The
last fight.
I piedi di Em – ni raggiunsero il suolo
polveroso del deserto in una
nuvola fitta di sabbia, strisciando sul terreno per recuperare
stabilità nel
forte vento. Cariddi atterrò di fianco a lui un secondo
dopo, interrompendo la
sua magia: le rumorose folate smisero all’istante, con un
ululato sordo, di
soffiare nelle loro orecchie. Kid li aveva preceduti e già
stava avanzando,
dando loro le spalle. Amber non disse nulla, come faceva di solito
quando era
trasformata in arma: ora era in forma di spada, e il suo maestro la
portava con
il piatto della lama appoggiato alla spalla, scaricandone il notevole
peso
sulla schiena. Non avevano idea di che tipo di combattimento sarebbero
stati
costretti ad affrontare, ma una spada era sempre una buona idea per
cominciare.
Un vecchio tempio crollato sorgeva di fronte a loro, stagliandosi
contro il cielo scuro e aperto del deserto: sembrava una sorta di
chiesa pagana,
senza tetto e senza parti di muro, ma nonostante tutto ancora in piedi.
Em – ni
percepì distintamente l’anima dello stregone, ora
che erano così vicini, e un
brivido gli attraversò la spina dorsale: finalmente
l’avevano trovato.
Viverna era là dentro, da qualche parte oltre
l’arco acuto di pietra
della porta ricoperto di erbacce in mezzo ai detriti.
Una scarica improvvisa di energia, un secondo dopo, investì
il maestro
e i suoi compagni, facendoli gelare al loro posto per qualche attimo e
bloccando loro il respiro. Maledizione. Subito dopo il breve attimo di
panico giunse
la gelida consapevolezza che la peggiore delle loro ipotesi era
effettivamente
una realtà: il secondo Kishin era lì, da qualche
parte, insieme allo stregone.
Quell’onda d’anima terribile non lasciava nessun
dubbio.
Kid se ne era accorto subito, e aveva steso una mano di scatto per
fermare di nuovo i suoi compagni. Sembrava molto turbato, e aveva
perfettamente
ragione di esserlo: ora avrebbero dovuto affrontare i due avversari
insieme, e non
sarebbe stato facile. E non solo perché erano entrambi molto
potenti.
“Siamo stati lenti. – si rammaricò il
sommo Shinigami, sottovoce – Ora
ragazzi, fate la massima attenzione. Andiamo a vedere cosa stanno
facendo per
decidere il piano d’azione.”
Em – ni annuì, e seguì il suo preside
che ricominciò l’avanzata.
Sicuramente il loro piccolo gruppo era stato già notato da
entrambi i
loro avversari, ma questo lo sapevano già.
L’effetto sorpresa non era mai stato
nei loro piani. Giunti di fronte all’ingresso del tempio i
ragazzi si
arrestarono per qualche secondo, pressandosi alle rovine cercando di
percepire
se dall’interno provenisse qualche rumore. Em – ni
pensò che, dato che nessuno
era uscito per attaccarli, probabilmente li stavano aspettando
all’interno,
oppure lo stregone e il Kishin si stavano già confrontando;
in ogni caso, se
uno scontro era già in corso, certamente doveva essere molto
silenzioso dato
che nessun suono spirava da oltre la soglia se non il frusciare del
vento tra i
detriti. Em – ni pensò che non sarebbe stata una
cattiva idea aspettare lì,
nascosti dietro le rocce, e lasciare Chrona libera di prendersi la sua
vendetta
contro colui che le aveva portato via l’unica persona che
l’aveva sempre
sostenuta: il Kishin aveva fatto tanto per aiutare la DWMA in quei
giorni e,
prima della sua inevitabile caduta e il suo confinamento, una piccola
rivincita
se la meritava.
Il sommo Shinigami però non sembrava pensarla in questo
modo: dopo
qualche momento di ascolto, dall’ombra in cui stava
accucciato, fece un cenno
con la testa indicando di entrare.
Ovviamente, non poteva permettere che un’anima che spettava
alla sua
competenza fosse rubata dal Demone. Cariddi concentrò la sua
magia ed Em – ni
strinse l’elsa di Amber tra le mani, sentendola trattenere un
fremito di
tristezza. Kid si sollevò e senza più curare di
nascondere la sua presenza
avanzò all’interno del tempio, a grandi falcate.
Di tutti i scenari che avevano pensato di poter
trovare là dentro,
quello che videro fu sicuramente ciò che meno si sarebbero
aspettati.
Viverna si ergeva in piedi in mezzo al tempio, nella pallida luce delle
stelle, coi pugni stretti e le braccia tese lungo ai fianchi. Di Chrona
nessuna
traccia, se non una chiazza di sangue nero che ricopriva il suolo e le
sue onde
dell’anima dentro il corpo dello stregone, che lentamente
iniziavano a svanire,
soffocate da quelle di colui che l’aveva divorata.
Lo stregone nemmeno si voltò all’ingresso dello
Shinigami e dei suoi
due guerrieri.
Kid strinse i denti. Capì quello che era successo in un
secondo: se
Chrona avesse combattuto per non farsi divorare, senza dubbio al
momento
Viverna sarebbe stato morto.
Come… come poteva Chrona averlo fatto davvero? Non avevano
capito
nulla, di lei.
Lo Shinigami ingoiò il peso che gli si era materializzato
nel petto
insieme alla consapevolezza di aver sottovalutato la volontà
del secondo
Kishin, e la tristezza del fatto che, se aveva deciso di farsi
divorare, era
stato per salvare tutti loro.
Gli aveva risparmiato un ben misero compito.
Ma ora il problema era un altro: Viverna, dopo aver assimilato
l’anima
sia di Maka che del secondo Kishin, diventava un problema molto
più pericoloso
di quanto non lo fosse mai stato.
La sua espressione si sarebbe quasi potuta dire neutra, nel buio della
notte, se non fosse stato per un sinistro luccichio nei suoi occhi
dorati.
“Sommo Shinigami, sorellina.”
Salutò con tono scanzonato lo stregone. Cariddi
sollevò le mani pronta
a difendersi e Em – ni si mise in guardia con la sua arma.
Kid rimase immobile,
col lungo mantello mosso dalla brezza e la falce poggiata su una
spalla,
un’espressione di ghiaccio nel volto tagliente.
Sapeva che non sarebbe stato per nulla facile sopravvivere, quando
Viverna avesse attaccato: sentiva le pericolose onde d’anima
del Demone mischiarsi
con quelle di luce di Maka, tutte inquinate dalla terribile sete di
potere e
sangue di chi le aveva divorate.
Nonostante ciò, Kid sollevò la falce: se non
fosse stato lui, a
difendere il suo mondo, chi altro lo avrebbe fatto?
Come minimo doveva provarci.
“Mario Viverna, in quanto sommo Shinigami non posso
permetterti di
prendere possesso del governo di Death City, né tantomeno di
prendere il mio
posto. Stanotte mieterò la tua anima.”
Lo stregone si era accorto di quanto suonassero disperate quelle
parole,
anche se mosse da una determinazione incrollabile:
stiracchiò la bocca in un
sorrisetto di scherno, ben visibile nella penombra notturna.
“…ovviamente sommo Shinigami, è il tuo
lavoro.”
Con improvviso stupore di tutti i presenti dalla schiena di Viverna
eruttarono due fontane di sangue nero, che si materializzarono in
membranose
ali da pipistrello che sbatterono verso il basso, sollevando lo
stregone con un
forte slancio. Nuvole di polvere volarono ovunque mentre
l’uomo si appollaiava
in cima ad uno dei muri crollati, come un rettile viscido uscito dalle
budella
della terra.
Dannazione, il suo sangue era diventato nero.
“… Ma mi pare ovvio che io non sono
d’accordo.” Affermò il nemico,
sollevando le mani verso l’alto: le sue ali di sangue si
disfecero e sbrindellarono
in tentacoli, i quali subito si volsero in direzione dei tre ragazzi
della
DWMA. Kid pensò in un attimo che, se quella tecnica
ricordava anche solo
vagamente ciò che era solita fare Chrona in combattimento,
erano tutti nei
guai: oltre ad essere velocissimi e perforanti quei viticci di sangue
nero era
anche velenosi, e avrebbero spedito a quel paese la risonanza dei
maestri e
delle loro armi, privandoli della maggior parte del loro potere
offensivo.
Em – ni sollevò Amber sopra la testa e
scattò in avanti, balzando
contro Viverna prima che il nemico avesse iniziato a colpirlo: Kid non
fece in
tempo ad intimagli attenzione – maledizione! Lui non sapeva
del veleno… - che
anche la loro compagna strega compì il suo incantesimo,
agitando un vento fortissimo
contro lo stregone che iniziò a vacillare dalla sua
posizione sopraelevata.
Anche lo shinigami dunque partì all’attacco per
coprire le spalle ai suoi
ardimentosi compagni, ma i tentacoli neri del nemico avevano
già iniziato a
muoversi: il vento della strega li aveva dispersi in tutte le direzioni
ma essi
iniziarono a divincolarsi nell’aria, passando pericolosamente
a due centimetri
dal collo di Em – ni. Il giovane maestro schivò e
con un colpo di spada ne
tranciò due di netto, ma un terzo lo raggiunse direttamente
su fianco prima che
Kid potesse raggiungerlo e bloccarlo: il ragazzo finì
spedito all’indietro e si
schiantò al suolo lasciando la presa sulla spada Amber, che
fu scagliata contro
ad un gruppo di blocchi di pietra che un tempo era stato un muro. Il
vento si
intensificò e Viverna finalmente si sbilanciò su
di un lato, dando a Kid la
possibilità di approfittare della sua distrazione per
attaccarlo con un colpo
laterale di falce; tre tentacoli nati all’istante arrestarono
l’assalto,
sorprendendo sia Soul che lo stesso Kid, che fece in tempo a fissare
gli occhi
in quelli gialli e incattiviti di Viverna prima di essere respinto
anch’egli
all’indietro. Era diventato potente, ora, e con la sua forza
era davvero in
grado di contrastare il dio della Morte.
“È inutile che ci provate!
– strillò lo stregone, innalzandosi
con un colpo d’ala al di fuori delle correnti
d’aria di Cariddi ed ergendosi ad
ali spalancate nel cielo stellato con uno sguardo trionfante
– Ho assunto il
poteri della vostra maestra più potente e del Kishin! Non
potrete mai…”
L’uomo si interruppe a metà frase.
Em – ni e Amber, la quale era tornata in forma umana e stava
assistendo
il suo maestro ferito, sollevarono gli occhi al cielo dal suolo, verso
lo
stregone, non appena sentirono il suo verso strozzato. Cariddi
interruppe il
suo incantesimo e Kid arretrò leggermente: stava succedendo
qualcosa di strano.
Viverna si era portato le mani alla gola, soffocato
all’improvviso da
qualcosa, e i tentacoli di sangue che fuoriuscivano dalla sua schiena
si erano
improvvisamente rivolti contro lui stesso, cogliendolo completamente
impreparato.
“Non è poss…” furono le sue
ultime parole, strozzate fra colpi di
tosse, poco prima che i tentacoli si trasformassero in lame e lo
trafiggessero
come spilloni, scattanti come serpenti, perforando la sua carne e
spargendo
spruzzi di sangue nero contro il cielo notturno.
Amber urlò e il suo maestro la strinse a sé
coprendole gli occhi,
mentre Kid non riusciva a separare lo sguardo da quella scena: il loro
nemico
si stava letteralmente auto-distruggendo davanti a loro, riducendosi a
furia di
colpi in un indistinto ammasso di materia contro il buio della notte,
perché
più sangue sgorgava fuori dalle sue ferite, più
lame di sangue lo trafiggevano
da parte a parte.
Presto tutto finì.
Ciò che era rimasto di Mario Viverna colò lungo i
muri fino al suolo,
raggruppandosi in un’unica polla di sangue nero.
Cariddi fece per avvicinarsi, ma Kid tese una mano in avanti e la
fermò, subito raggiunto da un’occhiata
interrogativa della strega: poi anche
lei capì quello che stava per accadere e smise di protestare.
Il sangue nero al suolo iniziò a ribollire.
Amber riuscì a togliersi dal viso la mano di Em –
ni che la copriva, e
osservò a bocca aperta come il sangue nero si raccogliesse,
si raggrumasse ed
infine si sollevasse in piedi, formando la figura smilza ed elegante di
un
corpo di donna. La figura pulsò debolmente, si
rigonfiò in modo innaturale e
poi finalmente il nero esplose, rivelandosi essere la membrana sottile
e setosa
di due ali da Demone: le ali oscure di Chrona Gorgon, che si
innalzarono per
qualche secondo contro il pallido chiarore lunare prima di essere
risucchiate
dalle sue scapole.
Il secondo Kishin si era appena materializzato di fronte a loro,
leggero ed etereo come un fantasma.
Kid non mosse un muscolo: la Dominatrice aveva gli occhi chiusi e
sembrava immersa in una profonda concentrazione. Lentamente
sollevò la testa e
le palpebre, osservando tutti i presenti con occhi quieti. Al suo polso
brillava ancora l’artefatto con le cinque pietre, appena
visibile nell’ombra.
La luna piena, pallida come il volto della morte, riversò la
sua luce
sul deserto, splendendo finalmente alta nel cielo.
Il sommo Shinigami stringeva ancora forte Soul
Eater fra le mani, di
fronte al secondo Kishin.
Non sapeva cosa dovesse aspettarsi: li avrebbe attaccati? Aveva perso
davvero tutti i ponti che la legavano alla realtà e la
mantenevano sana?
“Non preoccuparti Kid.”
Il suo tono di voce era calmo e pacato, ed i suoi occhi neri lo
osservavano
ma sembravano persi in lontananza, in qualche lido misterioso.
“…sono stata molto vicina a perdere il controllo,
perdonatemi. So di
avervi messo in condizione di darmi la caccia e uccidermi e me ne
rammarico, ma
ormai va tutto bene.”
“Cugina?” chiese Cariddi, facendo un passo in
avanti e tendendo una
mano; nonostante le circostanze parecchio strane, Chrona sembrava avere
ragione: la sua anima era calma, e le onde di follia che avevano
percepito
nelle ore precedenti si erano placate. La strega se ne era ovviamente
accorta,
insieme a tutti gli altri presenti:
“…hai…divorato l’anima di
Viverna?”
“Oh, no. – rispose il secondo Kishin, riscuotendosi
un poco. Tese in
avanti la mano e fra le sue lunghe dita apparve un uovo di Kishin, che
una
volta forse si sarebbe potuto confondere con un’anima di
strega di quelle meno
dotate di talento magico. Aveva un aspetto patetico. – Eccola
qui.”
Chrona porse a Kid l’anima, che la accettò senza
dire una parola. Aveva
sottovalutato Chrona, lo aveva fatto sul serio.
“…ho intenzione di continuare a collaborare con
voi come abbiamo fatto
in questa brutta disavventura. Come sapete, non ho nessun interesse nel
portare
il caos. Non voglio darvi motivo di dovermi uccidere.”
Il sommo Shinigami sollevò le sopracciglia, stupito e
sinceramente
ammirato, e dopo qualche attimo di silenzio disse: “Quello
che hai detto è
molto importante. Sarà davvero l’inizio di una
nuova era: la fine della guerra
tra Ordine e Caos, l’inizio di un vero Equilibrio.
Sono… molto felice di
sentirlo.”
Chrona sorrise debolmente. Sembrava sempre che fosse persa in un altro
mondo, distante da loro anni luce.
“Non potrebbe essere altrimenti. –
mormorò, e si indicò il petto – Lei
non vorrebbe mai che io finisca male, dopotutto.”
Anche Kid sorrise.
“Ma certo, lo pensiamo tutti.”
Una vocina interruppe le due divinità,
che subito si voltarono: era
Amber, ancora seduta nella polvere di fianco al suo maestro, il quale
sembrava
tutto tranne che attento al discorso: “Scusate…
potremmo rientrare? Temo che Em
– ni sia svenuto. Ha un buco sul fianco.”
E così il caso era finalmente chiuso,
questa
volta per davvero.
Kid faticò a trattenere un sospiro
d’amarezza mentre gli passavano le macerie delle case sotto
gli occhi, entrando
in città: i suoi cittadini avevano dovuto sopportare delle
sofferenze
terribili, e lui non poteva che rammaricarsi di non aver potuto fare di
più per
loro.
Quello che avevano vissuto era stato davvero
molto peggio di quello che era potuto sembrare all’inizio dei
fatti: a partire
da semplici casi di furto si era arrivati ad un tentativo di spodestare
il
sommo Shinigami, e per ben due volte era stata accusata la persona
sbagliata.
Rimuginando, Kid storse il naso al solo ricordo di quando era stato
avvelenato
dalla follia: aveva memorie piuttosto vaghe rispetto a quel lasso di
tempo, ma
tutto ciò che ricordava era accompagnato da una cupa
sofferenza e rancore. Era
stata un’esperienza orribile. Prese nota mentale di prendere
degli accorgimenti
in futuro, in modo tale che la cosa non potesse accadere mai
più.
Inoltre, insieme alla vita di fin troppi
cittadini e distruzione… avevano perso Maka.
Il gruppo di ragazzi avanzava
silenziosamente fra le vie della città, immersa nel sonno
immobile della notte,
diretto all’ospedale: Amber si era trasformata in una grossa
tigre dalla
pelliccia bianca e trasportava il suo maestro, fasciato stretto con dei
brani
di vestiti e privo di sensi, sulla sua schiena come se fosse stata un
grosso
materasso peloso, mentre Cariddi avanzava al suo fianco tenendogli una
mano
sulla schiena per evitare che perdesse l’equilibrio e cadesse
giù.
Chrona invece camminava al suo fianco,
silenziosa, con la pelle bianchissima che rifletteva il chiarore della
luna.
Kid pensò di nuovo a quanto gli sembrasse
diversa da come l’aveva vista solo qualche ora prima, durante
l’assemblea
operativa: tutt’ora camminava come in un mondo diverso dal
loro, quasi come se
stesse contemplando una luce che solo lei poteva vedere. Non le aveva
chiesto
cosa esattamente fosse successo prima che lui e la sua squadra
giungessero alle
rovine del vecchio tempio, un po’ perché quella
sua espressione estatica gli
metteva soggezione, un po’ perché non era sicuro
che lei gli avrebbe risposto: doveva
essere qualcosa di molto personale. In qualche modo, aveva la
sensazione che sarebbe
sembrato irrispettoso porre delle domande.
Nonostante ciò, Kid si era fatto un’idea che
giudicava verosimile: Maka doveva aver convinto la sua compagna a farsi
assorbire da lei, perché probabilmente le era sembrato un
fato molto meno
infame che farsi divorare da uno stregone criminale. Chissà
cosa si erano
dette. In ogni caso, ora Chrona era tornata dalla loro parte,
presumibilmente
in modo definitivo, ma nello stesso tempo era come se fosse anche
sparita da loro
mondo, e riassorbita da qualcos’altro che richiamava tutta la
sua attenzione.
Il bracciale che ostinava a non volersi togliere dal braccio rifletteva
debolmente la luce della luna, nell’ombra delle vie
lastricate di sampietrini
ricoperte di polvere che stavano percorrendo.
Certo che,
Chrona è parecchio strana per essere un Kishin.
Kid si chiese se una divinità nata da una
passione dominante che non fosse la paura potesse ancora essere
chiamata
Kishin. Perché anche se Chrona aveva mangiato
l’anima di Ashura, iniziava a
pensare che lei non fosse la divinità della paura, affatto:
c’era qualcos’altro
in lei, a darle potere. Non la paura, non l’odio, non
l’insito desiderio
presente in ogni cuore umano di portare distruzione.
Malato, disperato amore.
Che tipo di dea era diventata la sua amica,
per davvero?
Le mura ricoperte di mattoni
dell’ospedale
che si avvicinava, ormai di fronte ai suoi occhi, richiamarono Kid alla
realtà,
e i ragazzi si affrettarono a chiamare qualcuno per aiutare il povero
Em – ni
ferito.
Se non fosse stato per Cariddi che la stava
guardando, nessuno si sarebbe accorto che Chrona non stava seguendo gli
infermieri come gli altri.
La ragazza sparì silenziosamente su per le
scale, svoltando poco dopo entrati dalla porta, e sua cugina
scattò verso
quella direzione per cercare di capire cosa diavolo avesse in mente;
Kid allora
assicurò il suo studente al personale
dell’ospedale e scattò anche lui nella
direzione dove era sparita Chrona, tenendo dietro alla strega.
Il secondo Kishin stava salendo le scale ricoperte
di linoleum con passo svelto e non dette segno di accorgersi che i suoi
due
compagni la stavano seguendo incuriositi: d’accordo, Chrona
era parecchio
strana in quel momento, ma certo gli altri non si aspettavano che
perdesse
interesse così velocemente per i suoi compagni infortunati.
Finite le scale il secondo Kishin imboccò il
corridoio delle stanze dove riposavano i pazienti in degenza, che a
quell’ora
era a luci spente, e si diresse senza esitazioni verso destra, con
passo
leggero come l’aria: i suoi due inseguitori continuarono a
seguirla cercando di
non disturbare i malati, raggiungendola in punta di piedi. Le loro
ombre rese
lunghe dalla notte li seguivano lungo i muri bianchi
dell’ospedale come
inquietanti presenze.
A cosa diavolo stava pensando quella strana
ragazza?
All’improvviso la figlia della strega svoltò
a sinistra e si fermò di fronte ad una porticina, la quale
sembrava uguale a
tutte le altre tranne per il fatto che, da oltre la sua soglia,
giungevano i
suoni ovattati di un macchinario medico per il sostegno delle funzioni
vitali.
Kid si bloccò a qualche metro, con un tuffo
al cuore, mentre Chrona apriva lentamente la porta: quella era la
camera di
Maka.
Chrona entrò, e gli altri due la seguirono.
La stanza era nella completa penombra, come d’altronde
anche il resto del reparto: la luce bianca della luna filtrava
attraverso le
tende sottili, illuminando di un dolce bianco latteo il letto e la
piccola
figura che vi stava distesa, ad occhi chiusi; le lucine e i suoni dei
macchinari turbavano quella vista onirica. Chrona si
avvicinò al capezzale,
fondendosi con le ombre e i riflessi chiari della notte, e congiunse le
mani
come in preghiera, toccandosi i polsi. Si inginocchiò.
Kid si avvicinò fino ai piedi del letto,
con
Cariddi al fianco, ma nonostante questo fece un po’ di fatica
a capire che cosa
stava facendo Chrona: la stanza era buia e l’ombra del
secondo Kishin copriva i
suoi stessi movimenti.
Quello che vide, fu che aveva estratto e
preso nelle sue le mani quelle di Maka, e che le teneva molto strette.
Aveva
fatto scivolare il bracciale magico al polso della ragazza, e il
gioiello aveva
preso a brillare con una debole luce dorata.
Aveva appoggiato la fronte su quella della
sua compagna, e pareva intenta in una accorata preghiera, con il volto
nascosto.
…e dopo qualche minuto, Maka aprì gli occhi.
Spazio Autrice
Buon
lunedì miei fedelissimi lettori! - fedelissimi
perché diciamocelo, è il ventottesimo capitolo e
non vi siete ancora rotti le scatole di questa storia -
Come state? Vi è piaciuto il capitolo?
In realtà manca veramente poco alla fine ed io sono
costretta a fare un'ammissione di colpa: vi ho mentito.
Ricordate quando, nel lontanissimo prologo, avevo detto di aver finito
tutta la storia? ...Non era vero, perché mi mancavano da
scrivere ancora gli ultimi quattro capitoli. Ma non riuscivo
più ad attendere e a trattenere la mia voglia di pubblicare,
e così... nulla, ho contravvenuto alla mia regola
autoimposta di attendere la fine prima di iniziare a proporvi la mia
storia da leggere.
Però dai, non è così male: se avessi
atteso sul serio, la storia sarebbe iniziata ad uscire solo due
settimane fa! XD
Ovviamente questo a voi non cambia nulla, ma preferivo essere onesta
ora che ho finito davvero e ho il culo parat*coff coff*
...e so che voi non rischierete mai ritardi eventuali per colpa della
mia lentezza nel finire una decina di pagine.
Bene, buona settimana e a lunedì prossimo, per l'ultima
volta!
Ve vojo bbbene!
*grazie per essere arrivati fin qui*
*...ma sul serio non vi siete ancora annoiati?*
*vi adoro*
*ciao.*