Relazione perfetta tra persone imperfette.
 

“Because both of you are special to me in… whatever way you’ll eventually tell me”
 

Yamato controlla il cellulare per la quinta volta in dieci minuti. Nessun messaggio, nessuna chiamata, nessuna mail. Sbuffa e lancia l’oggetto sul divano. Si porta una mano tra i capelli, osservandosi nello specchio del piccolo stanzino che hanno per cambiarsi.
Il locale è strapieno, sono tutti lì per sentirli suonare. Tutti tranne Taichi e Sora, a quanto pare.
Eppure lo avevano promesso. Sì, una delle tante promesse che si sono fatti. Ormai è inutile contarne, sono state anche troppe. Eppure… perché le loro sembrano sempre fasulle?
“Ci vediamo stasera” oppure “Verrò di sicuro”. E ora? Dove diavolo sono?
Yamato si morde il labbro inferiore mentre cerca di calmarsi. Lunghi respiri, ecco cosa deve fare.
Perché deve andarsi a fidare di Taichi? Già allo scorso concerto non si era presentato… beh, quella volta è stata colpa di Kuwagamon. Sora, poi… da lei non se lo sarebbe aspettato. Sora, che non sa scegliere tra lui e Taichi. Non sa a chi dare il suo cuore, allora lo divide in parti uguali per entrambi.
Taichi dice sempre “sarò io quello che la conquisterà”, ma alla fine accetta questa situazione.
Sono sempre in tre. Loro tre.
Si compensano, si cercano, si aiutano, si odiano e si amano. Un amore unico che viaggia in due direzioni.
Tre. Come i posti sul divano dove passano i pomeriggi a studiare, giocare, parlare o soltanto a rilassarsi uno nelle braccia dell’altro. Sora che abbraccia Yamato e Taichi che gli passa una mano tra i capelli e poggia la testa sulla sua spalla.
Tre. Come il numero perfetto, anche se loro di perfetto non hanno poi molto. Ognuno ha i propri vizi, le proprie manie, le paure, i complessi. Eppure basta alzare lo sguardo ed ecco che gli occhi degli altri due sono subito su di lui, e le mani sono pronte per afferrarlo e salvarlo. Portandolo via dal mondo grigio e triste che si crea e facendolo finalmente respirare, vivere. Yamato vive solo tra le loro braccia.
“Eih, Yamato…” una voce lo riscuote dai suoi pensieri. Yamato apre gli occhi, che non ricordava di aver chiuso, ed osserva la figura di Takeru sulla porta. Gli sorride e chiede “cosa c’è?”.
“È il momento di andare sul palco” annuncia suo fratello lasciando la porta aperta e facendo un segno di vittoria prima di andare a sedersi ad uno dei tavoli del locale.
Si alza dalla sedia, Yamato, sistemandosi meglio la giacca di pelle e passandosi una mano nei capelli prima di uscire. Il cellulare lo lascia lì, tanto le cose non sono cambiate. Lunghi respiri.
Si posiziona al centro del palco e le luci si accendono. Con la mano destra si avvicina al microfono e annuncia la sua band. Tutti battono le mani, alcune ragazze cacciano urletti carichi di emozione. Si passa la lingua sulle labbra e si prepara a fare un cenno al batterista per cominciare con la prima canzone in scaletta.
Ed ecco il momento.
I suoi freddi occhi azzurri trovano, finalmente, quelli caldi e marroni di Taichi e quelli leggermente più chiari di Sora. Entrambi alzano le braccia quando si accorgono che Yamato li osserva, sorridono e urlano qualcosa che il ragazzo capisce solo leggendo il labiale.
“Te l’avevamo promesso”.
Ed eccoli lì, il trio perfetto. Yamato che canta canzoni che parlano di loro, mentre Sora e Taichi lo ascoltano emozionati, con le mani che si stringono forte e il cuore che sembra scoppiare per la felicità. Ed è come se tutto il mondo fosse sparito, in quel momento tutto loro.
Perché contano solo loro tre, adesso. E per sempre.

{Quella strana relazione perfetta tra persone imperfette.