Si allontanò da lei e si
avvicinò alla finestra. Oramai era completamente spuntato il giorno.
Indubbiamente, una giornata d’inverno restava sempre buia e fredda. Ma il vento
aveva cominciato a scacciare le nuvole da neve, lasciando dei varchi sempre più
grandi di cielo azzurro.
L’uomo si mise a guardare la città, sentendo la presenza di Kaori dietro la sua
schiena, ma incapace di fronteggiarla... non questa volta.
Lottava ancora interiormente... «Io sono come sono». Esatto ma ciò non
toglieva che qualche volta si detestava... quello che era... quello che
faceva... i suoi sentimenti... i suoi desideri... le sue menzogne... il suo
amore. E, abbagliante come un lampo in piena tempesta, la verità era riuscita
finalmente ad imporsi in lui, a uscire dalle sue viscere dove lui la teneva da
così tanto tempo prigioniera.
La decisione che aveva finito per lasciare a Kaori era
solo un’illusione.... Un’illusione poiché quella non era la giusta questione.
Per quanto la riguardava, Kaori aveva giù fatto la sua scelta... Che importava
se questa si era imposta fin dal loro primo incontro o se si era costruita nel
corso di quegli anni di vita comune. Lei aveva deciso e, niente l’avrebbe fatta
demordere. Era il suo modo di essere. Lo amava. Qualunque cosa lui avesse
deciso lei gli sarebbe rimasta fedele. Un angolo del suo cuore gli sarebbe
appartenuto per sempre... Avrebbe potuto chiamarla in qualunque momento, lei
avrebbe risposto presente... Inoppugnabilmente... Fino a quando il fiato le
avrebbe percorso il corpo...
Era riuscito a convincersi che doveva lasciarle la possibilità di scegliere...
ma era già successo. Non era questo che li bloccava. Kaori aveva fatto la sua
scelta... Però tutto questo era assoggettato ad un’altra cosa...
La questione non era sapere se lei sarebbe stata più felice con o senza di lui.
La questione era sapere se, lui, avrebbe accettato di affrontarne i rischi! Il
rischio di amarla, il rischio di perderla, il rischio di aumentare il suo senso
di colpa... Non si trattava, infatti, di acconsentire solamente ad amarla, si
trattava anche di accettare tutto quello che questo avrebbe comportato...
Sapere se sceglieva di vivere e, forse, di essere infelice come mai prima
d’ora. Il rischio di toccare la fiamma e rimanerne scottato...
L’uomo capace di sfidare tutto e tutti era rimasto atterrito all’idea di
affrontare questa semplice interrogazione, questa scelta che altri facevano sul
momento. Allora aveva tergiversato riportandola su Kaori, costruendo l’idea che
doveva fare una scelta per lei. Indubbiamente più facile che scrutare dentro al
proprio cuore.
L’origine di tutto questo, l’anello, significava “Accetto”, ma lui non si era
posto la vera domanda ed era questo che Kaori gli urlava silenziosamente
dall’inizio. Lei non poteva più andare oltre. Adesso lui doveva andare avanti
da solo.
Se la sua scelta definitiva fosse stata no, colorata di tanti rimorsi e
rimpianti quanto il si, lei ne sarebbe stata distrutta ma avrebbe accettato...
per lui. Così come aveva accettato questa semi-vita, semplicemente per stare
con lui!
Senza dubbio lo avrebbe lasciato un giorno. Sarebbe rimasta comunque sul filo
del rasoio... in equilibrio precario. Non avrebbe abbandonato probabilmente
quel mondo, malgrado tutto quello che lui poteva sperare... Questo lavoro era
diventato una parte di lei. Oggi, questo insolito mestiere le corrispondeva
completamente. Salvava delle vite. Con la sua presenza, con il suo coraggio.
No, lui parlava della loro coppia... questa strana associazione che sorprendeva
tutti.
Se avesse continuato a mentirsi, avrebbero girato in tondo ancora degli anni.
Lei avrebbe finito con il trovare il coraggio di andarsene per non distruggersi
restando accanto ad un uomo che era incapace di riconoscere i suoi sentimenti?...
Sarebbe rimasta al suo fianco per sempre, senza accontentarsi di quello che lui
le accordava, ma con la paura di perdere questi instanti di pienezza? Forse.
Ma lui avrebbe vissuto per metà... L’avrebbe fatta vivere per metà...
Sarebbe stato capace un giorno di dire “noi”?
Il dubbio sarebbe stato sempre presente... Il dubbio di aver fatto la scelta
sbagliata. Ma comprese di essere caduto in trappola e che avrebbe dovuto
conviverci... Che non sarebbe mai stato riscattato dal suo passato, non sarebbe
mai stato perdonato per i suoi gesti e che, qualunque cosa avrebbe fatto,
questa realtà sarebbe rimasta legata a lui...
Ma perché doveva intristirsi, sempre? Denigrare ogni forma di speranza?
Non avrebbe mai potuto essere sicuro che la speranza che lei gli offriva
spontaneamente non scomparisse improvvisamente, che sarebbe stato abbastanza
forte per conservare la scintilla e abbastanza coraggioso per alimentarla.
Nessuno poteva promettergli che amare sarebbe stato facile.
Aveva tanti desideri che gli sbattevano da una tempia all’altra. E il più forte
di tutti era prenderla tra quelle braccia e dimenticare il resto per un minuto
d’eternità...
Aveva scoperto la sua debolezza e la sua forza. Non poteva lasciarla partire.
Se fosse stato più emotivo, avrebbe provato rabbia... rabbia contro quello che
era... ed avrebbe allo stesso tempo riso di liberazione, d’accettazione...
Fissò lo sguardo sull’orizzonte, concentrandosi sugli odori che inondavano la
sua camera... I propri abiti, l’odore di tabacco e, ancora più profondo, che
impregnava ogni cosa, l’odore di Kaori. La sua presenza.
»Non andartene...«
La donna rimase in silenzio qualche minuto. Quelle parole, le aveva attese
troppo a lungo. Troppo a lungo per accettarle tali e quali. Respirò
profondamente per concentrare tutta la sua volontà sulla necessità, l’obbligo,
di forzarlo ancora.
»Perché? Perché tu ricominci alla tua prossima crisi d’incertezza? Per essere
sempre solo la tua “domestica”? Per mortificarci in questo modo, ancora e
sempre? Fino a quando Ryo?«
Lui non rispose alle sue domande. Non erano il cuore del problema. Ad ogni
modo, non aveva alcuna risposta da darle. Però lui sapeva una cosa, unica.
»Senza di te, City Hunter scomparirà...«
Guardando la schiena dell’uomo che amava, lei si sorprese a sorridere. Era
tutto... Così poco... e così tanto... Lui non avrebbe mai potuto dirle altra
cosa... o si, un giorno forse? Ma la palla era tornata in campo... Una palla di
piombo. Rilanciarla dall’altra parte necessitava di una forza fenomenale e la risposta
era un’attesa distruttrice. Dopo aver impazientemente e febbrilmente atteso che
lui finalmente ammettesse, ora spettava a lei decidere se accettare di dargli
fiducia, di nuovo, ancora con più forza di prima.
Un’immagine s’impose in lei all’improvviso: Ryo che dorme sulle sue
ginocchia... fiducioso, tranquillo, sereno... Lei e lui. City Hunter.
Un riconoscimento di quello che era... un’esistenza.
Non sentendo nessuna risposta da parte della sua socia, e tuttavia sempre
incapace di voltarsi, si spinse ancora più oltre... in uno spazio che non
sapeva neppure esistere.
»Ti faccio una promessa Kaori. Tra te e me, d’ora in avanti, ci sarà soltanto
la verità... anche se farà male... Non ti dirò proprio tutto... Certi fatti
dovranno ancora essere taciuti. Ma niente più menzogne... di nessun tipo...«
La donna comprese che lui aveva finalmente detto quello che lei stava
aspettando di sentire. Avere nuovamente fiducia in lui. Sapere che lui avrebbe
fatto di tutto per ritornare da lei.
Il silenzio che si era installato tra di loro fu immediatamente alleggerito,
purificato, come se una grossa nuvola che gli aveva sempre avvolti si fosse
finalmente dispersa.
Il sorriso di Kaori era sempre incerto, ma sembrava illuminare la stanza di una
nuova intensità.
»Lo spero bene... Altrimenti il mio martello sarà ancora più imponente!«
All’osservazione di Kaori che era il suo modo di dirgli “ho capito”, Ryo non
poté impedirsi di sorridere.
»Avevo sperato che dopo una dichiarazione simile, tu ti decidessi ad accantonare
definitivamente i tuoi martellloni...«
»Nei tuoi sogni, vecchio mio... Sono dei strumenti perfettamente adatti al tuo
caso! So bene che, non appena vedrai una sottana la tua volontà scomparirà.«
»Che vuoi farci, la carne è debole...«
Ovviamente avrebbe continuato ancora con i suoi tentativi di rimorchiare
falliti in partenza. Lo aveva sempre fatto... Ma per le discussioni serie, per
quello che tenevano veramente a cuore, non avrebbe mentito più.
»La carne è debole ed il legno è duro!«
Nessuno si muoveva, felice di aver trovato qualcosa di nuovo, di aver
finalmente risolto una questione che gli logorava da troppo tempo. Ora la
pressione si era dissipata, la vita riprendeva il suo corso... il dolore fisico
anche.
Liberata di una pesante tensione di cui tuttavia non aveva avuto realmente
coscienza, Kaori mosse le dita della sua mano destra.
»Ahi!!!! Che male...«
Ryo si girò ma non si avvicinò a lei. Osservò la mano della sua socia e
aggrottò le sopraciglia.
»Ti avevo detto di andare ad occupartene subito... Vedi quando non mi
ascolti...«
»A volte, è meglio non ascoltarti, non credi?«
»Hai bisogno di aiuto per medicarti?«
Lei esitò un istante... averlo vicino a lei, ora, sarebbe stato portatore di
altre cose, lo sapeva, ma...
»No, credo di potercela fare da sola. Grazie comunque per questa proposta
cavalleresca.«
Si diresse verso la porta. Aveva la mano sulla maniglia, quando la voce di Ryo
la trattenne.
»Accetto.«
Lei si voltò per fronteggiarlo. La fissava con un nuovo bagliore negli occhi...
più appassionato, più sincero...
»Scusa?«
»Accetto...«
»Accetti cosa?«
»Accetto tutto... qualunque cosa costi....«
Tutto... ”La paura di perderti, il rischio di essere responsabile della tua
morte... già... ma non solo... allo stesso modo la delusione di non essere
all’altezza, il tuo sguardo triste quando non mi capirai, quando vedrai che mi
allontano da te. Tutte quelle parole che cercherò di dire e che non riuscirò ad
esprimere, quelle emozioni che non amerò provare... Accetto di avanzare.
Accetto di fare degli errori... Accetto i rimorsi e il senso di colpa... e la
luce, e il calore...”
»Lo sopporterai?«
Un’ombra gelata passò davanti ai suoi occhi.
»No, ovviamente... e tu?«
Lei sorrise mestamente.
»Nemmeno...«
Lui ricambiò il suo sorriso.
»Non sarà facile, allora?«
»Niente è mai facile Ryo... Ma non lascerò mai che tu ti perda...«
Rimasero un momento in silenzio, fissandosi, come sorpresi di vedersi ancora,
di comprendersi ancora meglio di prima... in un altro modo.
Poi la donna gli fece un occhiolino ed il suo sorriso malizioso si accentuò.
»Andiamo Ryo, devi ancora andare a prendere la macchina.«
Su questo, si voltò ed uscì dalla camera per andare in bagno, mentre Ryo
brontolava sul fatto che la prossima volta, non avrebbe vuotato il sacco e che
sarebbero andati in metropolitana, abito da sera o non abito da sera, che era
sempre a lui che toccavano i compiti più impegnativi e ingrati, che la vita era
ingiusta, e che inoltre non avrebbe trovato alcuna sirena per le strade in
questa giornata.