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Autore: Ilarya Kiki    07/03/2016    1 recensioni
Stavano appunto per uscire, quando Maka e Kid sentirono qualcosa.
Un lieve cambiamento, una leggera presenza.
Si voltarono entrambi, insieme, e accanto alla scalinata deforme del silos più vicino videro un’alta figura vestita di nero.
Li guardava, mesta. La disordinata chioma rosata si muoveva nel vento libera e leggera come i fiocchi di neve.
Maka la riconobbe, e il suo cuore perse un battito. Poi chiamò il suo nome.
“Chrona!?”
Non fecero nemmeno in tempo a sbattere le ciglia, che la figura era già svanita nel vento, come un fantasma.

Ambientata dopo la fine del manga.
Se qualcuno per caso mi segue da un po', può considerare questa storia come il seguito spirituale (e soprattutto ufficiale) di Just A Simple Story About A Crazy Little Girl, ma può tranquillamente essere letta così com'è, per conto suo.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Crona, Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kurona, the Dark One.'
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The last fight.

 

 

I piedi di Em – ni raggiunsero il suolo polveroso del deserto in una nuvola fitta di sabbia, strisciando sul terreno per recuperare stabilità nel forte vento. Cariddi atterrò di fianco a lui un secondo dopo, interrompendo la sua magia: le rumorose folate smisero all’istante, con un ululato sordo, di soffiare nelle loro orecchie. Kid li aveva preceduti e già stava avanzando, dando loro le spalle. Amber non disse nulla, come faceva di solito quando era trasformata in arma: ora era in forma di spada, e il suo maestro la portava con il piatto della lama appoggiato alla spalla, scaricandone il notevole peso sulla schiena. Non avevano idea di che tipo di combattimento sarebbero stati costretti ad affrontare, ma una spada era sempre una buona idea per cominciare.
Un vecchio tempio crollato sorgeva di fronte a loro, stagliandosi contro il cielo scuro e aperto del deserto: sembrava una sorta di chiesa pagana, senza tetto e senza parti di muro, ma nonostante tutto ancora in piedi. Em – ni percepì distintamente l’anima dello stregone, ora che erano così vicini, e un brivido gli attraversò la spina dorsale: finalmente l’avevano trovato.
Viverna era là dentro, da qualche parte oltre l’arco acuto di pietra della porta ricoperto di erbacce in mezzo ai detriti.
Una scarica improvvisa di energia, un secondo dopo, investì il maestro e i suoi compagni, facendoli gelare al loro posto per qualche attimo e bloccando loro il respiro. Maledizione. Subito dopo il breve attimo di panico giunse la gelida consapevolezza che la peggiore delle loro ipotesi era effettivamente una realtà: il secondo Kishin era lì, da qualche parte, insieme allo stregone. Quell’onda d’anima terribile non lasciava nessun dubbio.
Kid se ne era accorto subito, e aveva steso una mano di scatto per fermare di nuovo i suoi compagni. Sembrava molto turbato, e aveva perfettamente ragione di esserlo: ora avrebbero dovuto affrontare i due avversari insieme, e non sarebbe stato facile. E non solo perché erano entrambi molto potenti.
“Siamo stati lenti. – si rammaricò il sommo Shinigami, sottovoce – Ora ragazzi, fate la massima attenzione. Andiamo a vedere cosa stanno facendo per decidere il piano d’azione.”
Em – ni annuì, e seguì il suo preside che ricominciò l’avanzata.
Sicuramente il loro piccolo gruppo era stato già notato da entrambi i loro avversari, ma questo lo sapevano già. L’effetto sorpresa non era mai stato nei loro piani. Giunti di fronte all’ingresso del tempio i ragazzi si arrestarono per qualche secondo, pressandosi alle rovine cercando di percepire se dall’interno provenisse qualche rumore. Em – ni pensò che, dato che nessuno era uscito per attaccarli, probabilmente li stavano aspettando all’interno, oppure lo stregone e il Kishin si stavano già confrontando; in ogni caso, se uno scontro era già in corso, certamente doveva essere molto silenzioso dato che nessun suono spirava da oltre la soglia se non il frusciare del vento tra i detriti. Em – ni pensò che non sarebbe stata una cattiva idea aspettare lì, nascosti dietro le rocce, e lasciare Chrona libera di prendersi la sua vendetta contro colui che le aveva portato via l’unica persona che l’aveva sempre sostenuta: il Kishin aveva fatto tanto per aiutare la DWMA in quei giorni e, prima della sua inevitabile caduta e il suo confinamento, una piccola rivincita se la meritava.
Il sommo Shinigami però non sembrava pensarla in questo modo: dopo qualche momento di ascolto, dall’ombra in cui stava accucciato, fece un cenno con la testa indicando di entrare.
Ovviamente, non poteva permettere che un’anima che spettava alla sua competenza fosse rubata dal Demone. Cariddi concentrò la sua magia ed Em – ni strinse l’elsa di Amber tra le mani, sentendola trattenere un fremito di tristezza. Kid si sollevò e senza più curare di nascondere la sua presenza avanzò all’interno del tempio, a grandi falcate.

 

Di tutti i scenari che avevano pensato di poter trovare là dentro, quello che videro fu sicuramente ciò che meno si sarebbero aspettati.
Viverna si ergeva in piedi in mezzo al tempio, nella pallida luce delle stelle, coi pugni stretti e le braccia tese lungo ai fianchi. Di Chrona nessuna traccia, se non una chiazza di sangue nero che ricopriva il suolo e le sue onde dell’anima dentro il corpo dello stregone, che lentamente iniziavano a svanire, soffocate da quelle di colui che l’aveva divorata.
Lo stregone nemmeno si voltò all’ingresso dello Shinigami e dei suoi due guerrieri.
Kid strinse i denti. Capì quello che era successo in un secondo: se Chrona avesse combattuto per non farsi divorare, senza dubbio al momento Viverna sarebbe stato morto.
Come… come poteva Chrona averlo fatto davvero? Non avevano capito nulla, di lei.
Lo Shinigami ingoiò il peso che gli si era materializzato nel petto insieme alla consapevolezza di aver sottovalutato la volontà del secondo Kishin, e la tristezza del fatto che, se aveva deciso di farsi divorare, era stato per salvare tutti loro.
Gli aveva risparmiato un ben misero compito.
Ma ora il problema era un altro: Viverna, dopo aver assimilato l’anima sia di Maka che del secondo Kishin, diventava un problema molto più pericoloso di quanto non lo fosse mai stato.
La sua espressione si sarebbe quasi potuta dire neutra, nel buio della notte, se non fosse stato per un sinistro luccichio nei suoi occhi dorati.
“Sommo Shinigami, sorellina.”
Salutò con tono scanzonato lo stregone. Cariddi sollevò le mani pronta a difendersi e Em – ni si mise in guardia con la sua arma. Kid rimase immobile, col lungo mantello mosso dalla brezza e la falce poggiata su una spalla, un’espressione di ghiaccio nel volto tagliente.
Sapeva che non sarebbe stato per nulla facile sopravvivere, quando Viverna avesse attaccato: sentiva le pericolose onde d’anima del Demone mischiarsi con quelle di luce di Maka, tutte inquinate dalla terribile sete di potere e sangue di chi le aveva divorate.
Nonostante ciò, Kid sollevò la falce: se non fosse stato lui, a difendere il suo mondo, chi altro lo avrebbe fatto?
Come minimo doveva provarci.
“Mario Viverna, in quanto sommo Shinigami non posso permetterti di prendere possesso del governo di Death City, né tantomeno di prendere il mio posto. Stanotte mieterò la tua anima.”
Lo stregone si era accorto di quanto suonassero disperate quelle parole, anche se mosse da una determinazione incrollabile: stiracchiò la bocca in un sorrisetto di scherno, ben visibile nella penombra notturna.
“…ovviamente sommo Shinigami, è il tuo lavoro.”
Con improvviso stupore di tutti i presenti dalla schiena di Viverna eruttarono due fontane di sangue nero, che si materializzarono in membranose ali da pipistrello che sbatterono verso il basso, sollevando lo stregone con un forte slancio. Nuvole di polvere volarono ovunque mentre l’uomo si appollaiava in cima ad uno dei muri crollati, come un rettile viscido uscito dalle budella della terra.
Dannazione, il suo sangue era diventato nero.
“… Ma mi pare ovvio che io non sono d’accordo.” Affermò il nemico, sollevando le mani verso l’alto: le sue ali di sangue si disfecero e sbrindellarono in tentacoli, i quali subito si volsero in direzione dei tre ragazzi della DWMA. Kid pensò in un attimo che, se quella tecnica ricordava anche solo vagamente ciò che era solita fare Chrona in combattimento, erano tutti nei guai: oltre ad essere velocissimi e perforanti quei viticci di sangue nero era anche velenosi, e avrebbero spedito a quel paese la risonanza dei maestri e delle loro armi, privandoli della maggior parte del loro potere offensivo.
Em – ni sollevò Amber sopra la testa e scattò in avanti, balzando contro Viverna prima che il nemico avesse iniziato a colpirlo: Kid non fece in tempo ad intimagli attenzione – maledizione! Lui non sapeva del veleno… - che anche la loro compagna strega compì il suo incantesimo, agitando un vento fortissimo contro lo stregone che iniziò a vacillare dalla sua posizione sopraelevata. Anche lo shinigami dunque partì all’attacco per coprire le spalle ai suoi ardimentosi compagni, ma i tentacoli neri del nemico avevano già iniziato a muoversi: il vento della strega li aveva dispersi in tutte le direzioni ma essi iniziarono a divincolarsi nell’aria, passando pericolosamente a due centimetri dal collo di Em – ni. Il giovane maestro schivò e con un colpo di spada ne tranciò due di netto, ma un terzo lo raggiunse direttamente su fianco prima che Kid potesse raggiungerlo e bloccarlo: il ragazzo finì spedito all’indietro e si schiantò al suolo lasciando la presa sulla spada Amber, che fu scagliata contro ad un gruppo di blocchi di pietra che un tempo era stato un muro. Il vento si intensificò e Viverna finalmente si sbilanciò su di un lato, dando a Kid la possibilità di approfittare della sua distrazione per attaccarlo con un colpo laterale di falce; tre tentacoli nati all’istante arrestarono l’assalto, sorprendendo sia Soul che lo stesso Kid, che fece in tempo a fissare gli occhi in quelli gialli e incattiviti di Viverna prima di essere respinto anch’egli all’indietro. Era diventato potente, ora, e con la sua forza era davvero in grado di contrastare il dio della Morte.
È inutile che ci provate! – strillò lo stregone, innalzandosi con un colpo d’ala al di fuori delle correnti d’aria di Cariddi ed ergendosi ad ali spalancate nel cielo stellato con uno sguardo trionfante – Ho assunto il poteri della vostra maestra più potente e del Kishin! Non potrete mai…
L’uomo si interruppe a metà frase.
Em – ni e Amber, la quale era tornata in forma umana e stava assistendo il suo maestro ferito, sollevarono gli occhi al cielo dal suolo, verso lo stregone, non appena sentirono il suo verso strozzato. Cariddi interruppe il suo incantesimo e Kid arretrò leggermente: stava succedendo qualcosa di strano.
Viverna si era portato le mani alla gola, soffocato all’improvviso da qualcosa, e i tentacoli di sangue che fuoriuscivano dalla sua schiena si erano improvvisamente rivolti contro lui stesso, cogliendolo completamente impreparato.
“Non è poss…” furono le sue ultime parole, strozzate fra colpi di tosse, poco prima che i tentacoli si trasformassero in lame e lo trafiggessero come spilloni, scattanti come serpenti, perforando la sua carne e spargendo spruzzi di sangue nero contro il cielo notturno.
Amber urlò e il suo maestro la strinse a sé coprendole gli occhi, mentre Kid non riusciva a separare lo sguardo da quella scena: il loro nemico si stava letteralmente auto-distruggendo davanti a loro, riducendosi a furia di colpi in un indistinto ammasso di materia contro il buio della notte, perché più sangue sgorgava fuori dalle sue ferite, più lame di sangue lo trafiggevano da parte a parte.
Presto tutto finì.
Ciò che era rimasto di Mario Viverna colò lungo i muri fino al suolo, raggruppandosi in un’unica polla di sangue nero.
Cariddi fece per avvicinarsi, ma Kid tese una mano in avanti e la fermò, subito raggiunto da un’occhiata interrogativa della strega: poi anche lei capì quello che stava per accadere e smise di protestare.
Il sangue nero al suolo iniziò a ribollire.
Amber riuscì a togliersi dal viso la mano di Em – ni che la copriva, e osservò a bocca aperta come il sangue nero si raccogliesse, si raggrumasse ed infine si sollevasse in piedi, formando la figura smilza ed elegante di un corpo di donna. La figura pulsò debolmente, si rigonfiò in modo innaturale e poi finalmente il nero esplose, rivelandosi essere la membrana sottile e setosa di due ali da Demone: le ali oscure di Chrona Gorgon, che si innalzarono per qualche secondo contro il pallido chiarore lunare prima di essere risucchiate dalle sue scapole.
Il secondo Kishin si era appena materializzato di fronte a loro, leggero ed etereo come un fantasma.
Kid non mosse un muscolo: la Dominatrice aveva gli occhi chiusi e sembrava immersa in una profonda concentrazione. Lentamente sollevò la testa e le palpebre, osservando tutti i presenti con occhi quieti. Al suo polso brillava ancora l’artefatto con le cinque pietre, appena visibile nell’ombra.
La luna piena, pallida come il volto della morte, riversò la sua luce sul deserto, splendendo finalmente alta nel cielo.

 

Il sommo Shinigami stringeva ancora forte Soul Eater fra le mani, di fronte al secondo Kishin.
Non sapeva cosa dovesse aspettarsi: li avrebbe attaccati? Aveva perso davvero tutti i ponti che la legavano alla realtà e la mantenevano sana?
“Non preoccuparti Kid.”
Il suo tono di voce era calmo e pacato, ed i suoi occhi neri lo osservavano ma sembravano persi in lontananza, in qualche lido misterioso.
“…sono stata molto vicina a perdere il controllo, perdonatemi. So di avervi messo in condizione di darmi la caccia e uccidermi e me ne rammarico, ma ormai va tutto bene.”
“Cugina?” chiese Cariddi, facendo un passo in avanti e tendendo una mano; nonostante le circostanze parecchio strane, Chrona sembrava avere ragione: la sua anima era calma, e le onde di follia che avevano percepito nelle ore precedenti si erano placate. La strega se ne era ovviamente accorta, insieme a tutti gli altri presenti: “…hai…divorato l’anima di Viverna?”
“Oh, no. – rispose il secondo Kishin, riscuotendosi un poco. Tese in avanti la mano e fra le sue lunghe dita apparve un uovo di Kishin, che una volta forse si sarebbe potuto confondere con un’anima di strega di quelle meno dotate di talento magico. Aveva un aspetto patetico. – Eccola qui.”
Chrona porse a Kid l’anima, che la accettò senza dire una parola. Aveva sottovalutato Chrona, lo aveva fatto sul serio.
“…ho intenzione di continuare a collaborare con voi come abbiamo fatto in questa brutta disavventura. Come sapete, non ho nessun interesse nel portare il caos. Non voglio darvi motivo di dovermi uccidere.”
Il sommo Shinigami sollevò le sopracciglia, stupito e sinceramente ammirato, e dopo qualche attimo di silenzio disse: “Quello che hai detto è molto importante. Sarà davvero l’inizio di una nuova era: la fine della guerra tra Ordine e Caos, l’inizio di un vero Equilibrio. Sono… molto felice di sentirlo.”
Chrona sorrise debolmente. Sembrava sempre che fosse persa in un altro mondo, distante da loro anni luce.
“Non potrebbe essere altrimenti. – mormorò, e si indicò il petto – Lei non vorrebbe mai che io finisca male, dopotutto.”
Anche Kid sorrise.
“Ma certo, lo pensiamo tutti.”

 

Una vocina interruppe le due divinità, che subito si voltarono: era Amber, ancora seduta nella polvere di fianco al suo maestro, il quale sembrava tutto tranne che attento al discorso: “Scusate… potremmo rientrare? Temo che Em – ni sia svenuto. Ha un buco sul fianco.”

 

 

E così il caso era finalmente chiuso, questa volta per davvero.
Kid faticò a trattenere un sospiro d’amarezza mentre gli passavano le macerie delle case sotto gli occhi, entrando in città: i suoi cittadini avevano dovuto sopportare delle sofferenze terribili, e lui non poteva che rammaricarsi di non aver potuto fare di più per loro.
Quello che avevano vissuto era stato davvero molto peggio di quello che era potuto sembrare all’inizio dei fatti: a partire da semplici casi di furto si era arrivati ad un tentativo di spodestare il sommo Shinigami, e per ben due volte era stata accusata la persona sbagliata. Rimuginando, Kid storse il naso al solo ricordo di quando era stato avvelenato dalla follia: aveva memorie piuttosto vaghe rispetto a quel lasso di tempo, ma tutto ciò che ricordava era accompagnato da una cupa sofferenza e rancore. Era stata un’esperienza orribile. Prese nota mentale di prendere degli accorgimenti in futuro, in modo tale che la cosa non potesse accadere mai più.
Inoltre, insieme alla vita di fin troppi cittadini e distruzione… avevano perso Maka.
Il gruppo di ragazzi avanzava silenziosamente fra le vie della città, immersa nel sonno immobile della notte, diretto all’ospedale: Amber si era trasformata in una grossa tigre dalla pelliccia bianca e trasportava il suo maestro, fasciato stretto con dei brani di vestiti e privo di sensi, sulla sua schiena come se fosse stata un grosso materasso peloso, mentre Cariddi avanzava al suo fianco tenendogli una mano sulla schiena per evitare che perdesse l’equilibrio e cadesse giù.
Chrona invece camminava al suo fianco, silenziosa, con la pelle bianchissima che rifletteva il chiarore della luna.
Kid pensò di nuovo a quanto gli sembrasse diversa da come l’aveva vista solo qualche ora prima, durante l’assemblea operativa: tutt’ora camminava come in un mondo diverso dal loro, quasi come se stesse contemplando una luce che solo lei poteva vedere. Non le aveva chiesto cosa esattamente fosse successo prima che lui e la sua squadra giungessero alle rovine del vecchio tempio, un po’ perché quella sua espressione estatica gli metteva soggezione, un po’ perché non era sicuro che lei gli avrebbe risposto: doveva essere qualcosa di molto personale. In qualche modo, aveva la sensazione che sarebbe sembrato irrispettoso porre delle domande.
Nonostante ciò, Kid si era fatto un’idea che giudicava verosimile: Maka doveva aver convinto la sua compagna a farsi assorbire da lei, perché probabilmente le era sembrato un fato molto meno infame che farsi divorare da uno stregone criminale. Chissà cosa si erano dette. In ogni caso, ora Chrona era tornata dalla loro parte, presumibilmente in modo definitivo, ma nello stesso tempo era come se fosse anche sparita da loro mondo, e riassorbita da qualcos’altro che richiamava tutta la sua attenzione. Il bracciale che ostinava a non volersi togliere dal braccio rifletteva debolmente la luce della luna, nell’ombra delle vie lastricate di sampietrini ricoperte di polvere che stavano percorrendo.

Certo che, Chrona è parecchio strana per essere un Kishin.
Kid si chiese se una divinità nata da una passione dominante che non fosse la paura potesse ancora essere chiamata Kishin. Perché anche se Chrona aveva mangiato l’anima di Ashura, iniziava a pensare che lei non fosse la divinità della paura, affatto: c’era qualcos’altro in lei, a darle potere. Non la paura, non l’odio, non l’insito desiderio presente in ogni cuore umano di portare distruzione.In lei c’era una totale abnegazione, la volontà di cancellarsi completamente per l’altro per trovare redenzione, una sete di felicità mai raggiunta.
Malato, disperato amore.
Che tipo di dea era diventata la sua amica, per davvero?

 

Le mura ricoperte di mattoni dell’ospedale che si avvicinava, ormai di fronte ai suoi occhi, richiamarono Kid alla realtà, e i ragazzi si affrettarono a chiamare qualcuno per aiutare il povero Em – ni ferito.

 

Se non fosse stato per Cariddi che la stava guardando, nessuno si sarebbe accorto che Chrona non stava seguendo gli infermieri come gli altri.
La ragazza sparì silenziosamente su per le scale, svoltando poco dopo entrati dalla porta, e sua cugina scattò verso quella direzione per cercare di capire cosa diavolo avesse in mente; Kid allora assicurò il suo studente al personale dell’ospedale e scattò anche lui nella direzione dove era sparita Chrona, tenendo dietro alla strega.
Il secondo Kishin stava salendo le scale ricoperte di linoleum con passo svelto e non dette segno di accorgersi che i suoi due compagni la stavano seguendo incuriositi: d’accordo, Chrona era parecchio strana in quel momento, ma certo gli altri non si aspettavano che perdesse interesse così velocemente per i suoi compagni infortunati.
Finite le scale il secondo Kishin imboccò il corridoio delle stanze dove riposavano i pazienti in degenza, che a quell’ora era a luci spente, e si diresse senza esitazioni verso destra, con passo leggero come l’aria: i suoi due inseguitori continuarono a seguirla cercando di non disturbare i malati, raggiungendola in punta di piedi. Le loro ombre rese lunghe dalla notte li seguivano lungo i muri bianchi dell’ospedale come inquietanti presenze.
A cosa diavolo stava pensando quella strana ragazza?
All’improvviso la figlia della strega svoltò a sinistra e si fermò di fronte ad una porticina, la quale sembrava uguale a tutte le altre tranne per il fatto che, da oltre la sua soglia, giungevano i suoni ovattati di un macchinario medico per il sostegno delle funzioni vitali.
Kid si bloccò a qualche metro, con un tuffo al cuore, mentre Chrona apriva lentamente la porta: quella era la camera di Maka.
Chrona entrò, e gli altri due la seguirono.
La stanza era nella completa penombra, come d’altronde anche il resto del reparto: la luce bianca della luna filtrava attraverso le tende sottili, illuminando di un dolce bianco latteo il letto e la piccola figura che vi stava distesa, ad occhi chiusi; le lucine e i suoni dei macchinari turbavano quella vista onirica. Chrona si avvicinò al capezzale, fondendosi con le ombre e i riflessi chiari della notte, e congiunse le mani come in preghiera, toccandosi i polsi. Si inginocchiò.

 

Kid si avvicinò fino ai piedi del letto, con Cariddi al fianco, ma nonostante questo fece un po’ di fatica a capire che cosa stava facendo Chrona: la stanza era buia e l’ombra del secondo Kishin copriva i suoi stessi movimenti.
Quello che vide, fu che aveva estratto e preso nelle sue le mani quelle di Maka, e che le teneva molto strette. Aveva fatto scivolare il bracciale magico al polso della ragazza, e il gioiello aveva preso a brillare con una debole luce dorata.
Aveva appoggiato la fronte su quella della sua compagna, e pareva intenta in una accorata preghiera, con il volto nascosto.

 

…e dopo qualche minuto, Maka aprì gli occhi.

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Spazio Autrice

Buon lunedì miei fedelissimi lettori! - fedelissimi perché diciamocelo, è il ventottesimo capitolo e non vi siete ancora rotti le scatole di questa storia -
Come state? Vi è piaciuto il capitolo?
In realtà manca veramente poco alla fine ed io sono costretta a fare un'ammissione di colpa: vi ho mentito.
Ricordate quando, nel lontanissimo prologo, avevo detto di aver finito tutta la storia? ...Non era vero, perché mi mancavano da scrivere ancora gli ultimi quattro capitoli. Ma non riuscivo più ad attendere e a trattenere la mia voglia di pubblicare, e così... nulla, ho contravvenuto alla mia regola autoimposta di attendere la fine prima di iniziare a proporvi la mia storia da leggere.
Però dai, non è così male: se avessi atteso sul serio, la storia sarebbe iniziata ad uscire solo due settimane fa! XD
Ovviamente questo a voi non cambia nulla, ma preferivo essere onesta ora che ho finito davvero e ho il culo parat*coff coff* ...e so che voi non rischierete mai ritardi eventuali per colpa della mia lentezza nel finire una decina di pagine.
Bene, buona settimana e a lunedì prossimo, per l'ultima volta!
Ve vojo bbbene! 

*grazie per essere arrivati fin qui*

*...ma sul serio non vi siete ancora annoiati?*

*vi adoro*

*ciao.*

 

 

  
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