Old Bones - raccolta di horror
Il Bagno
Sfigato. Sfigato.
Sfigato. Sfigato.
Sfigato. Sfigato. Sfigato. Sfigato.
Sfigato. Sfigato. Sfigato.
Sfigato.
Sfigato. Sfigato…
Lesse più volte il
biglietto per imprimerselo per bene nel
cervello. Alzò lo sguardo meravigliato di fronte a
sé, la direzione da cui era
venuto il foglietto, e vide Jake Scott guardarlo, con
un’espressione
orgogliosa di sé e del suo capolavoro appena fatto.
Se con questa bravata
voleva sembrare più deficiente e coglione di quel che era,
allora ci era ben riuscito.
Scosse la testa e fece
appena in tempo a sospirare, che un altro pezzo di carta
appallottolato lo colpì alla testa e ricadde sul legno scuro
del banco. Alzando le sopracciglia lo aprì e lesse con
ancora più
interesse. Magari
aveva composto un’intera frase!
Checca.
Checca. Checca. Checca.
Checca.
Checca. Checca. Checca.
Checca. Checca. Checca. Checca.
Checca. Checca. Checca.
Checca.
Checca. Checca. Checca. Checca.
Checca.
Avrebbe
voluto spaccargli i denti a questo punto, ma si auto costrinse a fare
un bel respiro e magari chiedere di andare in bagno.
Doveva proprio andare
a finire in quella classe, Cristo?
Con quella gentaglia
di incapaci, buoni a nulla, e quei professori che godevano
solamente a vederlo arrancare verso la lavagna per eseguire quelle
tanto
simpatiche espressioni?
No, avrebbe potuto
finire in altre
mille classi, c’era uno stato pieno di
scuole, piene di classi. Ma allora non avrebbe dovuto
chiamarsi Frank Iero
e non avrebbe dovuto esser così
irrimediabilmente
sfigato.
Si obbligò
ad uscire da lì in qualche modo, almeno alla quinta ora, la
penultima si poteva permettere di perdere cinque minuti
dell’interessantissima
lezione di filosofia che stava prendendo una piega totalmente lontana
dal considerevole.
Il prof
aspettò che ebbe messo fuori
entrambi i piedi dall’aula e che avesse chiuso la porta alla
sua spalle per
ricominciare. Giusto per far sì che tutti gli occhi della
classe fossero
puntati come dei laser sulla sua schiena.
Maledisse il giorno in
cui aveva deciso di venire al mondo, forse la settima
volta in una giornata.
Percorse il lungo
corridoio del terzo piano dell’istituto. Era una bella
giornata e i raggi del sole potevano entrare dalle grandi vetrate con
facilità
illuminando i muri color senape, il colore
più bello del mondo.
Prima che il corridoio
si interrompesse per finire in una larga scala a chiocciola
Frank svoltò per entrare nell’azzurrino bagno.
Era a forma di L, il
pezzo più lungo dedicato interamente ai lavandini, una
decina forse, l’altro per i gabinetti.
Si fermò di
fronte al suo riflesso.
Il viso gli
sembrò quasi distruggersi, il
sangue scendere lungo le guance e uscire dagli occhi completamente
rossi.
Fissò ad
occhi spalancati la quantità di liquido rosso tendente al
nero
bagnargli il colletto della camicia bianca e scendere fino ad
incontrare la cravatta e quindi sgocciolare sulle scarpe, sul bordo
lindo del lavandino, sulle piastrelle.
Sbattè le
palpebre inconsciamente, anche se aveva il terrore di farsi andare il
sangue negli occhi e li riaprì.
Vide qualcosa di molto
simile ad un braccio avvicinarsi a lui. Aveva delle
pustole che ricoprivano la mano, che finiva con delle unghie lunghe e
come si
un vecchio che non se le vuole più tagliare, il sangue
rappreso si nascondeva
sotto di esse, mentre quello ancora liquido sgocciolava dal palmo e dal
tessuto
che ricopriva il braccio.
Spalancò
gli occhi, cos’era
tutto questo?
Sembrò d’un tratto troppo distratto che quando nel bagno entrò un altro ragazzo non ebbe voglia di girarsi.
Al momento c’era altro che lo preoccupava.
Aveva il respiro mozzato, gli occhi spalancati e non riusciva a capacitarsi assolutamente di quel che gli succedeva.
Una mano gli si posò sul collo.
Frank cacciò un grido soffocato e sentì tutti i suoi organi interni rivoltarsi al suo interno. Pensò di star per morire.
Alzò lo sguardo completamente terrorizzato e vide che era Gerard Way, che sorrideva compiaciuto.
Un ragazzo che aveva conosciuto un giorno durante un’assemblea studentesca, si erano trovati seduti a fianco e Gerard gli aveva mostrato i suoi disegni che teneva racchiusi all’interno di una cartellina beige. Uno dei pochi, forse anche l’unico, che in quella scuola sprecava il suo tempo per stargli appresso. Frank non aveva ancora capito se era per compassione che lo faceva o gli interessava davvero la sua compagnia. «Hey pure tu in bagno?»
Frank credette quasi star per svenire per lo spavento che gli aveva fatto venire Gerard. Poi d’un tratto ripensò a come si era visto allo specchio. E a quella cosa che aveva visto avvicinarsi alla sua spalla.
No, Gerard avrebbe urlato se avesse visto del sangue percorregli la faccia. Sicuramente.
Si passò una mano sul viso, sulle occhiaie stanche per colpa dello studio e delle poche ore di sonno.
Nulla, la sua pelle era liscia e asciutta, se non fosse per qualche gocciolina di sudore da panico che gli era venuto un attimo prima.
Il terrore nuovamente lo pervase, se… se…
Restò zitto e Gerard mentre lo osservava si fece più accorto e preoccupato per il suo stato psicologico.
«Ehi» disse Gerard, sorpreso e un po’ spaventato. «Ehi»
«No, sono sicuro che c’è ancora… lui… quello… quella cosa-» farneticò in preda ai tremiti il ragazzo più piccolo.
Gerard si fece avanti e gli poggiò la mano sulla spalla, ma che venne immediatamente scansata con un gesto impaurito dall’altro.
«Dai…» sussurrò avvicinandosi a lui con calma e con le mani bene in vista per fargli capire che le sue intenzioni erano tutt’altro che maligne.
Frank vide un ombra diversa, strana muoversi nella zona dei gabinetti e represse un gridolino mentre le lacrime si facevano avanti e indietreggiava sempre più verso la porta.
«Frankie… calma, non è successo nulla» cercò di calmarlo il ragazzo dai capelli corvini che diventava ogni minuto più preoccupato.
Assunse un’espressione preoccupata quando vide due lacrime scendere lungo il viso pallido , -sì in effetti era impallidito molto-, di Frank. «Ti hanno picchiato? Quegli stronzi della tua classe?» sibilò aggrottando le sopracciglia in un cipiglio severo e protettivo.
Frank un giorno gli aveva detto quel che ogni tanto gli succedeva, ovvero, solite cose, la routine, ma Frank sapeva che quello non era affatto routine.
Un sibilo raggiunse le orecchie del più spaventato, qualcosa con un tono di voce troppo spaventoso.
Singhiozzò in preda al pianto e le lacrime cominciarono ascendere copiose, come prima, solamente che ora quel che gli bagnò completamente il viso era qualcosa che lo spaventava molto meno.
Gerard si accorse che Frank continuava a fissare un punto preciso del bagno così si volse verso di esso.
«Cosa c’è di là?» chiese guardando il più piccolo.
«Niente!» protestò invano, Gerard vi si stava dirigendo lentamente.
«No!» urlò mentre si portava le mani alla bocca.
Mancava solo un passo alla svolta della L che le gambe di Frank in preda alla paura e forse all’istinto di sopravvivenza si diressero verso il corridoio.
Il ragazzo si appoggiò al muro appena fu fuori dal bagno e chiudendo gli occhi aspettò.
Aspettò l’urlo.
Non arrivò nessun urlo.
Non ebbe idea di quanto tempo stette lì paralizzato, con le mani sulla bocca.
Guardò la porta.
Non sarebbe entrato.
Non poteva.
Alla fine lo fece lo stesso.
Osservò il bagno, era limpido come al solito, l’odore di cloro prevaleva, ma se annusavi bene sentivi un altro odore. Un leggero, sgradevole odore come di rame appena tagliato.
Con passo felpato e calmo –premuroso forse-, arrivò all’angolo della L e guardò.
Quello che successe dopo non se lo ricordò poi con tanta perfezione, sapeva solo che si era piegato in due, scosso dai conati di vomito che l’immagine che si ritrovò davanti gli procurava.
Sangue. Dappertutto. Schizzi ovunque, e una scia. Come di un corpo trascinato all’interno dell’ultimo bagno.
Un silenzio, interrotto solamente dal rumore della sua gola che faceva ogni volta che un conato la scuoteva.
Si ricordò distintamente di alcuni schizzi pure sulle vetrate sporche del bagno. Fino a lì erano arrivati.
Le gambe si mossero e mentre si teneva sia la bocca che la pancia sentì che doveva vomitare.
Dove?
I water, no. No non sarebbe andato lì.
Pensò ai lavandini, erano vicini. E lui non sarebbe resistito. L’odore ormai gli era entrato in testa e poi tutto… tutto il sangue…
Senza pensarci aprì l’acqua di uno- quello più vicino alla porta- e ci rigurgitò al suo interno, sperando che il vomito fosse spazzato via dall’acqua in tempo.
In fretta.
Si sciacquò, anche se in bocca il sapore rimaneva, e nel naso ce n’era uno ben peggiore.
Il commesso della scuola entrò di scatto proprio mentre si stava asciugano la bocca nel maglioncino.
«Iero!» tuonò questi.
Frank guardò male l’angolo da dove proveniva l’odore di sangue.
«Ho visto anche Way entrare qua! Dov’è lui? State fumando?» urlò incattivito da tutte quelle volte che aveva sorpreso i ragazzi a fumare.
«N-no… non stiamo fumando…» balbettò Frank ancora sotto shock.
«Dov’è Way?» chiese aggrottando le sopracciglia e avvicinandosi.
Percorse i tutti i lavandini, «E’ di là?».
«No!» esclamò Frank.
Il bidello si avviò a grandi passi verso il punto dove il locale faceva la curva. «Way! Se ti scopro la terza volta che fumi, ti mando in presidenza di nuovo!»
«Aspetti…»
Ma aveva già sorpassato l’angolo e l’aveva già svoltato. Voleva prenderlo di sorpresa. Frank pensò che il bidello stesse per scoprire cosa si provava davvero a esser presi di sorpresa.
Andò di nuovo fuori dalla porta, e prese un sorso d’acqua dalla fontanella.
Poi rientrò in classe, rifece la fila di banchi fino al suo posto con gli occhi bassi e si rimise a sedere al suo banco.
Prese fra le mani una penna e continuò a prendere appunti.
Puramente ispirato a “Tigri!” di Stephen King.
***
Sweetcurry's Time
Salve bellezze U_U... Avevo detto che avrei scritto horror, ma non avevo detto che avrei fatto una raccolta. Ci sarà slash, anche se qui ce n'eè stato, ma solamente accennato, prometto che ci sarà.
Questa signori, è la mia prima Frerard xD, ne ho un'altra in programma, e la sto già scrivendo solamente che non è di qusta raccolta, ma è una long...
Siccome sono troppo buona con le fiction all'inizio mi riprometto di farle horror e poi vengono fuori delle robe tutte smielate mi ritrovo a prendere spunto da una trama, in questo caso Stephen King (quel che adesso m'ispira di più) e trascrivere cambiando qualcosa, come per esempio aggiungendo lo slash *buaw*...
Ho già in programma altre due oneshot, che poi spero, diverranno un numero un po' più alto, ma comunque sono abbastanza soddisfatta U_U.
Aggiungerò forse anche altre coppie, e man mano, i personaggi magari li cambierò, questo vuol dire che potrebbero esserci gli usati o chissà chi altro. Tutto dipende dalla mia ispirazione U_U...
Spero che questa shottina abbia fatto piacere ^-^... forse più tardi o domani a seconda di quanta voglia avrò posterò "Puzzle Life" e la wilLBert più avanti xD...
Aspetto commentiniiiii >.< . pleaseee fatemi felice che ho scritto con la tosse e il malditesta U_U solo per voi <3.
Bacini :**,
Curry
[ps per la mia Aint: spero che i tentacoli che ho allegramente escluso abbiano fatto piacere xD, ti amo.]