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Autore: Haley_V    08/03/2016    3 recensioni
Per ogni mese 3 elementi come prompt, in cui ognuno potrà scegliere quello che più gli piace.
Gennaio: neve, camino, pattini.
Febbraio: San Valentino, maschera, Super bowl.
Marzo: donne, risveglio, altalena.
Aprile: scherzo, cioccolato, pigiama.
Maggio: fiori, pik nick, barca.
Giugno: Estate, ciliegie, doccia.
Luglio: spiaggia, temporale, gelato.
Agosto: stelle, calore, mare.
Settembre: vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: compleanno, coperta, zucca.
Novembre: ringraziamento, famiglia, nebbia.
Dicembre: candele, vischio, anello.
Ideata da CSgroup. (Alexies, Alexandra_Potter, Clothy, CSLover, lely_1324, Manu'spirate e Pandina).
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. Gennaio: neve, camino, pattini





Era una fredda sera di gennaio, e Killian ed Emma avevano litigato. Anche di brutto, in realtà, avevano urlato addirittura. Per loro fortuna, Henry non era a casa con loro, ma fuori a cena con Regina.

Ad essere onesti, l'origine del litigio era anche piuttosto stupida. Davvero stupida. Era nato tutto da  un desiderio del pirata, un desiderio insito in lui nel suo lato rimasto un po' bambino: quello di vedere la neve. All'inzio c'erano state le solite schermaglie giocose che erano quasi routine, nel loro rapporto, ma poi, non sapeva nemmeno lui come, erano arrivati a discutere. Avevano cominciato a tirare in ballo questioni spinose, domande senza risposta, che al momento nemmeno riusciva a ricordare. Tutto quello che riusciva a rievocare, era lo sguardo freddo, cinico, che Emma le aveva rivolto. Sapeva che non avesse avuto un passato facile, come d'altronde lui stesso, ma non riusciva a capacitarsi di come, dopo tutto il tempo e tutto quello che avevano passato assieme, non riuscisse ancora ad aprirsi totalmente come lui faceva con lei. Lo trovava frustrante, ma ogni volta si era sforzato di trattenersi, di capire, di assecondare quei momenti in cui il suo bel Cigno faceva il sostenuto, metteva il broncio e distoglieva lo sguardo, offeso. Resisteva, per amor suo. Ma se c'era una cosa che proprio non riusciva a mandare giù, era la sua testardaggine. Le aveva ricordato, durante la loro litigata, che non molto tempo prima si erano detti di essere sinceri l'uno con l'altra, perchè lei stessa odiava essere presa in giro. E ora, era lei a non dire tutta la verità, a dire come veramente si sentisse. A confessare del perchè fosse così restia a voler assecondare un capriccio così stupido, come parlare della neve.
Eppure non era la neve in se che l'aveva fatto uscire dai gangheri. Alla fine non era quello il vero motivo della lite.
Era il suo voler tirare via Emma dal suo buco. Farla uscire, convincerla che tutto il marcio che aveva visto, non era l'intera superficie del mondo, che essa era molto più grande e bella. Ma a volte, nonostante tutto, anche il pirata aveva bisogno di arrabbiarsi, e di uscire.
E così aveva fatto. Aveva concluso quella inutile discussione, ormai senza un punto di arrivo, sostenendo che lei avesse bisogno di dormire. Poi aveva preso la giacca, e si era avviato alla porta. Fu seguito da un solo richiamo di Emma, urlato a gran voce dalla stanza. Poi solo un sussurro, quasi spaventato. Quasi facendo finta di  non averla sentita, aveva chiuso la porta dietro di casa dietro di se.

E così, si era ritrovato a camminare da solo per le vie buie di Storybrooke. Camminava con sguardo cauto, pur sapendo che a meno di una crisi palese, non potesse correre molti perricoli in una cittadina così piccola. L'aria era sempre più fredda, cosa di cui non si curò particolarmente, visto il suo passato da esploratore dei mari, ma di neve nemmeno l'ombra, salvo che per qualche rimasuglio ormai grigio sui cigli delle strade.
Camminò a lungo, Killian, e pensò. A differenza di quanti molti potessero credere, sul suo conto, era un uomo a cui piaceva riflettere. Anche in passato, aveva passato molto tempo chiuso nella sua cabina, sulla Jolly Roger, o anche facendo avanti e indietro sul ponte della nave, a pensare. Non a qualcosa in particolare, ma rimanere in silenzio con se stesso gli permetteva di mettere in ordine le idee e di agire al meglio dopo.

E stava facendo proprio quello, rimanere in silenzio ad ascoltare i suoi pensieri. Pensieri che da molto tempo ormai, ruotavano esclusivamente attorno ad Emma Swan. Maledetta ragazza, pensò, mi manderà ai pazzi un giorno. Ma a un certo punto si ritrovò a sorridere, suo malgrado. Era terribile litigare con lei, ma cosa avrebbe avuto senza i suoi sguardi accusatori, senza il suo cipiglio furente, senza i suoi borbottii? Era così che l'amava, e come le aveva detto più volte, Amava ogni parte di lei. Anche quella che minacciava di rincorrerlo lanciandogli piatti e stoviglie. Sorrise di nuovo. Una volta distratto dai suoi pensieri, si guardò attorno, rendendosi conto di essere arrivato nel centro della città. Si fermò ad osservare la piazza, avvolta da un'affascinante coltre scura. Camminò ancora, e vide Granny's. Alla sua mente arrivarono tantissimi ricordi:

Tutte le cioccolate calde che Emma l'aveva trascinato a bere, loro due da soli, o loro ed Henry. Si trattava di quei piccoli e insignificanti momenti, che l'avevano fatto sentire parte di un qualcosa di molto vicino ad una famiglia tutta sua.
Guardò la piazza, e ricordò quando una volta, passandoci a piedi, mano nella mano con Emma, questa avesse riso vedendo la strada colma di neve al ricordo di Henry che la pregava da giorni di portarlo a pattinare. E il suo viso confuso nel chiedere cosa fossero dei pattini.
Vide un comignolo azzurro, in lontananza, e lo riconobbe come quello di casa loro. Il suo viso si addolcì, alla mente il ricordo di averla trovata accoccolata sul divano, un giorno, malinconica per chissà quale motivo, a bere una cioccolata di fronte al camino che aveva acceso. E lui che, intenerito da quella vista, si era avvicinato e l'aveva accolta tra le sue braccia, per consolarla dai suoi tormenti e farla sorridere.

Parla con me, tesoro, le aveva detto, parlami.
E, come tante altre volte, non l'aveva fatto. Perchè non era abituata a parlare di quello che sentiva, per lei era difficile. Quasi impossibile. E lui lo sapeva. E lo spingeva ad aspettare, nonostante non avesse voluto farlo. Perchè avrebbe sempre voluto aiutarla, e vedere quel sorriso che sapeva riservasse solo a lui, quando era davvero felice.

Sospirò. Alzò di scatto lo sguardo verso la torre dell'orologio, richiamato dal suo rintocco: l'una di notte. Si rese conto di essere stato via a lungo.
Quando rientrò in casa, non si stupì di trovarla al buio. Rimise la giacca al suo posto, nell'ingresso, e cercando di non far rumore, si avviò verso la camera da letto.
Durante il suo percorso, sperò di trovare Emma sveglia, magari per parlarle. Ma niente, non era in salone, come si era immaginato di trovarla poco prima, magari intenta a fingere di guardare la tv con quel broncio adorabile che metteva dopo una litigata.
Invece, la trovò nella loro camera. Non potè fare a meno di sorridere, nel vederla.
Era rannicchiata in posizione fetale. Con la faccia quasi del tutto ricoperta dai suoi capelli biondi, aveva il viso e le braccia strette al suo cuscino. Il cuscino di Killian. Lo stringeva come se avesse avuto paura di perderlo.
Non potè fare a meno di sorridere, il pirata, perchè pensò subito a quanto la sua testarda principessa fosse tenera, in fondo. Solo, troppo orgogliosa per ammetterlo.
Cercò di muoversi nel modo più silenzioso possibile, in modo da spogliarsi e mettersi nel letto con lei. Non gli importava più della loro discussione, forse non gli era mai davvero importato. Fece per spegnere il lume sul comodino che era stato lasciato acceso, quando notò una fotografia.
Nella foto, leggermente consumata, c'era una bambina dai lunghi capelli biondi, coperti da un buffo cappello verde, a forma di rana probabilmente. Killian sorrise nel riconoscere gli occhi verdi di Emma. Accanto alla bambina, un uomo che sapeva per certo non essere David, ma che le riservava, sorridente, qualcosa di molto vicino all'affetto di un padre. Entrambi, erano in un giardino totalmente ricoperto di neve, e reggevano con una mano ciascuno un pupazzo di neve.
Gli ci volle un po' per connettere, ma arrivò a dedurre che si dovesse trattare di una famiglia adottiva del suo periodo negli orfanotrofi. Sospirò, sapeva che tutti quei piccoli dubbi nella testa di Emma derivavano da qualcosa che aveva passato da bambina, e la cosa mosse in lui un grande istinto protettivo. Girandosi a guardarla dormire, abbracciata al suo cuscino, sembrava una bambina da proteggere dal mondo. Posò la fotografia, e finalmente si mise a letto.
Le accarezzò la testa piano, cercando di non svegliarla. Emma mugugnò qualcosa di incomprensibile, forse presa da un sogno; Killian si mosse e con la mano, le sfilò il cuscino.
"Mm, Kill-" mormorò Emma ad occhi chiusi, "-ian"
Il pirata non parlò. Chinò la testa sulla sua, e le baciò silenziosamente la fronte. Emma aprì di poco gli occhi, finalmente consapevole di essere sveglia e che, cosa più importante, Killian fosse tornato a casa.
Sbattè un paio di volte le palpebre nella penombra, cercando di mettere a fuoco. La figura che riconobbe di Killian si mosse, cercando di mettersi in una posizione comoda e poter dormire.
"Sei qui" sussurrò, quasi terrorizzata.
Killian non rispose. La ragazza prese un profondo respiro, cercando di mantenere la calma,
"Non... non tornavi, e- oddio ti prego scusami" blaterò, sempre sussurrando, forse più a se stessa che a lui.
Killian per tutta risposta, sorrise, sebbene lei non potesse vederlo per bene, e le accarezzò il viso. Subito un sospiro lasciò la bocca di Emma, che chiuse gli occhi, quasi sollevata, e afferrò la mano di Killian nella sua. "Sei arrabbiato?"
Il pirata si intenerì al tono timido della sua fidanzata, e scosse la testa. La sfiorò con le braccia, facendole capire che le aveva aperte per lei, e lei ci si fiondò. Affondò il viso nel suo collo e inspirò. Un singhiozzo, senza lacrime, lasciò la sua bocca:
"Scusa."
"Smettila di scusarti, tesoro" sussurrò piano Killian.
"Era una discussione stupida" Puntualizzò la bionda.
"Si, lo era"
"Ti ho fatto scappare via" mormorò sconsolata, suo malgrado. Killian la strinse a sè: "Non sono scappato. Avevo bisogno di pensare per evitare di urlarti contro quanto fossi testarda, amore"
Emma ridacchiò.
"E comunque sono tornato."
"... Si. Sei tornato."
"E tu? Sei arrabbiata?" Domandò, accarezzandole piano la schiena.
"No. Non lo sono mai stata. Non con te."
"Bene. Questo è buono." sorrise.

"Per la questione della neve..."
Killian la zittì. "Sh, non serve che tu ti spieghi. Ho visto la foto"
"... Beh, vorrai-"
"Non se ti senti costretta. Non so cosa rappresenti, per te, ma sicuramente ha a che fare con la tua infanzia e io devo aver risvegliato un brutto ricordo, non mi va di farti imbronciare facendotelo tirare fuori. Se non ti interessa della neve non fa niente."
Ci furono alcuni minuti di silenzio, in cui semplicemente rimasero entrambi abbracciati nel buio, senza parlare, ma nemmeno senza davvero dormire. Solo in silenzio nell'oscurità, nel bisogno di rimanere vicini. Dopo un po' Emma parlò.
"Alla fine non è niente di che. Solo un'altra famiglia che voleva adottarmi, e poi decise che non mi voleva più."
"Emma..."
"Era inverno. " Continuò, senza lasciare il petto di lui. "Aveva nevicato tanto, e quella coppia era venuta a prendermi in istituto la mattina. Erano sorridenti, affabili, e io ero una bambina, mi pare avessi compiuto da poco sei anni. A quell'età sei piena di fiducia per il mondo." Sorrise, amara. Killian non disse niente, si limitò a continuare a cullarla e a lasciare che si sfogasse.
"Non avevo mai giocato con la neve, prima di allora. E il marito, l'uomo che hai visto nella foto, mi disse che mi avrebbe insegnato tutti i giochi del mondo. Quel pupazzo di neve lo facemmo insieme."
"E la moglie invece?"
"Fu lei a farci la foto. Ci trovò di prima mattina imbaccuccati nei nostri cappotti nel giardino di casa, mentre armeggiavamo con chili di neve. Ricordo di aver trasportato cumuli che erano più grandi di me"
Killian sorrise. "Ad essere onesta non ricordo nemmeno i loro nomi. Quella foto la ho perchè fu archiviata nel mio fascicolo, e quando compii 18 anni e mi vennero consegnati parte dei miei effetti personali, ebbi  anche quella. Ma ricordo bene una cosa, che sua moglie mi portò a bere la cioccolata calda. Lo so, è un ricordo stupido, ma... ogni volta che nevica mi ricorda un inverno passato da sola, e anche se adesso non lo sono più, mi è inevitabile pensare al passato. Cerco di convincermi che è tempo perso, che ormai è passato, e di solito ci riesco, ma proprio oggi avevo ritrovato quella dannata foto, e... beh, è tornato tutto a galla."
"Capisco. E ti capisco, amore" sussurrò il pirata. "I ricordi sono come vecchie ferite: pensi che si siano cicatrizzate, ma ogni tanto tornano sempre a fare male, quando il tempo cambia"
"Penso che sia così." sussurrò Emma. "E... mi dispiace essermela presa con te."
"Mi pare di averti detto di smetterla di scusarti" ridacchiò.
"Ma so anche che tu sopporti tanto, Killian. Mi sopporti." sussurrò Emma. "E ti ho fatto già penare a sufficienza, presumo. Odio usarti, anche se involontariamente, come pungiball personale."
Killian si zittì, come ogni volta che Emma usava termini moderni che lui non conosceva. La ragazza capì e sorridendo "Antistress"
"Ooh." sorrise Killian, "Beh, non devi preoccuparti, Swan." Rispose. "So che non è tua intenzione. E poi, credo sia questo il meccanismo di una coppia, supportarsi, e a volte anche sopportarsi a vicenda, no? E credo tu mi sopporti altrettanto, spesso e volentieri." Ridacchiò di nuovo.
"... Coppia." Sorrise Emma, arrossendo. "Noi siamo una coppia?"
"... è una domanda, o..?"
"è che... è bello. Da sentire, intendo. è una cosa bella."
Killian sorrise. "Siamo anche una bella coppia, devo dire." precisò. "Bellissima."
Emma sorrise di nuovo.  "Ti amo, pirata."
Killian le baciò la fronte, riabbracciandola per poter dormire con lei. "Ti amo anch'io, Swan."
E si addormentarono, mentre fuori, dietro di loro, aveva cominciato a nevicare.











So di essere totalmente idiota per aver cominciato questo prompt con circa tre mesi di ritardo, ma... c'è da dire che questo mese in particolare mi ha preso praticamente due mesi di lavoro, per poi essere totalmente cancellato e riscritto solo ieri sera. Quindi... beh, ecco perchè sono in "ritardo". In ogni caso, spero vi sia piaciuta, e se vi va, in compenso, almeno i due mesi successivi, li ho già svolti e non mi resta che elaborarli e pubblicarli. Quindi... niente, spero di ricevere le vostre recensioni o anche che leggiate e basta! Io mi dileguo, al prossimo capitolo!
xx
Haley
  
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