partita di bocce.
Intanto Madoka-san si avvicina a Kyouko-san e le mette in mano la pallina: “Ecco a te Kyouko-chan, è il tuo turno” sorride, poi si incupisce e aggiunge: “Mi raccomando.”
“Cosa? Li faccio neri, tranquilla” fischietta l’altra prendendo posto in pista.
Sayaka-chan sorride: “Come l’ultima volta?”
Il coro di risatine e lo sguardo torvo di Kyouko-san ci lasciano intendere che dovremmo aspettarci una performance memorabile anche da lei.
E infatti…
“Piantatela di ridere. ORA.”
“Beh dai, non è andata male…”
“L’ultima volta la tazza di the di Ichinose-san non l’avevi nemmeno centrata.”
“Solo perché aveva deciso di portarselo da casa invece di andare al bar del circolo.”
“Vi odio. Tutte.”
Non credevo possibile che qualcuno potesse fare peggio di Hwoarang, invece è successo. Pure lui è stupito quanto noi.
Kyouko-san non è solo riuscita a tirare la boccia vicino al boccino, ma l’ha colpito e spedito contro un palo della rete, che l’ha rimbalzato verso la tettoia e per leggi fisiche sconosciute è finito nella tazza di the di una signora al bar (che dai racconti delle altre sembra essere una consuetudine di quando Kyouko-san gioca).
Non ho parole, solo incredulità e meraviglia.
“Su Kyouko-chan, non è andata così male” la conforta Madoka-san.
“Giusto” annuisce Mami, serafica. “Anche Ichinose-san si è ormai arresa. Magari la prossima volta riuscirai a centrare la pista.”
Mentre le altre cercano di tenere a bada l’ira della rossa pensionata, Madoka-san si volta verso di noi: “Ok, chi vuole provare adesso?”
Jin alza la mano e prende posto. Il suo lancio fa arrivare la boccia a circa tre metri dal boccino. Non male, brontolone.
Continuiamo ad alternarci, con attimi di panico in cui Yagami fa finire la boccia fuori dalla pista e tenta di far fuoco a Corea e Lars che lo prendono per il culo, beata incoscienza.
Arriva il mio turno, e riesco a fare avvicinare la boccia al boccino di circa un metro. Viva me!
“Non ve la cavate per niente male per essere la vostra prima partita!” ci applaude Madoka-san, seriamente colpita dalla nostra dedizione a uno sport così… diciamo datato. Signora Kaname, io non la chiamerei nemmeno dedizione ma fissazione hipster di un pazzo dai capelli rossi, ma non oso dirlo ad alta voce perché alla mia pelle ci tengo.
Poi la mia vecchietta dai capelli rosa preferita si alza e prende la sua boccia in mano: “Bene, ora tocca a me.”
E questa, ragazzi miei, è stata la volta in cui ho definitivamente imparato a diffidare delle vecchiette carine.
Giuro, non sto esagerando. Vorrei poter dire che la cosa è ingigantita per spirito comico, davvero vorrei. Ma non è così.
La pura, semplice, dolorosissima verità.
Quella donna è un cyborg. Non c’è altra spiegazione plausibile.
Perché prende la sua boccia (rosa, e certi giochi di luce mi danno l’inquietante impressione che dalla sua superficie crescano come degli spuntoni) e senza il minimo sforzo apparente la scaglia con una forza, una precisione, un che di sovraumano. Rotola placida verso il suo obiettivo, cioè la mia, la scosta gentilmente dalla sua traiettoria e prende la direzione che la porta a riposarsi proprio a fianco del pallino. Ma così vicini, così vicini che potrebbero persino baciarsi.
“Kami Madoka, più passa il tempo e più diventi chirurgica quando si tratta di disossare i poveretti che hanno la sfiga di voler fare una partita contro di te” commenta sarcastica Sakura-san, a quanto pare sin troppo abituata a un simile spettacolo. Le sue altre compagne, che per onor di cronaca non sono a loro volta per nulla scarse (decennale esperienza in questi lidi, immagino), confermano l’idea che siamo davanti a una specie di semidea di questo gioco.
Mi allungo in direzione di Jin e gli chiedo, cercando di non farmi sentire: “Di’ un po’, ma non è che tuo nonno o tuo padre si sono dedicati alla creazione di un androide dal sistema di puntamento laser?”.
È sufficientemente basito da doversi prendere qualche istante per formulare una risposta, poi mi dice che per quanto ne sa no, non è il caso. Inoltre tiene a precisare che, anche fosse stato, non le avrebbero di certo dato l’aspetto di una signora così carina e di carattere mite.
Specialmente quello scarto di galera di Heihachi, già. Non è proprio il suo stile.
“Eddai Kyouko-chan, piantala! Sono solo un po’ migliore della media, tutto qui”.
“Alla faccia del un po’ migliore…” si lascia sfuggire il premio Nobel per l’intelligenza made in Seoul, ricevendo delle meritatissime occhiatacce da tutto il resto dell’altro gruppo. Continua a farci passare per un branco di idioti, mi raccomando.
Però stavolta bisogna dargliene atto: ha fottutamente ragione.
Nei successivi giri noi tutti, che ok saremo nabbi nel mestiere e giovani e impreparati e tutto quello che vuoi, ci impegniamo con tutti noi stessi per cercare di arginare i danni. Persino Hwoarang, e chi di dovere mi è testimone quando affermo che non l’avrei mai creduto possibile, ci mette la buona volontà… con risultati che lasciano alquanto a desiderare, ma non si può pretendere più di un tot. Credo che il signore che ha colpito sul fianco sia andato a casa piangendo.
Ma tutti i nostri titanici sforzi, frutto del dar fondo a ogni minima capacità che potrebbe venire utile in una situazione del genere, vengono prontamente spazzati via da una demoniaca boccia. Rosa.
Ogni volta. Ogni singola, maledetta volta. Quando una delle nostre si prende la libertà di avvicinarsi un po’ troppo… tac, la vendicatrice ripristina lo status quo.
Mi sta salendo una crisi isterica.
E non solo a me, visto che in un paio di momenti Jin si trova costretto a prendere Hwoarang per un orecchio per impedirgli di spargere le budella di Kaname-san per tutta la bocciofila. Santo Kazama che evita omicidi gratuiti grazie alla sua sconfinata bontà d’animo.
Dopo l’ultima umiliazione in pubblica piazza Yagami alza ufficialmente bandiera bianca: “Va bene, direi che per oggi ne abbiamo prese a sufficienza. Basta così”.
“No ma come, di già?” chiede Madoka con un’espressione dispiaciuta, e a giudicare dalle espressioni contrite noi tutti ci sentiamo delle persone orribili per aver fatto soffrire una vecchina così adorabile. Sì, anche Yagami ha la faccia colpevole di chi ha appena fatto la cosa più orribile del mondo, per dire.
“Beh, il dislivello è evidente” balbetto io, “non sarà divertente nemmeno per lei giocare con dei dilettanti” mento io, cercando di nascondere la vergogna per aver perso contro Villa Arzilla.
Madoka-san però è irremovibile: “Neanche per sogno! Adoro vedere dei giovani sinceramente interessati al mio sport preferito” trilla, e mi afferra le mani: “Insisto perché facciate un’altra partita con noi!”
E chi ha cuore di dire no a una vecchina tanto carina che potrei uccidere di dolore se rifiuto? Lei potrebbe anche uccidere me con un colpo di boccia ma è un altro discorso, e comunque non sembra intenzionata a farlo per fortuna.
“Sì ma stavolta rendiamo le cose più interessanti, hm?”
Ci voltiamo tutti verso Kyouko-san, seduta scompostamente su una sedia (Sayaka continua a borbottarle di chiudere le gambe che le si vedono i mutandoni, e non sta bene) e un pocky tenuto tra le labbra come fosse una sigaretta.
“Che intendi, Kyouko-chan?” chiede Madoka, e la rossa sorride: “Scommettiamo.”
“CI STO!” urla Hwoa col sorriso dell’incoscienza dipinto in faccia. Jin, Iori e Lars (che non ha fatto altro che mangiare polpette svedesi e ridere dei nostri disastri, alla faccia del supporto morale) roteano gli occhi al cielo.
Sayaka-san sembra innervosirsi: “Non pensarci nemmeno! Te lo proibisco!”
“Ma quanto sei bacchettona, mica voglio scommettere cifre folli” sbuffa Kyouko-san, ma Mami-san incalza: “Hai detto così anche l’ultima volta che hai fatto una scommessa” racconta, “e ricordo abbastanza nitidamente la tua faccia quando sei stata costretta ad andare a ballare con Harada-san del circolo di shogi del mercoledì.”
“Ha ottantaquattro anni e il pannolone, vorrei vedere te!”
“Mica ti ha costretto lui a scommettere su chi avrebbe vinto la partita” risponde Mami serafica.
“Queste vecchine hanno una vita sociale migliore della mia” commenta Jin sottovoce.
“Non che ci voglia molto” è la laconica risposta di Hwoa, che si salva solo perché anche Jin sa che ha detto una cosa vera.
“Avanti, fatela scommettere” si intromette Homura-san, che finora era rimasta silenziosa, “lasciate che si metta in ridicolo come suo solito.”
“Homura-chan!” è il rimprovero di Madoka-san; rimprovero apparentemente effettivo perché l’altra sbuffa e si volta dall’altra parte.
Hwoarang decide di sbloccare l’impasse: “Ripeto, io ci sto.”
“Ma sì, stavolta voglio dare retta a Corea” gli dà man forte Yagami, attirandosi gli sguardi perplessi di noi tutti (Jin soprattutto, neanche a dirlo).
Madoka-san ci riflette un po’, poi alla fine sorride: “Ok dai. Una scommessa non può certo far male” per poi rivolgersi a Kyouko-san: “Senza esagerare.”
Quest’ultima sorride e si porta una mano al petto con fare solenne: “Giurin giurello! E per dimostrarvelo propongo una banale scommessa con soldi. Diciamo… toh, seimila yen. Seimila e cinquecento. Settemila. Una cifretta così”.
Sì, in effetti è proprio simbolica. Poca roba. E volendo si potrebbe anche fare, tanto se ci mettiamo in cinque (perché considero anche quel lavativo dello svervegese) a fare la colletta non dovrebbe essere tutto ‘sto danno. Ovvio, parto dal presupposto che abbiamo già perso.
Però… però… uhm…
No, è noioso così.
Fai mente locale. In questo preciso momento ti senti in credito o hai motivi di rivalsa con tutti i membri del tuo gruppo: Jin perché non te la conta giusta sin dall’inizio e tanto basta, Hwoarang perché è Hwoarang, Yagami perché è colpa sua se adesso siamo qui a farci demolire l’autostima e la fiducia in noi stessi, Lars… oh suvvia, si trova al posto sbagliato con la compagnia sbagliata. Se lo merita e stop.
“Ascoltate, ho una proposta” dico ad alta voce “Perché non… insaporiamo la questione?”.
Il capannello dei presenti si ammutolisce. Immagino di aver colto alla sprovvista più di una persona, specialmente il prode Kazama che prende a osservarmi con lo sguardo che usualmente riserva alla nostra bestiaccia nei suoi attimi peggiori. Assomiglia vagamente a quello che ha sfoggiato nell’occasione in cui Hwoarang aveva la serissima intenzione di andare a comprare un cilindro per mangiarselo.
“Che cosa intendi, Xiao?”.
“Ma no, nulla di che. Solo che scommettere denaro è banale, e poi si sa già chi vincerà. Poniamo la scommessa in questi termini: chi perde… invita fuori a cena un membro del gruppo avversario. Una vera e propria uscita romantica, possibilmente con le candele e l’auto a noleggio e lo chaffeur e tutto il carrozzone”.
Silenzio tombale.
Ne approfitto per ingranare la quinta.
“Solo che, per rendere la cosa più pepata, ci sarebbe una clausola. Una piccola, innocente clausola a margine”.
Ecco, non mi capita spesso di avere nove persone cotte alla griglia e desiderose di sentirmi finire un discorso. È una sensazione che ti fa sentire potente.
Ballate mie piccole marionette, ballate al mio ritmo.
“E sarebbe, la piccola e innocente clausola a margine?” azzarda Iori, guardingo. Mi conosce a sufficienza da sapere che non c’è nulla di innocente in quanto sto per dire.
“Se mi lasciaste parlare… sarebbe troppo carino invitare qualcuno di gradevole e di bella compagnia come Kaname-san. Sai che penitenza. Pertanto, doveste accettare, gli sconfitti saranno obbligati a invitar fuori la persona dell’altro gruppo che trovano più antipatica, o con cui comunque c’è meno feeling”.
Rido mentalmente. Se mi ci metto so essere una gran bella bastarda, me lo devo proprio concedere.
So bene di stare a mia volta rischiando grosso. Le mie chiappe sarebbero in prima fila assieme a quelle dei baldi maschioni che frequento, nella malaugurata e probabilissima eventualità di una batosta. Ma chissenefrega, il gioco vale la candela.
Ci sono rumori di mascelle che si slogano, di ginocchia che si rompono a metà, di occhi che scoppiano. Sì va beh, sto esagerando e lo so. Mi andava solo di essere un po’ teatrale.
“Prendetevi il vostro tempo e sappiatemi dire. Se doveste accettare” e nel pronunciare questa frase mi avvicino a Madoka-san “temo che per lei sarà una noiosa serata da sola a casa. Senza offesa, ma è davvero impossibile odiarla. Faremo noi per lei”. Le sorrido perché è evidente che, in caso di riuscita del mio piano malvagio, lei rimarrà tristemente a bocca asciutta. È troppo carina.
Lei ridacchia: “Sei proprio ruffiana, ma mi piaci per questo. Vorrà dire che, se dovessimo vincere noi, ti salverò dal passare una terribile serata con Kyouko-chan” conclude facendomi l’occhiolino.
“Guarda che ti ho sentita!” bercia l’altra. “E non potete accordarvi tra di voi per evitarvi la penitenza, eh!”
“Non stavamo facendo proprio nulla, Kyouko-chan” trilla la mia vecchina in rosa, tranquilla “e se mi accusi di nuovo di barare ti tiro una boccia in testa. E sai che ti centrerò sicuro.”
La rossa si zittisce, ma senza smettere di guardarla torvo.
“Scusami un attimo, cinesina tascabile. Io non sono compreso nella scommessa, vero?”
Mi volto verso Lars, il cui zaino pare contenere un portale dimensionale verso le polpette Ikea: “Certo che sei compreso” annuisco, “siamo dieci, sarebbe scortese lasciare fuori una delle nostre avversarie.”
“Ma ma… sono” mi si avvicina e abbassa la voce “sono anziane!”
“Acuto spirito d’osservazione il tuo. E comunque, dipende da come finiamo accoppiati, potrebbe capitarti Mami-san” gli faccio cenno con la testa verso quella che ormai è stata ribattezzata “la Milfona”. Lars sgrana gli occhi, fissando inevitabilmente le poppe anti-gravità: ”Beh, tutto sommato potrebbe non essere una così brutta cosa passare del tempo con delle simpatiche signore un po’ attempate” risponde solenne, “è per una buona causa.”
“Sì, ora le chiamano buona causa” rispondo con una smorfia. Evidentemente quando si parla di tette l’età smette di essere un problema.
Bene, basta ciance. Batto le mani per attirare l’attenzione dei presenti, e quando si voltano verso di me chiedo: “Allora signori, siete pronti alla grande sfida?”
Le due squadre si lanciano sguardi poco rassicuranti.
Il combatt- ehm, la gara ha inizio.
E che gara.
Pare che non importi quale sia la cifra in palio, certi soggetti non sono disposti a lasciarsela sfuggire, decidendo di fare ricorso a tutte le tecniche più infime e scorrette che conoscono pur di ottenerla: così, mentre Kyouko-san inaugura la partita, quel fetente di Hwoarang (che ha grande conoscenza di combattimento di strada, scommesse clandestine e cifre astronomiche perse a poker con Paul) dà il via al gioco sporco facendo “casualmente” cadere la sua boccia dritto verso quella di Kyouko-san e spingendola via dalla sua traiettoria.
E se pensate che sia un atto ignobile quello di barare al gioco con un’innocente vecchina, non angustiatevi: la suddetta vecchina è tutto tranne che innocente. Anzi, ha subito dimostrato di avere un’esperienza come baro di almeno una quarantina d’anni, facendo morire Hwoarang d’invidia. Ma non troppo, perché impegnato a cercare di liberarsi dalle gomme masticate che la signora gli ha lanciato tra i capelli. Il suo “TOGLIETEMELE DI DOSSO MA NON TAGLIATEMI I CAPELLI!” è stato sentito da tutta la bocciofila, il tutto con tono melodrammatico e per niente virile. Yagami, dall’alto della sua bontà d’animo, si è offerto di dare fuoco alla sua testa e porre fine alle sue sofferenze. L’urlo belluino (e gli insulti, e le parolacce) da parte di Corea hanno lasciato intendere che ha preferito declinare gentilmente l’offerta.
Ben presto il veleno della scorrettezza ha preso piede in ognuno di noi, persino i più insospettabili: se Iori non ha avuto troppi problemi a creare piccoli fuochi fatui per terrorizzare Sayaka-san, quest’ultima ne ha avuti ancora meno nel lanciargli diverse spade (che non abbiamo idea di dove le tenesse nascoste, e che cosa se ne facesse e che forse è meglio non saperlo); Jin d’altro canto si è trovato contro Homura-san, la cui capacità di materializzarsi ovunque voglia a piacimento come se piegasse il tempo al suo volere gli ha messo così tanta ansia addosso da tirare la boccia nell’apparentemente infinita scorta di polpettine Ikea di Lars (mandandolo in bestia). Non ha osato ricambiare il favore perché quella donna lo inquieta.
Siamo rimaste solo io e Madoka-san.
Ci osserviamo in silenzio.
Lei mi sorride.
Poi tira fuori la sua boccia rosa.
“Mi spiace carina, ma credo sia ora di chiudere questo squallido spettacolino” mi dice, senza il minimo cenno di smargiasseria.
So che non mi sta prendendo in giro, perché o è un’attrice da Oscar o è sincera nel suo luminoso sorriso da bella persona. Però… però…
Maledizione. Mi odio per quel che sto pensando, sul serio. Ma… ma non posso lasciarla vincere.
Che persona orribile sto diventando? Quale maledetta stronza pensa di barare ai danni di una nonnetta così deliziosa che non ha fatto nulla di male, a parte essere illegalmente brava con una cacchio di boccia?
Sì, ma la posta in palio è alta. E lo è per colpa tua, genialoide che non sei altro.
Troppa carne al fuoco, troppa. Morirei d’irritazione e crisi isteriche se mi toccasse passare una serata romantica con Kyouko-san. O finirei con lo spaccarle la testa a pugni.
Non posso permetterlo. NON POSSO PERMETTERLO.
Il fine giustifica i mezzi, diceva quello che Hwoarang ha l’ardire di chiamare Macchiatore. Di Maniche, aggiungerei io.
No ok, al diavolo i moralismi e l’etica. Qua ne va della pellaccia.
Quindi mi metto l’anima in pace. Ho deciso.
La osservo con le mani dietro la schiena e una posa il più fintamente possibile rilassata mentre prende la mira e carica la rincorsa.
Brucerò all’inferno per l’eternità, ne sono consapevole.
Chiudo gli occhi e trattengo il respiro proprio mentre lei comincia a correre.
Allungo un piede.
La faccio finire lunga e sdraiata, Elizabeth (è il nome della boccia, già… non ne voglio sapere nulla, d’accordo?) prende per la prima volta una traiettoria non ottimale e comincia a zigzagare in maniera a dir poco caotica. Finisce con lo sbattere sul fondo della pista, in una zona innocua e ben lontana dal pallino.
Kami, sono un mostro.
“Oh santo cielo! Mi scusi Kaname-san, non volevo!” urlo, cercando di dissimulare al meglio l’intento malvagio che mi ha spinta a un’azione tanto ripugnante.
Sto per andare a soccorrerla, rosicchiata dal rimorso sin nel midollo, quando mi sento ticchettare sulle spalle.
“L’hai fatto apposta, non è vero?”.
Eh? Che succede? Perché percepisco l’aura furiosa di uno schnauzer inferocito?
Mi volto lenta.
Akemi-san ha l’omicidio negli occhi.
Il mondo attorno a me si ferma, non so se realmente o in senso metaforico, e io sento che la mia fine è vicina. È giusto così, ho fatto lo sgambetto a un’adorabile vecchina per puro spirito di competizione e ne pago le conseguenze. Sono una persona orribile.
Chiudo gli occhi augurandomi che il tutto sia molto veloce ed indolore… ma il pugno (o il calcio, o la pistola puntata alla tempia, quello che vi pare) non arriva. Il mio boia viene distratto da: “Homura-chan! Di nuovo!”
Apro gli occhi e mi volto.
Io non…
La boccia di Kaname-san è vicina al boccino. Pacifica e tranquilla, come se il suo percorso non fosse mai stato interrotto dalla caduta della sua proprietaria (causata da me, che finirò sicuramente all’inferno per questo e solo i kami sanno quanto io meriti la dannazione eterna).
“Non so di che parli.”
“Oh non fare la furba con me, Homura-chan. Ti conosco come le mie tasche.”
La mia attenzione torna sulle due vecchine e la loro lite, che non si può davvero definire tale: Kaname-san ha un’espressione imbronciata che nasconde un sorrisetto beffardo di chi la sa lunga, mentre Homura-san… se non fossi sicura che quella donna è Satana incarnato giurerei che dietro quella faccia impassibile si cela sincero pentimento per aver deluso la vecchina rosa crinita.
Sono sempre più inquieta. Mi volto verso il resto della squadra sperando in qualche spiegazione, ma ciò che ne ottengo sono gesti confusi da parte di quattro omaccioni altrettanto confusi, che a modo loro cercano di dirmi (senza farsi sentire da Homura-san) che il pallino stava sbandando e poi è magicamente apparso accanto alla boccia, e che in quello stesso istante avevano avuto l’impressione che Homura sparisse. Solo per un nanosecondo, il tempo di sbattere le palpebre ed era di nuovo là.
Stregoneria.
“Bene, direi che la partita è finita” sorride Kaname-san, e io non posso che sentirmi un mostro: “La prego mi perdoni, sono una persona orribile, giuro che non volevo!” piagnucolo, ma la mia vecchina preferita mi stringe le spalle e sorride benevola: “Oh non preoccuparti, sciocchina! Sono più coriacea di quello che pensi. E poi era da tanto che non mi divertivo così, siete stati degni avversari.”
Io non merito tanta bontà.
“Ma ma… quello che ho fatto” balbetto, e sento gli occhi gelidi di Homura-san puntati su di me, pronti a trapanarmi il cranio “è stato scorretto…”
“Questo sport può tirare fuori il peggio dalle persone” sospira, e Hwoarang dietro di me chiede a bassa voce se si riferisce davvero agli sgarri o alle crisi isteriche dovute al giocare con gente come lei. “Comunque non devi davvero preoccuparti” ripete, “ti assicuro che quand’ero giovane ho fatto ben di peggio!” ride, e le sue amiche la seguono a ruota (persino Homura-san, che per non smentirsi si limita a un sorrisetto smargiasso di chi ha visto cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare), rivangando ricordi di gioventù come il the a casa di Mami-san e la caccia alle streghe… e lì mi sono persa, perché o ci prendono per il culo o la demenza senile inizia a farsi sentire. Decido saggiamente di non indagare.
“E quindi, come la mettiamo per la scommessa?”
Ci voltiamo tutti verso Kyouko, che ha fregato una polpetta dell’Ikea a Lars (e a giudicare dalla faccia l’ha trovata disgustosa).
“Qui qualcuno ha davvero voglia di procedere con una cosa tanto ridicola?” se ne esce Hwoarang, stranamente a disagio di fronte alle sterminate possibilità che un appuntamento galante controvoglia presenta. Intendo dire, per come lo conosco è esattamente il tipo di persona che avendo per le mani una cosa simile la prende al volo, se la infila nelle mutande e corre beato nell’etere spoloquiando in lingua madre.
“Ma… una scommessa è una scommessa. Ed è stata una mia idea. E mi sono macchiata di un atto spregevole. È giusto che paghi” pigolo, intimorita come un pulcino. Sul serio, ‘sta cosa rischia di non farmi dormire per i prossimi sette mesi.
“Sì, sono d’accordo. Chi sgarra paga e i cocci può ingoiarseli interi” sentenzia Homura-san, sempre con lo stesso sguardo gelido da se potessi ti scorticherei per quanto hai fatto, ragazzina.
Mannaggia. Da giovane doveva lavorare per la yakuza o qualcosa del genere, quegli occhi farebbero pisciare addosso anche un serial killer vissuto.
“Mi sta bene” bofonchia Kyouko-san avvicinandosi a noialtri che, non saprei dire se involontariamente o meno, abbiamo finito con lo stare un po’ in disparte per i fatti nostri “Quindi immagino di dovermi sacrificare per la causa non due, non tre, non quattro ma cinque volte”.
“Esagerata! Non puoi stare così tanto sulle scatole a tutti!” se ne salta su Kaname-san, in un bizzarro tentativo di difendere l’integrità della sua amica. La quale, per tutta la risposta, la guarda storta facendo intendere che la sua accorata apologia è apprezzata ma piuttosto immotivata.
E in effetti, c’è da dirlo… del loro gruppetto è forse l’elemento… mi si scusi il termine, peggiore. Se non altro il meno simpatico.
Mettiamola così: quando toccherà a me io sicuramente opterò per…
Uhm.
Fermati un secondo.
“Si sta sopravvalutando, Sakura-san” mi esce.
“Cosa intendi?”.
“Non posso parlare a nome degli altri, ma per quanto mi riguarda… io scelgo Homura-san”.
C’è tutta una serie di “Oooooooooh” che rieccheggia nell’aria, insieme a un versetto poco identificabile made in Seoul. Non commenterò, davvero.
“D’altronde” riprendo più svelta che posso, giusto per non perdere l’onda “si parla di una serata romantica con la persona con cui si va meno d’accordo. E per me la scelta è stata semplice”.
“Tu sei pazza, Xiao” si limita a dire Jin voltandomi le spalle “Questa cosa sta andando troppo oltre…”.
Eh? Troppo oltre?
“Scusa Jin-kun, cosa intendi dire con troppo oltre?”.
“Che il tutto mi sta sfuggendo di mano…”.
Sfuggendo di mano?
“Senti un po’ bellimbusto” esclamo contrariata afferandolo per la camicia e facendolo ruzzolare per terra “cosa ci stai tenendo nascosto? Una qualche idea tossica alla Thermos Vuoto?”.
“Ehi!” è l’offeso rimarco del sopracitato Thermos Vuoto, al quale non dedico neanche un grammo della mia attenzione.
“Ahio! Quanto sei manesca, barattolina!”.


...
Nessuno. Può. Chiamarmi. Barattolina.
Ma prima che possa scuoiarlo come merita Iori mi solleva tipo pacco, e mi tocca ammettere che la disparità di stazza non gioca a mio vantaggio.
“Lasciami! Lasciami! Devo farlo a pezzi e darlo in pasto ai cani!”.
“Voi ragazzi avete davvero energia da vendere. Vi invidio, noi ormai siamo vecchie e sul viale del tramonto…” commenta con una punta di malinconia quella che mi sembra sia Sayaka-san. Non lo so, sono troppo fuori di me per riconoscere la voce con certezza.
“Ma se neanche una decina d’anni fa eravamo in giro a seminare il panico, il delirio e la paura!” chiosa Kyouko-san, e chissà come mai la cosa non mi stupisce manco un po’.
“Calmati, dinamite cinese” fa Yagami alzando la testa verso di me (e prendendosi sul suo faccino un po’ della bava che mi esce a fiumi dalla bocca) “Se c’è qualcuno che vuoi picchiare, o forse sarebbe meglio dire provare a picchiare… io sono il tuo uomo”.
Uh?
“Vedi, io e il tuo robusto ragazzone conoscevamo già l’adorabile Kaname-san e le sue amiche. Ho ben pensato di fare una piccola scommessina con lui sullo svolgimento di un lieto pomeriggio qui alla bocciofila… con risultati inaspettati, devo dire”.
Da dietro di noi giunge la risata più cristallina e bella che abbia mai sentito in vita mia: “Ihihihih. In effetti sì, mi vanto di conoscere questi due bei fusti. Anche se non bene come vorrei…”. Se fosse stata un’altra di loro penso che il doppiosenso sarebbe stato voluto, ma non nel suo caso.
“Madoka! Non ce l’hai mai detto! Volevi tenerti i maschioni tutti per te?”.
“Per favore Kyouko, non dire baggianate. Cos’hai appena pensato in quella tua testaccia da delinquente?”.
“I vostri retroscena non mi interessano granché” interviene Homura-san “L’unica cosa che mi interessa è… bambina, sei sicura della tua scelta? Vuoi realmente passare una serata a lume di candela con me?”.
E come prima ero un vulcano in eruzione, subito dopo divento una gigantesca distesa di ghiaccio.
Io ho il terrore di questa vecchia. Dico sul serio.
Ma quel che è giusto è giusto.
“Mettimi giù, piromane. Sono calma. Davvero”.
“Grunf. Alla prima escandescenza ti metto la museruola”.
Le tue perversioni sessuali tienitele per te, maniaco.
Quando ho di nuovo i piedi a contatto col terreno…
“Sì Homura-san, sono certa. Sono stata orribile, lasciandomi trascinare da un insano desiderio di vittoria. Non posso passarla liscia”.
“Molto bene. Ma preparati al peggio”.
Oh santo cielo. Devo prepararmi testamento?
“Ti ricorderemo così, bassa e incazzata come una biscia”. L’elegia funebre di Hwoarang.
E gli altri, giusto per aggiungere fastidio al fastidio, mi circondano e sembrano mettersi a lutto. C’è chi prega, chi sussurra canti funebri e chi alza gli occhi al cielo lamentandosi dell’ingiustizia della vita.
Begli amici di merda che ho.
   
 
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