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Autore: MartaSon93    08/03/2016    3 recensioni
Dal testo :
"Gohan, hai combattuto in modo impeccabile. Bravo!"
Calde lacrime cominciavano a farsi spazio tra gli occhi lucidi del ragazzo.
“P-papà.”
“Mi raccomando, devi dire alla mamma che mi dispiace tanto. Sono stato egoista con lei, l’ho fatta soffrire.”
A quel punto l’ipotesi si tramutò in certezza. A Gohan mancò un battito.
“In bocca al lupo, figliolo.”
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chichi, Gohan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti di vita della famiglia Son. '
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Padre fino alla fine.


Rabbia, tensione, paura, delusione e senso di fallimento percorrevano ogni millimetro del suo corpo. Aveva combattuto con onore tenendo testa al nemico più forte che avesse mai incontrato, gli aveva fatto provare sulla sua pelle lo stesso dolore da lui inferto a innumerevoli innocenti, lo aveva persino ridotto in fin di vita pochi minuti prima.
Eppure Cell, il terribile androide venuto dal futuro, era ancora lì e questa volta l’avrebbe fatta pagare cara a quel ragazzino che aveva osato umiliarlo come nessuno aveva mai fatto prima, anche a costo della sua stessa vita.
Manca un minuto. Nemmeno io posso più fermarmi ormai!” Gridò l’androide trionfante pronto di lì a pochi secondi ad autodistruggersi, determinando così la scomparsa non solo dei suoi nemici, ma anche e soprattutto dell’intero pianeta Terra.
Non avevo previsto che andasse così. Papà aveva ragione, dovevo eliminarlo!” Fu tutto ciò che Gohan, impotente, riuscì a dire.
Si accasciò a terra. In preda alla disperazione, il ragazzino sbatté furiosamente i pugni sul terreno per riversare la sua collera.
Sapeva di essere stato un irresponsabile. Avrebbe dovuto uccidere il nemico quando se ne era presentata l’occasione e invece, preso da un insolito orgoglio, aveva deciso di prolungare ulteriormente le sue sofferenze non prevedendo una simile conseguenza.
Il destino della Terra era nelle sue mani e lui l’aveva buttato via per un momento di gloria, per dar sfogo a quella parte di sangue saiyan con cui, nel bene o nel male, doveva fare i conti. Chiunque avrebbe potuto definire quel gesto una leggerezza, una distrazione cui si poteva rimediare, ma non era questo il caso.
Gohan chiuse gli occhi in attesa del suo terribile destino, consapevole di aver fallito e di aver condannato l’umanità.
Il suono di passi fin troppo familiari, però, lo attirò. Gohan alzò lo sguardo e, con sua grande sorpresa, vide suo padre di fronte a Cell. Dopo i primi istanti di confusione, ancor prima che Goku prendesse parola aveva già intuito, forse, dove il genitore volesse andare a parare.
Gohan. Hai combattuto in modo impeccabile, bravo!
Calde lacrime cominciavano a farsi spazio tra gli occhi lucidi del ragazzo.
P-papà.”
Mi raccomando, devi dire alla mamma che mi dispiace tanto. Sono stato egoista con lei, l’ho fatta soffrire.”
A quel punto l’ipotesi si tramutò in certezza. A Gohan mancò un battito.
In bocca al lupo, figliolo.”
Fu in un attimo.
Goku, usando la tecnica del teletrasporto, scomparve dalla vista del figlio insieme a Cell in meno di un secondo. Era evidente la sua intenzione di far esplodere il corpo del nemico da un’altra parte. Quel gesto avrebbe salvato la Terra, ma non se stesso.
Papàààààààààààà!” Urlò Gohan disperato, consapevole che non sarebbe arrivata nessuna risposta.
Copiose lacrime rigavano il suo giovane volto. Attorno a sé solo il suono del vento che sollevava la terra e dietro di lui, a pochi metri di distanza, gli amici di una vita sconvolti per quanto accaduto sotto i loro occhi.
L’intenso e sconvolgente turbinio di emozioni suscitate da quelle immagini costrinse Gohan a svegliarsi dal suo sonno.
“Papà!” Urlò, sobbalzando improvvisamente dal letto.
Gohan si diede un’occhiata intorno e, quasi per istinto, si alzò in piedi come per difendersi da qualcuno. Il cuore gli batteva all’impazzata, il fiato corto, il corpo madido di sudore.
Solo dopo  aver riconosciuto gli oggetti della sua stanza capì che doveva essersi trattato di un incubo, dell’ennesimo incubo ad essere precisi.
Gli capitava molto spesso ormai di rivivere quel terribile momento della morte del padre. La consapevolezza ben più amara, poi, dell’inutilità del gesto a causa della funzione del nucleo di Cell che gli consentiva di rigenerarsi se non veniva distrutto era ciò che lo faceva soffrire di più.
Si prese la testa tra le mani, ripetendosi che era tutta colpa sua.
“Sei uno stupido, non avresti dovuto farlo.”
Si ripeté queste parole una decina di volte fino a quando non sentì un rumore di passi provenire dal corridoio.
La porta della sua camera si aprì all’improvviso.
“Gohan, piccolo mio! Che è successo?” Chiese allarmata la madre Chichi, che aveva sentito suo figlio urlare.
Si avvicinò al letto di Gohan e lo strinse a se per rassicurarlo, mentre il giovane saiyan era ancora in preda all’ansia. Le braccia tremanti non gli consentivano di ricambiare l’affettuoso gesto della madre, preoccupata come non mai.
“Mi dici cos’è successo, tesoro?” Gli chiese, tastandogli la fronte per capire se avesse la febbre o quant’altro. “Sei tutto sudato. Ti senti male?”
Gohan aveva ancora il fiatone. Non riusciva ad emettere una sillaba.
Chichi lo sentì singhiozzare ed intuì che il ragazzo stesse piangendo.
“Gohan..” Disse, in tono supplichevole.
“M-mamma.” Balbettò l’interpellato, riuscendo finalmente a guardare la madre negli occhi.
Chichi si preoccupò in maniera spropositata alla vista del viso a dir poco sconvolto e soprattutto pallido del figlio. Asciugò le lacrime di Gohan e lo gli diede una carezza sulla guancia, esortandolo a parlare.
“Mamma, perdonami, è tutta colpa mia.”
Chichi spalancò gli occhi, non capendo a cosa stesse alludendo il figlio.
“Di cosa stai parlando, Gohan? Non hai fatto nulla di sbagliato.”
“Invece sì, sì, sì! Smettila di dire che non è colpa mia!” Replicò Gohan, con tono arrabbiato. “Io l’ho ucciso, è colpa mia se adesso papà non c’è più!” Continuò, riprendendo a piangere per la rabbia.
Ogni qualvolta si parlasse di Goku a Chichi veniva un tuffo al cuore. Alle parole di Gohan ricordò immediatamente il momento in cui, alla fine del Cell Game, il figlio varcò la soglia di casa da solo. Ricordò soprattutto le sensazioni da lei provate in quel momento.
Una gioia immensa nel rivedere il suo Gohan sano e salvo, ma allo stesso tempo un dolore incommensurabile provocato dalla consapevolezza che il marito avesse perso la vita.
Non era stato nemmeno necessario che il figlio parlasse più di tanto per farle capire che Goku non avrebbe fatto ritorno a casa quel giorno. Gohan le aveva raccontato molte volte cos’era successo, ribadendo di volta in volta quanto si sentisse stupido e irresponsabile.
Chichi non aveva mai dato la colpa al figlio né il pensiero le aveva sfiorato la mente per un solo istante anche se era stato impossibile, soprattutto nei primi mesi, nascondere il dolore per la grave perdita subita. Ogni sera, convinta che Gohan non la sentisse né vedesse, andava a letto piangendo, il che distruggeva ancor di più l’animo del ragazzo.
Non aveva mai visto sua madre piangere, tantomeno per suo padre con cui spesso aveva avuto battibecchi per motivi anche futili.
Chichi era una donna forte e davanti al figlio faceva di tutto per non farsi vedere triste o abbattuta, ma era difficile persino per una roccia come lei reprimere del tutto la sua sofferenza.
Quella notte, però, la moglie di Son Goku decise di non farsi prendere dalla tristezza.
Decisa a far rinsavire il figlio gli diede uno schiaffo in corrispondenza della guancia destra.
Gohan spalancò gli occhi e si tastò la parte colpita, anche se non aveva provato un grande dolore. Guardò confuso la madre, chiedendosi il perché di quel gesto.
“Smettila di dire queste sciocchezze. Non è stata affatto colpa tua, mettitelo bene in testa! Hai tenuto testa a Cell, il nemico più forte con cui tu e tuo padre abbiate mai avuto a che fare e che ha fatto fuori milioni di innocenti. Se le cose sono andate così non è colpa di nessuno, non è qualcosa che tu o tutti gli altri avreste potuto prevedere! Lo capisci questo?”
“Mamma, io..”
“Quello che ha fatto tuo padre è stata una sua decisione. Lo ha fatto per salvare la Terra, i suoi amici, ma soprattutto te, figlio mio, che sei la cosa più preziosa che ha! Non avrebbe sopportato l’idea che tu perdessi la vita. Era, o meglio, è un vero eroe e si è comportato da tale fino alla fine, anzi, si è comportato da padre.”
Quelle parole colpirono l’animo di Gohan, il cui cuore cominciò a battere incessantemente come un tamburo. Sua madre aveva ragione, il padre aveva fatto tutto questo non solo per salvare il suo pianeta, ma soprattutto il figlio di cui era così tremendamente orgoglioso.
“Ricordati inoltre che sarà sempre con noi. Del resto era con te anche quando hai sconfitto quel terribile mostro con un’onda energetica, non è così?”
Gohan sorrise flebilmente.
“Sì, è stata una delle emozioni più intense che io abbia mai provato.”
Chichi annuì.
“Naturale, tuo padre è speciale. Lo è sempre stato del resto.”
Gohan sospirò, rincuorato dalle parole della madre. Le si avvicinò e l’abbracciò con una tale intensità da rischiare quasi di farle male a causa della sua forza.
Lui non l’avrebbe mai visto, ma a Chichi cadde una piccola lacrima proprio in corrispondenza del pigiama del figlio, che una volta sciolto l’abbraccio si asciugò le ultime lacrime.
“Grazie, mammina.”
Chichi gli diede un bacio in corrispondenza della fronte.
“Non devi dirmi grazie. E’ naturale che ci sarò sempre per te, qualunque cosa accada. Lo stesso vale per tuo padre, ricordatelo.”
Gohan avvertì un forte rossore sulle gote, emozionato al sentire quelle parole che negli ultimi tempi la madre gli aveva rivolto poche volte.
“Adesso torna a letto, domani ti attende una lunga giornata di studio.”
“Sì, mamma.”
Chichi, come quando faceva fino a qualche anno prima, rimboccò le coperte al suo bambino riscoprendo forti emozioni che non provava da tempo.
“Sarai sempre il mio bambino, anche se stai crescendo. E devo ammettere che ti stai facendo fin troppo bello per i miei gusti. Tra non molto verrà qualche ragazza che ti porterà via da me.” Gli disse in tono quasi minaccioso, per poi dargli un puffetto sulla guancia.
“E dai, mamma!” Replicò il ragazzo imbarazzato per poi ridere di gusto subito dopo.
Gettò poi l’occhio sul ventre della madre, ormai al quinto mese di gravidanza.
“Il piccolo cresce a vista d’occhio, non è vero?” Lo anticipò lei.
“Sì, non vedo l’ora che nasca.” Rispose Gohan, emozionato.
“Sarà dura ma ce la faremo. Sei un ometto ormai, sono sicura che saprai badare a me e tuo fratello.”
“Sì, mamma, non permetterò mai che vi accada qualcosa!” Esclamò, risoluto.
“Ora dormi. Buonanotte, tesoro mio.” Disse Chichi, allontanandosi.
“Buonanotte, mamma. Ti voglio bene.” Rispose l’interpellato per poi chiudere gli occhi e finalmente sprofondare, allietato dalle parole della madre, in un dolce sonno. 
   
 
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