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Autore: milla4    15/03/2016    2 recensioni
[Mystic Pizza]
Kat e Daisy, due sorelle, due cameriere, due sogni opposti.
Kat non aveva mai provato cosa fosse l'amore, non era una cosa adatta a lei si era detta, lei er quella intelligente tra loro, ma l'amore, no.
Una serata può cambiare le cose? O le può solo peggiorare?
Film non molto conosciuto, con una Julia Roberts in erba niente male.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amore non era per lei, lo sapeva, l’aveva sempre saputo eppure aveva  lasciato che la contagiasse.
Daisy era la persona adatta per l’amore, per le passioni travolgenti e pericolose, per il desiderio senza sensi di colpa; non lei, Kat Arujo .
 
 
 Sporca, una stupida sporca ragazza: è così che si vedeva da quando Nicki*  Travers era apparsa come un fantasma di una vita passata, per reclamare ciò che era legittimamente suo.
 Il suo sguardo era pieno di disgusto ed era lecito: era  stata disgustosamente stupida…e ingenua.
 

Un abbraccio stretto, forte, che non permette di scivolare in nessun baratro; l’affetto che le dava sua sorella, quella che  amava sempre e perdeva mai, le permise di non affogare.
 

Stupida.

Stupida.

Stupida.
Lei doveva essere quella intelligente, quella che sarebbe andata a Yale per diventare astronoma, quella che avrebbe avuto un vero futuro.
Ed invece eccola là, a piangere addosso a suo sorella, colei che aveva additato come una volgare prostituta solo perché aveva preso ciò che voleva, un ragazzo e i suoi soldi; non come lei, che si era lasciata adulare, coinvolgere da una famiglia non sua, da una bambina a cui doveva fare solo da baby sitter, mentre la madre era a Londra; da un uomo che l’aveva fatta sentire unica, speciale.
Non il brutto anatroccolo, buono solo per il suo cervello… ne aveva scoperto il cuore e, soprattutto, il corpo.


 
-Lei… lei è tornata stasera-
-Oh merda-
-E lui non è riuscito a dirmi nemmeno una parola.-




 
Ma quali parole avrebbe potuto dirle, mentre la fissava spaventato: che era stato un errore? Che non voleva farlo?
Sarebbe stato scontato, tutto scontato. Era logico che per lui fosse stato solo un passatempo stuzzicante, la tenera diciottenne che avrebbe frequentato la sua stessa università.
 
Ingenua, perché un bell’uomo sulla trentina che seduce la baby sitter era una trama da film scadente, commediola da cassetta.

 
Kat si lasciò consolare dalle delicate mani di Daisy, non doveva provare quel dolore.


 

-Perché fa così male?-


 
 
Perché aveva voglia soltanto di piangere?
 La serata era iniziata nel migliore dei modi, con la gita nella vecchia casa di Elias ed Elizabeth e una Mystic pizza: sapeva che sarebbe successo, non poteva negarlo, ma non era pronta alle conseguenze.
Come diceva Daisy, lei viveva sulle nuvole, ma la sorella aveva già aveva previsto tutto.
Kat, no; non aveva mai amato prima, le sembrava un sogno; Kat ora si era svegliata bruscamente..
 
Elias ed Elizabeth l’avevano ingannata con loro favole di amore eterno, con la storia impossibile, legata alla casa da ristrutturare.
 
Ma non era colpa loro, non era colpa di Tim, non era colpa dell’intimità creatasi con il tempo, solo sua.

 
-Rimani con me.-


 
 
Jo Jo l’aveva coperta con Nicki mentre loro rientravano dalla casa di Elias, ma Kat avrebbe preferito che avesse scoperto tutto, perché almeno non si sarebbe sentita così sporca.
 
Stupida.

Ingenua.

Sporca. Era andata a letto con il marito di un’alta donna.
 
Strinse la manica del maglione di sua sorella.
Non era la sua prima volta, ma lei si era sempre considerata diversa dalle altre,  che non avrebbe mai ceduto così facilmente.
Si sentiva sporca soprattutto, però, perché le era piaciuto, l’aveva fatta sentire viva, su un altro pianeta; non le importava di Phoebe, la bambina che doveva accudire, in quel momento vi era solo Kat e il desiderio del suo corpo.
Le mani di lui che le stringevano i fianchi, le sue labbra avide di ogni parte di lei… era viva.
 
Semplicemente viva.

                                                 
-Ti porto un asciugamano e degli abiti asciutti… passerà.*-


 
 
 Daisy le posò una mano sui capelli umidi, Kat si era rannicchiata sulla coperta del suo letto, infreddolita, tremante, sfinita.
 
Stupida.

Ingenua.

Sporca.
Era un mantra che ripeteva dentro sé in continuazione, senza potersi fermare.
 
Daisy l’aiutò a spogliarsi e ad asciugarsi, poi, delicatamente la fece entrare nel letto.



 
-Shhh, ora dormi e vedrai che andrà tutto bene; tutto passerà, vedrai.*-



 
 
Il peso di lui su di lei, la felicità che aveva provato in quei moneti… dov’era finita la razionale Kat? Quella con i progetti ben pianti in testa? Dov’era stata in quei momenti? Perché non l’aveva aiutata, lasciandola in balia dei sentimenti?
 No, non poteva essere sparita del tutto: era in quel letto con il proprio corpo, che cercava di aggrapparsi a Yale, alla stella cometa che sembrava uno spermatozoo, sul soffitto, che amava viaggiare al di là dei confini.
Avrebbe potuto osservare il mondo da un telescopio nuovamente, senza sentire il profumo di Tim accanto a lei, che le porgeva un bicchiere di vino?
-Riemergerai dagli abissi- le diceva la sorella; sarebbe sopravvissuta, non si muore di mal d’amore.


 
 
-Avete usato… precauzioni?-



 
 
Gelo nelle vene. Non era preparata a quella domanda; non le era passato neanche per la mente di portare un preservativo: era attratta da lui, voleva che accadesse qualcosa, ma mai avrebbe pensato che potesse accadere davvero.

 
-Sì, certo. -

 
 
Non poteva darle altre preoccupazioni, ci avrebbe pensato l’indomani; quando la testa avrebbe smesso di rimbombare, gli occhi di bruciare e il cuore di contorcersi.
 Sapeva di non essere incinta, lo sentiva; era una cosa irrazionale, l’ennesima di quella serata, ma era così.
 
Una piccola luce, come una delle Pleiadi le si mostrò in tutta la sua nitidezza: Tim non aveva portato nulla, non aveva intenzioni di sedurla!
Forse l’aveva voluta davvero, forse non era soltanto un passatempo, forse… forse… forse…
 La luce si spense: l’aveva portata in quella grande casa vuota per stare da soli, al buio, non certo per giocare a carte, sapeva che sarebbe accaduto.
Kat ammise a se stessa che una parte della colpa era anche di Tim, era un piccolo passo verso la guarigione, molto piccolo.
 
Ma era ancora stupida, ingenua, sporca.

 
-Mi sento stupida, ingenua, sporca-
-Ehi, tesoro, siamo tutti così, non c’è niente di male ad esserlo: sei solo umana.*-



 
 
Umana… le piaceva quella definizione e, anche nel pianto, si sentì meno sola di quanto non fosse.
 
Poteva considerarla solo una brutta esperienza? Può darsi, ma non quella sera.
Quella sera non era incinta, non l’avrebbe considerata solo una brutta esperienza e non avrebbe smesso di piangere: era suo diritto piangere.
 Daisy le si addormentò accanto, stringendola ancora; Kat, invece, si rigirò in modo da poter guardare il soffitto e il grande spermatozoo, come lo chiamava sua sorella, che era una stella cometa.
 
Tra le lacrime vide il suo futuro: di Tim e di quella notte non vide neanche l’ombra.
 
 
 
 
 Note:
Dunque, eccomi con l'ennesima storia su un fandom sconosciuto... ma vabbé, qualcuno dovrà pur scriverci sopra, no? Poverini, sono caduti nel dimenticatoio!
Per fortuna la pazza milla4 li aiuterà :)
Scherzi a parte,  la storia partecipa a un contest in cui viene data la possibilità di scrivere su fandom a cui si tiene, ma su cui nessuno scrive (e quindi legge...).
Ringrazio Nuel2 per avermi dato quest'opportunità (almeno verrà letta da qualcuno, stavolta). Se vi va, recensite, sarebbe molto importante per migliorarmi.

Per precisare: i dialoghi con * sono inventati da me, gli altri sono presi dal film.

I personaggi, le ambientazioni di questa storia non sonodi di mia invenzione ma provengono da materiale coperto da copyright. Non vi nessuno scopo di lucro.

 
   
 
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