Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |       
Autore: tylersanchor    11/03/2016    2 recensioni
Sapete, ogni storia ha una morale. Quella che sto per raccontarvi, infatti, è un avvertimento. Non innamoratevi mai. Comprate un cane, un gatto, un dromedario, ma non cedete mai alla tentazione di pensare che magari non sarebbe così male stare insieme a qualcuno. No, porterà dolore e devastazione che a confronto l'uragano Katrina sembrerà un venticello leggero e prima che ve ne rendiate contro vi troverete in mutande a cantare Taylor Swift per dar sfogo alla vostra disperazione.
_____________
Ovvero, come Theo Raeken gestì disastrosamente il suo primo amore e di come non tutti i mali vengano necessariamente per nuocere. O forse no.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski, Theo Raeken, Tracy Stewart
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
MANEGGIARE CON CURA: questa storia è una Stheo, ovvero Stiles/Theo, Stiles e Theo insieme in modo romantico. Se questa coppia vi urta, potete tranquillamente fuggire e vivere il resto della vostra vita in pace lontano di questo orrore. Se invece siete parte del fandom disagiato che shippa questi due tizi, ancora un avvertimento: vengono nominati, come pairing alternativi, Stydia e Theo/Tracy. Se uno di questi vi disturba, fuggite con gli altri, c'è ancora posto sulla scialuppa di salvataggio. Ah, e c'è una coppia gay fissa, aka Corey e Mason, che appariranno parecchio.

MANEGGIARE CON CURA (a volte ritornano): Theo è fondamentalmente una testa di cazzo. La storia è scritta dal suo punto di vista, quindi chi vi parla è un ragazzino saccente e egocentrico che non risparmia a nessuno commenti acidi e critiche pesanti. Certo, è una storia d'amore, ma è soprattutto la storia di un ragazzo un po' troppo pieno di sé che arriva a fare i conti con la realtà intorno a lui e col fatto che non sempre le cose vanno come ci si aspetta e che, ogni tanto, per quanto possiamo essere le persone più fighe del mondo, abbiamo bisogno di appoggio, scleriamo e ci arrabbiamo e cerchiamo di non essere soli. 



Le cose che dovete sapere prima che possiate finalmente leggere il capitolo: allora, gli aggiornamenti avverrano una volta a settimana, il giorno stabilito è il giovedì. Saranno online la sera, presumo e mi riservo il diritto di fare ritardi o altro, siccome sono malata e per quanto abbia già scritto tutta la storia, potrebbe benissimo essere che un giovedì non mi senta bene e decida di non aggiornare e di farlo il giorno dopo. La storia, come ho già detto, è stata conclusa, ma devo ancora rivederla e forse ampliarla, aggiungendo magari un epilogo. Vedrò che idee mi vengono.
La storia è ambientata al primo anno di college di Stiles e Theo, mi sono inventata che tutti hanno la stessa età in modo da far sì che il branco di Theo sia insieme a lui - perché diciamo, se fosse da solo la storia non ci sarebbe - e non tiene conto della 5x20 che non era ancora stata mandata in onda quando ho iniziato a scrivere.

ps: il capitolo l'ho riletto cinque volte, finché non mi è venuto il mal di testa, ma ho trovato ogni santa volta dei verbi sbagliati. Non so come sia potuto succedere, forse perché l'inizio è al presente e poi scrivo al passato, se c'è qualche errore fatemelo notare e lo correggerò immediatamente.
 





 



Boys meet world



*



Di come pensavo sarei sopravvissuto a Stiles Stilinski




 

La serata arriva al punto di non ritorno quando, nel bel mezzo di Wildest Dreams che sto cantando a volume decisamente non tollerabile all'orecchio umano, Corey, che non so che accidenti ci faccia nel mio appartamento, decide che la preoccupazione che io sia andato completamente fuori di testa è superiore alla paura che ha di me e bussa timidamente alla porta della mia stanza, chiedendomi se qualcosa non va proprio nel momento in cui mi butto sul pavimento per cantare il bridge. Io non mi limito a cantare le canzoni, io le interpreto. Effettivamente, Taylor Swift potrebbe assumermi come ballerino.
“Sto avendo una crisi di nervi!” urlo appunto nel pieno della suddetta e apro la porta solo per lanciargli la prima cosa che mi capita a tiro, che capita essere una confezione formato famiglia di gelato al cioccolato. Solo quando è fuggito da qualche secondo mi rendo conto che era l'ultima delle tredici confezioni che ho ingurgitato nel corso di questi tragici momenti e che quindi mi sono fatto più male che bene. Forse dovrei vestirmi e andare a prenderne dell'altro, ma le mutande di SpongeBob e la mia maglietta con un buco sulla spalla sono fin troppo confortevoli, così come la mia stanza, nonostante la puzza di cadavere in putrefazione che aleggia attorno. Dandomi un'annusatina mi rendo conto che, effettivamente, sono io a emanare quell'odore. Non ricordo l'ultima volta che mi sono fatto una doccia e ho la dolorosa impressione che fosse prima del tragico evento che mi ha reso isterico, depresso e con una scarsa igiene personale.
Sospiro e decido di autolesionarmi guardando il suo profilo. Ovviamente, la prima cosa che vedo è una foto con Colei Che Non Deve Essere Nominata e la tentazione di lanciare il mio iPhone dalla finestra si fa sempre più forte. Quando vedo che lui ha commentato con un cuoricino penso che forse posso risparmiare l'iPhone e buttare direttamente me stesso sperando che un camion mi investa e metta fine alle mie sofferenze.
La cosa più ridicola di tutta questa storia, è proprio questo: io, narcisista, egocentrico ed egoista, non solo ho scoperto di avere dei sentimenti nel momento peggiore, ma i suddetti sono anche stati calpestati brutalmente. Più volte. Con un carro armato. E quindi sono qui, a cantare Taylor Swift sul pavimento della mia stanza che puzza come un ovile e a contemplare come prospettiva più rosea il farmi schiacciare da un tir.
Sapete, ogni storia ha una morale. Quella che sto per raccontarvi, infatti, è un avvertimento. Non innamoratevi mai. Comprate un cane, un gatto, un dromedario, ma non cedete mai alla tentazione di pensare che magari non sarebbe così male stare insieme a qualcuno. No, porterà dolore e devastazione che a confronto l'uragano Katrina sembrerà un venticello leggero e prima che ve ne rendiate contro vi troverete in mutande a cantare Taylor Swift per dar sfogo alla vostra disperazione.

 

 

 

*

 

 

Lasciate che vi dica una cosa: non ero una di quelle persone che pensa di essere migliore degli altri, io sono migliore degli altri. O perlomeno, così pensavo. Non a caso ero stato ammesso ad Harvard, che casomai non lo sapeste, è una delle università più prestigiose del mondo. E non ero un nerd assurdo e gobbo, ero anche discretamente belloccio. Insomma, nessuno poteva competere con me. Neanche Lydia Martin, una mia ex compagna dai voti stellari che però aveva scelto di andare solo al MIT, dove avevano ammesso anche gente come Corey e Mason quindi non pensavo che fosse così selettivo, mentre Harvard. Cioè, modestia a parte, mi avevano accettato tutte e cinque le università dell'Ivy League e Lydia Martin poteva solo lustrarmi le scarpe. Diciamo che ritenevo di aver vinto alla lotteria della vita e le cose per diciotto anni, a parte qualche insignificante incidente come quello con i Dread Doctors e Scott l'anno scorso, mi erano sempre andate alla grande.
Tuttavia, un giorno, mentre conducevo la mia vita migliore di quella degli altri in modo migliore degli altri, mi era successa una disgrazia. Se avessi saputo probabilmente sarei scappato a farmi vivisezionare dai Dread Doctors o da Deucalion o da tutti loro insieme, perché sicuramente sarebbe stato meno doloroso, meno umiliante e meno disagiato ma quel giorno non avevo la minima idea del fatto che sarei andato incontro all'apocalisse e quindi entrai di ottimo umore in quello che era il mio nuovo appartamento ad Harvard. Ero lì una settimana prima che iniziassero le lezioni, giusto per darmi una sistemata e accaparrarmi la stanza migliore, oltre che per dare un'occhiata ai miei futuri compagni che piano piano stavano iniziando ad arrivare. Il posto, ovviamente, lo conoscevo benissimo: volevo studiarci più o meno da quando portavo il pannolino e l'essere una chimera non mi aveva certo impedito di frequentare ogni sorta di campo estivo o corso possibile e immaginabile.

Quel pomeriggio stavo giusto decidendo cosa mangiare dopo la mia seduta di yoga quando qualcuno bussò alla porta. Siccome il campus era praticamente ancora vuoto potevano essere solo due persone: o Corey, siccome il MIT è dolorosamente vicino, magari con appiccato quella piattola del suo ragazzo Mason che continuava a chiedermi se i miei addominali erano veri, venuto a “fare una visitina”, che implicava il parcheggiarsi sul mio divano e raccontarmi la sua inutile vita – e se non c'è Mason, dei suoi problemi sentimentali con il suddetto decerebrato – mentre io facevo del mio meglio per ignorarlo, oppure Tracy. Tracy probabilmente era una delle piaghe d'Egitto che nella Bibbia si erano dimenticati di menzionare e penso che dovrei seriamente scoprire di che droga mi facevo quando l'ho scelta come parte del mio branco. Aveva fatto anche lei domanda per Harvard ma naturalmente, siccome qui sono sani di mente, non l'avevano accettata, quindi lavorava in uno Starbucks a qualche fermata della metro da qui, dicendo che le dispiaceva lasciarmi tutto solo al college, non supponendo che io avrei preferito farmi dare fuoco che stare in sua compagnia. Se non si fosse capito, era cotta di me. Non la biasimavo, mi reputavo veramente un figo della madonna, ma era un accollo mostruoso: dopo due ore che ero arrivato si era già presentata qui con un abbigliamento che sarebbe stato più appropriato per lavorare su un marciapiede dicendomi di farle vedere la mia stanza e in quel momento avevo seriamente avuto paura che mi stuprasse, quindi le avevo detto che dovevo fare la spesa e me la diedi a gambe prima che avesse potuto anche solo immaginare di seguirmi. Da quel giorno aveva continuato a presentarsi qui con una scusa o con l'altra, sempre meno vestita, con l'unico risultato di aver fatto vacillare il mio orientamento sessuale, siccome ero totalmente sicuro che avrei preferito farmi un ovino piuttosto che anche solo darle un bacio sulla guancia.
Pregando che fosse semplicemente qualcuno che aveva sbagliato appartamento e non la psicopatica assaltatrice della mia verginità – non che io sia vergine, sia chiaro – mi trascinai ad aprire la porta e mi trovai davanti Stiles Stilinski, che dopo avermi guardato allibito, piantò una sonora bestemmia.
Ricordate la cosa che ho detto su Tracy che mi faceva sentire pericolosamente attratto nei confronti delle pecore quando la guardavo? Stiles Stilinski era quel tipo di persona che, quando lo guardavo, mi faceva sentire particolarmente attratto nei confronti degli Stiles. Eravamo stati compagni di liceo l'ultimo anno e a causa di qualche scaramuccia con i suoi amici, mi odiava. Diciamo che era un rapporto del tipo che Stiles voleva sbattermi ripetutamente la testa contro un muro fino a farmi uscire materia cerebrale e io volevo sbattermelo e basta. Non che ci fossi mai riuscito, ero sicuro che avrebbe preferito farsi saltare in aria piuttosto che rotolarsi nudo con me e francamente penso mi avrebbe tagliato le palle se solo avessi provato ad approcciarmi a lui. Non che ci abbia mai provato, ci tengo ai miei organi riproduttivi. Comunque, all'epoca non mi interessava molto di Stiles se non, appunto, rivoltarlo come un calzino, quindi la sua comparsa oltre a sorprendermi non mi fece molto effetto.
- Cosa cazzo ci fai qui tu? Sarebbe la mia stanza, - mi ringhiò contro a mo' di saluto mentre mi guardava in cagnesco.

Ormai ero abituato a quelle sue dimostrazioni così palesi di affetto dal liceo e non mi scomposi affatto, anzi. La cosa in un certo senso era quasi eccitante.
- Veramente, è la mia, - puntualizzai, - piuttosto, tu ad Harvard?
Che grandissima botta di culo, solo io e te e l'occasione per farti capire che sono il sogno della tua vita e farti urlare il mio nome mentre battezziamo ogni superficie di questo appartamento.
- Ho vinto una borsa di studio. Lydia mi ha aiutato a fare la domanda e … perché mi devo giustificare con te? Naturalmente sei qui, come tutti gli snob schifosi …
- Non pensi, - dissi con disinvoltura, appoggiandomi allo stipite della porta in una posizione che sicuramente mi avrebbe procurato la scoliosi ma che metteva perfettamente in risalto il mio fisico e metteva in mostra i miei addominali, - che siccome vivremo insieme dovrai iniziare a trattarmi decentemente?
Stiles mi guardò per un secondo con una faccia da pesce lesso e poi si riprese subito, lanciandomi addosso una sequela di insulti insieme al suo borsone, per concludere che neanche morto avrebbe condiviso l'appartamento con me e si sarebbe fatto cambiare compagno, poi mi sbatté la porta in faccia con la grazia di un mammut obeso, dimenticandosi che avevo il suo borsone.
Se fossi stato un normale essere umano probabilmente l'atteggiamento di Stiles mi avrebbe infastidito, se non magari ferito ma, dato che l'unico interesse che avevo nei suoi confronti era appunto farlo giocare con Theo junior svariate volte e in svariate posizioni, la cosa non mi toccava più di tanto. Ero ben consapevole di essere gran parte delle cose che Stiles mi accusava di essere – snob, ipocrita, viscido, egoista, falso, doppiogiochista – e la cosa non mi disturbava affatto, anzi. Meglio che essere martiri e babbioni come il suo amico Scott, che l'unica cosa che riusciva a fare era a non morire a seguito di miracolose botte di culo inspiegabili dal punto di vista delle probabilità mentre cercava di salvare gente assolutamente inutile. Non a caso, mi sembra che avesse anche provato a salvare Tracy, il che la diceva lunga sulle sue sbagliatissime priorità. Ma per fortuna, Scott il Ritardato non sarebbe mai, o almeno così speravo, stato ammesso ad Havard e quindi non avrei di nuovo dovuto fingere che non mi stesse enormemente sul cazzo al solo scopo di cercare di sbombarmi Stiles, e okay, prima anche di mettere in opera un mio losco piano decisamente meno nobile che fare amicizia col contenuto delle mutande del sopracitato.
Senza contare che Stiles non sarebbe mai riuscito a farsi spostare di stanza, quindi mi sedetti a gambe incrociate sul pavimento, dopo aver appoggiato il suo borsone sul tavolo, aspettando che tornasse sconfitto.

 


 

*

 

 

Stiles era tornato tre ore dopo con un diavolo per capello e fermamente deciso a ignorarmi. Dopo aver trascinato dentro tutta la sua roba guardandomi male non appena provavo ad aiutarlo, aprì la porta della mia stanza, illudendosi che fosse libera, uscendone subito dopo con la stessa faccia che avevo io quando Tracy si era fatta trovare sul mio letto con addosso solo un completino intimo leopardato.
- Se vuoi la mia stanza facciamo cambio, - mi offrii magnanimo, con la speranza che tanto, di lì a qualche mese, avremo condiviso il letto.
Stiles mi ignorò e trascinò la sua roba nell'altra stanza, decisamente più piccola e meno luminosa. Iniziò a svuotare gli scatoloni sbattendo rumorosamente ogni oggetto, probabilmente nella speranza di infastidirmi, ma la sua incazzatura più che altro mi divertiva. Era l'unico del branco di Scott che ormai non si era convinto io fossi una povera vittima delle circostanze, come avevo fatto abilmente credere e forse un po' ero davvero, persino quella piattola di Liam alla fine mi aveva accettato, forse perché il suo decerebrato amico Mason, non capendo nulla della vita, aveva iniziato a chiedermi consigli su Corey, siccome io “lo conoscevo bene”. Se non avessi dovuto salvare le apparenze lo avrei incenerito, ma con qualche “mhmh” nei punti giusti ero diventato il cupido di Mason e avevo quindi conquistato per osmosi il suo migliore amico. Per quanto riguardava gli altri, Scott e Kira in due avevano un neurone e pure mezzo morto, quindi non era stato poi così difficile, a Malia era bastato vedermi un paio di volte senza maglietta per decidere che ero degno di fiducia – per un attimo avevo temuto di trovare anche lei mezza nuda e non invitata sul mio letto, per quanto mi sarebbe piaciuto sicuramente di più trovare lei che Tracy, ma alla fine era rimasta a Beacon Hills per mia somma sfortuna, - e Lydia probabilmente semplicemente se ne fregava della mia esistenza, cosa assolutamente reciproca.
- LYDIA – sentii urlare Stiles dalla sua stanza, neanche miavesse letto nel pensiero, e per un attimo ebbi paura di aver pensato ad alta voce, così sbirciai dalla porta e notai che, grazie al cielo, era al telefono, - SONO IN STANZA CON THEO RAEKEN! Capisci, quel grosso imbecille è in stanza con me! È l'apocalisse! Lo prenderei a schiaffi fino alla fine dei tempi è un … - e partì una sequela di epiteti non molto lusinghieri nei confronti del sottoscritto.
- Puoi venire a dormire da me quando vuoi, Stiles. Non avrò una compagna per tutto il semestre, - sentii Lydia dire dall'altro capo della linea grazie al mio udito da lupo, e mi resi conto di quanto Lydia Martin mi fosse sempre stata sul cazzo. Metaforicamente parlando, naturalmente. Non metto gente simile in certi posti sul serio.
Avevo notato, verso la fine della scuola, che lei e Stiles si erano avvicinati molto e che erano anche andati al ballo insieme – io ci ero andato con una tizia del primo anno beccata a caso quando mi ero reso conto che se fossi andato da solo Tracy l'avrebbe preso come un invito a buttarsi fra le mie braccia, o peggio, le mie gambe – anche se solo come amici. Non ci avevo fatto molto caso appunto per quello e perché la tizia del primo anno aveva delle tette fantastiche, ma allora mi resi conto che l'equazione io, Stiles e Lydia Martin da soli a Boston poteva non avere come risultato io e Stiles che ci strappavamo i vestiti di dosso a vicenda. Non che mi fregasse qualcosa di con chi stava Stiles, a meno che non si fosse sposato Tracy e allora gliene sarei stato grato in eterno per avermela levata dalle palle, era semplicemente fastidiosa l'idea di non potermelo fare nonostante Dio me lo stesse servendo su un metaforico piatto d'argento. Quindi entrai nella stanza, fingendo di star cercando qualcosa.
Stiles sulle prime mi ignorò, continuando la sua sequela di insulti e bestemmie, tuttavia dopo qualche minuto, siccome la mia regale presenza si fa sempre e comunque notare, lasciò perdere la telefonata e mi rivolse uno sguardo di puro odio.
- Fuori di qui, - disse con un ringhio.
- Condivideremo questo appartamento per i prossimi quattro anni, - dissi diplomaticamente, mentre valutavo quanto il letto di Stiles possa essere comodo rispetto al mio e su quale avrei perso la verginità – di nuovo, metaforicamente, perché non sono vergine -.
- Troverò un modo per farti cacciare, - mi sputò lui addosso.
- Non credo proprio.
In realtà, onestamente, avevo un po' di paura. Non che Stiles potesse competere con me in quanto a intelligenza, ma diciamo che non è un tipo che si fa fregare. Okay, poteva competere eccome. Principalmente per questo mi attraeva. Senza contare quanto fosse determinato, mi ricordo ancora quando alle elementari era ossessionato con Lydia Martin che lo considerava tanto quanto io considero uno scarafaggio – sempre più di quanto abbia mai considerato Tracy, comunque – e adesso facevano allegra comunella al telefono insieme. Certo, a onor del vero per tutte le superiori Stiles era stato sempre uno sfigato e probabilmente se fossi riuscito a farmelo molti lo avrebbero considerato un atto di carità, mentre Lydia era popolare quasi quanto me. Naturalmente so che erano diventati amici solo per una decisamente esagerata botta di culo che ha fatto sì che il migliore amico di Stiles, Scott il babbione, appunto, venisse morso da Peter Hale in pieno premestruo e Lydia Martin si fosse rivelata, sempre a causa degli scompensi ormonali di Peter, una banshee e quindi i tre, più una certa Allison che probabilmente si era talmente rotta il cazzo di stare con Scott che aveva preferito farsi ammazzare che sopportarlo ancora, erano diventati l'allegro gruppetto di creature sovrannaturali, a cui via via si era aggiunta gente sempre più strana e sempre più imbecille. Quando ero arrivato io le palle mi stavano già cadendo alla sola idea di dover sopportare Scott, ma poi avevo visto Stiles. Era un semplice umano, pure decisamente sfigato per la media, ma la sua determinazione e la sua intelligenza mi avevano subito colpito. Il lato negativo della medagliaera stato che aveva deciso di usare tutte le sue brillanti qualità per odiarmi, ma in un certo senso mi aveva fatto piacere avere un po' di sana competizione. E poi, diciamocelo, quella volta, l'unica della sua vita, in cui Tracy si era resa utile e lo aveva paralizzato e io avevo potuto, mentre fingevo di aiutarlo, dargli una toccatina, era decisamente valsa la pena.
- Fosse l'ultima cosa che faccio, - esclamò alzandosi in piedi e sovrastandomi, siccome io sarò il triplo di lui in quanto a muscoli ma è almeno dieci centimetri più di me, - ti farò sparire dalla mia vita per sempre.
- Che razzista, - dissi senza scompormi, anzi, pregustando sempre di più il momento in cui avrebbe cambiato idea e si fosse perdutamente innamorato di me, - sai benissimo che sono stato una vittima delle circostanze proprio come te e i tuoi amici.
- Non ci credo neanche se lo vedo.
Alzai le spalle ed esco dalla stanza, dicendogli che per cena avrei cucinato empanadas e che gliene avrei lasciato una porzione in frigo. In tutta risposta una sua scarpa mi colpì in piena nuca.
La strada sarebbe stata molto lunga. E sicuramente, pensai illudendomi, divertente
.
 

 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: tylersanchor